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Controllo delle nascite

Tasso di natalità, in Francia siamo ai minimi dalla Seconda Guerra Mondiale. E il nuovo premier è gay, e gli immigrati continuano ad arrivare

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Lo scorso anno, in Francia, le nascite sono scese al livello più basso dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, ha rivelato l’ufficio nazionale di statistica del Paese. Come in gran parte dell’Europa, i tassi di fertilità in Francia sono in calo, mentre l’immigrazione di massa mantiene alto il numero della popolazione.

 

Circa 678.000 bambini sono nati in Francia nel 2023, ha annunciato martedì in un rapporto l’Istituto Nazionale di Statistica e di Studi Economici (INSEE). Questa cifra rappresenta un calo del 6% rispetto al 2022 e il numero più basso mai registrato dal 1946, quando gran parte del Paese era in rovina e più di mezzo milione di persone erano state uccise nella guerra.

 

Dopo il baby boom iniziato all’inizio del nuovo millennio, le nascite in Francia sono diminuite ogni anno dal 2010. Il tasso di fertilità del paese – o il numero medio di figli per ogni donna – è sceso da 1,99 nel 2013 a 1,68 l’anno scorso, ampiamente sotto la soglia di sostituzione che è di 2,1 figli per donna.

 

Nonostante più di un decennio di calo delle nascite, la popolazione francese ha continuato a crescere, aumentando dello 0,3% lo scorso anno a 68,4 milioni. L’INSEE ha citato il calo dei decessi, l’aumento dell’aspettativa di vita e l’afflusso di 183.000 immigrati entro la fine dell’anno.

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I tassi di natalità sono diminuiti in tutta l’UE dal 2008, secondo i dati dell’ufficio statistico del blocco, Eurostat. Nonostante i suoi problemi demografici, la Francia ha registrato il tasso di fertilità più alto dell’Unione nel 2021, seguita da Repubblica Ceca, Romania e Irlanda.

 

Nel 2020, secondo i dati ISTAT l’Italia ha registrato 1,24 nascite per donna: una cifra persino inferiore a quella della Cina comunista quando era in vigore la legge sul figlio unico.

 

Come riportato da Renovatio 21, in Russia lo Stato si muove in altra direzione: un deputato il mese scorso ha proposto di tassare le persone senza figli, mentre il presidente Putin ha annunciato che il 2024 sarò «l’anno della famiglia».

 

In Francia i vertici dello Stato oggi non sono esattamente raffigurazioni della fertilità e della famiglia numerosa: il nuovo premier è gay dichiarato, era unito con un PACS con il ministro degli Esteri che ha appena nominato, ma dicono che la loro coppia gay è scoppiata anni fa. Un gradino più sopra, troviamo il presidente Macron, la cui complessa situazione famigliare – ha sposato la sua insegnante molto più anziana di lui, madre di figli che erano a scuola con lui – è nota a tutti.

 

Macron faceva parte di un allineamento di presidenti, primi ministri e cancellieri europei – Emmanuel Macron (presidente francese), Angela Merkel (cancelliere tedesco), Theresa May (premier britannico), Paolo Gentiloni Silveri (primo ministro italiano), Mark Rutte (premier olandese), Stefan Löfven (primo ministro svedese), Xavier Bette (premier del Lussemburgo), Nicola Sturgeon (premier scozzese) –che qualche anno fa fece discutere, perché si trattava di un quadro in cui i supposti decisori del vecchio continente erano tutti senza prole.

 

Il risultato del tasso di natalità sotto la soglia di sostituzione è utilizzato dai vertici UE per giustificare, talvolta anche apertamente, la sostituzione etnica attraverso l’immigrazione massiva dall’Africa e dai Paesi islamici, fenomeno che poi si manifesta in Francia (ma oramai anche in Italia) nei disordini urbani visti nel corso degli scorsi mesi.

 

Intervenendo ad Atene all’inizio di questo mese, la commissaria europea per gli Affari interni Ylva Johansson ha affermato che «l’immigrazione legale dovrebbe crescere di più o meno 1 milione all’anno».

