Storia
Tavolette dissotterrate in Turchia rivelano un’arcana lingua indoeuropea
Una scoperta sorprendente è emersa dagli scavi in corso nel sito patrimonio mondiale dell’UNESCO, Boğazköy-Hattusha, nel centro-nord della Turchia.
Questo sito storico, un tempo capitale del formidabile impero ittita durante la tarda età del bronzo (1650-1200 a.C.), è stato un tesoro di antichi manufatti per oltre un secolo.
Gli scavi a Boğazköy-Hattusha vanno avanti da più di 100 anni sotto la direzione dell’Istituto Archeologico Tedesco. Il sito è patrimonio dell’umanità dell’UNESCO dal 1986; Finora vi sono state rinvenute quasi 30.000 tavolette d’argilla con scrittura cuneiforme. Queste tavolette, inserite nel patrimonio documentario mondiale dell’UNESCO nel 2001, forniscono ricche informazioni sulla storia, la società, l’economia e le tradizioni religiose degli Ittiti e dei loro vicini.
Tuttavia, gli scavi di quest’anno hanno svelato una scoperta inaspettata: una lingua indoeuropea precedentemente sconosciuta.
Il professor Daniel Schwemer, un rinomato esperto del Vicino Oriente antico, ha assunto un ruolo guida nell’investigazione di questa straordinaria scoperta. La lingua, provvisoriamente chiamata «lingua Kalasma», è stata scoperta all’interno di un testo rituale ittita nel sito degli scavi.
La scoperta di un’altra lingua negli archivi di Boğazköy-Hattusha non è del tutto inaspettata, come spiega Daniel Schwemer: «gli Ittiti erano interessati unicamente a registrare rituali in lingue straniere».
Tali testi rituali, scritti dagli scribi del re ittita, riflettono varie tradizioni e ambienti linguistici anatolici, siriani e mesopotamici.
I rituali forniscono preziosi scorci sui paesaggi linguistici poco conosciuti dell’Anatolia della tarda età del bronzo, dove non si parlava solo l’ittita. Pertanto i testi cuneiformi di Boğazköy-Hattusha includono passaggi in luvio e palaico, altre due lingue anatoliche-indoeuropee strettamente imparentate con l’ittita, così come l’hattico, una lingua non indoeuropea. Ora a questi si può aggiungere il linguaggio di Kalasma.
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Sebbene il testo kalasmaico rimanga in gran parte incomprensibile a causa della sua recente scoperta, Elisabeth Rieken, professoressa dell’Università di Marburg e specialista in antiche lingue anatoliche, lo ha identificato come appartenente alla famiglia linguistica anatolica-indoeuropea, riporta il sito dell’Università di Wuerzburg.
I vasti archivi di Boğazköy-Hattusha hanno già restituito testi in luvio e palaico, due lingue anatoliche-indoeuropee strettamente imparentate con l’ittita, nonché in hattico, una lingua non indoeuropea. Ora, l’enigmatica lingua Kalasma si unisce a questo mosaico linguistico.
In particolare, nonostante la sua vicinanza geografica alle regioni di lingua palaica, la lingua kalasma sembra condividere più caratteristiche linguistiche con il luvio, sollevando interrogativi intriganti sulla sua precisa classificazione.
Le lingue indoeuropee sono una famiglia linguistica originaria della stragrande maggioranza dell’Europa, dell’altopiano iraniano e del subcontinente indiano settentrionale.
In totale, il 46% della popolazione mondiale (3,2 miliardi di persone) parla una lingua indoeuropea come prima lingua, di gran lunga la più alta di qualsiasi famiglia linguistica. Ci sono circa 445 lingue indoeuropee viventi, di cui oltre due terzi (313) appartengono al ramo indo-iraniano.
Tutte le lingue indoeuropee discendono da un’unica lingua preistorica, linguisticamente ricostruita come Proto-indoeuropeo (PIE), parlato dal Neolitico alla prima età del bronzo. La località geografica in cui veniva parlato, la patria proto-indoeuropea, è stata oggetto di molte ipotesi contrastanti; il consenso accademico sostiene l’ipotesi Kurgan, che presuppone che la patria sia la steppa del Ponto-Caspio in quella che oggi è l’Ucraina e la Russia meridionale, associata alla cultura Yamnaya e ad altre culture archeologiche correlate durante il IV millennio a.C. fino all’inizio del III millennio a.C.
