Connettiti con Renovato 21

Misteri

La verità sull’incontro tra Amanda Knox e il suo procuratore. Renovatio 21 intervista il giudice Mignini

Pubblicato

il

Tre settimane fa Renovatio 21 ha intervistato il giudice Giuliano Mignini, notissimo, e non solo in Italia, per aver trattato il caso del Mostro di Firenze e dell’omocidio di Meredith Kercher, finito praticamente protagonista nella serie messa in onda dal canale streaming Disney+ The Twisted tale of Amanda Knox, che racconta la versione della Knox riguardo la vicenda perugina. Ora la miniserie è conclusa. Abbiamo sentito ancora una volta il dottor Mignini per chiedergli riguardo alla serie e non solo. Ne è nata, come l’altra volta, una discussione profonda che è spaziata dai dettagli del caso alle origini etrusche di Perugia alla Messa in rito antico, dal rapporto instaurato con la Knox alle caratteristiche della cultura italiana, di quella britannica e di quella americana, passando per le sue supposizioni sul caso, le incongruenze che sono emerse e le proprie memorie personali.

 

Poco dopo la pubblicazione di questo articolo, il dottor Mignini ha inviato a Renovatio 21 alcune precisazioni che pubblichiamo in calce a questo articolo.

 

La serie Twisted tale of Amanda Knox si è appena conclusa. Vorremmo conoscere un suo primo giudizio a caldo su quanto ha visto. Che sensazioni ha provato guardandola? 

Io mi sono un po’ stancato di questa storia, perché l’unica possibilità di parlarne con un profitto sarebbe quella di dire tutta la verità e invece nemmeno in questo caso avviene. Il programma è fatto bene, gli attori sono molto bravi soprattutto la Grace Van Patten che interpreta Amanda e anche Acquaroli che mi ha interpretato – non mi assomiglia minimamente – è un attore molto bravo e che ha colto, non sempre, degli aspetti di come io vedevo questa storia, e il più delle volte ha intuito certe cose.

 

Ho visto tutta questa mini serie, ci sono degli spunti fatti bene e anche interessanti dal punto di vista delle indagini… cioè lei [Amanda, ndr] si apre in qualche modo, ma per il resto l’impostazione della vicenda è non conforme a quello che è stato, salvo in alcune parti dove lei è abbastanza sincera. Amanda stessa mi chiese se avessi voluto partecipare a questo programma, ma io ho detto no, assolutamente, perché non condivido la linea e lei sa le mie motivazioni.

 

 

Non mi va, nel modo più assoluto, l’atteggiamento quasi bigotto con cui vengo presentato. Amanda viene da una famiglia credo presbiteriana e adesso è diventata buddista, stoica e buddista, ed è un passo avanti, diciamo così, e quindi lei non capisce le sfumature che ci sono nel mondo cattolico. Il mondo cattolico è il mondo più vario che ci sia.

 

Le faccio un esempio: Don Saulo era il mio parroco quando ero piccolo, ma prima ancora c’era don Primo Ciampoletti, quello della messa pre-conciliare, della messa con le spalle rivolte ai fedeli per intenderci ed io sono stato educato al vetus ordo missae. Don Saulo è una brava persona e un uomo essenzialmente buono e credo anche onesto, e il vantaggio che abbiamo avuto è che lui vuol bene a tutti e due. Però è un uomo che ha risentito dell’influenza di Giovanni XXIII.  Quando ci fu il Concilio Vaticano II io avevo dodici anni.

 

Tornando alla serie, il fatto che il mio personaggio faccia il segno di croce addirittura vedendo un uccello cadere dal Tribunale di Terni non esiste proprio. Terni è una città in cui peraltro non ho mai abitato tanto che però mi ha messo in crisi il concetto dell’Umbria, perché di fatto l’Umbria vera è Terni mentre noi qua a Perugia siamo Etruschi. Io sono un tipo di cattolico molto laico, mi perdoni l’aggettivo, ghibellino. Non guelfo, non clericale. E invece loro che non capiscono queste sfumature hanno girato una scena del genere e a me dà fastidio.

 

Era un aspetto della narrativa che ambienti ostili alle indagini sul caso Narducci utilizzavano contro di me non avendo nient’altro a cui potersi attaccare per screditarmi: non sono corrotto, sono onesto e sono ben voluto dalla gente. L’unica cosa con cui pensavano di potermi attaccare era il fatto che io fossi fortemente religioso. Io sono cattolicissimo, ma sono aspetti che tengo per me e sono molto geloso della mia intimità. Il primo punto è questo.

 

Poi c’è la polizia che è la grande imputata di questo racconto. Io come pubblico ministero sono stato abituato – adesso sono in pensione, ma sono sempre legato al mio mondo – ad avere un rapporto franco e di collaborazione con tutte le forze di polizia. Ho un particolare legame con l’Arma dei carabinieri per l’episodio che si vede nella serie, perché quando mi morì il babbo, che era dell’Associazione San Vincenzo De’ Paoli e in questa veste prestava aiuto ai detenuti e alle detenute del carcere.

 

Il carcere era situato a contatto con la mia casa originaria, quella dove sono nato, e dalla finestra del salotto che si apriva verso piazza Partigiani e sulla destra c’era il cortile di passeggio del carcere femminile che prima di essere destinato alle donne, dopo la guerra, era stato destinato ai detenuti fascisti, fra cui il prof. Franz Pagliani che pronunciò l’orazione funebre per mio padre. Il Pagliani fu costretto a scappare da Bologna e venne qua per non essere ucciso. Fu comandante della III Brigata Nera Mobile Attilio Pappalardo di stanza a Bologna.

 

Quando morì mio babbo avevo quattro anni. Nella serie mi si vede da bambino che guardo incuriosito le detenute donne [ride], il che non è vero. Da quella finestra non potevo affacciarmi perché alcune detenute mi chiamavano e mi sorridevano e quindi io stesso mi tenevo lontano da quella finestra, ma ciò è avvenuto quando avevo sedici o diciassette anni.

 

Tornando alla polizia devo dire che c’era una poliziotta di quelle che hanno seguito il caso, di cui non faccio il nome, che era la responsabile della sezione omicidi, che aveva una certa antipatia per Amanda. Ho sempre notato questa cosa e le donne in genere mal sopportavano Amanda e si era creata questo pregiudizio verso questa ragazza che ha purtroppo condizionato molto le indagini e la polizia ha fatto degli errori. Per esempio le imprecisioni nel rigore della verbalizzazione: loro aprivano il verbale alle ore tot e poi quando lo chiudevano non mettevano l’ora e questo consentì delle strumentalizzazioni.

 

Quando Amanda è stata interrogata, a sommarie informazioni, io non c’ero, l’ho detto e l’ho ripetuto. Stavo a casa perché avevo interrogato le ragazze inglesi che non sopportavano Amanda, me lo ricordo perfettamente, e quindi ero molto stanco e andai a dormire. Ero stato avvertito dal dirigente della squadra mobile Profazio che quella sera avrebbe dovuto interrogare Sollecito il quale in quell’occasione prese le distanze da Amanda per la prima e unica volta.

 

C’è sempre il cosiddetto salvataggio in corner che sarebbe che «tutto quello di negativo ho detto nell’interrogatorio è la polizia che me lo ha fatto dire». Tutto può essere, ci mancherebbe, io non c’ero, però dare sempre la colpa alla polizia mi pare strano. Sa cosa potrebbe essere successo? C’era un affollamento di poliziotti che si vede anche nella serie, entravano e uscivano dalla stanza e questa ragazza di vent’anni, lontana da casa, era frastornata e a un certo punto viene chiamato in causa un ragazzo nero che prima lei indica in Patrick Lumumba e poi in Rudy Guede.

 

Cosa c’è dietro questo scambio di persona? Questo è un quesito che mi sono sempre posto, non voglio entrare in merito, ma è così. 

Sostieni Renovatio 21

Questa è una cosa curiosa infatti. Prima accusa un ragazzo poi un altro e ambedue sono di colore.

Il campetto di basket ubicato proprio sopra a via della Pergola è legato a Rudy e non a Lumumba. Detto questo, c’è anche un altro fatto: il questore annuncia la chiusura delle indagini dopo pochissimi giorni dal fermo dei tre ragazzi e lì c’è la scena in cui rimprovero i poliziotti. Quella scena è verissima, perché questo ha fatto un danno alle indagini. Per giunta tutto quello che avveniva di negativo in questa vicenda, in America veniva riferito a me. Perché non lo so. 

 

Lei probabilmente è stata la figura rappresentativa delle indagini, nel bene e nel male.

Forse perché avevo svolto le indagini sul caso Narducci, anzi al tempo del delitto Meredith ancora le stavo svolgendo. Poi c’è questo colloquio con Amanda, dopo tanti anni, che io temevo. Ricordo che appena terminato il colloquio, scrissi tutto quello che ci siamo detti con Amanda, ma non lo faccio leggere a nessuno. Solo lei lo ha visto e mi ha confermato che andò proprio in quel modo.