 

Con circa 3,5 milioni di immigrati che entrano legalmente nell’UE ogni anno e numeri record che entrano illegalmente, la proposta della Johannsson può risultare impopolare, ma tradisce la vera direzione di Bruxelles.

 

L’aumento dell’immigrazione ha rafforzato il sostegno ai partiti politici di destra in Germania e nei Paesi Bassi, ha innescato rivolte e incendi dolosi in Irlanda e ha spinto il governo francese ad approvare un disegno di legge che introduce quote di migrazione e taglia i benefici per gli stranieri, nel tentativo di arginare la crescente popolarità dei partiti politici di destra.

 

Un sondaggio Kantar condotto in Francia a dicembre ha rilevato che il 45% della popolazione ritiene che «ci siano troppi immigrati» nel Paese.

 

La deportazione di tali immigrati, oramai arrivati senza la minima assimilazione alla seconda o terza generazione, diventa ardua per Parigi, che adopera da tempo uno ius soli temperato.

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Controllo delle nascite

Crollo demografico in Francia

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«La storia è la demografia. È lei che lo dà alla luce. Ed è spietata quando ridistribuisce le carte. Perché è anche ciò che controlla tutte le dinamiche del potere e talvolta traccia una linea di demarcazione tra le persone che non vogliono più vivere, perché non hanno più la forza di perpetuarsi».   Inutile dire che queste poche righe scritte da Philippe de Villiers in Domani suoneranno ancora le campane? (Albin Michel, 2016) risuonano tristemente poiché l’INSEE ha appena pubblicato il suo ultimo rapporto sul tasso di natalità in Francia.   L’istituto di sondaggi stima la popolazione francese al 1° gennaio 2025 in 68,6 milioni di abitanti, di cui 2,3 milioni all’estero: una cifra gonfiata anche dalle naturalizzazioni che rappresentano ufficialmente più di 100.000 persone all’anno.

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Pertanto, nel 2024, il saldo naturale è appena positivo: è stimato a +17.000, il livello più basso dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Diminuisce tra il 2023 e il 2024 sotto l’effetto combinato di un calo delle nascite e di un aumento dei decessi.   Il numero delle nascite in Francia è stimato a 663.000 nel 2024, in calo del 2,2% rispetto al 2023: siamo ancora lontani dal famoso «riarmo demografico» auspicato da Emmanuel Macron nella sua conferenza stampa del 17 gennaio 2024, anche se il calo osservato è di entità molto inferiore a quella registrata tra il 2022 e il 2023 e che all’epoca rappresentava il -6,6%.   Un risultato negativo a cui fa eco, come specchiata, l’indice di fecondità totale (TFR) che continua anch’esso a scendere attestandosi nel 2024 a 1,62 figli per donna mentre già stagnava a 1,66 nel 2023.   Pur sapendo che occorre attendere un indice di 2,1 figli per donna per poter contare su un ricambio generazionale: aritmeticamente parlando, la Francia è ben avviata verso un declino inesorabile. E il declassamento che l’accompagna.   Da notare che le donne francesi diventano madri sempre più tardi: nel 2024, l’età media al parto continua la sua tendenza al rialzo e ammonta a 31,1 anni, contro i 29,5 anni di vent’anni fa…   Cécilia Creuzet, specialista in questioni perinatali intervistata da Le Figaro, ritiene che questi dati catastrofici illustrano la «difficoltà che le famiglie, e soprattutto le donne, hanno nel conciliare vita professionale e vita personale». A ciò si aggiunge il problema della «mancanza di posti negli asili nido e di soluzioni per l’infanzia». E sottolineare «il crescente individualismo che vediamo nella nostra società, che è contraddittorio con l’idea di formare una famiglia».   Una spiegazione che dimentica di ricordare che questo individualismo è il frutto di una società secolarizzata, privata di ogni trascendenza, e dove l’antropologia ereditata da due millenni di cristianesimo è stata sistematicamente decostruita dai paladini del wokismo.

