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Misteri

Trovato un secondo neonato morto nel giardino della villetta: cosa sta accadendo?

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Essendo che, come sa il lettore, Renovatio 21 si è occupata a lungo del tema dei neonati trovati morti in giro per il territorio, magari misteriosamente disposti in barattoli interrati, la notizia ci ha fatto sobbalzare dalla sedia.

 

Vi avevamo parlato del caso di Traversetolo, provincia di Parma: un neonato trovato morto nel giardino di una villetta, e nessuna idea di come il piccolo fosse finito lì.

 

Ora, colpo di scena, pare che nello stesso luogo sia stato trovato durante gli scavi ordinati dalle autorità anche un altro bambino morto, seppellito almeno un anno fa. Di lì, siamo piombati in un vortice di ipotesi agghiaccianti: due bimbi morti depositati nello stesso punto potevano far pensare a qualcosa di indicibile.

 

Ora la faccenda prende contorni più chiari. I giornali ora alludono al fatto che i due bambini (il secondo senza ancora certezze da parte degli inquirenti) avrebbero la stessa madre, una 22enne della zona.

 

Ribadiamo tuttavia che le domande restano: cosa che pare anche per i giornali mainstream, anche se non sappiamo per quanto ancora.

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La protagonista «insospettabile per l’impegno all’università, il lavoro da babysitter e il volontariato in parrocchia», scrive Il Corriere Adriatico «avrebbe tenuto segrete due gravidanze, uccidendo i figli e seppellendoli in giardino. Tutto senza che nessuno sapesse nulla: né la famiglia, né il fidanzato. Come è stato possibile?»

 

Si parla quindi di un «doppio infanticidio che pesa sulla ragazza» e di un «parto indotto il 7 agosto» dove «i primi esami hanno stabilito che il piccolo ha respirato, dunque è nato vivo».

 

«Era partita il giorno dopo il parto, quello in cui la nonna, attirata dal cane che stava scavando in giardino, aveva ritrovato il corpo del bimbo, di almeno 40 settimane, ormai senza vita, avvolto in un telo e nascosto in una buca» scrive il Corriere della Sera. La donna all’inizio lo aveva scambiato per un animale e aveva chiamato il vicino di casa che poi aveva dato l’allarme ai carabinieri.

 

 

«Sui resti del secondo corpicino, trovato successivamente ma risalente ad almeno un anno fa, sono in corso accertamenti, verosimilmente a partire dall’esame del DNA» per stabilire se anche il piccolo sia figlio della ragazza e del suo ragazzo, il padre del piccolo trovato il 9 agosto, continua il Corriere Adriatico.

 

«Si sta cercando di capire come sia stato possibile che gravidanza e dramma siano passati inosservati in una comunità così piccola, e “attenta”, addirittura per due volte secondo l’ipotesi peggiore. E infine il perché, le motivazioni di una ragazza all’apparenza ben inserita, “sana”, che non viveva emarginata o in una situazione di degrado» continua Il Corriere Adriatico.

 

Nel frattempo, siti e giornali hanno già sparato fin nel titolo nome e cognome della presunta protagonista, pubblicando anche immagini verosimilmente tratte dai social, talvolta con il pudore di pixellarle il volto, talvolta no.

 

Il giorno 16 settembre la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Parma è uscita con un comunicato, in cui innanzitutto interveniva sul dibattito in corso riguardo al caso, scrivendo del rispetto dovuto a quelle che dovrebbero essere due colonne portanti del nostro sistema giuridico, ossia il segreto di indagine e la presunzione di innocenza. Nel testo è infine comunicato che «vi è stata l’apertura di un fascicolo per possibile violazione del segreto di indagine in relazione alla propalazione della relativa notizia, che rischia di incidere sulle acquisizioni investigative in corso».

 

Tuttavia il procuratore della Repubblica Alfonso D’Avino mette nel comunicato anche qualche informazione in merito al caso stesso. Si tratta di un elenco di vari punti, a volte sorprendenti.

 

«In primo luogo, in ordine al neonato rinvenuto morto in data 9.8.2024, può ritenersi accertata, allo stato degli atti, l’estraneità dei genitori della ragazza, madre del neonato».

 

«In secondo luogo, in ordine allo stesso episodio, può ritenersi ugualmente accertata, sempre allo stato degli atti, l’estraneità del papà del neonato».

 

«In terzo luogo, nessuno – all’infuori della ragazza — era a conoscenza della gravidanza: né familiari, né padre del bambino, né amiche/amici».

 

«In quarto luogo, la gravidanza non è stata seguita da alcuna figura professionale (ginecologo, medico di famiglia, etc.)».

 

«In quinto luogo, il parto è avvenuto nella casa familiare, al di fuori di contesti ospedalieri o sanitari in generale».

 

«In sesto luogo, il parto è avvenuto in solitudine, senza la collaborazione né la presenza di nessuno, al di fuori della ragazza».

 

«In settimo luogo, per quanto riguarda la notizia di un secondo rinvenimento, essa va ritenuta veritiera ma, sul punto, vanno svolti tutti gli accertamenti del caso (soprattutto di natura tecnica medico-legale) per delineare gli esatti contorni della vicenda stessa, anche di carattere temporale».

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Vi è quindi da rilevare che, nonostante l’incredulità di alcuni (come la madre del fidanzato), la ragazza avrebbe agito completamente sola, all’insaputa di chiunque nella sua cerchia più stretta, senza la minima assistenza.

 

Inoltre, la nota dice che l’autorità non aveva ancora stabilito se il secondo cadavere di neonato ritrovato è da ricollegarsi alla ragazza. Tuttavia, poche ore fa i giornali hanno battuto la notizia che la giovane avrebbe confessato il duplice infanticidio.

 

«La ragazza di 22 anni già indagata per aver assassinato il bambino partorito il 7 agosto, è stata nuovamente interrogata e a quel punto avrebbe ammesso di aver ucciso anche il suo primo figlio, partorito circa un anno fa» scrive Il Resto del Carlino.

 

Apprendiamo dunque che la «la 22enne resta ancora a piede libero: sembra infatti che, nelle scorse settimane, il Gip abbia respinto la richiesta di misure cautelari nei confronti della ragazza da parte della Procura di Parma, non ravvisando in quella fase, esigenze cautelari».

