Connettiti con Renovato 21

Sport e Marzialistica

Storia e caratteristiche dello Shorinji Kempo

Pubblicato

il

Si è tenuto al Palazzetto dello Sport Como due settimane fa il torneo interregionale per l’Italia settentrionale di Shorinji Kempo, un’arte marziale giapponese relativamente nuova che sta avanzando anche in Italia.

 

Lo Shorinji Kempo unisce tecniche di combattimento, filosofia e disciplina mentale. Fondata nel 1947 da Doshin So (1911-1980), e ora portato avanti dalla figlia Yuki So, questa pratica si distingue per il suo approccio olistico, che mira non solo a sviluppare abilità fisiche, ma anche a coltivare la pace interiore e il senso di giustizia. La base sono i concetti che «spirito e corpo non sono separabili» (shinshin-ichinyo) e che è fondamentale allenare entrambi «corpo e mente come uno».

 

Dal 2005, simbolo della disciplina è costituito da due cerchi uniti che significano coesione ed armonia. In passato, il simbolo era una svastica: chiamata manji in giapponese, era originariamente l’emblema della disciplina, poiché è usata nelle religioni del dharma (buddismo, induisimo), così come in molte culture in tutto il mondo, per secoli. Tuttavia, dato lo stigma sociale che la svastica porta con sé, l’organizzazione mondiale dello Shorinji Kenpo aveva sostituito il simbolo con il carattere 拳 (ken), che significa «pugno», al centro di tate-manji (una svastica protetta da scudi) sull’emblema o usando nagare-manji che significava «svastica arrotondata».

 

Sostieni Renovatio 21

Le radici del Shorinji Kempo affondano in un intreccio di tradizioni marziali cinesi e giapponesi. Doshin So, nato nel 1911 come Michiomi Nakano, trascorse gran parte della sua giovinezza in Cina durante un periodo di grande tumulto politico e sociale. Qui entrò in contatto con diverse scuole di arti marziali, tra cui il leggendario tempio Shaolin (Shorinji in giapponese), famoso per i suoi monaci praticanti kung fu – i celeberrimi monaci shaolini, recentemente ricevuti in udienza anche dal Bergoglio.

 

Il So, già agente per l’Intelligence militare nipponica, studiò sotto maestri cinesi, apprendendo tecniche di combattimento che combinavano movimenti fluidi e potenti con una profonda filosofia buddista.

 

Il So avrebbe agito come spia imperiale nella raccolta di informazioni in Cina. Come parte della sua copertura, fu assegnato a una scuola taoista come apprendista. Lì, Nakano incontrò Chen Liang, un sacerdote taoista e maestro di Báilián Mén Quán (o Báilián Quán, che significa «Pugno del Loto Bianco»). Più tardi, il Chen presentò il Nakano a Wen Taizong, un maestro di Yihe Mén Quán o Yihe Quán (che significa «Pugno della Giusta Armonia»), detto in giapponese Giwamon-ken, del quale il So affermò di aver ereditato il titolo di 21° maestro. Si ritiene che tale sistema sia stato utilizzato durante la ribellione dei Boxer (altra parola gli inglesi non riuscirono a trovare per indicare i marzialisti) dal 1899 al 1901.

 

Aiuta Renovatio 21

Tornato in Giappone dopo la Seconda Guerra Mondiale, So si trovò di fronte a una nazione devastata, segnata dalla sconfitta e dalla perdita di valori morali. Ispirato dalla sua esperienza e dalla convinzione che le arti marziali potessero essere uno strumento per ricostruire il carattere e la società, fondò il Shorinji Kempo a Tadotsu, nella prefettura di Kagawa, nell’isola di Shikoku.

 

Il nome «Shorinji» rende omaggio al tempio Shaolin, mentre «Kempo» (o «Kenpo») significa «via del pugno», un termine generico per indicare le arti marziali che enfatizzano lo striking.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

A differenza di molte arti marziali focalizzate esclusivamente sul combattimento, il Shorinji Kempo si basa su un principio fondamentale: «Metà per sé, metà per gli altri». Questo riflette l’idea che la crescita personale debba andare di pari passo con il contribuire al benessere della comunità. Doshin So voleva creare un sistema che non producesse solo guerrieri, ma individui equilibrati, capaci di agire con coraggio e compassione.

 

 

Coloro che praticano lo Shorinji Kempo sono chiamati kenshi (che significa «pugili»). I kenshi salutano sempre con gassho, il saluto comunemente usato tra gli allievi buddisti. La posizione gassho-rei è anche la posizione gassho-gamae, con entrambi i palmi uniti e sollevati davanti al viso. Esistono delle qualifiche per la cintura nera di 1° grado (1° «dan») che servono per raggiungere i vari livelli di allenamento fisico e spirituale: bukai, hokai e sokai.

 

La filosofia del Shorinji Kempo è influenzata dal buddismo zen e dal concetto di «Kongo Zen», che promuove l’unità tra corpo e mente. Gli studenti sono incoraggiati a sviluppare forza fisica, autocontrollo e una mentalità altruistica, rendendo questa disciplina, al pari di altre come il Judo e l’Aikido, più di una semplice arte marziale, ma un vero stile di vita.

