Internet
Zuckerberg e il metaverso come «singolarità»

Mark Zuckerberg ha lanciato la teoria secondo cui il metaverso – la realtà virtuale in cui sta investendo molte delle sue risorse arrivando addirittura a cambiare il nome della sua società da Facebook a Meta – costituirà un punto di svolta nella storia dell’umanità.
Il CEO di Facebook-Meta ne ha parlato nel podcast di Lex Fridman (un poco emotivo esperto di Intelligenza Artificiale, già noto per interviste soffici-soffici con il CEO di Pfizer) dove ha definito il metaverso come momento della «singolarità».
La «singolarità» («Technological singularity», nella formulazione che nel 1993 ne diede lo scrittore di fantascienza Vernon Vinge) è un ipotetico momento in cui la crescita tecnologica diventa incontrollabile e irreversibile, determinando cambiamenti imprevedibili nella civiltà umana.
L’idea della Singolarità è molto diffusa nella Silicon Valley. Uno dei suoi maggiori propalatori, il transumanista Ray Kurzweill, lavora da Google.
Lo Zuckerbergo ha detto a Friedman che dovremmo quindi considerare il metaverso su un piano temporale invece che su uno spaziale (o ciberspaziale)
«Molte persone pensano che il Metaverso riguardi un luogo, ma una definizione di questo riguarda un momento in cui mondi digitali fondamentalmente immersivi diventano il modo principale in cui viviamo le nostre vite e trascorriamo il nostro tempo», ha detto Zuckerberg a Fridman. «Penso che sia un costrutto ragionevole».
Il boss della piattaforma virtuale «sta davvero insinuando che dovremmo rinunciare alla realtà e accogliere i nostri padroni della realtà virtuale all’interno di una distopia controllata da Facebook? La sua risposta ci sembra suggerire proprio questo» scrive il sito Futurism, peraltro legato alla Singularity University, un Istituto fondato da Kurweil e altri sull’idea della Singolarità.
Metaverse di Meta, un parco giochi di realtà virtuale pieno di avatar senza gambe, è stato oggetto di un controllo crescente, con i primi utenti che hanno già segnalato casi di molestie sessuali e perfino un allarme per possibili attività di pedofili.
Ad aggravare i problemi dell’azienda c’è stata la più grande vendita di un giorno nella storia del mercato il mese scorso, innescata dalla notizia che la base di utenti di Facebook aveva iniziato a ridursi per la prima volta nella storia dell’azienda.
Tuttavia lo Zuckerberg sta continuando per la sua strada, versando cifre astronomicne – avrebbe speso almeno 10 miliardi solo di recente per l’acquisto in massa di società che si occupano di realtà virtuale – nel progetto del Metaverso, che a tutt’oggi rimane ancora un’esperienza poco brillante nella sua forma attuale.
Naturalmente Zuckerberg non è il solo nel predire un futuro in cui vivremo più all’interno di una realtà virtuale che nella vita reale.
Melanie Subin, ad esempio, direttrice della società di consulenza Future Today Institute, ha dichiarato a gennaio al New York Post che crede che «una grande percentuale di persone sarà nel metaverso» entro il 2030 e che molti «vivranno la maggior parte della loro ore» proprio all’interno di questo mondo virtuale. Per la Subin tutto ciò non è esattamente una buona cosa.
Quando la visione di Zuckerberg di un mondo affondato nei caschi della realtà virtuale sarà realizzata, cosà ne sarà della nostra società^
Facebook è stato accusato perfino da alcuni suoi fondatori di aver rovinato il tessuto sociale. Con questo cambio di paradigma dell’esistenza quotidiana degli individui, completamente virtualizzata, cosa succederà?
Il tessuto sociale, oramai già lacerato, da che cosa sarà sostituito?
Si tratta di un’altra faccia del Reset: il popolo sottomesso, acciecato ed intrattenuto, l’élite che si muove libera.
Come nella famosa foto, presa ad un evento di presentazione di Barcellona anni fa, con un teatro pieno di persone sedute bendate da apparecchiature VR, mentre l’unico a camminare per lo spazio con il sorrisino sulle labbra è lo Zuckerberg, il nuovo padrone della realtà.
I was in this room in Barcelona when Mark Zuckerberg sneaked in. I’m excited about virtual reality #DANDTKenya pic.twitter.com/GA8Z5hPtIA
— Larry Madowo (@LarryMadowo) May 19, 2016
Immagine screenshot da YouTube
Cina
La Cina presenta il primo chip 6G al mondo