 

«Infatti, secondo il GIP – continua il quotidiano – la ragazza non poteva reiterare il reato, non è socialmente pericolosa, né può inquinare le prove. Non si ravvede nemmeno il pericolo di fuga: dopo aver partorito il 7 agosto ed ucciso il bimbo, è partita con la famiglia per gli Stati Uniti in vacanza ed è ritornata regolarmente in Italia nonostante l’inchiesta fosse già stata avviata».

 

La ragazza sarebbe «quindi attualmente indagata a piede libero per omicidio premeditato e occultamento di cadavere».

 

Si pongono ora le domande sul contesto di questa storia indicibile.

 

La questione più sorprendente rimane quella per cui la giovane avrebbe potuto dissimulare fisicamente il pancione. Cosa che a molti pare impossibile. Non risulta, da quello che si è potuto vedere, che si tratti di una persona obesa, cioè un caso dove, sappiamo dalle cronache, è possibile di occultamento di gravidanza.

 

Vi sarebbero inoltre testimonianze, come quella della madre del padre del bambino, che sostiene di averla vista con la pancia scoperta, classico look estivo delle sue coetanee. «Com’è possibile non essersi resi conto che lei era incinta? Le assicuro che non era possibile, ha girato tutta l’estate con la pancia scoperta» ha detto la donna all’ANSA.

 

Sulla stampa scrivono che avrebbe digiunato, ma ci si chiede quanto il digiuno possa ridurre la pancia. Soprattutto, un digiuno così significativo, è difficile non farlo notare: i famigliari, gli amici, vedono che la persona non mangia, si preoccupano, cominciano a paventare l’anoressia… Anche questo è un punto da chiarire.

 

Così come la ragazza possa aver partorito in casa totalmente sola. Caso effettivamente possibile, ma rarissimo.

 

A queste domande, si spera, verranno trovate delle risposte dalle indagini.

 

Poi vi sono mille altre domande che sorgono a chiunque ponga la mente per qualche minuto su questa vicenda terrificante.

 

Perché la ragazza non ha abortito, visto che in Italia il feticidio è libero e gratuito (pagato dal contribuente)? Da maggiorenne, sia questa vola che l’altra, non aveva la possibilità di farlo anche subito, senza dover dire niente a nessuno? Poco fa Repubblica scrive che il consultorio del paesino dichiara che la donna «non ha fatto accesso nelle nostre strutture». In pratica, non aveva nemmeno iniziato a pensarci concretamente – anche se è riportato che avrebbe cercato su Google «come abortire il secondo figlio».

 

Vedremo adesso se l’opinione pubblica finirà ad affrontare il paradosso: se il bambino lo uccideva prima, con l’aiuto dello Stato, la ragazza non sarebbe stata accusata di omicidio. Se il feto abortito finiva, invece che nel giardino di casa, tra i rifiuti ospedalieri, non ci sarebbe stata l’accusa di occultamento di cadavere. Il bambino è lo stesso, ricordiamo. Tuttavia, poche settimane, per lo Stato moderno, fanno la differenza, tra la vita e la morte, tra il «diritto» e la galera.

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E ancora, interrogativo abissale che qualcuno si pone: visto che se ne è trovato un secondo, di cui sempre non si sospettava nulla, è possibile che bambini siano di più?

 

Poi, c’è la questione psicologica: come è fatto davvero l’animo di una persona che partorisce suoi figli, lo seppellisce e poi parte per le ferie? È un caso particolare? Oppure, pensano le persone più agé, dobbiamo pensare che si tratta di una moralità nuova delle nuove generazioni?

 

Qualcosa, da qualche parte, non torna ancora del tutto.

 

I giornali, che a parte la rivelazione di nome e fotografia («sbatti il mostro in prima pagina», si dice), sono stati per lo più «delicati», ora hanno iniziato con gli articoli dello stupore: «Poche ore dopo il delitto la madre è andata all’aperitivo. Lo sgomento dei vicini: «Era la baby sitter più referenziata» scrive La Stampa. «Studentessa di giurisprudenza, attiva nel volontariato, sportiva e baby-sitter stimata»

 

È un quadro che conosciamo bene, quello dell’insospettabile, quello del virgolettato della porta accanto stile «salutava sempre». È parte di un processo di mostrificazione che abbiamo visto mille volte. La serie è quella della «doppia vita», e la conosciamo tutti: immediatamente, l’incongruo viene rubricato dal cervello in un cassetto sicuro.

 

La narrazione, insomma, ora vira completamente verso un’unica colpevole, sola, e il mistero della sua anima.

 

Ma siamo completamente sicuri che non ci sia dell’altro?

 

Nella quantità di storie di neonati morti trovati in giro per l’Italia – nei cassonetti, per strada, nei porti, negli stagni, nelle università, oppure misteriosamente imbarattolati e sepolti, o ancora finiti di bidoni da smaltire – manche sempre l’inizio: come è venuto al mondo quel bambino? Chi è la madre? Perché?

 

Visto il numero immenso, è impossibile per noi pensare che in tutti quei casi ci sia dietro una storia come questa, eppure ci stanno dicendo che invece, sì, è possibile, magari le cose vanno semplicemente così – c’è una ragazza capace di nascondere al mondo la gravidanza per nove mesi, che poi si libera del bambino prima di andare in vacanza.

 

Riconosciamo che si tratta, rispetto ad altre idee oscure che vengono in mente sull’origine della montagna di bimbi morti, di una spiegazione tranquillizzante.

 

E forse il punto è proprio questo: la dissonanza cognitiva dei feti morti trovati ovunque sta per finire? Chi lo vuole?

 

Ancora domande, al momento non abbiamo altro. Le più tremende, comunque, al momento ce le teniamo per noi.

