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«666»: il marchio della Bestia in uno spot per la vaccinazione dei bambini?

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Il ministero della Salute spagnolo ha appena pubblicato un video pubblicitario per spingere i bambini a vaccinarsi.

 

Il video è apparso su YouTube con il titolo “Yo regalo vida”: la campaña de Sanidad para la vacunación de los niños en España («”Io regalo la vita”: la campagna della Sanità per la vaccinazione dei bambini in Spagna»)

 

Nel filmato, narrato dalle voci di bambini, i pargoli esprimono tutto il loro entusiasmo per l’arrivo del loro turno per l’iniezione mRNA – con tanto di immagini di casse di vaccini che vengono scaricate.

 

I bambini dicono che dopo i nonni, i genitori, la zia e la prof, ora tocca a loro di vaccinarsi contro il COVID, per «abbracciarsi senza limiti».

 

«Per proteggere gli anziani» dice una bambina, mentre scorrono le immagini dell’incontro della piccola e, presumibilmente, del fratellino con quello che presumibilmente è il nonno.

 

Seguono immagini di orsacchiotti con la mascherina e di altre bambini che saltellano su gonfiabili. Immancabile hashtag ministeriale finale.

 

 

Tuttavia, quello che ha stranito più di qualcuno, con varie segnalazioni pervenute a Renovatio 21, è la presenza di un particolare, poco percettibile pattern grafico animato che si ripete nel video.

 

Si tratta come di uno schizzo, che a riguardarlo pare comporre un numero 6.

 

In una scena con bambine vaccinande o vaccinate che si abbracciano il ghiribizzo si ripete tre volte.

 

Cioè, «666».

 

Guardate voi stessi – i numeri sono aggiunti all’originale solo per rendere più chiara l’idea.

 

 

Come si diceva, anche in un’altra scena, quella degli abbracci con il nonno, il motivo si ripete.

 

 

 

Ora, cerchiamo di discuterne con calma.

 

Chiariamoci subito: potrebbe trattarsi di pattern grafici animati già fatti, scaricati da qualche sito database, aggiunti dagli autori del video con una sorta di copia/incolla. Quindi, un caso.

 

Oppure potrebbe trattarsi di un errore involontario degli autori, che cercavano, per qualche ragione, un motivo spiraliforme. Ancora, un caso.

 

 

Oppure ancora, potrebbe trattarsi solo di pareidolia, l’illusione mentale che tende ad assegnare forme conosciute laddove ci sono solo tratti casuali (per esempio, le nuvole, certe macchie, etc.). Qui vediamo un «6» ma in realtà è solo un ghirigori animato.  Certo è, che è ripetuto tre volte, da sinistra a destra, in linea.

 

Insomma, è chiaro che potrebbe trattarsi di una coincidenza: ma sarebbe una bella «coincidenza significativa», come diceva lo psicologo del profondo Carl Gustav Jung, una «sincronicità».

 

Ad ogni modo, Renovatio 21 ha pubblicato proprio la scorsa settimana un articolo di grande successo in cui le sagge parole di un sacerdote ipotizzavano che il vaccino non sia un «marchio» in senso apocalittico, quanto piuttosto, un «filtro magico»…

 

Escatologia vaccinale a parte, resta il fatto che i bambini oggi sono sottoposti ad una propaganda a cartoni animati sempre più spinta

Escatologia vaccinale a parte, resta il fatto che i bambini oggi sono sottoposti ad una propaganda a cartoni animati sempre più spinta.

 

Abbiamo visto ieri il video del gruppo editoriale Agnelli-Elkann con i bambini che si vaccinano con il cavaliere per sconfiggere il Drago COVID.

 

Qualche mese Renovatio 21 aveva invece riportato il caso del cartone animato che celebrava l’esistenza terrena di Bill Gates.

 

Non dimentichiamoci inoltre che è uscito in queste settimane un documentario agiografico su Tony Fauci – tempismo eccezionale, proprio mentre viene accusato al Congresso USA di essere il probabile responsabile dell’intera pandemia. (Un po’ lo stesso tempismo dell’Ambasciata italiana a Washington, che poco fa lo ha insignito  dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica…)

 

Ebbene, chi produce e distribuisce il film che innalza Fauci ad eroe mondiale? La Disney – l’azienda a cui saremmo ancora tentati di affidare qualche ora dei nostri bambini…

 

Vedere per credere: il documentario, universalmente definito cringe (cioè, «imbarazzante», nel nuovo gergo giovanli internettaro), esiste ed è attualmente in streaming su Disney+.