I ricercatori cinesi hanno presentato il primo chip 6G al mondo, in grado di aumentare la velocità di connessione nelle aree remote fino a 5.000 volte rispetto al livello attuale. Lo riporta il giornale di Hong Kong South China Morning Post (SCMP).
La tecnologia 6G si prevede possa ridurre il divario digitale tra aree rurali e urbane. Sviluppato da ricercatori dell’Università di Pechino e della City University di Hong Kong, il chip 6G «all-frequency» potrebbe offrire velocità internet mobile oltre i 100 gigabit al secondo su tutto lo spettro wireless, incluse le frequenze usate nelle zone remote, rendendo l’accesso a internet ad alta velocità più disponibile nelle regioni meno connesse e permettendo, ad esempio, di scaricare un film 8K da 50 GB in pochi secondi.
Tuttavia, le tecnologie 5G e 6G suscitano preoccupazioni. Critiche riguardano i possibili rischi per la salute dovuti alle radiazioni elettromagnetiche, soprattutto con le alte frequenze del 6G, oltre a vulnerabilità agli attacchi informatici a causa dell’aumento dei dispositivi connessi. L’espansione delle infrastrutture potrebbe inoltre avere un impatto ambientale e accentuare le disuguaglianze, lasciando indietro le aree rurali. Si temono anche un incremento della sorveglianza e problemi legati alla privacy dei dati con l’aumento della connettività.
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Le tecnologie wireless come il 5G operano su gamme di frequenza limitate. Il nuovo chip 6G, invece, copre l’intero spettro (da 0,5 GHz a 115 GHz) in un design compatto di 11 mm x 1,7 mm, eliminando la necessità di più sistemi per gestire diverse frequenze. Questo permette al chip di funzionare in modo efficiente su bande sia basse che alte, supportando applicazioni ad alta intensità e migliorando la copertura in aree rurali o remote.
«Le bande ad alta frequenza come le onde millimetriche e i terahertz offrono una larghezza di banda estremamente ampia e una latenza estremamente bassa, rendendole adatte ad applicazioni come la realtà virtuale e le procedure chirurgiche», ha dichiarato al China Science Daily il professor Wang Xingjun dell’Università di Pechino.
I ricercatori stanno sviluppando moduli plug-and-play per diversi dispositivi, come smartphone e droni, che potrebbero facilitare l’integrazione del nuovo chip nelle tecnologie di uso quotidiano.
La Cina pare accelerare per una primazia tecnologica non solo nelle telecomunicazioni – con il caso di Huawei, e relativi incidenti diplomatici internazionali, e sospetti anche in Italia – ma in genere nel settore tecnologico, dove si assiste ai consistenti sforzi per l’IA, visibili nell’ascesa di DeepSeek, un’Intelligenza Artificiale realizzata nel Dragone che non abbisogna di chip particolarmente performanti.
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Internet
Metriche pubblicitarie di e-commerce artificialmente gonfiate, afferma un ex dipendente Meta

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Intelligenza Artificiale
Facebook spenderà milioni per sostenere i candidati pro-IA

Il colosso tecnologico Meta-Facebook lancerà un super-PAC incentrato sulla California per sostenere i candidati a livello statale favorevoli a una regolamentazione tecnologica più flessibile, in particolare per quanto riguarda l’intelligenza artificiale.
Un Super PAC è un comitato politico indipendente che può raccogliere e spendere fondi illimitati da individui, aziende e sindacati per sostenere o contrastare i candidati. Non può coordinarsi direttamente con campagne o partiti ed è stato creato dopo le sentenze dei tribunali statunitensi del 2010 che hanno allentato le regole sul finanziamento delle campagne elettorali.
Secondo quanto riferito dalla stampa americano, il gruppo, denominato Mobilizing Economic Transformation Across California, sosterrà i candidati dei partiti democratico e repubblicano che danno priorità all’innovazione dell’intelligenza artificiale rispetto a regole severe.
Secondo la testata Politico, la società madre di Facebook e Instagram prevede di spendere decine di milioni di dollari tramite il PAC, il che potrebbe renderla uno dei maggiori investitori politici dello Stato in vista delle elezioni a governatore del 2026.
L’iniziativa è in linea con l’impegno più ampio di Meta per salvaguardare lo status della California come polo tecnologico, nonostante le preoccupazioni che una supervisione rigorosa possa soffocare l’innovazione.
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«Il contesto normativo di Sacramento potrebbe soffocare l’innovazione, bloccare il progresso dell’Intelligenza Artificiale e mettere a rischio la leadership tecnologica della California», ha affermato Brian Rice, vicepresidente per le politiche pubbliche di Meta. Rice guiderà il PAC insieme a Greg Maurer, un altro dirigente addetto alle politiche pubbliche, in qualità di dirigenti principali, secondo un portavoce dell’azienda.
La California è uno degli Stati più attivi nel promuovere la regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale e dei social media, con i funzionari pronti a decidere sulle norme in materia di sicurezza, trasparenza e tutela dei consumatori che potrebbero avere ripercussioni sui prodotti delle aziende tecnologiche.
Questa mossa rispecchia gli sforzi di altri colossi della tecnologia. Aziende come Uber e Airbnb hanno utilizzato strategie politiche basate sui grandi donatori per influenzare le politiche in California.
Questa primavera, Meta ha anche speso oltre 518.000 dollari in attività di lobbying a livello statale per contestare la legislazione sulla sicurezza dell’intelligenza artificiale, che imporrebbe standard di sicurezza e trasparenza sui grandi modelli di intelligenza artificiale.
Il nuovo super-PAC di Meta si unisce a una crescente ondata di impegno politico nel settore tecnologico. La rete rivale Leading the Future, sostenuta da Andreessen Horowitz (venture capitalist ora attivo nell’amministrazione Trump) e dal presidente di OpenAI Greg Brockman, ne è un esempio e mira a promuovere politiche pro-IA con oltre 100 milioni di dollari di finanziamenti.
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