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Immagine screenshot da YouTube
 

 

Misteri

La verità sull’incontro tra Amanda Knox e il suo procuratore. Renovatio 21 intervista il giudice Mignini

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Tre settimane fa Renovatio 21 ha intervistato il giudice Giuliano Mignini, notissimo, e non solo in Italia, per aver trattato il caso del Mostro di Firenze e dell’omocidio di Meredith Kercher, finito praticamente protagonista nella serie messa in onda dal canale streaming Disney+ The Twisted tale of Amanda Knox, che racconta la versione della Knox riguardo la vicenda perugina. Ora la miniserie è conclusa. Abbiamo sentito ancora una volta il dottor Mignini per chiedergli riguardo alla serie e non solo. Ne è nata, come l’altra volta, una discussione profonda che è spaziata dai dettagli del caso alle origini etrusche di Perugia alla Messa in rito antico, dal rapporto instaurato con la Knox alle caratteristiche della cultura italiana, di quella britannica e di quella americana, passando per le sue supposizioni sul caso, le incongruenze che sono emerse e le proprie memorie personali.   Poco dopo la pubblicazione di questo articolo, il dottor Mignini ha inviato a Renovatio 21 alcune precisazioni che pubblichiamo in calce a questo articolo.   La serie Twisted tale of Amanda Knox si è appena conclusa. Vorremmo conoscere un suo primo giudizio a caldo su quanto ha visto. Che sensazioni ha provato guardandola?  Io mi sono un po’ stancato di questa storia, perché l’unica possibilità di parlarne con un profitto sarebbe quella di dire tutta la verità e invece nemmeno in questo caso avviene. Il programma è fatto bene, gli attori sono molto bravi soprattutto la Grace Van Patten che interpreta Amanda e anche Acquaroli che mi ha interpretato – non mi assomiglia minimamente – è un attore molto bravo e che ha colto, non sempre, degli aspetti di come io vedevo questa storia, e il più delle volte ha intuito certe cose.   Ho visto tutta questa mini serie, ci sono degli spunti fatti bene e anche interessanti dal punto di vista delle indagini… cioè lei [Amanda, ndr] si apre in qualche modo, ma per il resto l’impostazione della vicenda è non conforme a quello che è stato, salvo in alcune parti dove lei è abbastanza sincera. Amanda stessa mi chiese se avessi voluto partecipare a questo programma, ma io ho detto no, assolutamente, perché non condivido la linea e lei sa le mie motivazioni.     Non mi va, nel modo più assoluto, l’atteggiamento quasi bigotto con cui vengo presentato. Amanda viene da una famiglia credo presbiteriana e adesso è diventata buddista, stoica e buddista, ed è un passo avanti, diciamo così, e quindi lei non capisce le sfumature che ci sono nel mondo cattolico. Il mondo cattolico è il mondo più vario che ci sia.   Le faccio un esempio: Don Saulo era il mio parroco quando ero piccolo, ma prima ancora c’era don Primo Ciampoletti, quello della messa pre-conciliare, della messa con le spalle rivolte ai fedeli per intenderci ed io sono stato educato al vetus ordo missae. Don Saulo è una brava persona e un uomo essenzialmente buono e credo anche onesto, e il vantaggio che abbiamo avuto è che lui vuol bene a tutti e due. Però è un uomo che ha risentito dell’influenza di Giovanni XXIII. Quando ci fu il Concilio Vaticano II io avevo dodici anni.   Tornando alla serie, il fatto che il mio personaggio faccia il segno di croce addirittura vedendo un uccello cadere dal Tribunale di Terni non esiste proprio. Terni è una città in cui peraltro non ho mai abitato tanto che però mi ha messo in crisi il concetto dell’Umbria, perché di fatto l’Umbria vera è Terni mentre noi qua a Perugia siamo Etruschi. Io sono un tipo di cattolico molto laico, mi perdoni l’aggettivo, ghibellino. Non guelfo, non clericale. E invece loro che non capiscono queste sfumature hanno girato una scena del genere e a me dà fastidio.   Era un aspetto della narrativa che ambienti ostili alle indagini sul caso Narducci utilizzavano contro di me non avendo nient’altro a cui potersi attaccare per screditarmi: non sono corrotto, sono onesto e sono ben voluto dalla gente. L’unica cosa con cui pensavano di potermi attaccare era il fatto che io fossi fortemente religioso. Io sono cattolicissimo, ma sono aspetti che tengo per me e sono molto geloso della mia intimità. Il primo punto è questo.   Poi c’è la polizia che è la grande imputata di questo racconto. Io come pubblico ministero sono stato abituato – adesso sono in pensione, ma sono sempre legato al mio mondo – ad avere un rapporto franco e di collaborazione con tutte le forze di polizia. Ho un particolare legame con l’Arma dei carabinieri per l’episodio che si vede nella serie, perché quando mi morì il babbo, che era dell’Associazione San Vincenzo De’ Paoli e in questa veste prestava aiuto ai detenuti e alle detenute del carcere.   Il carcere era situato a contatto con la mia casa originaria, quella dove sono nato, e dalla finestra del salotto che si apriva verso piazza Partigiani e sulla destra c’era il cortile di passeggio del carcere femminile che prima di essere destinato alle donne, dopo la guerra, era stato destinato ai detenuti fascisti, fra cui il prof. Franz Pagliani che pronunciò l’orazione funebre per mio padre. Il Pagliani fu costretto a scappare da Bologna e venne qua per non essere ucciso. Fu comandante della III Brigata Nera Mobile Attilio Pappalardo di stanza a Bologna.   Quando morì mio babbo avevo quattro anni. Nella serie mi si vede da bambino che guardo incuriosito le detenute donne [ride], il che non è vero. Da quella finestra non potevo affacciarmi perché alcune detenute mi chiamavano e mi sorridevano e quindi io stesso mi tenevo lontano da quella finestra, ma ciò è avvenuto quando avevo sedici o diciassette anni.   Tornando alla polizia devo dire che c’era una poliziotta di quelle che hanno seguito il caso, di cui non faccio il nome, che era la responsabile della sezione omicidi, che aveva una certa antipatia per Amanda. Ho sempre notato questa cosa e le donne in genere mal sopportavano Amanda e si era creata questo pregiudizio verso questa ragazza che ha purtroppo condizionato molto le indagini e la polizia ha fatto degli errori. Per esempio le imprecisioni nel rigore della verbalizzazione: loro aprivano il verbale alle ore tot e poi quando lo chiudevano non mettevano l’ora e questo consentì delle strumentalizzazioni.   Quando Amanda è stata interrogata, a sommarie informazioni, io non c’ero, l’ho detto e l’ho ripetuto. Stavo a casa perché avevo interrogato le ragazze inglesi che non sopportavano Amanda, me lo ricordo perfettamente, e quindi ero molto stanco e andai a dormire. Ero stato avvertito dal dirigente della squadra mobile Profazio che quella sera avrebbe dovuto interrogare Sollecito il quale in quell’occasione prese le distanze da Amanda per la prima e unica volta.   C’è sempre il cosiddetto salvataggio in corner che sarebbe che «tutto quello di negativo ho detto nell’interrogatorio è la polizia che me lo ha fatto dire». Tutto può essere, ci mancherebbe, io non c’ero, però dare sempre la colpa alla polizia mi pare strano. Sa cosa potrebbe essere successo? C’era un affollamento di poliziotti che si vede anche nella serie, entravano e uscivano dalla stanza e questa ragazza di vent’anni, lontana da casa, era frastornata e a un certo punto viene chiamato in causa un ragazzo nero che prima lei indica in Patrick Lumumba e poi in Rudy Guede.   Cosa c’è dietro questo scambio di persona? Questo è un quesito che mi sono sempre posto, non voglio entrare in merito, ma è così. 