Quando apparvero i primi documenti scritti, l’indoeuropeo si era già evoluto in numerose lingue parlate in gran parte dell’Europa, dell’Asia meridionale e di parte dell’Asia occidentale. Testimonianze scritte dell’indoeuropeo apparvero durante l’età del bronzo sotto forma di greco miceneo e delle lingue anatoliche dell’ittita e del luvio.
I documenti più antichi sono parole e nomi ittiti isolati – intervallati da testi che altrimenti sarebbero nella lingua accadica non correlata, una lingua semitica – trovati in testi della colonia assira di Kültepe nell’Anatolia orientale risalenti al XX secolo a.C.
Sebbene non rimangano documenti scritti più antichi della popolazione originaria proto-indoeuropea, alcuni aspetti della loro cultura e della loro religione possono essere ricostruiti da prove successive nelle culture figlie.
La famiglia indoeuropea è significativa nel campo della linguistica storica in quanto possiede la seconda storia documentata più lunga di qualsiasi famiglia conosciuta. Le analisi dei rapporti familiari tra le lingue indoeuropee e la ricostruzione della loro fonte comune furono centrali per lo sviluppo della metodologia della linguistica storica come disciplina accademica nel XIX secolo.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia; modificata
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Le origini della CIA e la nascita delle operazioni coperte
Nel suo saggio storico Disciples lo scrittore e giornalista Douglas Waller racconta come Richard Helms (1913-2002), agente segreto e futuro direttore della CIA, spiegasse come la lega dei gentleman – come William J. «Wild Bill» Donovan (1883-1959) amava chiamarla – conteneva vari disadattati sociali e diversi annoiati uomini d’affari di Wall Street in cerca d’azione.
Secondo Helms probabilmente il servizio segreto americano OSS aveva avuto un minimo effetto sulla guerra, si sarebbe potuta vincere anche senza di esso ma nonostante questo Donovan aveva dato prova di essere un leader e un visionario. Il generale aveva avuto il merito di far conoscere il Pentagono e gli americani nel difficile mondo della guerra non convenzionale.
Con la fine della seconda guerra mondiale, il presidente Harry S. Truman (1884-1972) sciolse l’OSS. La battaglia per la gestione dell’Intelligence nel mondo tra Donovan e J. Edgar Hoover (1895-1972) si risolse in un pareggio a reti inviolate. Ne trasse vantaggio Allen W. Dulles (1893-1969) che inizialmente formò la parte più clandestina con l’aiuto di Frank Wisner (1909-1965) ed infine ne prese formale controllo diventandone direttore.
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Allen Dulles, assieme anche a suo fratello John Foster Dulles (1888-1959) che ricoprì parallelamente l’incarico di segretario di Stato con Dwight D. Eisenhower (1890-1966), concorse a determinare quasi due decenni di politica estera americana. La sua esperienza come spia però venne plasmata agli ordini di Donovan a capo dell’ufficio svizzero e come molti altri colleghi ebbe un rapporto difficile con Wild Bill nonostante la stima reciproca.
Un editorialista scrisse che Donovan aveva avuto una vita da cavaliere medievale, o forse quello che più poteva avvicinarsi per il mondo americano a quell’ideale romantico di stampo prettamente europeo. Scappato dalla povertà della comunità irlandese di Buffalo, visse gli anni del college come quarterback della squadra di football, si laureò alla Columbia in classe con Franklin Roosevelt (1882-1945), venne insignito della medaglia al valor militare per eroismo durante la Grande guerra e divenne miliardario come avvocato di Wall Street.
All’alba della seconda guerra mondiale Roosevelt gli diede l’incarico di formare i servizi segreti americani, quello che poi venne chiamato OSS. Sotto il suo comando assemblò una macchina da più di 10 mila spie, organizzazioni paramilitari, propagandisti e analisti che combatterono l’Asse ovunque nel mondo.
Donovan considerava Dulles, nell’immediato dopoguerra, la sua migliore spia. Ma allo stesso modo aveva sempre sospettato che Dulles pensasse di poter gestire meglio l’OSS di quanto non stesse facendo lui, e non a torto. Inoltre Donovan aveva sempre sospettato che Dulles pensasse di volergli prendere il posto prima o poi, e anche qui non a torto.
