Geopolitica
«Una nuova Nakba»: Israele cerca di costringere gli abitanti di Gaza a entrare in Egitto, dice dirigente ONU
Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) stanno preparando il terreno per l’espulsione di massa dei palestinesi in Egitto, creando allo stesso tempo le condizioni che renderanno loro impossibile il ritorno alle loro case distrutte a Gaza, ha affermato il capo dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi.
«Le Nazioni Unite e diversi Stati membri, compresi gli Stati Uniti, hanno fermamente rifiutato lo sfollamento forzato degli abitanti di Gaza fuori dalla Striscia di Gaza», ha scritto sabato il capo dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione (UNRWA), Philippe Lazzarini, in un editoriale pubblicato dal Los Angeles Times. «Ma gli sviluppi a cui stiamo assistendo indicano tentativi di trasferire i palestinesi in Egitto, indipendentemente dal fatto che restino lì o vengano reinsediati altrove».
Un portavoce del Ministero della Difesa israeliano ha negato le accuse di Lazzarini, dicendo che Gerusalemme Ovest non ha mai avuto un piano per spingere gli abitanti di Gaza in Egitto. Tuttavia, due parlamentari israeliani hanno scritto il mese scorso in un editoriale del Wall Street Journal che vorrebbero vedere i paesi di tutto il mondo accogliere i rifugiati di Gaza che scelgono di trasferirsi.
La guerra tra Israele e Hamas ha costretto più di 1,8 milioni di abitanti di Gaza a lasciare le proprie case, il più grande sfollamento forzato di palestinesi dal 1948, ha detto Lazzarini.
Quasi 18.000 persone sono state uccise a Gaza e uno studio israeliano ha rilevato che il 61% delle persone morte negli attacchi aerei dell’IDF erano civili. La guerra è iniziata quando Hamas ha lanciato attacchi a sorpresa contro i villaggi del sud di Israele il 7 ottobre, uccidendo circa 1.200 persone e riportando a Gaza centinaia di ostaggi.
Tra le vittime palestinesi figurano più di 270 persone che si erano rifugiate nelle strutture dell’UNRWA al momento in cui sono state uccise. Lazzarini ha detto che molti di questi rifugi si trovavano in aree del centro e del sud di Gaza che si pensava fossero più sicure del nord, dove si concentrava principalmente la campagna di bombardamenti israeliani.
«La triste realtà è che gli abitanti di Gaza non sono al sicuro da nessuna parte: né a casa, né in ospedale, né sotto la bandiera delle Nazioni Unite, né al Nord, al centro o al Sud», ha aggiunto il dirigente onusiano.
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I sopravvissuti sono ora assediati e rintanati in una «minuscola area» nel Sud di Gaza, vicino al confine egiziano, ha detto Lazzarini. A molti resta una sola opzione: lasciare del tutto l’enclave palestinese.
«A giudicare dalle discussioni politiche e umanitarie in corso, è difficile credere che ai palestinesi di Gaza che oggi sono sfollati sarà permesso – o addirittura saranno disposti – a tornare presto alle loro case distrutte», ha detto il funzionario delle Nazioni Unite.
«Se questo percorso continua, portando a quella che molti già chiamano una seconda Nakba, Gaza non sarà più una terra per i palestinesi». Nakba è la parola araba con cui nel mondo arabo si identifica l’esodo palestinese seguito alla formazione dello Stato di Israele nel 1948.
Venerdì gli Stati Uniti hanno posto il veto su una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che avrebbe mediato un cessate il fuoco a Gaza. L’amministrazione del presidente Joe Biden ha affermato che gli Stati Uniti stanno facendo più di ogni altra nazione per aiutare i civili a Gaza, ma stanno anche aiutando lo sforzo bellico israeliano, riporta RT.
Un sondaggio della CBS News pubblicato domenica ha rilevato che solo il 20% degli americani ritiene che Biden stia rendendo più probabile una soluzione pacifica al conflitto.
Lazzarini ha affermato che i civili vengono usati come pedine nella guerra, con Hamas che abdica a ogni responsabilità per il loro benessere nei confronti delle Nazioni Unite e Israele che infligge «punizioni collettive» agli oltre due milioni di abitanti di Gaza. Le «scarse» forniture umanitarie che Israele ha permesso di riversare nell’enclave hanno fornito ben poco sollievo, ha aggiunto.