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Questa è una cosa curiosa infatti. Prima accusa un ragazzo poi un altro e ambedue sono di colore. Il campetto di basket ubicato proprio sopra a via della Pergola è legato a Rudy e non a Lumumba. Detto questo, c’è anche un altro fatto: il questore annuncia la chiusura delle indagini dopo pochissimi giorni dal fermo dei tre ragazzi e lì c’è la scena in cui rimprovero i poliziotti. Quella scena è verissima, perché questo ha fatto un danno alle indagini. Per giunta tutto quello che avveniva di negativo in questa vicenda, in America veniva riferito a me. Perché non lo so.    Lei probabilmente è stata la figura rappresentativa delle indagini, nel bene e nel male. Forse perché avevo svolto le indagini sul caso Narducci, anzi al tempo del delitto Meredith ancora le stavo svolgendo. Poi c’è questo colloquio con Amanda, dopo tanti anni, che io temevo. Ricordo che appena terminato il colloquio, scrissi tutto quello che ci siamo detti con Amanda, ma non lo faccio leggere a nessuno. Solo lei lo ha visto e mi ha confermato che andò proprio in quel modo.   Non è come si vede nella serie. Ci fu sì una discussione e lei che si ostinava dire: «perché senza prove?». «Ma come senza prove? Come si fa dire queste cose?». La prima sezione della Cassazione considera legittima una condanna senza prove? Senza prove cosa significa? Che ho preso dei dati a caso? Ma come si permettono di dire queste cose. A Perugia odiano Amanda. Sollecito sa come viene chiamato nella serie? «Mister nobody».    Nella serie Raffaele Sollecito, che non è un brutto ragazzo, viene raffigurato un po’ come un nerd. Un nerd, esatto, ma più che altro lei lo definisce «nobody». Io mi sarei arrabbiato se fossi stato apostrofato in quella maniera. Ci sono aspetti di quel colloquio che sono corrispondenti al vero come quando me la prendo con la stampa americana e ne dico di cotte e di crude. Lei se lo ricorda questo fatto. Molti americani si sono dimostrati ignoranti e avevano la tendenza a pretendere quasi che il processo si svolgesse secondo le loro regole. Non generalizzo ovviamente, su duecento milioni qualcuno si salva intendiamoci. Ma il processo era sotto la giurisdizione italiana.   Il colloquio vero che ho avuto poi con Amanda è stato molto più lungo e abbiamo affrontato molti più argomenti e lei, mi ricordo, che fu molto affettuosa. Poi siamo andati a pranzo. Mi invitarono anche alla cena a cui sarebbero intervenuti i due avvocati di lei, ma io a questa cena ho preferito non andare. Al pranzo c’era Don Saulo e il marito, persona simpaticissima che è l’unico della sua cerchia che mi ha capito. C’era anche la figlia piccolina che nella realtà le ho portato un giocattolo che Amanda mi ha poi detto che lei tiene sempre con sé. È un carillon. Le è piaciuto tantissimo.   La mamma di Amanda fu ostile al massimo, è rimasta fuori. L’incontro nella realtà è stato molto più lungo e anche molto più cordiale.    La data dell’incontro era esattamente… Il 17 giugno 2022. Durante il pranzo mi sono ricordato che era l’anniversario della morte di mio babbo. Quel giorno era andato a sentire a Firenze l’opera lirica La fanciulla del West e più fanciulla del West di Amanda chi ci può essere? Guardi un po’ il caso… Lei è rimasta colpita perché ha una notevole sensibilità, questo lo devo dire. È una persona che io ho fatto fermare, chiesto la condanna all’ergastolo in primo grado e in secondo grado, ed è stata poi assolta. Finito il processo, lei mi cerca e mi dice che vuol parlare con me, come facevo a declinare.   Lei ha sempre riconosciuto che io ero una persona che ho agito in piena buona fede. Sentirselo dire da una ex imputata, per la quale avevo chiesto l’ergastolo, è una cosa che non può far rimanere indifferenti. So che molti la odiano a prescindere. Mentre l’altro, il Sollecito, è rimasto sempre fermo sulle sue posizioni. È convinto che io l’ho messo dentro per cattiveria. Io non lo direi mai di un magistrato perché so che un magistrato ci ragiona, poi può sempre sbagliare per carità, ma insomma, che uno metta in galera una persona a caso, beh non credo sia proprio possibile.    Questa mini serie ritiene che possa essere un’ulteriore operazione di strategia di PR?  La gran parte degli americani vivono di queste invenzioni. Posso dire tranquillamente che di me non hanno capito proprio niente! Gli inglesi un pochino di più.    Che effetto le fa essere un personaggio rappresentato in una serie TV? Io non ho partecipato in nulla a questa serie. Non me la sono sentita di collaborare perché non sono d’accordo con l’impostazione che è stata data. L’ho detto chiaramente ad Amanda, questo.   Al di là di tutti gli aspetti che stiamo analizzando, le suscita un po’ di curiosità vedersi interpretato da un attore? Guardi, non me ne frega niente [ride]. Mi importa che quello che ho fatto venga interpretato correttamente, mentre invece sia in malafede che per ignoranza, vedo che spesso avviene il contrario. Non è che mi sono fatto amici con la mia attività, sia chiaro.   Ci sono cose che l’hanno particolarmente disturbata in questa mini serie? Prima già ha fatto qualche accenno. Vuole aggiungere altro? Il fatto che mi rappresentano come un bigotto, ma non lo capiscono perché gli Stati Uniti sono un Paese a maggioranza protestante e calvinista. Il protestantesimo peggiore.    Scena totalmente inventate che la riguardano ce ne sono? Alla fine di questa di mini serie, che io mi sono dovuto pappare tutta, perché volevo capire bene come è stata fatta. Mi si vede dopo il colloquio con Amanda che lo hanno dipinto più freddo di quello che invece fu. Lei mi regalò il suo libro, prima mi chiamava dottore poi Giuliano e mi fece anche la dedica. Mi si vede che cammino non si sa dove, poi si vede la chiesa che dovrebbe essere la chiesa di Santo Spirito, che era la mia vecchia chiesa parrocchiale.   Nell’altra scena non inquadrano me, ma si vede Don Saulo che entra nel confessionale, si mette i paramenti, capisce che c’è qualcuno alla sua destra che deve confessarsi, lui apre lo sportellino del confessionale, guarda, non si vede niente dall’altra parte, ma si vede uno che come se fosse commosso, ma non è chiaro.   Ecco, quella scena è totalmente inventata! Io da don Saulo non mi sono mai confessato [ride]. Mi sono confessato dai domenicani e da padre Ave e prima ancora da padre Vittore.    L’incontro tra lei e Amanda dove è avvenuto esattamente? Nella Casa Sacro Cuore, al secondo piano. C’era don Saulo, la figlia, il marito e la mamma che era rimasta fuori, perché non voleva incontrare «il mostro», che sarei stato io. Devo dire che la mamma di Amanda la capisco.    È vero che ha preso la mano di Amanda durante il primo incontro? Sì, l’ho tenuta a lungo perché ho visto che era molto turbata e cercavo di incoraggiarla. Ma anche lei me l’ha presa. Il nostro incontro è durato tre ore. 