Allo stesso modo di Donovan, Dulles, era convinto che il fine giustificasse i mezzi ed era necessario violare le rigide strutture etiche della società per una giusta causa. Dulles reclutò le menti più brillanti, più idealiste, più avventurose d’America e le spedì in giro per il mondo a combattere il comunismo come Donovan aveva fatto per il nazismo qualche anno prima. Li accomunava lo stesso trasporto per le spericolate missioni clandestine e la stessa insofferenza per quelle che non reputavano interessanti. Nonostante non l’avrebbe mai ammesso, l’esperienza nell’OSS durante la guerra l’aveva formato per la vita.
Successivamente alla resa tedesca, Donovan mandò Dulles a Wiesbaden con l’ordine di gestire Germania, Svizzera, Austria e Cecoslovacchia. L’americano stabilì la sede centrale nella fabbrica della Henkell Trocken Champagne a Wiesbaden che, nonostante bombardata, oltre a mantenere attiva la produzione, aveva ancora le cantine sufficientemente gremite di spumante.
Dulles in Wiesbaden portò vari agenti dei servizi e organizzò un sistema di raccolta informazioni e di reclutamento di nuovi agenti esteri a tempo pieno. L’idea dell’americano era quella di mantenere l’intelligence in vita sotto al suo comando. Per questo si circondò di analisti come Arthur M. Schlesinger Jr. (1917-2007) all’epoca agente dell’OSS, vari agenti del controspionaggio e in più tutta una serie di ufficiali esperti in medicina, comunicazioni e amministrazione. Helms e Ides Van der Gracht gestivano la sezione spionaggio, dopo il rifiuto al ruolo di capo dell’intelligence di William J. Casey (1913-1987) la posizione venne affidata a Frank Wisner (1909-1965).
La conferenza di Potsdam nell’estate del 1945 sancì l’inizio della guerra fredda. La paranoia di Stalin sulla rinascita della Germania e delle elezioni libere nei Paesi dell’Est Europa andava di pari passo con la sua profonda sfiducia verso le mosse americane. Gli States non avrebbero potuto capire quel momento senza mantenere una presenza fissa in Europa. Berlino divenne il centro di gravità permanente dell’intelligence del dopoguerra e così da Wiesbaden l’ufficio venne traslocato nella capitale tedesca.
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Spiare i Russi divenne la priorità per tutta l’agenzia di Dulles a Berlino. Ma venne il giorno in cui Truman avvisò che sarebbe stata creata una nuova agenzia e che l’OSS sarebbe stata soppressa. I fondi a Berlino vennero tagliati e il morale allo stesso modo calò in maniera direttamente proporzionale al passare del tempo finché Dulles per primo non rassegnò le dimissioni e ritornò in America.
Allen Dulles ritornato alla sua carriera da avvocato non riuscì ad abbandonare l’entusiasmo per gli affari internazionali. Crebbe la sua vicinanza con Truman che gli offrì un ruolo da ambasciatore ma venne convinto dal fratello Foster a non accettare seguendo in questo modo la sua aspirazione maggiore. In seguito a un rapporto che scrisse per Truman dove delineò i problemi che stava avendo la CIA nella sua breve nuova vita, gli venne richiesto, in risposta, di gestire le operazioni clandestine.
Il passaggio successivo, dopo un breve periodo, divenne quello di ottenere il ruolo di vice direttore della CIA sotto il generale Walter Bedell Smith (1895-1961). La disciplina marziale richiesta ai suoi subordinati non si accostava al giovane Dulles con il quale nacquero diverse incomprensioni. Nel momento in cui Dwight Eisenhower divenne presidente, nominò sottosegretario il generale Bedell Smith sotto John Foster Dulles che divenne il nuovo segretario di stato.
La potenza di fuoco di John Foster consegnò in mano al fratello il ruolo tanto agognato di direttore della CIA. Bedell Smith, si oppose alla nomina di Dulles considerando la sua passione per le operazioni coperte nociva per l’agenzia e l’intera politica estera americana. Donovan, che si era speso moltissimo con «Ike» Eisenhower per ottenere la carica, allo stesso modo predisse che il suo sottoposto al tempo dell’OSS avrebbe mandato tutto all’aria.
Nonostante le gufate dei suoi ex colleghi, Allen assieme al fratello condussero per un’intera decade la politica estera americana fino all’ascesa politica di John Fitzgerald Kennedy alla presidenza e al disastro della Baia dei Porci del 1962.
Marco Dolcetta Capuzzo
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