«Il bombardamento e un assedio serrato stanno nuovamente creando le condizioni in cui non è possibile altro che la semplice sopravvivenza», ha detto Lazzarini. «La privazione degli aiuti umanitari è la chiave di questo piano. Dopo la distruzione del nord, la distruzione del sud è ancora in corso, solo che questa volta le persone non hanno nessun posto dove andare».
Due settimane fa Catherine Russell, direttore esecutivo dell’UNICEF, aveva parlato di «catastrofe nutrizionale» a Gaza.
A inizio novembre l’Alto Commissario delle Nazioni Unite Volker Türk, parlando con i giornalisti presso i valico di frontiera egiziano-palestinese di Rafah, aveva dichiarato che «siamo caduti in un precipizio».
Secondo il colonnello americano in pensione Douglas MacGregor la «massima priorità» per Israele è proprio quella di rendere Gaza invivibile per espellerne tutti gli abitanti sopravvissuti al massacro.
Al momento, più di un abitante di Gaza ogni 200 è stato ucciso, mentre un bambino viene ucciso ogni 10 minuti.
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Immagine di Palestinian News & Information Agency (Wafa) in contract with APAimages via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Geopolitica
Il «segretario del genocidio» con famiglia di «lobbisti di Israele»: Blinken affrontato da un giornalista su genocidio e sionismo
«Perché hai sacrificato l’ordine basato sulle regole sotto il mantello del tuo impegno per il sionismo?» ha continuato Blumenthal. «Perché hai permesso che i miei amici venissero massacrati? Perché hai permesso che le case dei miei amici a Gaza venissero distrutte quando avevamo un accordo a maggio?» Blumenthal ha accusato Blinken di aver contribuito a «distruggere la nostra religione, l’ebraismo, associandola al fascismo» e, in quella che solo per chi non legge Renovatio 21 può essere una rivelazione, ha sottolineato che il suocero e il nonno del segretario di Stato erano «lobbisti di Israele». Come ha scritto Renovatio 21 ancora anni fa, il padre Donald Blinken era ambasciatore in Ungheria, lo zio Alan ambasciatore in Belgio. Il nonno Maurice Henry Blinken fu uno dei primi finanziatori dello Stato di Israele. L’analista geopolitico francese Thierry Meyssan ha sostenuto che la madre di Blinken sarebbe di origine ucraine; altre fonti dicono invece che i nonni erano ebrei ungheresi. Secondo quanto riportato, alla fine della celeberrima intervista di Tucker Carlson a Putin, il presidente russo avrebbe detto che secondo gli archivi gli antenati di Blinken sarebbero russi, a differenza di quanto dice l’oramai ex segretario di Stato che li identifica come ucraini di Kiev. «Lo ha detto più volte. Ha detto che i suoi parenti, il suo bisnonno, sono fuggiti dalla Russia a causa dei pogrom ebraici. Questa questione viene sollevata continuamente in vari paesi del mondo – in Europa, negli Stati Uniti – con l’obiettivo di demonizzare la Russia, mostrando che è popolata da barbari, teppisti e furfanti», ha detto il leader russo. «Ma in realtà, se consideriamo le parole dell’attuale Segretario di Stato non come slogan politici, ma dal punto di vista della natura dei problemi, tutto diventerà molto più chiaro», ha continuato. «Ad esempio, abbiamo tutto nei nostri archivi. Il bisnonno di Blinken lasciò l’impero russo. Per quanto ne so, era nato da qualche parte nella regione di Poltava, ma si era trasferito a Kiev ed era fuggito da questa città».My final words for Tony Blinken, Secretary of Genocide, and his smirking press secretary, Matt Miller pic.twitter.com/DuLnepSwDl
— Max Blumenthal (@MaxBlumenthal) January 16, 2025
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Reporter @samhusseini was just physically dragged from Blinken’s briefing. “Why aren’t you at The Hague?” he asked. pic.twitter.com/Nvs10aFjgh
— Ryan Grim (@ryangrim) January 16, 2025
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Nerone chi sei. Nerone non ti temo. Per fortuna, questo scempio sta per finire. Milioni di vite di ucraini e russi stanno, più o meno consapevolmente, ringraziando.The Russians are grinding away the Ukrainian military every day and Anthony Blinken is spotted playing guitar in a Kiev bar.
You can’t make this up. pic.twitter.com/eqsGmea8vm — Woke Societies (@wokesocieties) May 14, 2024
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Geopolitica
Trump in pochi giorni ha fatto per la tregua a Gaza più di Biden in un anno e mezzo. Senza essere ancora alla Casa Bianca
Il team del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump ha svolto un ruolo decisivo nella mediazione di un accordo di cessate il fuoco tra Israele e il gruppo militante Hamas con sede a Gaza, ha riferito mercoledì il Times of Israel, citando due funzionari arabi.