 

Non è come si vede nella serie. Ci fu sì una discussione e lei che si ostinava dire: «perché senza prove?». «Ma come senza prove? Come si fa dire queste cose?». La prima sezione della Cassazione considera legittima una condanna senza prove? Senza prove cosa significa? Che ho preso dei dati a caso? Ma come si permettono di dire queste cose. A Perugia odiano Amanda. Sollecito sa come viene chiamato nella serie? «Mister nobody». 

 

Nella serie Raffaele Sollecito, che non è un brutto ragazzo, viene raffigurato un po’ come un nerd.

Un nerd, esatto, ma più che altro lei lo definisce «nobody». Io mi sarei arrabbiato se fossi stato apostrofato in quella maniera. Ci sono aspetti di quel colloquio che sono corrispondenti al vero come quando me la prendo con la stampa americana e ne dico di cotte e di crude. Lei se lo ricorda questo fatto. Molti americani si sono dimostrati ignoranti e avevano la tendenza a pretendere quasi che il processo si svolgesse secondo le loro regole. Non generalizzo ovviamente, su duecento milioni qualcuno si salva intendiamoci. Ma il processo era sotto la giurisdizione italiana.

 

Il colloquio vero che ho avuto poi con Amanda è stato molto più lungo e abbiamo affrontato molti più argomenti e lei, mi ricordo, che fu molto affettuosa. Poi siamo andati a pranzo. Mi invitarono anche alla cena a cui sarebbero intervenuti i due avvocati di lei, ma io a questa cena ho preferito non andare. Al pranzo c’era Don Saulo e il marito, persona simpaticissima che è l’unico della sua cerchia che mi ha capito. C’era anche la figlia piccolina che nella realtà le ho portato un giocattolo che Amanda mi ha poi detto che lei tiene sempre con sé. È un carillon. Le è piaciuto tantissimo.

 

La mamma di Amanda fu ostile al massimo, è rimasta fuori. L’incontro nella realtà è stato molto più lungo e anche molto più cordiale. 

 

La data dell’incontro era esattamente…

Il 17 giugno 2022. Durante il pranzo mi sono ricordato che era l’anniversario della morte di mio babbo. Quel giorno era andato a sentire a Firenze l’opera lirica La fanciulla del West e più fanciulla del West di Amanda chi ci può essere? Guardi un po’ il caso… Lei è rimasta colpita perché ha una notevole sensibilità, questo lo devo dire. È una persona che io ho fatto fermare, chiesto la condanna all’ergastolo in primo grado e in secondo grado, ed è stata poi assolta. Finito il processo, lei mi cerca e mi dice che vuol parlare con me, come facevo a declinare.

 

Lei ha sempre riconosciuto che io ero una persona che ho agito in piena buona fede. Sentirselo dire da una ex imputata, per la quale avevo chiesto l’ergastolo, è una cosa che non può far rimanere indifferenti. So che molti la odiano a prescindere. Mentre l’altro, il Sollecito, è rimasto sempre fermo sulle sue posizioni. È convinto che io l’ho messo dentro per cattiveria. Io non lo direi mai di un magistrato perché so che un magistrato ci ragiona, poi può sempre sbagliare per carità, ma insomma, che uno metta in galera una persona a caso, beh non credo sia proprio possibile. 

 

Questa mini serie ritiene che possa essere un’ulteriore operazione di strategia di PR? 

La gran parte degli americani vivono di queste invenzioni. Posso dire tranquillamente che di me non hanno capito proprio niente! Gli inglesi un pochino di più. 

 

Che effetto le fa essere un personaggio rappresentato in una serie TV?

Io non ho partecipato in nulla a questa serie. Non me la sono sentita di collaborare perché non sono d’accordo con l’impostazione che è stata data. L’ho detto chiaramente ad Amanda, questo.

 

Al di là di tutti gli aspetti che stiamo analizzando, le suscita un po’ di curiosità vedersi interpretato da un attore?

Guardi, non me ne frega niente [ride]. Mi importa che quello che ho fatto venga interpretato correttamente, mentre invece sia in malafede che per ignoranza, vedo che spesso avviene il contrario. Non è che mi sono fatto amici con la mia attività, sia chiaro.

 

Ci sono cose che l’hanno particolarmente disturbata in questa mini serie? Prima già ha fatto qualche accenno. Vuole aggiungere altro?

Il fatto che mi rappresentano come un bigotto, ma non lo capiscono perché gli Stati Uniti sono un Paese a maggioranza protestante e calvinista. Il protestantesimo peggiore. 

 

Scena totalmente inventate che la riguardano ce ne sono?

Alla fine di questa di mini serie, che io mi sono dovuto pappare tutta, perché volevo capire bene come è stata fatta. Mi si vede dopo il colloquio con Amanda che lo hanno dipinto più freddo di quello che invece fu. Lei mi regalò il suo libro, prima mi chiamava dottore poi Giuliano e mi fece anche la dedica. Mi si vede che cammino non si sa dove, poi si vede la chiesa che dovrebbe essere la chiesa di Santo Spirito, che era la mia vecchia chiesa parrocchiale.

 

Nell’altra scena non inquadrano me, ma si vede Don Saulo che entra nel confessionale, si mette i paramenti, capisce che c’è qualcuno alla sua destra che deve confessarsi, lui apre lo sportellino del confessionale, guarda, non si vede niente dall’altra parte, ma si vede uno che come se fosse commosso, ma non è chiaro.

 

Ecco, quella scena è totalmente inventata! Io da don Saulo non mi sono mai confessato [ride]. Mi sono confessato dai domenicani e da padre Ave e prima ancora da padre Vittore. 

 

L’incontro tra lei e Amanda dove è avvenuto esattamente?

Nella Casa Sacro Cuore, al secondo piano. C’era don Saulo, la figlia, il marito e la mamma che era rimasta fuori, perché non voleva incontrare «il mostro», che sarei stato io. Devo dire che la mamma di Amanda la capisco. 

 

È vero che ha preso la mano di Amanda durante il primo incontro?

Sì, l’ho tenuta a lungo perché ho visto che era molto turbata e cercavo di incoraggiarla. Ma anche lei me l’ha presa. Il nostro incontro è durato tre ore. 

Iscriviti al canale Telegram

Una trovata registica mostra le lettere che Amanda le spediva luminose, come a dire che lei non volesse aprirle.

Non è avvenuto così. Non è stato don Saulo che me le ha portate, bensì delle persone amiche mie e di Amanda e a un certo punto, in un bar del centro qua di Perugia, mi hanno detto che c’erano queste lettere che dovevo leggere. Erano molto belle. Lei in queste lettere dice che voleva incontrarmi da tanto tempo, sin dai tempi del processo, ma che la distinzione dei ruoli ci aveva impedito ciò.

 

Lei ha deciso di leggerle dopo alcune lettere.

Solo dopo un po’ di tempo ho deciso di rispondere. Vorrei che fosse chiaro un aspetto non secondario: io ero in pensione quando ci fu questo scambio epistolare. E lei era stata assolta, sia pure con formula dubitativo, ed è bene sottolinearlo perché non si dice mai. Poi il punto che l’ha turbata è quella sentenza ultima che peraltro non ha soddisfatto nessuno. E lei infatti è stata posta nel luogo del delitto e probabilmente anche Sollecito.

 

Le lettere erano cartacee o ci fu una corrispondenza solo via mail?

Erano state inviate via mail, ma poi erano state stampate. 

 

La figura di Amanda in questa miniserie esce come vincitrice morale. L’Amanda studentessa è diversa dall’Amanda madre e moglie di oggi.

Io ho avuto tante indicazioni, tante confidenze riguardo questa storia durante questi anni. Vincitrice morale di che? Lei ha mentito, ma non se ne è accorta perché quella notte non capiva più niente e questo è il punto fondamentale. Per lei era facile: «Non sono stata io. Sono innocente». Per me era difficile invece, perché avrei dovuto dirle: «Capisco che sei una brava persona, ma le cose non sono andate così. E perché non sono andate così?». C’è il famoso gancetto di reggiseno di Meredith, piegato dalla violenza, dove c’è l’aplotipo di Sollecito e nella stoffa c’è il profilo genetico di Rudy. 

 

Renovatio 21, nell’intervista precedente, ipotizzò che Amanda scrivendole abbia dimostrato di percepire in lei una sorta di figura paterna, che evidentemente cercava, visto il suo vissuto familiare. Nell’episodio finale della serie la cosa è rovesciata, tra le lacrime, in un momento comunque struggente, la Knox le chiede perché lei non abbia visto in quella ragazza una delle sue figlie.

Lei pensa che non l’ho vista? Non era così. Un magistrato ricopre un ruolo istituzionale importante che ha delle regole e un codice etico. Quando bisognava chiedere la condanna, in primo e in secondo grado, nel secondo grado avevo per fortuna il collega Costagliola, ma in primo grado il più anziano ero io. Dovevo quindi io fare le richieste. Sapeste quanto si soffre a chiedere la condanna, soprattutto per due ragazzi.

