Gender
Un nuovo studio afferma che 2,8 milioni di americani di età superiore ai 13 anni ora si identificano come «transgender»
Secondo un nuovo studio del Williams Institute presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’UCLA, circa 2,8 milioni di americani di 13 anni o più si identificano come «transgender», ovvero circa l’1% della popolazione. Il Williams Institute analizza la popolazione «transgender» americana dal 2011. Lo riporta LifeSite.
Il nuovo studio rafforza le conclusioni di Lisa Littman secondo cui la disforia di genere è un contagio sociale che si diffonde tra gruppi di pari; secondo lo studio, oltre il 75 percento di coloro che si identificano come transgender dichiara di avere meno di 35 anni, «rispetto al 34 percento dell’intera popolazione statunitense nella stessa fascia d’età».
Tre quarti di coloro che si identificano come transgender sono nati intorno al 1990, la prima generazione a crescere con internet e la generazione che ha raggiunto la maggiore età con lo smartphone (il primo iPhone è stato lanciato nel 2007). Da allora, migliaia di genitori hanno condiviso le loro storie di figli transgender esposti all’ideologia di genere tramite internet.
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Come prevedibile, l’autore principale dello studio ha attribuito questa sconcertante disparità ad altri fattori. «I giovani e gli adulti hanno maggiori probabilità di identificarsi come transgender a causa di una serie di fattori, tra cui una maggiore disponibilità tra i più giovani a dichiarare la propria identificazione come transgender nei sondaggi», ha affermato Jody Herman. Herman non ha menzionato il fatto che, nel 1990, i «bambini transgender» erano sconosciuti.
In effetti, si potrebbe supporre che, se nelle generazioni precedenti ci fossero stati molti «bambini transgender» che semplicemente non osavano parlare, la nuova era di apertura iniziata nel 2014 potrebbe incoraggiarli a farlo, scrive LSN. Ma il nuovo studio mostra che i tassi di persone che si identificano come transgender aumentano drasticamente da una fascia d’età all’altra. Le persone «transgender» rappresentano il 3,3% della fascia d’età 13-17 e il 2,7% di quella 18-24. Per la fascia d’età 25-34, la percentuale scende all’1,4%.
Da lì, i tassi di coloro che si identificano come transgender crollano. Tra i 35 e i 64 anni, le persone che si identificano come transgender rappresentano solo lo 0,4%; tra gli over 65, solo lo 0,3%. Le vere ragioni di questa evidente tendenza vengono deliberatamente ignorate.
Lo studio è stato pubblicizzato come uno dei più completi fino ad oggi. Secondo NBC News «i miglioramenti nella raccolta dati sui giovani hanno contribuito a fornire stime più accurate sui giovani che si identificano come transgender, secondo il coautore dello studio Andrew R. Flores, visiting scholar presso il Williams Institute e professore associato di governo presso l’American University (…) Il numero di adulti che si identificano come transgender è rimasto ‘abbastanza costante’ nel tempo, secondo lo studio».
Non è chiaro perché le drammatiche disparità generazionali siano definite «coerenti», ma i dati contengono anche altre curiosità. Il Minnesota, ad esempio, ha il tasso più alto di individui transgender, pari all’1,2% della popolazione adulta di età superiore ai 18 anni; le Hawaii avrebbero il tasso più alto di minorenni transgender, pari a ben il 3,6% tra i 13 e i 17 anni.
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Attualmente, circa un quarto della Generazione Z si identifica come omosessuale, lesbica, bisessuale, transgender o «genderqueer», mentre solo pochi anni fa, meno del 3% della popolazione si identificava come appartenente allo spettro LGBT. Il sito Politico ha riportato nel 2020 che «un terzo della Generazione Z afferma di conoscere qualcuno che usa pronomi di genere neutro per riferirsi a se stesso e quasi 6 su 10 affermano che i moduli o i profili online dovrebbero consentire più opzioni rispetto a “uomo” o “donna”». Identificarsi come «queer» è diventato molto popolare.
LifeSite nota e che un altro set di dati pubblicato questo mese, questo di Gallup , ha rivelato che il sostegno repubblicano al «matrimonio» omosessuale è crollato di 14 punti, dal 55% del 2022 al 41% di oggi.
Nel frattempo, stragi come quella nella chiesa della scuola cattolica del Minnesota fanno discutere per una possibile correlazione tra il transessualismo e i recenti massacri pubblici, dove i perpetratori paiono essere in misura abnorme ascrivibili al gruppo che si identifica come transgenderro.
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La donna più forte del mondo in realtà era un uomo
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La Corte UE ordina alla Polonia di riconoscere il matrimonio gay
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) ha stabilito martedì che la Polonia è obbligata a riconoscere i matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati in altri Paesi membri, pur se tali unioni sono vietate dalla legge nazionale.
In una sentenza emessa martedì, la CGUE ha condannato Varsavia per aver violato il diritto comunitario nel rifiutare di trascrivere nel registro civile polacco il matrimonio contratto nel 2018 in Germania da due cittadini polacchi. Al rientro in Polonia, le autorità avevano respinto la loro istanza, motivandola con il divieto nazionale sulle unioni omosessuali.
La Polonia, a forte maggioranza cattolica, equipara i matrimoni civili e religiosi, ma esclude le coppie dello stesso sesso nonostante le reiterate sollecitazioni di Bruxelles. La Costituzione polacca, non diversamente da quella italiana, definisce il matrimonio come «unione tra uomo e donna».
La Corte ha ritenuto che tale rifiuto infranga le norme UE sulla libera circolazione e sul rispetto della vita privata e familiare. Concedere la trascrizione alle coppie eterosessuali ma negarla a quelle omosessuali configura discriminazione, si legge nel comunicato. I giudici hanno però precisato che gli Stati membri conservano la competenza esclusiva su autorizzazioni o divieti di nozze same-sex nel proprio ordinamento interno.
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La decisione vincolante è arrivata all’indomani delle critiche del presidente polacco Karol Nawrocki all’UE, accusata di «follia ideologica» e di spingere verso una centralizzazione eccessiva. Nawrocki ha ricordato che l’adesione all’Unione prometteva opportunità economiche e mobilità, non ingerenze nella politica interna o nelle norme familiari.
Eletto a giugno su una piattaforma di valori cattolici e sovranità nazionale rafforzata, Nawrocki ha annunciato il mese scorso che non apporrà la firma a leggi che minino lo status costituzionale del matrimonio.
Il governo di coalizione europeista del premier Donald Tusk ha depositato nell’ottobre 2024 un disegno di legge per introdurre unioni civili anche per coppie omosessuali, ma i lavori procedono a rilento per le resistenze del partner conservatore, il Partito Popolare Polacco (PSL), che ha espresso dubbi e ostacolato un’intesa definitiva.
Come riportato da Renovatio 21, la strada verso il matrimonio omofilo in Polonia è stata battuta persistentemente negli ultimi anni.
La Polonia è tra i cinque Stati UE che non riconoscono legalmente le relazioni omosessuate, unitamente a Bulgaria, Lituania, Romania e Slovacchia. Nel frattempo, un altro Paese che era dietro la Cortina di ferro sovietica, il Kazakistan, due settimane fa ha votato per vietare la «propaganda LGBT».
Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato la CGUE aveva stabilito che la Romania doveva accettare la nuova identità di genere di una donna che ha fatto la «transizione» e ora si considera un uomo.
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Immagine di Lan Pham via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0
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Studio della Sanità USA conferma i pericoli dei farmaci transgender e degli interventi chirurgici sui minori
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