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Una trovata registica mostra le lettere che Amanda le spediva luminose, come a dire che lei non volesse aprirle. Non è avvenuto così. Non è stato don Saulo che me le ha portate, bensì delle persone amiche mie e di Amanda e a un certo punto, in un bar del centro qua di Perugia, mi hanno detto che c’erano queste lettere che dovevo leggere. Erano molto belle. Lei in queste lettere dice che voleva incontrarmi da tanto tempo, sin dai tempi del processo, ma che la distinzione dei ruoli ci aveva impedito ciò.   Lei ha deciso di leggerle dopo alcune lettere. Solo dopo un po’ di tempo ho deciso di rispondere. Vorrei che fosse chiaro un aspetto non secondario: io ero in pensione quando ci fu questo scambio epistolare. E lei era stata assolta, sia pure con formula dubitativo, ed è bene sottolinearlo perché non si dice mai. Poi il punto che l’ha turbata è quella sentenza ultima che peraltro non ha soddisfatto nessuno. E lei infatti è stata posta nel luogo del delitto e probabilmente anche Sollecito.   Le lettere erano cartacee o ci fu una corrispondenza solo via mail? Erano state inviate via mail, ma poi erano state stampate.    La figura di Amanda in questa miniserie esce come vincitrice morale. L’Amanda studentessa è diversa dall’Amanda madre e moglie di oggi. Io ho avuto tante indicazioni, tante confidenze riguardo questa storia durante questi anni. Vincitrice morale di che? Lei ha mentito, ma non se ne è accorta perché quella notte non capiva più niente e questo è il punto fondamentale. Per lei era facile: «Non sono stata io. Sono innocente». Per me era difficile invece, perché avrei dovuto dirle: «Capisco che sei una brava persona, ma le cose non sono andate così. E perché non sono andate così?». C’è il famoso gancetto di reggiseno di Meredith, piegato dalla violenza, dove c’è l’aplotipo di Sollecito e nella stoffa c’è il profilo genetico di Rudy.    Renovatio 21, nell’intervista precedente, ipotizzò che Amanda scrivendole abbia dimostrato di percepire in lei una sorta di figura paterna, che evidentemente cercava, visto il suo vissuto familiare. Nell’episodio finale della serie la cosa è rovesciata, tra le lacrime, in un momento comunque struggente, la Knox le chiede perché lei non abbia visto in quella ragazza una delle sue figlie. Lei pensa che non l’ho vista? Non era così. Un magistrato ricopre un ruolo istituzionale importante che ha delle regole e un codice etico. Quando bisognava chiedere la condanna, in primo e in secondo grado, nel secondo grado avevo per fortuna il collega Costagliola, ma in primo grado il più anziano ero io. Dovevo quindi io fare le richieste. Sapeste quanto si soffre a chiedere la condanna, soprattutto per due ragazzi.   Io ho tutte figlie femmine e chiedere la condanna per una giovane studentessa che poteva essere mia figlia è stata una sofferenza. Sa come l’ho superata? Per cercare di dare coraggio a me stesso ho ricordato i tre iuris praecepta del diritto romano: honeste vivere, alterum non laedere e suum cuique tribuere. Quando ho dovuto chiedere la condanna lei pensa che io non stavo soffrendo? Ero convinto di quello che chiedevo.    Quando fu letta la sentenza di assoluzione, lei che cosa provò in quel momento? Io ero convinto che avremmo fatto ricorso e la sentenza sarebbe stata annullata. Ero certo. La salvezza loro è stata che l’avvocato Biscotti ha chiesto per Rudy l’abbreviato. Rudy aveva una Corte d’appello da plotone d’esecuzione.    In un momento della serie si vede che lei si scaglia contro la macchina delle PR della famiglia Knox. Di cosa l’accusarono e quale cosa l’ha offesa di più? Io non l’ho capito, perché non si capisce quello che dicono gli americani. L’America è nata in polemica con l’Europa, in particolare con l’Inghilterra, in particolare con la chiesa anglicana, perché loro erano calvinisti. Loro erano la terra promessa, i nuovi ebrei, si sentivano così. Gli anglicani e noi europei eravamo per loro una specie di faraoni,. Io ero l’inquisitore medievale che perseguitava questa ragazza americana, che in quanto americana, era innocente, pura e candida. È così per loro. Queste cose gliel’ho dette. Per noi invece lei era la strega. È un incrocio di pregiudizi. Per gli inglesi era metà e metà. Quello di cui mi rammarico è che Meredith non l’ho mai conosciuta. L’ho vista cadavere.    La famiglia della Knox ha dovuto far fronte a uno sforzo economico non indifferente. Oltre che una famiglia agguerrita nel voler difendere la figlia, pare ci sia stato un appoggio di una parte del Dipartimento di Stato Americano e spezzoni del Partito Democratico che hanno appoggiato e difeso Amanda. La Clinton. Non ho capito che interessi potevano avere in quel momento. Io ho avuto pressioni anche da parte di un giudice della Corte Superiore dello Stato di Washington. Lui abitava a Seattle che per arrivarci bisogna arrivare all’Atlantico, superarlo, e poi superare tutta la parte continentale degli Stati Uniti e arrivare alle soglie del Pacifico. Lui da lì aveva deciso che lei era innocente.    Mi viene da sorridere, ma è strana come cosa. Lo so, ma è così. 