 

Io ho tutte figlie femmine e chiedere la condanna per una giovane studentessa che poteva essere mia figlia è stata una sofferenza. Sa come l’ho superata? Per cercare di dare coraggio a me stesso ho ricordato i tre iuris praecepta del diritto romano: honeste vivere, alterum non laedere e suum cuique tribuere. Quando ho dovuto chiedere la condanna lei pensa che io non stavo soffrendo? Ero convinto di quello che chiedevo. 

 

Quando fu letta la sentenza di assoluzione, lei che cosa provò in quel momento?

Io ero convinto che avremmo fatto ricorso e la sentenza sarebbe stata annullata. Ero certo. La salvezza loro è stata che l’avvocato Biscotti ha chiesto per Rudy l’abbreviato. Rudy aveva una Corte d’appello da plotone d’esecuzione. 

 

In un momento della serie si vede che lei si scaglia contro la macchina delle PR della famiglia Knox. Di cosa l’accusarono e quale cosa l’ha offesa di più?

Io non l’ho capito, perché non si capisce quello che dicono gli americani. L’America è nata in polemica con l’Europa, in particolare con l’Inghilterra, in particolare con la chiesa anglicana, perché loro erano calvinisti. Loro erano la terra promessa, i nuovi ebrei, si sentivano così. Gli anglicani e noi europei eravamo per loro una specie di faraoni,. Io ero l’inquisitore medievale che perseguitava questa ragazza americana, che in quanto americana, era innocente, pura e candida. È così per loro. Queste cose gliel’ho dette. Per noi invece lei era la strega. È un incrocio di pregiudizi. Per gli inglesi era metà e metà. Quello di cui mi rammarico è che Meredith non l’ho mai conosciuta. L’ho vista cadavere. 

 

La famiglia della Knox ha dovuto far fronte a uno sforzo economico non indifferente. Oltre che una famiglia agguerrita nel voler difendere la figlia, pare ci sia stato un appoggio di una parte del Dipartimento di Stato Americano e spezzoni del Partito Democratico che hanno appoggiato e difeso Amanda.

La Clinton. Non ho capito che interessi potevano avere in quel momento. Io ho avuto pressioni anche da parte di un giudice della Corte Superiore dello Stato di Washington. Lui abitava a Seattle che per arrivarci bisogna arrivare all’Atlantico, superarlo, e poi superare tutta la parte continentale degli Stati Uniti e arrivare alle soglie del Pacifico. Lui da lì aveva deciso che lei era innocente. 

 

Mi viene da sorridere, ma è strana come cosa.

Lo so, ma è così. 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Amanda ha sempre sostenuto di essere stata perseguitata ingiustamente. Ha parlato mai di perdono nei suoi confronti?

Io gliel’ho spiegato, ma lei probabilmente ha una concezione calvinista e quindi tutto è peccato. Un giudizio espresso da un magistrato che tu ritieni sbagliato, è peccaminoso secondo la sua visione. Ma non è così e gliel’ho detto. Probabilmente lei è convinta di avere detto la verità, perché non si ricorda. C’è un’amnesia post-traumatica che ancora fa sentire i suoi effetti. Poi se la gente crede o non crede, il film l’ha fatto lei, non l’ho mica fatto io. Però lei ha, non so perché, manifestato questo atteggiamento benevolo nei miei confronti.

 

Prima ha parlato di una conversione di Amanda verso il buddismo. In un certo periodo le è sembrato che lei si stesse avvicinando alla religione cristiana? Penso anche al rapporto con don Saulo. 

Quando era in carcere può essere. Quando mi scrive parliamo di tante cose e lei mi ha chiesto di poter utilizzare quello che le avevo detto in discorsi pubblici. Perché io ho accettato? Perché questo discorso era opinabile, non si può dire è giusto o è sbagliato, perché io ero stato accusato di averla perseguitata e dovevo dimostrare che non era vero e io glielo dico: «non ti ho mai odiato». È vero. Se avessi rifiutato l’incontro, avrebbero detto il contrario. Poi, essendo un magistrato, io mi dicevo: «chi te lo dice che lei non potrà aprirsi e dirti qualcosa del delitto?». E difatti qualcosa è venuto fuori. Per esempio quel fuggevole rapporto con Rudy, che lei aveva sempre negato e invece lei poi l’ha ammesso. Io ho un’idea, ma non la dico qui. 

 

È curioso che proprio alla fine del film c’è scritto che alcune scene sono romanzate. 

Quella della confessione è romanzata. Non possono dire che fossi io, perché non si vede niente.

 

In tutta questa vicenda la figura di Amanda è enormemente preponderante rispetto agli altri.

Rispetto a Sollecito Amanda è una figura gigantesca. Gli elementi a carico di Sollecito ci sono, come il gancetto del reggiseno che è la cosa più importante, più che il coltello. Nel coltello vi è poco materiale che potrebbe essere anche materiale non ematico, quindi non sangue. 

 

Sul gancetto del reggiseno pare non ci siamo dubbi invece.

Sa cosa ha detto il professor Novelli, il maggior genetista italiano nonché nostro consulente? I cosiddetti esperti americani fanno la domanda: «ma potrebbe esserci andata la polvere…». Come faceva la polvere con l’aplotipo di Sollecito a finire lì dopo un mese dal fatto? Come faceva? E allora lui ha risposto: «se questo fosse possibile, sarebbe più facile che un meteorite cadesse qui, in questo tribunale, in questo momento, piuttosto che una cosa del genere».

 

Amanda viene dipinta come una strega da alcuni. Fu la stampa americana che tirò fuori per prima questa cosa qua oppure fummo noi italiani che la etichettammo in quel modo?

Furono gli inglesi all’inizio. Cioè la demonizzazione di Amanda è stata fatta dagli inglesi e lei lo ha detto. Quando io ho parlato delle calunnie che ho ricevuto dagli americani, nel programma si vede, lei mi dà ragione.

 

Aradia, il Vangelo delle streghe è un testo considerato «sacro» dai movimenti della stregoneria moderna. È curioso pensare fu scritto 126 anni fa proprio da un americano, Charles Godfrey Leland, basando tutto su istruzioni di una anziana praticante della «vecchia religione» (secondo lui, un paganesimo precristiano collegato alla mitologia etrusca) incontrata non lontano da qui sull’Appennino tosco-emiliano.

Le streghe sono un fatto caratteristico del protestantesimo, perché il cattolico non ha questa tendenza macabra. Loro invece ce l’hanno. La famosa Wicca. Qui a Perugia non ce l’abbiamo questa cosa. Non appartengono al mondo etrusco. Le streghe, se vogliamo, sono più verso la parte appenninico-adriatica, Benevento e il Nord Italia, ma non so perché.

 

Come la vede Amanda?

Volevo dirle qualche cosa sul carattere di Amanda. È una ragazza molto intelligente. Io a un certo punto le ho chiesto: «Ma io come sono per te?». «Cocciuto fino all’inverosimile, difendi le tue idee, se sei convinto, in una maniera molto forte. E poi hai un cuore grande come il mare». Mi ci ritrovo in questo ritratto che mi ha fatto. Lei ha una tendenza a perdonare tutto, perlomeno così la vedo io. Sta sempre dalla parte della vittima o della pretesa vittima. Al che io le ho detto: «Anche il giudice Borsellino è stato vittima, ma prima era inquisitore e forse domani sarà santo». È molto ingenua.

 

Dissero al tempo che era una manipolatrice. 

È molto leale e nella nostra corrispondenza epistolare non ha mai tradito le cose riservate che io le ho detto. Io le ho inviato il resoconto particolareggiato fatto a caldo dell’incontro e lei mi ha dato ragione. Non era come diceva lei. Non se lo ricordava bene. 

 

Amanda quando fu coinvolta in questa storia sapeva che lei stava già indagando in un caso importante come quello del caso Narducci?

Nella serie ne ha parlato.

 

Ha contezza di ciò che rappresenta la storia del Mostro di Firenze?

Non lo ha capito, perché loro hanno questa mania del cospirazionismo, perché loro le cospirazioni le fanno sempre, noi no. Io non gliele mando a dire, sono molto sincero con lei. 

 

Gli americani sono sempre molto affascinati dai loro serial killer, ma pare che molti siano attratti dalla vicenda del mostro di Firenze.

Si, ma non c’hanno capito niente perché hanno ascoltato Mario Spezi e Douglas Preston. Qualcosa alla fine lei ha capito. 

Aiuta Renovatio 21

Amanda è da poco intervenuta in un podcast con Gwyneth Paltrow e ha rilasciato delle dichiarazioni che lei non condivide.