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Nel 2024, invece, la speranza di vita si stabilizza su un livello storicamente elevato: è pari a 85,6 anni per le donne e esattamente a 80 anni per gli uomini. Un dato superiore alla media europea e che evidenzia ulteriormente l’invecchiamento della società francese: in Francia, una persona su cinque ha attualmente almeno 65 anni.   Il numero dei matrimoni è di nuovo in leggero aumento rispetto al 2023, ma in totale il numero dei matrimoni celebrati nel 2024 – 247.000 – è superiore del 10% rispetto al livello del 2019. Tale incremento va comunque ponderato precisando che il dato fornito dall’INSEE comprende i 7.000 «matrimoni» conclusi tra persone dello stesso sesso…   Una Francia che invecchia, in cerca di identità, priva di valori da trasmettere e stanca di esistere: questa la triste conclusione che emerge dalla lettura del rapporto INSEE. Tuttavia, la primogenita della Figlia della Chiesa non è ancora arrivata alla fine della sua storia: i bambini non cadono certo dal Cielo, ma se i francesi guardano un po’ di più verso di esso, non c’è dubbio che arriverà la primavera demografica.   Articolo previamente pubblicato su FSSPX.News

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Bioetica

Feticidi femminili in uno Stato indiano: 910 bambine ogni mille maschi nati, cresce di nuovo l’aborto selettivo

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Nel 2024 lo Stato dell’India settentrionale ha fatto registrare il peggiore rapporto alla nascita dal 2016. Pascoal Carvalho: «Feticidi femminili praticati clandestinamente». Una campagna promossa da Modi nel 2015 ha frenato solo temporaneamente la tendenza.

 

«Il radicato pregiudizio di genere dell’India nei confronti delle bambine permane». Lo afferma ad AsiaNews il dott. Pascoal Carvalho, già membro della Pontificia Accademia per la Vita, istituita da san Giovanni Paolo II nel 1994, a commento di nuovi allarmanti dati che giungono dallo Stato settentrionale dell’Haryana, uno tra quelli economicamente più avanzati in India, sul numero di femmine per mille maschi alla nascita. Nel 2024 lo stato dell’Haryana ha registrato il più basso rapporto in otto anni, con 910 bambine ogni 1000 bambini nati (nel 2023 erano state 916).

 

Il rapporto tra i sessi biologici alla nascita rappresenta un indicatore fondamentale dell’uguaglianza di genere ed è ricavato dai dati raccolti dai Servizi di registrazione civile (CRS), che monitorano l’andamento statistico delle morti e delle nascite. Secondo i dati provvisori preparati dalle autorità sanitarie statali per il 2024, lo scorso anno sono nati 516.402 bambini, di cui 270.354 (52,35% del totale) erano maschi e 246.048 (47,64%) femmine. Ciò indica che il numero di bambine è stato inferiore di 24.306 rispetto a quello dei bambini nei dodici mesi in questione.

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«La diminuzione del rapporto tra i sessi potrebbe indicare che le bambine vengono uccise nel grembo materno. La pratica del feticidio femminile, in contrasto con la legislazione che vieta i test di determinazione del sesso e gli aborti selettivi, viene praticata clandestinamente», ha sottolineato Carvalho, commentando i dati. «La Chiesa cattolica in India sottolinea instancabilmente il valore e la dignità della vita umana», ha aggiunto. La stessa Pontificia accademia per la vita ha come fine del suo servizio la difesa e la promozione del valore della vita umana e della dignità della persona, ma «i pregiudizi della società nei confronti delle bambine continuano, nonostante i progressi».

 

Secondo i dati, il numero massimo di nascite (57.961) in Haryana nel 2024 è avvenuto nel distretto di Nuh, uno dei più arretrati del Paese. Tuttavia, il rapporto alla nascita a Nuh, pari a 928, è tra i migliori nei 22 distretti dello Stato, dietro solo a Yamunanagar (936) e Sirsa (936). Gurgaon ha registrato 45.344 nascite nel 2024, ma con un rapporto di soli 899. Gurgaon è uno dei distretti con un rapporto tra i sessi biologici inferiore a 900. Con un rapporto simile (899) è anche Faridabad, con 48.777 nascite nel 2024.

