Geopolitica
102° giorno di guerra, notizie dal fronte
– Missili sui quartieri Darnitsky e Dniprovsky di Kiev lanciati da bombardieri russi: si tratta di 5 o 6 missili Kh-101.
– Ancora immagini dalla Kiev sotto i missili russi
– Il generale russo Roman Vladimirovich Kutuzov sarebbe statto ucciso a Nikolaevka, a Nord di Popasnaja
– El Pais riporta che la Spagna fornirà antiaerea e carrarmati Leopard. Prima aveva dato a Kiev solo munizioni e kit di protezione, più armi leggere. I miliziani ucraini saranno addestrati in Spagna e Lettonia.
– Il porto di Nikolaev attaccato da missili russi Kaliber.
– Putin dichiara che se l’Occidente darà all’Ucraina missili a lungo raggio, la Russia ne trarrà conclusioni e colpirà obbiettivi finora lasciati intonsi.
– Aiuti militari all’Ucraini divisi per Paesi e miliardi di dollari. L’Italia c’è: ha dato «solo» 160 milioni.

Immagine di statista.com su licenza Creative Commons No-Derivatives
– L’Austria annuncia che la consegna di armamento pesante all’Ucraina non è possibile. Secondo il colonnello Markus Reisner, le rotte di consegna delle armi sono già controllate dalle forze russe, le ferrovie sono danneggiate, e i camion trasportatori di armi vengono colpiti dai militari di Mosca.
– Con assenso americano, ENI e Rpsol (azienda di idrocarburi spagnuola) potrebbero iniziare ad importare petrolio dal Venezuelagià dal prossimo mese.
– Zhao Lijian, portavoce del Ministero degli Esteri cinese ed esponente di punta della diplomazia «Wolf Warrior»: gli USA hanno investito 54 miliardi di dollari in Ucraina e 0,15 miliardi di dollari nella cooperazione con una decina di Paesi del Sud-Est Asiatico. La differenza di quasi 400 volte mostra quanto gli Stati Uniti amino la guerra.
– Un giudice a Kiev ha deciso la nazionalizzazione di 26 società gasiere dell’oligarca Firtash, considerato vicino all’ex presidente filorusso Yanukovich detronizzato da Maidan nel 2014. Il Firtash è fermo a Vienna dal 2014 a causa di una domanda di estradizione spiccata dagli Stati Uniti.
– TOS-1 russi in azione
– Il Washington Post scrive che in Ucraina si combatte, come nella guerra di Corea, per un pareggio.
– Immagini di guerra notturna nei boschi vicino a Izjum, a fine aprile
– Antiaerea russa abbatte drone ucraino: tutto visto dalla insolita prospettiva di quest’ultimo
Geopolitica
Chiamata «positiva» sull’Ucraina tra Trump e Putin
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha intrattenuto una conversazione telefonica con l’omologo russo Vladimir Putin riguardo al conflitto in Ucraina, ha reso noto la Casa Bianca.
La portavoce Karoline Leavitt ha annunciato l’avvenuta chiamata in un breve post su X lunedì, definendola «positiva».
President Trump has concluded a positive call with President Putin concerning Ukraine.
— Karoline Leavitt (@PressSec) December 29, 2025
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Nel corso del colloquio, secondo il consigliere per la politica estera del Cremlino Yury Ushakov, Putin ha informato Trump che le recenti «azioni terroristiche sconsiderate» delle forze ucraine «non saranno, naturalmente, prive di conseguenze, [senza] la più seria risposta».
Mosca aveva rivelato nella tarda serata di lunedì che l’esercito ucraino aveva lanciato nella notte una salva di 91 droni kamikaze a lungo raggio contro la residenza di Stato di Putin nella regione di Novgorod.
Stando a Ushakov, Trump «è rimasto scioccato da questo rapporto. Letteralmente indignato. Ha detto che non avrebbe mai potuto immaginare azioni così folli».
Ushakov ha aggiunto che l’episodio avrebbe «senza dubbio influenzato l’approccio americano nel contesto della collaborazione con Zelens’kyj», citando Trump che ha affermato che, «grazie a Dio», la sua amministrazione non aveva fornito missili da crociera Tomahawk a lungo raggio a Kiev.
Domenica Trump aveva ricevuto Zelensky in Florida per l’ultimo ciclo di discussioni su un possibile accordo di pace con la Russia.
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Il leader ucraino aveva in precedenza illustrato il suo piano in 20 punti per porre fine al conflitto, sostenendo che fosse in fase di valutazione, ma Trump non aveva dato il proprio endorsement alla bozza. Alla domanda successiva se gli Stati Uniti disponessero di un «Piano B» in caso di fallimento della mediazione, Zelens’kyj aveva replicato che sarebbe stata la Russia a dover pensare a un piano alternativo, affermando che «il “Piano A” della Russia è la guerra».