Ah! Ci furono circa tre giorni e mezzo per i primi interrogatori di Amanda. Lei in quel podcast dice che è stata interrogata per cinquantatré ore. Cinquantatré ore in tre giorni e mezzo che significa? Che la polizia non va a dormire, lei nemmeno, non mangia per tutte le ventiquattro ore, per due giorni, più altre ore il terzo giorno (…) Possibile che non capiscono? C’è stato solo un giornalista italoamericano che ha capito questa incongruenza. Il resto nulla. Questa Gwyneth Paltrow ha bevuto questa cosa senza reazione. Come è possibile?

 

Nell’intervista della Knox da Bruno Vespa dice che è stata «torturata dai poliziotti».

Nella miniserie non vi è nessuna tortura. 

 

Qualcuno dice che oltre ai tre ragazzi quella notte, in quella casa, c’erano altre due persone. Lei che idea si è fatto in merito?

C’è un’indagine aperta, perché ci sono delle novità. Io ha fatto la mia parte e ho comunicato quello che mi è stato riferito da una persona alla procura. Vediamo quello che fanno. C’era una macchina davanti al cancello aperto la notte del delitto, ma non capisco e non mi ricordo perché la polizia non ha identificato l’utilizzatore della macchina. Qualcuno aveva parlato anche della presenza di un appartenente elevato ai servizi segreti. 

 

Per quale motivazione in caso?

Non lo so. Sarebbe normale sul caso Narducci. 

 

Il suo rapporto con Amanda come sarà da qui in avanti?

Fermo restando che io ho apprezzato questo suo atteggiamento, ma come si dice, amici come prima, ma adesso basta perché poi si possono creare equivoci e la gente tante volte non comprende bene. I suoi non erano contenti di questa cosa, e lo evince anche guardando la serie. Lo stesso discorso, più o meno ce l’ho anche io in casa. 

 

Francesco Rondolini

 

 

PRECISAZIONI DEL DOTTOR MIGNINI

 

Gentile redazione di Renovatio 21,

 

ho preso visione dell’articolo sul mio colloquio con Amanda Knox e, pur apprezzandolo, desidero formulare alcune considerazioni per meglio chiarire la mia posizione:

 

1) Ho apprezzato il coraggio e lealtà di Amanda Knox ma non ne condivido il giudizio sulla vicenda processuale.

 

2) il giudizio critico è ad una parte, non so quanto estesa, dell’opinione pubblica statunitense, ma respingo ogni forma di indebita generalizzazione che costituisce un errore logico.

 

3) l’ultima sentenza della Cassazione non ha soddisfatto nessuno. È sotto gli occhi di tutti. Ma è una sentenza che, al di là dei suoi errori, va rispettata.
Vi ringrazio.

 

Giuliano Mignini

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine screenshot da YouTuube

 

Misteri

Candace Owens pubblica i presunti messaggi di Charlie Kirk: «vedo il cattolicesimo in maniera sempre migliore»

Pubblicato

il

Da

Candace Owens ha pubblicato presunti messaggi personali del defunto Charlie Kirk che dimostrano un crescente interesse per la Chiesa cattolica. Lo riporta LifeSite.   In uno dei messaggi, Kirk affermava che «vedo il cattolicesimo in maniera sempre migliore». Owens ha affermato che Kirk le ha inviato il messaggio nel febbraio 2024 durante conversazioni private sulla teologia e sull’uso politico del termine «giudeo-cristiano».   Candace ha descritto l’osservazione come parte di uno scambio continuo tra amici, aggiungendo di non aver mai affermato che Kirk si fosse convertito o si stesse preparando a farlo. «Charlie stava attraversando alcuni cambiamenti spirituali verso la fine», ha detto l’attivista, affermando che Kirk «non frequentava la chiesa del pastore Rob McCoy», ma piuttosto andava a messa ogni settimana e a volte anche più spesso.  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Owens ha anche attirato l’attenzione sul ciondolo di San Michele che Kirk indossava al momento della morte, aggiungendo che la sua vedova, Erika, aveva portato un vescovo a pregare sul suo corpo in seguito, e in precedenza aveva portato un prete a casa loro per pregare dopo una «fattura» comminatagli pubblicamente da giornalisti di sinistra.   Aveva anche parlato positivamente dell’importanza della Madonna, presentandola come la «soluzione al femminismo tossico» e invitando gli evangelici a venerarla di più.     Tuttavia, pur notando che i cattolici «speravano che avrebbe fatto il passo successivo perché stava pregando il Rosario», Owens ha insistito sul fatto che Kirk non aveva deciso di convertirsi e che lei non aveva mai affermato il contrario.   La rivelazione arriva nel mezzo di controversie in corso sulla vita spirituale e l’eredità di Kirk, seguite al suo assassinio a settembre. Alex Clark e Andrew Kolvette della TPUSA avevano recentemente discusso dell’interesse di Kirk per il cattolicesimo, definendolo più estetico che teologico.   «Stava diventando cattolico? No», ha detto Kolvet, produttore e caro amico di Kirk. «Ma amava molto la Messa cattolica. Amava il suo rituale. Amava la bellezza delle antiche chiese cattoliche e le vetrate. E lui ed Erika ci andavano ogni tanto».   «Mi è sembrata una specie di insabbiamento», ha detto la Owens a proposito di questa conversazione, chiedendosi perché personaggi vicini a Kirk si fossero affrettati ad affermare che non si stava avvicinando al cattolicesimo.   «Sono rimasto un po’ stupita», ha detto Candace, definendo il modo in cui hanno parlato dell’argomento un «tentativo inautentico di dissuadere l’idea che Charlie si stesse ammorbidendo nei confronti del cattolicesimo».   Le opinioni religiose di Kirk sono diventate un punto focale nella più ampia lotta sulla sua eredità, con personalità interne a Turning Point, e commentatori come la Owens che offrono resoconti divergenti delle sue posizioni private su questioni di fede.   Il giornalista della testata d’inchista di sinistra Grayzone Max Bluementhal ha sottolineato che un’eventuale conversione al cattolicesimo di Charlie lo avrebbe reso forse più distante dall’influenza israeliana, che abbonda tra gli evangelici americani da cui il ragazzo proveniva.   Bluementhal aveva pubblicato uno scoop che raccontava come Kirk avesse rifiutato 160 milioni offerti dal primo ministro israeliano Netanyahu a Turning Point USA (per portarlo «al prossimo livello») e come fosse stato invitato ad un ritrovo nella prestigiosa magione del miliardario hedge fund sionista Bill Ackman, dove gli sarebbe stata fatta pressione al punto che una lobbista israeliana britannica gli avrebbe pure urlato.

Iscriviti al canale Telegram

Parimenti, è stato detto che amici avessero rivelato come Charlie avesse «paura» delle forze di Israele, di cui pure era stato un accanito sostenitore. L’insofferenza di Kirk per le pressioni che gli stavano mettendo – specie dopo che aveva fatto parlare ad un evento estivo il giornalista Tucker Carlson e il comico Dave Smith, considerati ora come anti-Israele – erano state rese pubbliche durante una trasmissione con la celebre giornalista Megyn Kelly.   Tutti coloro che si sono interessati del caso ci tengono a ricordare, tuttavia che non vi sono prove che Israele sia implicato nell’omicidio di Kirk.   Come riportato da Renovatio 21, a ribadire l’estraneità dello Stato Ebraico è stato più volte, alla TV americana e in videomessaggi pubblici sui social, il premier israeliano Beniamino Netanyahu, il quale per qualche ragione ha negato simultaneamente anche le accuse sugli assassinii rituali ebraici medievali con vittime i bambini cristiani, come San Simonino.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Continua a leggere

Misteri

Donna accusata dopo il ritrovamento in casa dei resti di quattro neonati morti. È un pattern?

Pubblicato

il

Da

Un caso negli Stati Uniti fa pensare alla vicenda di Traversetolo.

 

J.M.M, 39 anni, è stata arrestata con accuse di omicidio colposo, omicidio e diversi capi d’imputazione per abuso di cadavere dopo che il suo padrone di casa ha rinvenuto i resti di più neonati durante la pulizia di un armadio nella sua abitazione.

 

La vicenda è emersa dopo che Brent Flanigan, il padrone di casa della donna, l’ha sfrattata ad agosto per morosità. Secondo la dichiarazione giurata di arresto, il 13 settembre, mentre Flanigan puliva la casa a Cadogan Township, in Pennsylvania, ha trovato un sacco della spazzatura in un armadio che emanava un cattivo odore; all’interno, avvolto in asciugamani, c’era un corpo in decomposizione.

 

Le indagini della polizia hanno confermato che si trattava del corpo di un neonato. Altri tre neonati sono stati scoperti, avvolti in modo simile, in contenitori nella soffitta della casa.

Sostieni Renovatio 21

La donna avrebbe dichiarato alla polizia di aver partorito uno dei neonati l’anno scorso, tenendolo «contro di sé finché non ha smesso di fare rumore e di respirare», un racconto che potrebbe indicare un soffocamento intenzionale.