 

Per arginare il calo del rapporto tra i sessi biologici in Haryana, il primo ministro Narendra Modi ha avviato nel 2015 la campagna Beti Bachao, Beti Padhao («Salva le figlie, educa le figlie»), per affrontare tutte le questioni correlate all’emancipazione delle donne nell’arco dell’intero ciclo di vita. L’indice dello Stato era migliorato dopo la campagna e aveva toccato quota 923 nel 2019. Ma dal 2020 ha ricominciato a diminuire, tendenza che è continuata fino ad oggi.

 

«La Chiesa è stata molto attiva nel dare potere alle donne attraverso l’istruzione, l’assistenza legale, l’assistenza sanitaria, lo sviluppo sostenibile per educare la madre a proteggere la vita della bambina», conclude Carvalho.

 

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Controllo delle nascite

Crolla la natalità in UE, ma la popolazione aumenta a causa dell’immigrazione

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Il numero di bambini nati negli stati dell’UE è sceso a un minimo storico lo scorso anno, secondo gli ultimi dati dell’ufficio statistico del blocco (Eurostat). Nonostante ciò, la popolazione totale è in aumento a causa dell’immigrazione di massa.   Le nascite nei 27 stati membri dell’UE sono state pari a 3.665.000 nel 2023, un calo del 5,5% su base annua, secondo i dati di Eurostat. I tassi di natalità sono in calo costante in tutta l’UE dal 2008.   Lo scorso anno il numero di nascite è stato il più basso nei paesi dell’UE da quando sono stati raccolti per la prima volta dati comparabili nel 1961, e il calo annuale è il più grande mai registrato, riporta il Financial Times.

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I cali più marcati delle nascite nell’ultimo decennio sono stati registrati in Italia, Spagna, Grecia, Polonia, Finlandia e nei Paesi baltici.   Gli esperti demografici intervistati dal FT ritengono che la tendenza di lunga data degli europei ad avere meno figli possa essere stata esacerbata dalle preoccupazioni relative alle tensioni economiche e politiche a livello internazionale, alla peggiore impennata dell’inflazione in una generazione, al cambiamento climatico e alla pandemia di Covid-19.   Secondo un rapporto recente, il tasso di fecondità totale si è dimezzato, passando da 3,3 figli per donna nel 1960 a 1,5 nel 2022 nei 38 paesi membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), tra cui 22 stati membri dell’UE, più Australia, Canada, Giappone, Corea del Sud e altri.   Secondo Eurostat, tutte le regioni dell’UE hanno tassi di fecondità inferiori al livello di sostituzione di 2,1 nati vivi per donna.   Tuttavia, la popolazione dell’UE è in aumento nell’ultimo decennio, ad eccezione dell’anno pandemico del 2021. Il balzo più notevole è stato registrato nel 2023, secondo i dati Eurostat.   «Il cambiamento naturale negativo (più decessi che nascite) è stato superato numericamente dalla migrazione netta positiva», ha affermato l’agenzia in un comunicato di luglio.   Eurostat ha attribuito la crescita della popolazione all’aumento delle migrazioni dopo la pandemia e all’afflusso di immigrati dall’Ucraina che hanno ottenuto lo status di protezione temporanea nell’UE.   Come riportato da Renovatio 21, vari Paesi europei hanno registrato tassi di natalità ai minimi storici dalla Seconda Guerra Mondiale.

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Nel corso di questi anni, è stata avanzata la domanda se i vaccini mRNA COVID abbiano in qualche modo influenzato i tassi di natalità.   Nel 2022 uno studio del governo tedesco aveva trovato «forte associazioni» tra il programma di vaccinazione COVID e il calo della fertilità.   I vaccini mRNA hanno dato prova di poter avere effetti devastanti su maschi e femmine.

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