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Amanda ha sempre sostenuto di essere stata perseguitata ingiustamente. Ha parlato mai di perdono nei suoi confronti? Io gliel’ho spiegato, ma lei probabilmente ha una concezione calvinista e quindi tutto è peccato. Un giudizio espresso da un magistrato che tu ritieni sbagliato, è peccaminoso secondo la sua visione. Ma non è così e gliel’ho detto. Probabilmente lei è convinta di avere detto la verità, perché non si ricorda. C’è un’amnesia post-traumatica che ancora fa sentire i suoi effetti. Poi se la gente crede o non crede, il film l’ha fatto lei, non l’ho mica fatto io. Però lei ha, non so perché, manifestato questo atteggiamento benevolo nei miei confronti.   Prima ha parlato di una conversione di Amanda verso il buddismo. In un certo periodo le è sembrato che lei si stesse avvicinando alla religione cristiana? Penso anche al rapporto con don Saulo.  Quando era in carcere può essere. Quando mi scrive parliamo di tante cose e lei mi ha chiesto di poter utilizzare quello che le avevo detto in discorsi pubblici. Perché io ho accettato? Perché questo discorso era opinabile, non si può dire è giusto o è sbagliato, perché io ero stato accusato di averla perseguitata e dovevo dimostrare che non era vero e io glielo dico: «non ti ho mai odiato». È vero. Se avessi rifiutato l’incontro, avrebbero detto il contrario. Poi, essendo un magistrato, io mi dicevo: «chi te lo dice che lei non potrà aprirsi e dirti qualcosa del delitto?». E difatti qualcosa è venuto fuori. Per esempio quel fuggevole rapporto con Rudy, che lei aveva sempre negato e invece lei poi l’ha ammesso. Io ho un’idea, ma non la dico qui.    È curioso che proprio alla fine del film c’è scritto che alcune scene sono romanzate.  Quella della confessione è romanzata. Non possono dire che fossi io, perché non si vede niente.   In tutta questa vicenda la figura di Amanda è enormemente preponderante rispetto agli altri. Rispetto a Sollecito Amanda è una figura gigantesca. Gli elementi a carico di Sollecito ci sono, come il gancetto del reggiseno che è la cosa più importante, più che il coltello. Nel coltello vi è poco materiale che potrebbe essere anche materiale non ematico, quindi non sangue.    Sul gancetto del reggiseno pare non ci siamo dubbi invece. Sa cosa ha detto il professor Novelli, il maggior genetista italiano nonché nostro consulente? I cosiddetti esperti americani fanno la domanda: «ma potrebbe esserci andata la polvere…». Come faceva la polvere con l’aplotipo di Sollecito a finire lì dopo un mese dal fatto? Come faceva? E allora lui ha risposto: «se questo fosse possibile, sarebbe più facile che un meteorite cadesse qui, in questo tribunale, in questo momento, piuttosto che una cosa del genere».   Amanda viene dipinta come una strega da alcuni. Fu la stampa americana che tirò fuori per prima questa cosa qua oppure fummo noi italiani che la etichettammo in quel modo? Furono gli inglesi all’inizio. Cioè la demonizzazione di Amanda è stata fatta dagli inglesi e lei lo ha detto. Quando io ho parlato delle calunnie che ho ricevuto dagli americani, nel programma si vede, lei mi dà ragione.   Aradia, il Vangelo delle streghe è un testo considerato «sacro» dai movimenti della stregoneria moderna. È curioso pensare fu scritto 126 anni fa proprio da un americano, Charles Godfrey Leland, basando tutto su istruzioni di una anziana praticante della «vecchia religione» (secondo lui, un paganesimo precristiano collegato alla mitologia etrusca) incontrata non lontano da qui sull’Appennino tosco-emiliano. Le streghe sono un fatto caratteristico del protestantesimo, perché il cattolico non ha questa tendenza macabra. Loro invece ce l’hanno. La famosa Wicca. Qui a Perugia non ce l’abbiamo questa cosa. Non appartengono al mondo etrusco. Le streghe, se vogliamo, sono più verso la parte appenninico-adriatica, Benevento e il Nord Italia, ma non so perché.   Come la vede Amanda? Volevo dirle qualche cosa sul carattere di Amanda. È una ragazza molto intelligente. Io a un certo punto le ho chiesto: «Ma io come sono per te?». «Cocciuto fino all’inverosimile, difendi le tue idee, se sei convinto, in una maniera molto forte. E poi hai un cuore grande come il mare». Mi ci ritrovo in questo ritratto che mi ha fatto. Lei ha una tendenza a perdonare tutto, perlomeno così la vedo io. Sta sempre dalla parte della vittima o della pretesa vittima. Al che io le ho detto: «Anche il giudice Borsellino è stato vittima, ma prima era inquisitore e forse domani sarà santo». È molto ingenua.   Dissero al tempo che era una manipolatrice.  È molto leale e nella nostra corrispondenza epistolare non ha mai tradito le cose riservate che io le ho detto. Io le ho inviato il resoconto particolareggiato fatto a caldo dell’incontro e lei mi ha dato ragione. Non era come diceva lei. Non se lo ricordava bene.    Amanda quando fu coinvolta in questa storia sapeva che lei stava già indagando in un caso importante come quello del caso Narducci? Nella serie ne ha parlato.   Ha contezza di ciò che rappresenta la storia del Mostro di Firenze? Non lo ha capito, perché loro hanno questa mania del cospirazionismo, perché loro le cospirazioni le fanno sempre, noi no. Io non gliele mando a dire, sono molto sincero con lei.    Gli americani sono sempre molto affascinati dai loro serial killer, ma pare che molti siano attratti dalla vicenda del mostro di Firenze. Si, ma non c’hanno capito niente perché hanno ascoltato Mario Spezi e Douglas Preston. Qualcosa alla fine lei ha capito. 