 

Ha riferito agli inquirenti di aver dato alla luce un secondo bambino circa sei anni fa sul pavimento di casa, sentendolo «piagnucolare». Dopo il parto, avrebbe perso conoscenza e, al risveglio, il bambino non respirava più. Secondo la WTAE, la donna ha ammesso di aver partorito anche gli altri due neonati, ma non è chiaro se fossero vivi o morti alla nascita.

I vicini, sconvolti, hanno riferito che la donna viveva con due figli di sei e otto anni, ma nessuno era a conoscenza delle sue gravidanze.

 

L’ufficio del medico legale della contea di Indiana sta conducendo autopsie sui resti, e le indagini proseguono. Si prevede che verranno formulate ulteriori accuse.

 

La scoperta dei neonati morti si inserisce in un contesto di recenti casi scioccanti di abbandono di neonati negli USA. All’inizio di questa settimana, un neonato è stato trovato vivo in un cassonetto in Texas. In Iowa, una madre e suo padre sono stati condannati per aver abbandonato un neonato vivo in un fosso, lasciandolo morire. Il mese scorso, una studentessa universitaria è stata arrestata dopo il ritrovamento del corpo di un neonato morto nel suo armadio.

 

Nel frattempo in Italia continua il caso di Traversetolo, con la ragazza accusata di aver ucciso sepolto in giardino i due suoi figli ai domiciliari. Nell’aula del processo, due settimane fa, ha chiesto di uscire quando è stata mostrata la fotografia di uno dei due bambini.

 

Come nel caso americano, nessuno sapeva delle due gravidanze, né i genitori, né il fidanzato, né la famiglia.

Aiuta Renovatio 21

Casi non dissimili si erano registrati ad inizio degli anni 2000 in Germania, scioccando il Paese: nella città di Brieskow-Finkenheerd, al confine con la Polonia, la polizia tedesca dissotterrò i resti di nove neonati sepolti in vasi di fiori e secchi arrestando una donna con l’accusa di omicidio colposo.

 

Pochi giorni prima una neonata era stata trovata morta in un bagno pubblico a Magdeburgo e un neonato sul nastro trasportatore di un’azienda di riciclaggio a Gütersloh. Nel giugno 2005, un passante in Bassa Sassonia ha trovato un neonato in un sacchetto di plastica. Negli stessi giorni, in Austria, le autorità avevano arrestato i genitori di almeno tre dei quattro neonati i cui corpi erano stati trovati in un congelatore e in secchi pieni di cemento.

 

Il fenomeno dei bambini segretamente nati e sepolti sembra, quindi, un pattern definito.

 

La questione si aggiunge a quella, indagata da Renovatio 21, dei ritrovamenti di misteriosi feti in barattolo in luoghi pubblici, che dura da decenni, senza che nessuno sappia darne una spiegazione.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine generata artificialmente

 

Continua a leggere

Misteri

Storie, misteri ed orrori dal Mostro di Firenze ad Amanda Knox. Renovatio 21 intervista il giudice Mignini

Pubblicato

il

Da

Perugia, pomeriggio del 1° settembre 2025. Renovatio 21 intervista un uomo che è passato attraverso, cercando di mettervi ordine, a due delle storie più oscure dell’Italia repubblicana: il mostro di Firenze e l’omicidio di Meredith Kercher. Due immani buchi neri nella coscienza pubblica italiana, dove misteri, orrori, false piste, processi si sono assommati in un turbine inarrestabile, sorprendente, disperante. La figura che unisce questi due episodi tremendi è l’uomo che, come funzionario dello Stato italiano, ha provato a riportare ordine nel caos fatto di enigmi e di morte: il giudice Giuliano Mignini.   Cattolico praticante, il magistrato, ora in pensione, era entrato nella storia del Mostro nel 2001, quando aprì il cold case sulla morte di Francesco Narducci, trovato morto nel Lago Trasimeno nel 1985, sospettando che il dottore fosse stato vittima di un omicidio, una morte che lettere anonime all’epoca reputavano legata al serial killer fiorentino.   A Mignini, perugino radicato nella sua città al punto di scrivere un libro sulla sua origine etrusca (Indagine su Perugia. Le origini della città, 2023), poi toccò il caso di Meredith Kercher, assassinata la notte del 1 novembre 2007, un caso che seguì sin dal primo giorno. Come noto, il caso Meredith pian piano si trasformò nel caso Amanda Knox, la ragazza americana che divenne al centro dell’attenzione della stampa internazionale, con almeno tre Paesi – Italia, USA, Gran Bretagna – focalizzati ostinatamente, e su posizioni diverse, sulla soluzione del terribile fatto di sangue.   Il giudice Mignini in questi giorni è suo malgrado protagonista – dovrebbe essere l’antagonista, ma il suo personaggio, ci sentiamo di dire, risalta più di quello della protagonista – di una serie trasmessa in streaming su Disney+, The Twisted Tale of Amanda Knox, la cui sceneggiatura è totalmente appoggiata alla versione di Amanda, che è sceneggiatrice, e produttrice, assieme a – dettaglio un po’ sorprendente – Monica Lewinsky.   Negli ultimi anni, finiti i processi, Amanda ha cominciato a cercare il giudice Mignini: durante un episodio del 2021 di The Joe Rogan Experience, il podcast più visto al mondo, la ragazza aveva annunciato di aver scritto al suo pubblico ministero, e di avere ricevuto risposta. Con l’uscita del libro Caso Meredith Kercher. Una vicenda giudiziaria tra due continenti (2022) è emerso che i due si sono visti, e che lei, addirittura, gli manda le foto della figlia piccola.   Un comportamento, quello di Amanda, che fa pensare che la ragazzina dai tanti amori, figlia di un divorzio, sia rimasta alla ricerca di una figura paterna, che avrebbe trovato nel magistrato che l’aveva arrestata, con cui sarebbe riuscita incredibilmente a riconciliarsi. Questo, sì, è un film incredibile, che, tra le pieghe di una storia dell’orrore, racconta molto del valore della paternità, del senso della famiglia, dei bisogni umani che possono volare oltre ogni dolore. È un’ipotesi che abbiamo fatto. Abbiamo chiesto questo e altro al giudice, che ha cortesemente concesso a Renovatio 21 tanto tempo – e tanta sincerità.

Sostieni Renovatio 21

A fine ottobre 2001 lei inizia le indagini sul medico perugino Francesco Narducci. È stata una casualità, perché io stavo lavorando su un caso stranissimo che era quello delle famose telefonate di tipo satanico ad un’estetista che iniziano nell’estate del 2001. Non si capisce bene cosa volevano, ma la minacciano e la insultano. Probabilmente questa donna non ha detto tutto, tanto che a un certo punto cominciano a far riferimento dicendo: «tu hai tradito Satana come lo ha tradito Pacciani». A Pacciani segue la storia del lago e così viene fuori il nome di Narducci. Io il 25 ottobre 2001 apro il procedimento perché era venuto fuori anche il discorso omicidiario. È stata fatta l’autopsia.    Le prove concrete che supportano il collegamento tra il caso del Narducci e il Mostro di Firenze, quali sono? È lunga la cosa. In questa vicenda c’è qualcosa che sfugge, però tutta l’impostazione dell’indagine è stata confermata anche a livello di Commissione Parlamentare Antimafia. Questo personaggio frequentava l’ambiente di San Casciano e lo stesso processo a carico di Francesco Calamandrei [il farmacista, ndr] – se lei legge la sentenza – il GIP De Luca lo assolve con formula dubitativa. Non aveva tutti gli atti. Hanno poi fatto un procedimento a me e a Michele Giuttari [il poliziotto, ndr], per poi essere assolti. Adesso Giuttari fa i capricci, è un tipo particolare.   In passato lei ha sottolineato più volte che il rapporto tra lei e il Giuttari si è deteriorato.  Eravamo amici. C’è stata questa vicenda, che il GIP non ha avuto disposizione tutti gli atti che avevamo noi e così ha assolto con formula dubitativa, come le ho appena detto. Anche nella vicenda Meredith gli imputati vengono assolti con formula dubitativa. Lui dice che il dubbio sulla vicenda Calamandrei deriva dal fatto che ha negato di conoscere il Narducci. E lui la chiama «l’ombra nera del caso Calamandrei».   Io le dico una cosa, che a mio avviso è molto importante: quando iniziai le indagini potei lavorare con molto riserbo e non mi rompevano le scatole da nessuna parte e lavorai benissimo. A un certo punto, si presentò, per altri motivi, la famosa Gabriella Carlizzi [la giornalista, ndr] e il mio capo mi disse: «sentila tu questa». Io la sentii e le chiesi se conosceva la vicenda Narducci – secondo me non sapeva nulla – e lei, molto intelligentemente, ha capito che stavamo indagando su quello e si è buttata su questa pista dando la notizia al Corriere della Sera, e la Sarzanini la pubblicò.   Che il Narducci fosse coinvolto e a che titolo in questa vicenda non è facile stabilirlo. Dobbiamo semplicemente attenerci a questi fatti, ma io ritengo che ci sia un coinvolgimento forte.   Poi, più di questo… C’è anche un altro fatto. Con l’attività della Commissione Parlamentare Antimafia si è aperto un settore di ricerca che riguarda possibili coinvolgimenti eversivi. Quando feci le indagini questo aspetto di tipo politico non era emerso, ma era venuto fuori un ambiente eversivo tipo «Avanguardia Nazionale». Emergeva anche la sigla di un ufficio che si occupava di questa vicenda Narducci, oltre che di vicende «eversive».    Chi avrebbe avuto il potere di sostituire il cadavere? È stato organizzato a vari livelli. Io non ho mai visto delle enormità come in quella situazione e mi domando a cosa servisse tutto ciò. Dovevano coprire qualcosa.   Su YouTube c’è un filmato del 15 luglio 2025 che mostra che lei è stato audito dalla «Commissione Parlamentare d’inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità Il Forteto». Sono stato audito come testimone dalla «Commissione Forteto», che probabilmente è legata a questa vicenda. Avevo sentito un secondo testimone legato a questa vicenda e adesso questa cosa probabilmente andrà avanti. Vediamo un po’.    Dalle sue indagini precedenti aveva avuto contezza di questo possibile collegamento tra queste due inchieste? Col Forteto sì. Venne fuori all’inizio e alla fine. Lei dovrebbe rendersi conto che io ero solo, anche se il capo – che mi voleva bene – mi appoggiava, ma subiva pressioni da tutte le parti. In questa vicenda c’è un coinvolgimento massonico certo. Viene fuori dalle intercettazioni e questo discorso massonico indubbiamente ha ostacolato le indagini, perché lei capisce che in quell’ambiente l’atteggiamento è di non collaborazione in genere. Anche se ce n’erano alcuni che hanno collaborato, devo dargliene atto.    Perugia è crocevia importante per la massoneria. Lo ha ribadito anche lei in qualche occasione. A Perugia era forte Ordine Nuovo, e legato ad Arezzo. C’è questo rapporto che ha una sua incidenza che però andrebbe approfondita per quanto riguarda la vicenda Narducci. È una vicenda che a un certo punto è venuta fuori dalla testimonianza di un’impiegata dell’anagrafe, la famosa Cataluffi, che le avevano chiesto di fare rapporto sulla vicenda Narducci e lei lo fece. Era pronta a darlo sia ai Carabinieri che alla polizia e invece le dissero: «Fermi tutti, le indagini sono bloccate per ordini superiori». Gli ordini superiori per la polizia giudiziaria sono della magistratura, e non ero io ovviamente, era qualcun altro. [ride]