Commentando tali dichiarazioni, il funzionario del Cremlino ha sostenuto che Kiev dovrebbe prestare attenzione agli avvertimenti di Trump, secondo cui la situazione al fronte per le truppe ucraine sta peggiorando giorno dopo giorno.
Ciò nonostante, il presidente russo ha ribadito la disponibilità di Mosca a collaborare con Washington per raggiungere una «pace duratura» nel conflitto, ha riferito Ushakov. Secondo Ushakov, nel corso dell’anno Putin ha avuto 17 contatti con rappresentanti statunitensi, tra cui dieci conversazioni con Trump.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Lavrov: l’Ucraina ha lanciato 91 droni kamikaze contro la residenza di Stato di Putin. Trump «scioccato»
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Geopolitica
Il team di Trump non si fida più di Netanyahu
I collaboratori più stretti del presidente degli Stati Uniti Donald Trump non ritengono più affidabile il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per l’attuazione del piano di pace a Gaza. Lo riporta Axios, citando fonti interne.
Secondo la testata statunitense, il destino dell’ambizioso piano di Trump per porre fine alla guerra a Gaza, presentato a settembre, dipenderà dall’incontro previsto lunedì con il leader israeliano.
La settimana scorsa, l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff e il genero del presidente Jared Kushner hanno incontrato rappresentanti di Egitto, Qatar e Turchia per delineare i prossimi passi dell’iniziativa, che prevede il disarmo di Hamas e il ritiro israeliano dall’enclave.
Il Netanyahu ha manifestato in privato scetticismo sul piano, ma l’avanzamento dell’intesa richiede il suo assenso, ha sottolineato Axios.
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«Bibi sta cercando di convincere un pubblico composto da una sola persona», ha commentato un funzionario della Casa Bianca citato dall’agenzia. «La domanda è se Trump si schiererà con lui o con i suoi principali consiglieri quando si tratterà di Gaza».
Stando ad Axios, le figure chiave dello staff di Trump hanno perso fiducia in Netanyahu, sospettando che stia «rallentando il processo di pace» e che potrebbe riprendere le ostilità con Hamas dopo aver adottato misure per indebolire il fragile cessate il fuoco.
Il primo ministro israeliano ha «perso» il vicepresidente JD Vance, il segretario di Stato Marco Rubio, la capo di gabinetto Susie Wiles e sia Kushner che Witkoff, ha scritto l’agenzia, citando un altro funzionario statunitense.
«L’unica persona che gli è rimasta è il presidente, che gli vuole ancora bene, ma anche lui vorrebbe che l’accordo su Gaza procedesse più velocemente di quanto non stia facendo adesso».
Secondo Axios, Trump intende fare pressione su Netanyahu affinché chiuda definitivamente il capitolo della guerra a Gaza e affronti la questione dell’espansione israeliana in Cisgiordania occupata.
All’inizio di questa settimana,lo Stato Ebraico ha approvato ufficialmente la costruzione di circa una dozzina di nuovi insediamenti israeliani controversi nel territorio palestinese, suscitando condanne internazionali.
Oltre alla perdita di credito nella Casa Bianca, il governo Netanyahu ha registrato un crollo nei consensi interni. Solo un quarto degli ebrei israeliani si fida del proprio esecutivo, e appena il 17% degli arabi del Paese, secondo un sondaggio dell’Israel Democracy Institute diffuso all’inizio di questa settimana.
Come riportato da Renovatio 21, ad ottobre Trump aveva criticato aspramente il Netanyahu per la sua reazione alla dichiarazione di Hamas sul piano di pace per Gaza. «Sei sempre così fottutamente negativo» avrebbe detto il presidente americano, il quale tuttavia si è mosso per chiedere la grazia per Bibi, anche se sembra su pressioni proprio di quest’ultimo.
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Come riportato da Renovatio 21, in passato Trump aveva attaccato Netanyahu arrivando a chiederne la sostituzione e ad ipotizzare tagli agli aiuti ad Israele.
Nel contesto di questi commenti aveva rivelato anche dettagli sull’assassinio del generale dei servizi iraniani Qassem Soleimani, suggerendo che fu indotto ad ordinarne la morte dagli israeliani, che poi però si tirarono indietro.
Come riportato da Renovatio 21, un livello grottesco del rapporto tra Netanyahu e Trump è stato raggiunto a febbraio quando il primo ha fatto dono a quest’ultimo di un cercapersone come quelli fatti esplodere in Libano. Più che un dono diplomatico, a qualcuno può essere sembrata una minaccia vera e propria.
Come riportato da Renovatio 21, a gennaio 2025 Netanyahu aveva annullato il viaggio per la cerimonia di insediamento di Trump. Prima dell’insediamento l’inviato di Trump Steve Witkoff, in Israele per chiedere la tregua, aveva avuto con Netanyahu un incontro riportato come «molto teso».
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