 

 

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Squadra giovanile di football si inginocchia e canta l’Ave Maria in gregoriano al termine della partita

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È divenuto virale in rete un video che mostra un liceo cattolico della California meridionale termina una partita con il canto gregoriano dell’Ave Maria, eseguito dai giovani atleti rigorosamente in ginocchio.

 

Si tratta della Saint Joseph Academy a San Marcos, California, un’istituzione scolastica improntata sulla spiritualità tradizionale cattolica, un istituto nominato una delle 50 migliori scuole superiori cattoliche negli Stati Uniti per tre anni consecutivi e vanta un tasso di immatricolazione universitaria del 99%.

 

Alla fine di una partita, la squadra di football del liceo ha deciso di onorare la Madonna pregando, con il canto millenario alla Vergine Maria – con tutta la squadra in ginocchio.

 

Come è possibile notare, anche il segno della croce è stato fatto in lingua latina: «In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti».

 

 

L’idea di cantare l’Ave Maria è venuta a uno dei giocatori, Paolo, che ha proposto la nuova tradizione come un modo per «consacrare tutte le nostre azioni a Dio», secondo il capitano della squadra Isaac in un altro video.

 

«È stato davvero di ispirazione», ha detto un altro capitano della squadra, Andrew. «Speriamo che diventi una tradizione dopo ogni partita. Ovviamente, essendo cattolici orgogliosi e frequentando questa straordinaria scuola, vogliamo fare cose che siano speciali per la nostra fede e per nostra Madre Maria, perché questo è un aspetto importante della nostra vita».

 

La squadra di football del liceo si chiama «Crusaders», cioè «i Crociati». È possibile sentirlo al termine del canto e delle invocazioni, nella classica formula motivante degli sport americani: «Crociati al tre… uno… due… tre… Crociati!»

 

I capitani delle squadre hanno detto che intendono fare del canto sacro una tradizione dopo ogni partita per «glorificare Dio» in tutto ciò che fanno. Isaac ha notato che i Crusaders hanno acquistato nuove maglie da calcio l’anno scorso con l’acronimo AMDG sul retro per indicare la frase latina «Ad Majorem Dei Gloriam», «per la maggior gloria di Dio».

 

Da questo semplice filmato è possibile comprendere perché lo Stato americano sia finito a considerare i cattolici di rito antico come un nemico da infiltrare e controllare.

 

Nel sito della scuola è specificato che, a causa di Traditionis Custodes promulgato da Bergoglio e della decisione del vescovo di San Diego, non è più possibile per l’istituto offrire la Santa Messa in forma tradizionale:

 

«Sua Eccellenza, il Vescovo Robert McElroy di San Diego, ha decretato che, in risposta al nuovo documento di Papa Francesco, il Messale Romano del 1962 non sarà più consentito nella diocesi di San Diego al di fuori di circostanze molto specifiche e limitate. Di conseguenza, senza il permesso specifico di Sua Eccellenza, l’Accademia San Giuseppe non ha più accesso a questa liturgia di straordinaria bellezza. Siamo profondamente rattristati da questa situazione e preghiamo per una completa inversione di questa politica diocesana».

 

Tuttavia, a tenere in vita la Tradizione cattolica ci pensano i giovani studenti – e pure sui campi da Football.

 

Impossibile restare impassibili dinanzi a queste davvero edificanti.

 

Il breve filmato trasmette speranza, specie pensando alla nichilistica devastazione assassina che coinvolge tanta gioventù odierna, in America e non solo.

 

C’è un unico futuro possibile per l’umanità: quello della continuità in ciò che è tramandato, cioè nella Tradizione.

 

Che vi siano ancora adolescenti che lo capiscano è un miracolo di cui dobbiamo dare lode al Signore.

 

 

 

 

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Irlanda del Nord, tensioni tra cattolici e protestanti

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Dopo le difficoltà causate dalla Brexit, le forti tensioni che scuotono attualmente la polizia nordirlandese stanno esacerbando le divisioni tra cattolici e protestanti, riempiendo di incertezza il futuro dell’Irlanda del Nord.