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Amanda è da poco intervenuta in un podcast con Gwyneth Paltrow e ha rilasciato delle dichiarazioni che lei non condivide. Ah! Ci furono circa tre giorni e mezzo per i primi interrogatori di Amanda. Lei in quel podcast dice che è stata interrogata per cinquantatré ore. Cinquantatré ore in tre giorni e mezzo che significa? Che la polizia non va a dormire, lei nemmeno, non mangia per tutte le ventiquattro ore, per due giorni, più altre ore il terzo giorno (…) Possibile che non capiscono? C’è stato solo un giornalista italoamericano che ha capito questa incongruenza. Il resto nulla. Questa Gwyneth Paltrow ha bevuto questa cosa senza reazione. Come è possibile?   Nell’intervista della Knox da Bruno Vespa dice che è stata «torturata dai poliziotti». Nella miniserie non vi è nessuna tortura.    Qualcuno dice che oltre ai tre ragazzi quella notte, in quella casa, c’erano altre due persone. Lei che idea si è fatto in merito? C’è un’indagine aperta, perché ci sono delle novità. Io ha fatto la mia parte e ho comunicato quello che mi è stato riferito da una persona alla procura. Vediamo quello che fanno. C’era una macchina davanti al cancello aperto la notte del delitto, ma non capisco e non mi ricordo perché la polizia non ha identificato l’utilizzatore della macchina. Qualcuno aveva parlato anche della presenza di un appartenente elevato ai servizi segreti.    Per quale motivazione in caso? Non lo so. Sarebbe normale sul caso Narducci.    Il suo rapporto con Amanda come sarà da qui in avanti? Fermo restando che io ho apprezzato questo suo atteggiamento, ma come si dice, amici come prima, ma adesso basta perché poi si possono creare equivoci e la gente tante volte non comprende bene. I suoi non erano contenti di questa cosa, e lo evince anche guardando la serie. Lo stesso discorso, più o meno ce l’ho anche io in casa.    Francesco Rondolini     PRECISAZIONI DEL DOTTOR MIGNINI   Gentile redazione di Renovatio 21,   ho preso visione dell’articolo sul mio colloquio con Amanda Knox e, pur apprezzandolo, desidero formulare alcune considerazioni per meglio chiarire la mia posizione:   1) Ho apprezzato il coraggio e lealtà di Amanda Knox ma non ne condivido il giudizio sulla vicenda processuale.   2) il giudizio critico è ad una parte, non so quanto estesa, dell’opinione pubblica statunitense, ma respingo ogni forma di indebita generalizzazione che costituisce un errore logico.   3) l’ultima sentenza della Cassazione non ha soddisfatto nessuno. È sotto gli occhi di tutti. Ma è una sentenza che, al di là dei suoi errori, va rispettata. Vi ringrazio.   Giuliano Mignini  

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Misteri

Candace Owens pubblica i presunti messaggi di Charlie Kirk: «vedo il cattolicesimo in maniera sempre migliore»

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Candace Owens ha pubblicato presunti messaggi personali del defunto Charlie Kirk che dimostrano un crescente interesse per la Chiesa cattolica. Lo riporta LifeSite.

 

In uno dei messaggi, Kirk affermava che «vedo il cattolicesimo in maniera sempre migliore». Owens ha affermato che Kirk le ha inviato il messaggio nel febbraio 2024 durante conversazioni private sulla teologia e sull’uso politico del termine «giudeo-cristiano».

 

Candace ha descritto l’osservazione come parte di uno scambio continuo tra amici, aggiungendo di non aver mai affermato che Kirk si fosse convertito o si stesse preparando a farlo. «Charlie stava attraversando alcuni cambiamenti spirituali verso la fine», ha detto l’attivista, affermando che Kirk «non frequentava la chiesa del pastore Rob McCoy», ma piuttosto andava a messa ogni settimana e a volte anche più spesso.

 

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Owens ha anche attirato l’attenzione sul ciondolo di San Michele che Kirk indossava al momento della morte, aggiungendo che la sua vedova, Erika, aveva portato un vescovo a pregare sul suo corpo in seguito, e in precedenza aveva portato un prete a casa loro per pregare dopo una «fattura» comminatagli pubblicamente da giornalisti di sinistra.

 

Aveva anche parlato positivamente dell’importanza della Madonna, presentandola come la «soluzione al femminismo tossico» e invitando gli evangelici a venerarla di più.

 

 

Tuttavia, pur notando che i cattolici «speravano che avrebbe fatto il passo successivo perché stava pregando il Rosario», Owens ha insistito sul fatto che Kirk non aveva deciso di convertirsi e che lei non aveva mai affermato il contrario.

 

La rivelazione arriva nel mezzo di controversie in corso sulla vita spirituale e l’eredità di Kirk, seguite al suo assassinio a settembre. Alex Clark e Andrew Kolvette della TPUSA avevano recentemente discusso dell’interesse di Kirk per il cattolicesimo, definendolo più estetico che teologico.

 

«Stava diventando cattolico? No», ha detto Kolvet, produttore e caro amico di Kirk. «Ma amava molto la Messa cattolica. Amava il suo rituale. Amava la bellezza delle antiche chiese cattoliche e le vetrate. E lui ed Erika ci andavano ogni tanto».

 

«Mi è sembrata una specie di insabbiamento», ha detto la Owens a proposito di questa conversazione, chiedendosi perché personaggi vicini a Kirk si fossero affrettati ad affermare che non si stava avvicinando al cattolicesimo.