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Durante queste sue indagini ha subìto minacce? Minacce molto velate che sulle prime non colsi come tali, ma ripensandoci, anche confrontandomi con un amico avvocato, le ho notate. I rischi li abbiamo corsi poco prima della riesumazione, perché quello era il momento dove io e Giuttari abbiamo rischiato di più. Anche Giuttari ha ricevuto minacce. Questa è una storia incredibile che, secondo me, solo a Perugia poteva succedere. E anche a Firenze ovviamente.    Come spiega che la magistratura fiorentina non abbia condiviso la sua lettura dei fatti? C’è un libro, dove tra l’altro partecipo pure io alla stesura, che nell’intervista a Paolo Canessa lui dice che, per quanto riguarda Narducci, lui venne con Piero Luigi Vigna, o solo lui, non ricordo con esattezza, e dice che Vigna era quello che più credeva al discorso Narducci. Lui all’inizio non era d’accordo, ma poi fa un commento finale su questa intervista che dice: «dopo le indagini del collega, mi sono reso conto che c’era molto materiale». Vigna aveva capito.    Cosa pensa che manchi per trovare la verità definitiva in questo caso così complesso?  Eeehhh… Ci vorrebbe qualcuno che parlasse, che dicesse quello che è. Tanti hanno parlato, ma poi succedeva che quando li chiamavi confermavano e dicevano: «Ma io l’ho saputo da quell’altro». Poi chiamavi quell’altro e diceva: «Non mi ricordo». Non era facile lavorare in quelle condizioni, anche perché mentre io indagavo su questa vicenda, è arrivato il delitto Meredith, dove si sono scaricate, anche lì, le pressioni precedenti. Mario Spezi e Douglas Preston, un giallista americano, soprattutto questi due. Io sono rimasto molto, molto colpito – senza generalizzare, ci mancherebbe altro – ma gli ho sentito fare delle affermazioni incredibili.    Prima di passare al delitto Meredith Kercher, vorrei farle un’ultima domanda sul caso Narducci. Quando faceva le indagini, l’avvertiva la pressione di indagare su una questione molto importante? Come l’affrontava?  Io sono perugino e conoscevo il personaggio Francesco Narducci, perché ha frequentato il liceo classico Annibale Mariotti di Perugia. Lo vidi pochi giorni prima della scomparsa in condizioni impressionanti, sembrava stesse per morire di lì a pochi giorni. Lo vidi che stava armeggiando intorno alla sua moto in piazza Partigiani. «Ma questo cosa ha fatto?», pensai. Era magro, emaciato e si vedeva che era psicologicamente provato e aveva – me lo ricordo benissimo, ce l’ho stampata bene in mente questa immagine – una ferita profonda sotto l’occhio destro che scendeva fino alla guancia e aveva un paio di occhiali scurissimi che gli coprivano gli occhi cercando di mascherare in parte anche la ferita. E questo tipo di ferita ce l’aveva anche Calamandrei.   Strane coincidenze. Capito?! Erano pochi giorni prima che scomparisse. Vedendolo in quel modo pensavo che stesse male. Ho poi saputo della scomparsa da un collega che mi disse – pensando che fosse proprio il Narducci – «Guarda che hanno ripescato il cadavere del Narducci al lago». «Ma che sarebbe successo?», gli dissi io. «Mah, non si sa. Comunque la cosa strana è che non hanno fatto l’autopsia». Per scoprire se uno è annegato devi fare l’autopsia, non c’è verso.   Se non ricordo male le sole foto di quel cadavere sono del fotografo Crocchioni, che lavorava per il quotidiano La Nazione al tempo. Sono tutte le sue, perché le foto ufficiali non le fecero. Le fece lui per il giornale. Era una brava persona.   Secondo lei, ci sono delle forze occulte, diciamo così, che hanno smosso questa vicenda macabra, efferata? Io mi ricordo questo. All’inizio delle indagini si scatenarono contro di me, ma non potendo opinare sulla mia vita privata, perché non c’è nulla di anomalo, cercarono di delegittimarmi dicendomi: «ah, ma quello è un cattolico!». Io ho sempre dichiarato quanto segue: «Guardate che io sono cattolico, ma sono riservato, non ostento». Invece era come se questa cosa li toccasse. Sul discorso satanico non si poteva parlare perché mi tacciavano di essere cattolico, quindi secondo loro ero di parte, diciamo così.    Nel successivo processo Meredith Kercher ha avuto problematiche con la stampa americana, e non solo con la stampa. Col tempo ho capito come sono e come ragionano gli americani, forte delle tante esperienze vissute. Loro tendono a dire che qualsiasi cosa facciano sia giusta – al contrario di noi italiani che siamo autolesionisti — e pretendendo di insegnare agli altri. Se avessero tanta cultura al pari della loro potenza economico/militare sarebbero veramente i migliori, ma in realtà culturalmente sono un disastro.   Sulla vicenda Meredith ho visto il divario che c’è con gli inglesi, che è vero che sono anglosassoni, ma sono pur sempre europei. Con gli inglesi ci si ragiona. Gli americani hanno questa caratteristica: i loro difetti, di cui non si rendono conto, li riversano sugli altri. Mi ricordo che nei giorni del processo Kercher, in via Mazzini, incontro una giornalista americana che mi fa qualche domanda e a un certo punto mi chiede: «lei cosa pensa delle streghe?». «Le streghe? Ma cosa sta dicendo?».   A Perugia, storicamente, questa figura non era affatto sentita. Noi abbiamo questo retroterra etrusco e nel caso di Meredith si manifestò, perché noi abbiamo un culto dei defunti molto forte. Abbiamo una devozione nei loro confronti, perché li commemoriamo il 2 novembre. [Meredith è stata uccisa la notte del primo novembre, e non come si pensa la notte di Halloween, che è il 31 di ottobre, ndr]. Lei mi rispose: «In America mi hanno detto così». «In America possono dirle quello che vogliono, ma qui siamo a Perugia e non in una città del Massachusetts!». Si offese perché la colsi nel punto.   Forse ha fatto bene a ribadire certi concetti. Ma certo! L’americano ha bisogno di essere umiliato, in maniera benevola, o anche educato, perché non si rende conto.    A proposito di questo, lei parla anche della non perfetta comprensione degli americani del nostro ordinamento giuridico, che è diverso dal loro, e fanno fatica a intenderlo in pieno. Lei se ne è ben accorto proprio durante il processo Meredith. Lo spiega bene anche nel suo libro Caso Meredith Kercher. Una vicenda giudiziaria tra due continenti, edito da Morlacchi. Secondo me loro speravano – ma non c’era nessuna possibilità – che il processo venisse trasferito in America. Solo che non vi erano motivazioni legali per farlo e allora cercavano di attaccare, di demolire e di delegittimare tutto l’ordinamento italiano. Hanno fatto veramente una cosa indegna. E poi quel processo, è un processo… mah! Ci siamo capiti? Io non aggiungo altro.   È un processo dove ci sono state diverse anomalie. Gliene dico una, tanto per farle un esempio: la perizia non era ancora stata depositata e venne da me un giornalista irlandese – bisognava stare attenti per gli irlandesi erano nemici degli inglesi, quindi contro le indagini, e amici degli americani – e mi registrò di nascosto. Ma quando uno registra, registra anche sé stesso e gli scappò detto che la perizia dava ragione all’impostazione della difesa. Al ché io gli dissi: «mi scusi, ma come ha fatto a saperlo? Io non ne so niente. Non è stata depositata». Allora lui mi rispose che erano voci che aveva sentito in giro. «No, lei non mi sta dicendo la verità». Poi quella cosa l’han tolta perché speravano di mettermi in difficoltà pensando che mi scappasse detto qualcosa. Poi ci sono altri errori che rasentano l’incredibile.