 

Le nuvole si addensano sopra Belfast, trasportate dai venti della discordia. La polizia nordirlandese – Police Service of Northern Ireland (PSNI) – è in crisi da diverse settimane. Ingranaggio essenziale del processo di pace avviato nel 1998 dagli Accordi del Venerdì Santo, il suo leader è stato costretto a dimettersi il 4 settembre 2023.

 

La posizione di Simon Byrne non era più sostenibile. L’8 agosto, a causa di un errore interno ai suoi servizi, sono trapelati i dati personali di diecimila agenti e personale amministrativo della PSNI, mettendo in pericolo la loro sicurezza in un contesto in cui gli agenti di polizia sono regolarmente bersaglio di attacchi attribuiti a gruppi paramilitari repubblicani cattolici.

 

Una fuga di notizie che indebolisce la PSNI, che nel 2001 ha preso il posto della Royal Ulster Constabulary, prevalentemente protestante, per lottare contro la discriminazione di cui i cattolici si consideravano vittime. Una forza che non riflette l’immagine della società nordirlandese: la percentuale di agenti cattolici continua a diminuire (30%) mentre nella provincia ci sono sempre meno protestanti.

 

Tuttavia, «gli agenti di polizia cattolici – circa 2.000 – si sono uniti (alla PSNI) ben consapevoli dei rischi che ciò comportava per la loro sicurezza personale. Dimostrano impegno e dedizione nel proteggere le loro comunità, cosa che credo non sia pienamente compresa o riconosciuta altrove in Irlanda e nel Regno Unito», lamenta Gerry Murray, capo del sindacato cattolico della polizia dell’Irlanda del Nord.

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Un fallimento nel reclutamento che si spiega anche con il fatto che gli agenti di polizia cattolici sono spesso nel mirino dei repubblicani radicali che vedono nei loro correligionari dei traditori della causa dell’indipendenza dell’Irlanda del Nord. Una cosa è certa: l’errore digitale dell’agosto scorso non accrescerà l’attrattiva per la professione.

 

Ma non è tutto: nel 2021, due agenti di polizia della PSNI sono stati sanzionati dal loro capo per aver interrogato i partecipanti a una marcia in onore delle cinque vittime cattoliche di una sparatoria a sud di Belfast attribuita ai lealisti protestanti nel 1992.

 

Una sanzione che Simon Byrne ha ritenuto opportuno prendere per placare l’ira del Sinn Fein – ex braccio armato dell’IRA, ora principale partito politico cattolico favorevole alla riunificazione dell’Irlanda e attore del processo di pace – in cui ci sono diversi funzionari eletti membri del consiglio direttivo della PSNI.

 

La svolta drammatica è avvenuta alla fine dello scorso agosto, quando l’Alta Corte di Giustizia dell’Irlanda del Nord ha emesso il suo verdetto: il capo della polizia aveva ingiustamente sanzionato i suoi dipendenti pubblici per motivi politici e deve reintegrarli. La misura è colma per Simon Byrne, che si è affrettato a presentare le sue dimissioni all’inizio di questo mese.

 

Gerry Murray vede in questa crisi «un’opportunità per dare forma al futuro e un cambiamento reale». Di fronte alla gravità della situazione, l’arcivescovo di Armagh, mons. Eamon Martin, ha incontrato Simon Byrne per assicurargli il suo «sostegno inequivocabile a coloro che esercitano la professione di agenti di polizia all’interno della PSNI», invitando i cattolici a «dissociarsi dalla coloro che vorrebbero intimidire queste donne e questi uomini coraggiosi».

 

Quel che è certo è che le turbolenze nella polizia nordirlandese non contribuiranno a rafforzare i rapporti tra cattolici e protestanti già danneggiati dalle conseguenze della Brexit e dall’introduzione di una frontiera doganale tra l’Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Immagine Riccardo Cabral via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial 2.0 Generic (CC BY-NC 2.0)

 

 

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Il papa incontra il capo delle Brigate Babilonesi. Il patriarca Sako denuncia il silenzio del Vaticano su cosa sta accadendo ai cristiani d’Iraq