 

«Sono rimasto un po’ stupita», ha detto Candace, definendo il modo in cui hanno parlato dell’argomento un «tentativo inautentico di dissuadere l’idea che Charlie si stesse ammorbidendo nei confronti del cattolicesimo».

 

Le opinioni religiose di Kirk sono diventate un punto focale nella più ampia lotta sulla sua eredità, con personalità interne a Turning Point, e commentatori come la Owens che offrono resoconti divergenti delle sue posizioni private su questioni di fede.

 

Il giornalista della testata d’inchista di sinistra Grayzone Max Bluementhal ha sottolineato che un’eventuale conversione al cattolicesimo di Charlie lo avrebbe reso forse più distante dall’influenza israeliana, che abbonda tra gli evangelici americani da cui il ragazzo proveniva.

 

Bluementhal aveva pubblicato uno scoop che raccontava come Kirk avesse rifiutato 160 milioni offerti dal primo ministro israeliano Netanyahu a Turning Point USA (per portarlo «al prossimo livello») e come fosse stato invitato ad un ritrovo nella prestigiosa magione del miliardario hedge fund sionista Bill Ackman, dove gli sarebbe stata fatta pressione al punto che una lobbista israeliana britannica gli avrebbe pure urlato.

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Parimenti, è stato detto che amici avessero rivelato come Charlie avesse «paura» delle forze di Israele, di cui pure era stato un accanito sostenitore. L’insofferenza di Kirk per le pressioni che gli stavano mettendo – specie dopo che aveva fatto parlare ad un evento estivo il giornalista Tucker Carlson e il comico Dave Smith, considerati ora come anti-Israele – erano state rese pubbliche durante una trasmissione con la celebre giornalista Megyn Kelly.

 

Tutti coloro che si sono interessati del caso ci tengono a ricordare, tuttavia che non vi sono prove che Israele sia implicato nell’omicidio di Kirk.

 

Come riportato da Renovatio 21, a ribadire l’estraneità dello Stato Ebraico è stato più volte, alla TV americana e in videomessaggi pubblici sui social, il premier israeliano Beniamino Netanyahu, il quale per qualche ragione ha negato simultaneamente anche le accuse sugli assassinii rituali ebraici medievali con vittime i bambini cristiani, come San Simonino.

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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

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Misteri

Donna accusata dopo il ritrovamento in casa dei resti di quattro neonati morti. È un pattern?

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Un caso negli Stati Uniti fa pensare alla vicenda di Traversetolo.   J.M.M, 39 anni, è stata arrestata con accuse di omicidio colposo, omicidio e diversi capi d’imputazione per abuso di cadavere dopo che il suo padrone di casa ha rinvenuto i resti di più neonati durante la pulizia di un armadio nella sua abitazione.   La vicenda è emersa dopo che Brent Flanigan, il padrone di casa della donna, l’ha sfrattata ad agosto per morosità. Secondo la dichiarazione giurata di arresto, il 13 settembre, mentre Flanigan puliva la casa a Cadogan Township, in Pennsylvania, ha trovato un sacco della spazzatura in un armadio che emanava un cattivo odore; all’interno, avvolto in asciugamani, c’era un corpo in decomposizione.   Le indagini della polizia hanno confermato che si trattava del corpo di un neonato. Altri tre neonati sono stati scoperti, avvolti in modo simile, in contenitori nella soffitta della casa.

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La donna avrebbe dichiarato alla polizia di aver partorito uno dei neonati l’anno scorso, tenendolo «contro di sé finché non ha smesso di fare rumore e di respirare», un racconto che potrebbe indicare un soffocamento intenzionale.   Ha riferito agli inquirenti di aver dato alla luce un secondo bambino circa sei anni fa sul pavimento di casa, sentendolo «piagnucolare». Dopo il parto, avrebbe perso conoscenza e, al risveglio, il bambino non respirava più. Secondo la WTAE, la donna ha ammesso di aver partorito anche gli altri due neonati, ma non è chiaro se fossero vivi o morti alla nascita. I vicini, sconvolti, hanno riferito che la donna viveva con due figli di sei e otto anni, ma nessuno era a conoscenza delle sue gravidanze.   L’ufficio del medico legale della contea di Indiana sta conducendo autopsie sui resti, e le indagini proseguono. Si prevede che verranno formulate ulteriori accuse.   La scoperta dei neonati morti si inserisce in un contesto di recenti casi scioccanti di abbandono di neonati negli USA. All’inizio di questa settimana, un neonato è stato trovato vivo in un cassonetto in Texas. In Iowa, una madre e suo padre sono stati condannati per aver abbandonato un neonato vivo in un fosso, lasciandolo morire. Il mese scorso, una studentessa universitaria è stata arrestata dopo il ritrovamento del corpo di un neonato morto nel suo armadio.   Nel frattempo in Italia continua il caso di Traversetolo, con la ragazza accusata di aver ucciso sepolto in giardino i due suoi figli ai domiciliari. Nell’aula del processo, due settimane fa, ha chiesto di uscire quando è stata mostrata la fotografia di uno dei due bambini.   Come nel caso americano, nessuno sapeva delle due gravidanze, né i genitori, né il fidanzato, né la famiglia.

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Casi non dissimili si erano registrati ad inizio degli anni 2000 in Germania, scioccando il Paese: nella città di Brieskow-Finkenheerd, al confine con la Polonia, la polizia tedesca dissotterrò i resti di nove neonati sepolti in vasi di fiori e secchi arrestando una donna con l’accusa di omicidio colposo.   Pochi giorni prima una neonata era stata trovata morta in un bagno pubblico a Magdeburgo e un neonato sul nastro trasportatore di un’azienda di riciclaggio a Gütersloh. Nel giugno 2005, un passante in Bassa Sassonia ha trovato un neonato in un sacchetto di plastica. Negli stessi giorni, in Austria, le autorità avevano arrestato i genitori di almeno tre dei quattro neonati i cui corpi erano stati trovati in un congelatore e in secchi pieni di cemento.   Il fenomeno dei bambini segretamente nati e sepolti sembra, quindi, un pattern definito.   La questione si aggiunge a quella, indagata da Renovatio 21, dei ritrovamenti di misteriosi feti in barattolo in luoghi pubblici, che dura da decenni, senza che nessuno sappia darne una spiegazione.

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