Iscriviti al canale Telegram

Mi consenta una battuta, ma il suo è stato quasi un doppio lavoro: il primo da pubblico ministero e il secondo dal difendersi da tutto quel castello mediatico che vi hanno costruito intorno al caso Meredith. È così. Devo poi dire che nessuno si aspettava la sentenza della Quinta Sezione dove si possono riscontrare alcuni errori. Potrei citarne alcuni come quello del clochard Antonio Curatolo. Il barbone viene liquidato dicendo che non è attendibile. Ma solo perché è un barbone e un poveraccio?   Lei ha ribadito questa cosa più volte. Ecco la mentalità calvinista, perché per i calvinisti il poveraccio va all’inferno e il ricco va in paradiso. Ma non è così!   Tornando all’inizio di questa vicenda. Lei arriva sul luogo del delitto intorno alle 14:00. Arrivai con il dottor Marco Chiacchiera [il commissario di polizia, ndr].   Oggi, a distanza di quasi vent’anni, che ricordi ha di quella giornata? Mi ricordo di un episodio, di cui si parla in questa nuova fiction non correttamente. Appena arrivato mi dissero che c’era questa pietra buttata lì sotto una finestra. Quella simulazione di reato era attribuita ai due ragazzi bianchi e non al nero e invece è passata come se fosse attribuita al ragazzo di colore.    La simulazione di effrazione.  Sì! Io feci i calcoli. C’erano le due ante delle persiane che forzavano sullo stipite a causa dei cambiamenti di temperatura ed erano a meno di venti centimetri l’una dall’altra. Come avrebbe fatto questo tizio dal cortiletto che stava di fronte alla finestra più alta, a centrare con una pietra, quello spazio così stretto? Ordinai alla polizia di controllare se ci fossero tracce di scarrocciamento sul muro. Non trovarono nulla. Allora iniziai a pensare che la cosa fosse simulata e chi la simula vuol dire che è uno che ha paura di essere coinvolto, perché frequenta o abita la casa.    Le indagini furono prese in carico dalla Polizia e non dai Carabinieri, giusto? Eh già! Nel libro lo dico. Venne una squadra da Roma organizzata dal questore e venne la capa del settore genetico del Dipartimento di pubblica sicurezza della Polizia. Io ordinai al medico legale di misurare la temperatura cadaverica. Questa venne da me dicendo: «No dottore, per carità!». «Ma come per carità?!». «Perché c’è il rischio che possano verificarsi contaminazioni». A quel punto gli dissi: «Faccia lei gli accertamenti, ma avvertitemi subito perché lui deve andare a controllare». Ho aspettato, ma poi ho dato l’ordine.   Per fortuna feci anche una perizia sull’orario della morte e ho fatto perizie anche durante le indagini. Le indagini non sono durate tanto. Ci fu il discorso genetico in cui c’era la traccia di aplotipo maschile di Sollecito sul gancetto del reggiseno di Meredith piegato dalla violenza. C’era traccia anche di quello di Rudy. Si inventarono che poteva esserci contaminazione. Questa prova è rimasta all’interno della casa sequestrata e Sollecito era in galera. Come fa a finire l’aplotipo di Sollecito nel gancetto del reggiseno? Spiegamelo tu.   Quello che è impressionante su questa storia è che arrivavano questi americani e buttavano là delle stupidaggini incredibili come la falsa confessione di Amanda. Amanda non ha mai confessato. Amanda ha calunniato, altroché. Ed è stata condannata per quello. Se ripenso a questa vicenda, ancor più dell’altra… Non le dico che mi hanno detto in procura, perché dovrò fare indagini su quel processo. Non dico altro.

Aiuta Renovatio 21

In questi giorni va in onda la miniserie tv su Disney+ The Twisted Tale of Amanda Knox. Non ne sono uscito male, pensavo peggio onestamente. C’è una mia sfuriata contro il questore – è vero che mi arrabbiai fortemente – perché la mattina del fermo ha detto che il caso è risolto e non chiedi il permesso a noi della procura? Ma come ti permetti?   Nel film la voce di Amanda dice che non furono indagate le tracce di sangue al piano di sotto. Era il gatto! Il simpaticissimo gattino nero! [ride]   Da perugino ricordo benissimo quei giorni. Quella triste vicenda scoperchiò il vaso di pandora di quella che era tutta la situazione di microcriminalità sottaciuta nel centro storico. Evidenziò una problematica di non poco conto arrecando un danno di immagine alla città se vogliamo. Perugia è stato il terreno su cui si è svolta la vicenda. Amanda è americana, Sollecito è pugliese, Rudy è della Costa d’Avorio.    Qualcuno sostiene che un movente plausibile a questo delitto, può essere una faccenda legata alla droga. Lei cosa ne pensa? La droga sicuro. Probabilmente lì c’era qualcuno che si incaricava di reperire la droga.   Cosa ha capito dei tre ragazzi? Dei tre quella che conosco meglio è Amanda. Rudy è un personaggio che mi raccontava, durante gli interrogatori, che a lui piaceva Amanda, non Meredith. Questa cosa a me è sempre rimasta. Non le dico nel dettaglio, ma ci sono delle novità. Non le dico altro.    A questo punto aspettiamo e vediamo. Io ho fatto la mia parte.   Alcuni hanno ipotizzato che sulla scena del delitto ci possa essere stata un’altra persona se non due, oltre ai tre ragazzi incriminati. È un’ipotesi plausibile questa? Sulla base di queste ultime notizie, qualcosa di simile ci può essere. Non posso dirle altro.   Credo sia poi difficile stabilire in quella stanza chi ha fatto cosa nello specifico. Questo sì. Devo dire, in tutta onestà, che Amanda si è rivelata come mai mi sarei aspettato: più matura, è diventata madre e si è sposata. Guardando il film lei mi tratta bene e per me non è proprio una sorpresa, in fondo me lo immaginavo. Io penso una cosa a questo punto, che lei quella sera era nel tinello. Mi rimane difficile immaginarmela in quella stanza. Io penso questo. Però era coinvolta anche lei.    Amanda ha vissuto una situazione familiare particolare. È figlia di genitori divorziati. È possibile che Amanda veda in lei una figura di pater familias?.  A questo io c’ho pensato, ma non lo so. Lei ha parlato anche – non so con quanta convinzione – della sindrome di Stoccolma. Non saprei. Io ho chiesto la condanna per lei e l’ho fatta arrestare. Finito il processo lei è stata assolta con formula dubitativa. Mi viene a cercare e parla di me con Don Saulo, il cappellano del carcere, di cui io sono stato parrocchiano. Forse, chissà, il buon Don Saulo ha giocato un ruolo in questo suo atteggiamento. È una situazione che mi ha lasciato sorpreso. Non mi era mai successo prima una situazione simile.    Anche Sollecito ha avuto i genitori divorziati. Che differenze di atteggiamento ha notato nei due ragazzi? Quello che ho notato e che mi ha colpito di questa ragazza è che tende a perdonare tutti, mentre da Sollecito ho sentito rancore, astio.   È piuttosto strano. Non è di certo una consuetudine.  Viceversa il comportamento di Sollecito è stato quello di uno che è stato condannato, molto rancoroso. Lui ha ancora un atteggiamento ostile nei miei confronti. E credo che lui non abbia capito che gli è andata bene alla fine. A tutti e due è andata bene. Non l’hanno capito. Le dico una cosa. Il giudizio abbreviato di Rudy li ha salvati. 