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Il patriarca dei Caldei, Louis Raphaël Sako, ha rilasciato un’intervista ad Asia News, nella quale ha espresso il suo stupore che nessuno a Roma abbia voluto difendere la Chiesa in Iraq dopo che il capo dello Stato ha ritirato il suo riconoscimento ufficiale come patriarca.   Il patriarca vede questo mancato riconoscimento come «un progetto volto a mettere a tacere la voce della Chiesa e la mia. Durante questi dieci anni come patriarca, (…) ho cercato di proteggere i cristiani e non ho mai voluto giustificare la formazione di una milizia cosiddetta “cristiana”».   «Ho rifiutato tutto questo, da qui la voglia di vendetta di una fazione [le Brigate Babilonesi di Rayan al-Kildani, ndr] che ha un secondo fine: spingere i cristiani a partire per impossessarsi delle loro case, dei loro beni, delle loro proprietà . (…) Nel Paese prevale una mentalità settaria in cui le persone lottano per più potere, visibilità e denaro: regnano confusione e anarchia».   Questa confusione si manifesta nelle funzioni e nelle attribuzioni delle massime istituzioni, spiega il cardinale Sako: «il Presidente della Repubblica non ha il potere di revocare i decreti adottati in passato, non può annullarli arbitrariamente. Inoltre, ciò va contro una tradizione secolare, che risale al Califfato Abbaside, poi all’Impero Ottomano e infine alla Repubblica».   «In un secondo, il capo dello Stato ha voluto cancellare 14 secoli di storia e tradizione, ma io non ho paura e non ho nulla da perdere… forse la vita, ma sono pronto. Tutto questo viene fatto per intimidire i cristiani, affinché abbandonino il Paese: li incoraggio ancora a restare e a sperare!»   Il patriarca aggiunge di lottare per tutti gli iracheni: «la comunità cristiana è al mio fianco e mi sostiene. In questo momento vediamo coesione, forte sostegno e unità tra la gente e la comunità cristiana, mentre ci sono divisioni tra le Chiese».   E il patriarca accusa che la minaccia abbia «un approccio diverso da quello dell’ISIS, ma con la stessa logica di fondo. Forse è più nascosta e subdola, ma con lo stesso obiettivo: spingere i cristiani ad andarsene».

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Mancanza di reazioni da parte della Santa Sede e del Papa

Il patriarca ammette di essere «deluso dalla posizione della Santa Sede che, in quasi cinque mesi, non è intervenuta per sconfessare l’operato del Presidente della Repubblica, per respingere gli attacchi contro la persona del patriarca, per prendere le distanze dalla coloro che si definiscono leader cristiani». Deplora che Rayan al-Kildani [il Caldeo] abbia incontrato Francesco in piazza San Pietro, al termine dell’udienza del mercoledì.     «Rayan lo ha annunciato in pompa magna per legittimarsi rivendicando l’autorità ecclesiastica: si è presentato come il vero rappresentante dei cristiani, lui e non il patriarca di cui il Papa avrebbe accettato le dimissioni. Il silenzio di fronte a queste affermazioni è inaccettabile».   Per Sako, questo silenzio legittima l’usurpatore: «la Santa Sede avrebbe potuto esprimersi, dire che la propaganda di quest’uomo è falsa, e calmare i tanti cristiani e musulmani che in Iraq subiscono queste menzogne ​​che feriscono soprattutto la nostra comunità. Il nunzio apostolico mi invita al dialogo, a non umiliare il presidente… ma è il presidente che umilia la Chiesa e il suo popolo».   Il patriarca prosegue amaro: «il nunzio dice che bisogna abbandonare il decreto e accettare una decisione del tribunale. Ma deve comprendere la mentalità locale e sostenere la Chiesa: potrebbe negare la strumentalizzazione e le menzogne ​​di Rayan al-Kildani, chiedere ai vescovi che ricevono soldi da lui di smettere di farlo, trovare una soluzione che non vada contro la Chiesa caldea».   «Oggi, quasi ogni settimana, vengono presentate denunce contro di me in tribunale e nei prossimi giorni dovrò comparire e non potrò partecipare agli Incontri del Mediterraneo di Marsiglia. Ho scritto a Papa Francesco dopo la visita di Rayan in Vaticano, non mi ha ancora risposto».   E conclude stanco: «siamo una Chiesa perseguitata, da molto tempo… che lotta per sopravvivere, ma per questo abbiamo bisogno di sostegno, vicinanza, solidarietà. La Chiesa deve manifestare la sua presenza, la sua prossimità, deve trovare le parole che finora le sono mancate».

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Immagine screenshot da Twitter
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