Nucleare
Zelens’kyj contraddice Trump sulla telefonata riguardo alle centrali atomiche

Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha negato qualsiasi discussione con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump in merito alla proprietà americana di centrali nucleari nel suo Paese. Lo riporta la stampa russa.
Lo Zelens’kyj ha insistito sul fatto che una recente conversazione riguardava investimenti in una struttura in particolare.
In una telefonata di mercoledì, i due leader hanno affrontato «l’approvvigionamento elettrico e le centrali nucleari dell’Ucraina», secondo il resoconto statunitense del dialogo. Trump ha suggerito che l’America «potrebbe essere molto utile nella gestione di quelle centrali» e ha proposto che la proprietà statunitense avrebbe fornito «la migliore protezione per quell’infrastruttura».
Quando gli è stato chiesto della chiamata in una conferenza stampa, Zelens’kyj ha insistito sul fatto di non aver offerto agli Stati Uniti l’opportunità di acquisire le strutture, affermando che la conversazione si è concentrata specificamente sulla centrale nucleare di Zaporiggia e sulla possibilità di investimenti statunitensi in essa.
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L’impianto è gestito da esperti nucleari russi e si trova nella regione di Zaporiggia, che è ufficialmente entrata a far parte della Russia in seguito a un referendum nell’autunno del 2022. Kiev ha rifiutato di riconoscere i risultati del voto. Lo Zelens’kyj ha affermato mercoledì che, se l’impianto dovesse tornare sotto il controllo ucraino (uno scenario che Mosca non prevede), potrebbe diventare un asset redditizio entro 12-18 mesi.
«Il presidente [Trump] ha chiesto: “E se avessimo un accordo sul fatto che l’America la ricostruirebbe?” Ho risposto: “Se vuoi aggiornarla e investire denaro, possiamo discuterne con te”. Ma la nostra conversazione si è limitata a questa singola stazione», ha sottolineato Zelens’kyj.
Il motivo dei resoconti contrastanti sulla conversazione tra Trump e Zelens’kyj resta poco chiaro.
Rapporti precedenti hanno indicato che Zelens’kyj ha difficoltà a comunicare con i funzionari occidentali. Il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung ha affermato lo scorso ottobre che il leader ucraino preferisce parlare in inglese, nonostante la sua limitata fluidità, e rifiuta l’uso di un interprete.
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Immagine di Ralf1969 via Wikimedia pubblicata su licenza 3.0 Unported, 2.5 Generic, 2.0 Generic e1.0 Generic.
Nucleare
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Nucleare
Gli USA pianificano la produzione di una nuova bomba termonucleare

Gli Stati Uniti stanno pianificando di lanciare la prima produzione della loro nuovissima variante di bomba termonucleare a gravità il mese prossimo. Lo comunica l’agenzia per la sicurezza nucleare del Paese, la National Nuclear Security Administration (NNSA).
La B61-13 sarà una versione modificata che utilizzerà le testate B61, entrate in piena produzione nel 1968, modernizzate con nuove funzionalità elettroniche e di controllo, come un kit di coda, trasformandole di fatto in una munizione guidata. La potenza massima della testata è di circa 360 kilotoni, 24 volte superiore a quella della bomba sganciata dagli Stati Uniti su Hiroshima, secondo Fox News.
«La NNSA prevede di raggiungere la prima unità di produzione per la B61 Mod 13 entro la fine del mese, quasi un anno prima del previsto», ha dichiarato mercoledì al Congresso Teresa Robbins, presidente ad interim della NNSA.
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La produzione su vasta scala è prevista per la fine dell’anno finanziario 2025, ha affermato.
La bomba «rafforza la deterrenza e la sicurezza offrendo al presidente ulteriori opzioni contro alcuni obiettivi militari più difficili e di vasta portata», ha aggiunto.
Come riportato da Renovatio 21, nel 2023 il Dipartimento della Difesa americano ha annunciato che svilupperà la nuova versione della bomba nucleare B61 garantendo un potere distruttivo 24 volte superiore a quello sganciato su Hiroshima alla fine della seconda guerra mondiale.
A gennaio, Washington ha iniziato a schierare la versione precedente della bomba, la B61-12, nelle basi statunitensi in Europa.
Le bombe nucleari all’idrogeno B61 sono schierate dagli USA anche in Europa, Italia compresa. Le forze americane dispongono di circa 100 bombe nucleari a gravità B61 situate presso la base aerea di Kleine Brogel in Belgio, la base aerea di Buchel in Germania, la base aerea di Volkel nei Paesi Bassi, la base aerea di Incirlik in Turchia e, naturalmente, le basi aeree italiane di Aviano (Pordenone) e Ghedi (Brescia). Intensi movimenti si sarebbero registrati anche verso la Gran Bretagna.
Come riportato da Renovatio 21, due anni fa la NNSA aveva annunciato che la bomba nucleare B61-12 è ora formalmente nelle scorte degli Stati Uniti e autorizzata per l’uso operativo sul bombardiere stealth B-2A Spirit.
All’inizio di quest’anno, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha definito le armi nucleari come la più grande minaccia esistenziale per l’umanità. A marzo, il presidente degli Stati Uniti ha invitato le potenze nucleari ad abbandonare le proprie armi nucleari.
«Sarebbe fantastico se potessimo tutti denuclearizzare, perché il potere delle armi nucleari è folle», ha detto ai giornalisti. «Mi piacerebbe molto iniziare quei colloqui».
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Durante il suo primo mandato presidenziale, Trump ha ritirato unilateralmente gli Stati Uniti dallo storico Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio del 1987, citando la mancata osservanza da parte della Russia. Mosca ha condannato il ritiro e negato le accuse.
Nel 2024, dopo che il predecessore di Trump, Joe Biden, aveva permesso all’Ucraina di utilizzare missili statunitensi in attacchi transfrontalieri a lungo raggio contro la Russia, Mosca ha rivisto la sua dottrina nucleare e abbassato la soglia di accettabilità per l’uso di armi nucleari.
Secondo la nuova dottrina, qualsiasi attacco alla Russia da parte di uno Stato non nucleare sostenuto da uno Stato nucleare sarà considerato come un attacco diretto da entrambi, consentendo a Mosca di reagire con armi nucleari.
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Immagine di pubblico dominio CC0 da Wikimedia
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