Sostieni Renovatio 21

Questa mossa degli avvocati di Guede ha sparigliato le carte. Si, perché ha tolto di mezzo il collegio giudicante che ha condannato Rudy, sennò sarebbe stato quello di tutti e tre. E non so come sarebbe finita. Forse me l’immagino anche troppo.    È stata una mossa che ha cambiato l’equilibrio del processo. Mi viene in mente una curiosa coincidenza: l’uomo accusato falsamente da Amanda, Patrick Lumumba, era di colore e poi, uscito di scena lui, subentra l’ivoriano Rudy Guede. Io mi sono chiesto infatti se Amanda, quando ha dovuto inventare la risposta – perché giustamente la polizia la pressava – lei chissà che non abbia ripetuto la vicenda veramente come si svolse, ma mettendo Patrick al posto di Rudy. Questo non lo sapremo mai. Lei ha un’ostilità profonda contro Rudy. Ci sono tante cose di quella notte. Magari in futuro avremo un’altra occasione per raccontare altro alla luce di possibili sviluppi.   Questo suo ritratto di Amanda può risultare strano, vista come fu dipinta fin dall’inizio di questa triste storia.  Era molto giovane all’epoca e forse voleva divertirsi come tutte quelle della sua età.   Ricordo un articolo apparso su Il Messaggero a firma del giovane cronista Michele Milletti, uscito pochi giorni dopo il delitto, che aveva trovato un racconto scritto da Amanda in un suo social dell’epoca, Myspace, con temi di violenza, che al tempo poteva risuonare come una premonizione di quello che poi è effettivamente successo nell’appartamento di via della Pergola.  Mi ricordo. Quello che uno è stato quindici anni prima, è diverso da quello che è oggi. Nella vita si cambia. E lei devo dire che un po’ è cambiata. Il ragazzo pugliese non è cambiato per niente, tanto che lui è convinto che io li abbia arrestati e chiesto la condanna, pur sapendoli innocenti.   Amanda oramai la conosco, il marito è una bravissima persona, i due bimbi sono meravigliosi, e oggi mi fiderei di questa ragazza. Di Sollecito no. È quello che mi ha colpito di più in negativo. Rudy l’ho conosciuto appena e non mi dice niente.    Raffaele Sollecito è sempre apparso molto freddo nei suoi confronti. La Knox nelle interviste ha detto di me che ho fatto tutto in perfetta buonafede. Sentirselo dire dall’imputata fa un certo effetto. C’è una differenza enorme tra i due. Questo per giustizia lo devo dire.   Tornando un attimo al documentario Disney+. Che ruolo ebbe il segretario di Stato Hillary Clinton nella vicenda Knox? Dobbiamo dire che è curioso il fatto che tra i produttori della fiction appare Monica Lewinsky. Quantomeno fa sorridere questo accostamento tra la moglie e la stagista amante di Bill Clinton. Io non faccio commenti su questo, però…   La città di Perugia con questa vicenda ha subìto un danno economico e di immagine. Lei è d’accordo? Un grosso danno economico. I perugini hanno reagito e hanno capito. C’è questa cosa curiosa di Perugia, che è l’anglofilia. Si ricorda il film Fumo di Londra girato in parte a Perugia?   Certo che lo ricordo. Alberto Sordi aveva intuito questa simpatia che aveva Perugia verso l’Inghilterra. In parte questo è stato confermato dalla famiglia di Meredith che è stata meravigliosa.    Lei ha sottolineato più volte la compostezza dei familiari della vittima. Mi dispiace che questa ragazza non è stata ricordata adeguatamente. Io avevo chiesto che venisse intitolata la via a Meredith, la famosa via della Pergola. La proposta l’ho fatta, vediamo.   La famiglia Kercher è sempre stata molto composta, mai fuori dalle righe. Mai assolutamente! Loro aspettavano che la Corte entrasse e si sistemasse, per poi entrare loro. Non si facevano notare. Ricordo anche che le amiche inglesi di Meredith non sopportavano Amanda. Non che Amanda fosse cattiva, ma incarnava la tipica estroversione americana.    Poi è facile che a quell’età fossero subentrate anche delle ovvie gelosie tra ragazze. Ma come no.   Lei è un uomo di fede, come abbiamo detto prima. Questo lo aiuta nel suo lavoro o a volte può essere un ostacolo? Io vorrei sottolineare che sono cattolico, ma fortemente laicale e soprattutto non ostento, come le ho già detto. Lei pensi che in questo film, a un certo punto, si vede un volo di uccelli e un uccello che cade e muore e io che guardo la scena dal palazzo e mi faccio il segno di croce.   Confondono alcune cose sulla storia della nostra città. Perugia ha una grande attenzione per i defunti, che deriva dalla nostra discendenza etrusca. Ci sono i tipici dolci chiamati le fave dei morti e c’è la fiera dei morti. Questo continuo richiamo ai morti a Perugia non è visto con paura, ma con serenità e questo aspetto deriva dalla cultura etrusca. Dopo quella vi è quella cattolica. Mettere una scena con un volo di uccelli e io che faccio il segno di croce, ma cosa starebbe a significare?   È stato etichettato come cattolico durante il suo lavoro, nell’accezione non troppo benevola del termine? Un cattolico poi non scende mai a compromessi. Certo! Fin dalle indagini di Narducci ho avuto questo tipo di attacchi, perché l’attacco mi veniva da settori non propriamente cattolici. È chiaro, no? Io sono cattolico, non guardo in faccia a nessuno. Ho trattato, tanto per fare un esempio, il processo a un sacerdote implicato in un traffico di droga, con assoluta imparzialità. Tutti lo sanno, questo.   Quello che vorrei che fosse chiaro, io quando vado per strada e la gente mi incontra – ed è difficile che lo faccia con un pubblico ministero – mi chiede se può stringermi la mano. Gente che io non conosco nemmeno. Questo vuol dire che la gente sa che io non guardo in faccio a nessuno, forse anche perché cattolico. Io comunque sono un magistrato della Repubblica Italiana. 

Aiuta Renovatio 21

Quando hanno girato alcune scene della fiction a Perugia, si sono levate voci di indignazione. Non ho letto nulla e non ho voluto prendere parte a questa produzione. Mi è stato chiesto, ma ho detto no.   Amanda, perlomeno all’inizio, pareva fosse il capro espiatorio di tutta la faccenda. Lei da principio fu attaccata soprattutto dai tabloid britannici. C’è stato un avvocato – di cui non faccio il nome – che in una sua arringa, parlando di Amanda, disse: «Questa strega!» Finita l’udienza gli dissi: «io non te lo dovrei dire, però stacci attento a dire certe cose in aula». In America poi attribuirono a me quella esternazione. La moglie di un agente dell’FBI, che seguiva il processo, venne da me poco dopo esclamando: «You are evil!». Sei il male. Senza pensare che io in quel momento avevo indosso la toga. Andiamoci piano.    Lei come se la spiega questa disparità a livello massmediatico tra gli Stati Uniti che hanno enfatizzato oltremodo questa storia, mentre in Gran Bretagna si è tenuto un profilo un po’ più basso? In Inghilterra gli inglesi sono incazzati, non creda che non lo siano. Questa cosa non gli è andata giù, però sono rispettosi. A onor del vero debbo aggiungere che anche tra i giornalisti americani ci sono state persone molto corrette con cui ho avuto un buon rapporto, tanto che con una di esse siamo diventati amici ed è entrata nella nostra mentalità.   Il capo della procura mi diceva: «dato che questi non sanno niente, spiegagli cosa è Perugia». Io ci provavo e finché rimanevo nel Medioevo andava bene, perché ci sono le streghe, c’è l’inquisizione. Quando poi gli spiegavo che Perugia è molto più antica e gli narravo degli Etruschi, li vedevo completamente imbambolati e spaesati. Non si rendono conto perché nella loro cultura non hanno testimonianze di civiltà così antiche.    Ci posso credere. Probabilmente a molti gli manca quella profondità storico culturale che magari noi europei abbiamo. Ho cercato di spiegare, ma loro hanno questa mentalità calvinista che li sovrasta.   Noi italiani invece dovremmo fare tesoro delle nostre tradizioni, della nostra cultura e della nostra religione. Concordo.    Prima di lasciarla vorrei farle un’altra domanda. Tornando all’inizio, c’è quel filmato della sua audizione riguardo l’inchiesta sul Forteto. È un argomento molto complesso.  Eravamo a Palazzo San Macuto. È un’indagine molto complessa. Molti, anche tra i magistrati, non se ne rendevano conto, pensando che fosse un organismo di tutela di questi minori abbandonati e invece c’era qualcosa di più.   Chissà se la verità salterà fuori un giorno su tutti questi fatti. Io non dispero, però quanta fatica. È stata un’indagine in salita.    Grazie dottor Mignini per la sua cortese disponibilità. Grazie a lei.   Francesco Rondolini

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine screenshot da YouTube  
Continua a leggere

Più popolari