Il nuovo inviato di Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff, sarebbe riuscito a convincere il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ad accettare i termini della tregua in un solo incontro.
Mercoledì, Trump ha annunciato che lo Stato Ebraico e Hamas avevano raggiunto un accordo per garantire il rilascio degli ostaggi rimasti. Secondo diversi resoconti dei media, l’accordo raggiunto in Qatar prevede una tregua di 42 giorni e uno scambio di prigionieri, inclusi tutti gli israeliani presi prigionieri nell’incursione di Hamas del 7 ottobre 2023.
Witkoff è stato nella capitale del Qatar, Doha, per la scorsa settimana e ha preso parte attiva ai colloqui per il rilascio degli ostaggi, secondo il Times of Israel. Sabato scorso, è anche volato in Israele per un incontro con Netanyahu. È stato durante quell’incontro che avrebbe convinto il primo ministro israeliano ad accettare le clausole chiave dell’accordo, hanno riferito due fonti arabe al notiziario.
Due giorni dopo l’incontro, entrambe le parti hanno detto ai mediatori di aver accettato la bozza di accordo in linea di principio, hanno aggiunto le fonti. Né Witkoff né l’ufficio del primo ministro israeliano hanno risposto alla richiesta di commento del Times of Israel. Il giornale ha anche affermato che la scelta dell’inviato di Trump è riuscita a ottenere di più «in un singolo incontro» di quanto l’amministrazione del presidente Joe Biden abbia ottenuto in un anno.
Dopo l’annuncio dell’accordo, sia Trump che Biden se ne sono attribuiti il merito. Il presidente eletto lo ha definito un «accordo di cessate il fuoco epico che avrebbe potuto realizzarsi solo» grazie alla sua vittoria elettorale a novembre.
Biden lo ha definito il risultato di una «diplomazia americana tenace e scrupolosa», nonché della pressione esercitata su Hamas e dell’indebolimento dell’Iran. Il presidente uscente ha comunque attribuito il merito al ruolo svolto dal suo successore, affermando che «negli ultimi giorni abbiamo parlato come un’unica squadra».
Alla domanda in conferenza stampa se Trump avesse avuto un ruolo nel cessate il fuoco Biden ha risposto sprezzante: «è uno scherzo?». I media internazionali, compresi quelli italiani, hanno ripetuto la solfa del capolavoro del vegliardo presidente in uscita.
Il team di Trump ha risposto su X sostenendo che Biden non avrebbe potuto concludere l’accordo senza l’intervento di Trump e Witkoff.
Anche il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha riconosciuto il ruolo di Trump nello sviluppo. «Il coinvolgimento del team del presidente eletto Trump è stato assolutamente cruciale per portare a termine questo accordo», ha detto ai giornalisti il suo portavoce, Matthew Miller.
Giovedì, l’ufficio di Netanyahu ha accusato Hamas di «rinnegare» i punti chiave dell’accordo, sostenendo che il gruppo palestinese aveva creato «una crisi dell’ultimo minuto che impedisce un accordo». I militanti hanno negato le accuse, affermando di essere «impegnati» nell’accordo.
Come riportato da Renovatio 21, parrebbe che l’inviato di Trump e Netanyahu abbiano avuto un «incontro teso». Alla base, l’idea che The Donald non apprezzi il premier israeliano, che vorrebbe vedere sostituito.
Lo Stato degli ebrei ha intensificato i suoi attacchi aerei su Gaza poco dopo l’annuncio dell’accordo di tregua. Almeno 32 persone sono state uccise in un «pesante bombardamento israeliano» mercoledì sera, secondo Reuters. Ieri, l’IDF ha accusato Hamas di aver lanciato un razzo nello stato ebraico, aggiungendo che l’incidente non ha causato vittime.
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Immagine di Gage Skidmore via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0
Geopolitica
L’inviato di Trump ha avuto un «incontro teso» con Netanyahu
Trump just posted this link of Jeffery Sachs calling Benjamin Netanyahu “a dark son of a bitch”. Never thought that would happen. Maybe Trump didn’t watch the whole video (as the piece I’m posting is at the end of the video Trump posted) or there could be some internal… pic.twitter.com/sk6HrPgppZ
— Larry McDonald (@FlakesOfGold) January 8, 2025
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