 

Iscriviti al canale Telegram

Il Shorinji Kempo si distingue per la sua versatilità e completezza. Le tecniche si dividono in due categorie principali: goho (tecniche dure) e juho (tecniche morbide).

 

Il goho include colpi come pugni, calci, parate e attacchi diretti. Queste tecniche sono progettate per essere rapide ed efficaci, sfruttando la forza e la precisione per neutralizzare un avversario.

 

 

Il juho comprende leve articolari, proiezioni e tecniche di controllo che utilizzano la forza dell’avversario contro di lui. Questo approccio morbido si basa sull’equilibrio e sulla fluidità, rendendo il Shorinji Kempo accessibile anche a chi non dispone di una grande forza fisica.

 

Lo Shorinji Kempo comprende un ampio programma di tecniche di autodifesa, note come hokei.

 

 

Acquistate le Maglie Crociate

Un altro elemento distintivo è l’enfasi sull’allenamento a coppie, chiamato randori o embu. Gli studenti praticano sequenze prestabilite o improvvisate con un partner, simulando situazioni di combattimento reale. Questo metodo non solo affina le abilità tecniche, ma insegna anche il rispetto reciproco e la consapevolezza dell’altro.

 

Il sistema di gradi è strutturato con cinture che vanno dal bianco (principianti) al nero (maestri), accompagnate da un percorso di studio che include sia la pratica fisica che la comprensione teorica della filosofia sottostante.

 

 

Dopo la sua fondazione, il Shorinji Kempo si è diffuso rapidamente in Giappone e, successivamente, nel mondo. Oggi è praticato in decine di Paesi, con organizzazioni internazionali che mantengono vivo l’insegnamento originale di Doshin So. In Giappone, è riconosciuto anche come un’attività educativa e culturale, spesso insegnata nelle scuole e nelle università.

 

 

In precedenza nella storia dello Shorinji Kempo, eravi l’Unyo-ho, una competizione di combattimento. Dopo molti incidenti durante gli incontri di combattimento senza casco, l’organizzazione richiese l’uso di caschi, protezioni per il corpo e protezioni inguinali. Fu anche introdotto un sistema di limitazione di ogni kenshi a un ruolo di difensore o attaccante per motivi di sicurezza. La valutazione viene effettuata giudicando i punti di attacco, le tecniche difensive e i contrattacchi.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

 

 

 

 

 

 

Continua a leggere

Sport e Marzialistica

Hockey, dopo l’inno fischiato gli USA menano il Canada in tutti i sensi possibili

Pubblicato

il

Da

Botte da orbi e vittoria schiacciante della nazionale di hockey statunitense contro quella canadese al torneo 4 Nazioni di sabato scorso a Montreal.   Prima della partita, come abbiamo già visto succedere in questi giorni, il pubblico canadese aveva fischiato l’inno americano, scatenando la risposta immediata degli atleti USA: dopo i fischi irrispettosi, il giocatore di hockey americano Matthew Tkachuk si è tolto i guanti non appena il disco ha toccato il ghiaccio per l’inizio della partita e ha iniziato una rissa con il canadese Brandon Hagel.   Dopo che la coppia è stata mandata per punizione nella panca delle penalità, il fratello minore del Tkachuk, il Brady, ha preso a pugni il canadese Sam Bennet non appena il dischetto ha toccato di nuovo la pista.   Appena tre secondi dopo l’inizio della partita, il giocatore statunitense J.T. Miller si è scontrato con il canadese Colton Parayko. In pratica, tre risse nei primi 9 secondi di giuoco. Probabilmente un record.    

Acquistate le Maglie Crociate

La squadra statunitense ha battuto quella dei vicini del Nord con un punteggio di 3-1.   I giornali sportivi americani hanno notato che il picchiare gli hockeisti canadesi è tradizione costante della famiglia Tkachuk: il padre di Matthew e Brady si menò contro il giocatore di hockey canadese Claude Lemieux all’inizio di un incontro del 1996 tra le due nazionali.     «Ieri sera il Team Canada ha imparato il FAFO» ha scritto su X deputato il repubblicano della Florida Byron Donalds. «FAFO» (acronimo di «Fuck around and find out») pare una parola d’ordine della nuova era Trump. Traducibile come «rompi il cazzo e poi vedi», il FAFO è stato scomodato ironicamente nelle diverse occasioni in cui il presidente Trump ha risolto controversie internazionali (con la Colombia, per esempio) con estrema velocità e destrezza, facendo sentire tutto il peso della superpotenza.    

Aiuta Renovatio 21

Come riportato da Renovatio 21, i canadesi hanno iniziato a fischiare l’inno americano negli stadi di hockey (i due Paesi condividono un campionato, la NHL, massima lega dello sport) settimane fa, a seguito delle considerazioni ripetute di Trump sulla possibilità per Washington di annettere il Canada.   Il premier canadese Giustino Trudeau, che era stato a trovarlo subito a Mar-a-Lago, ha dichiarato che il presidente USA non starebbe scherzando.   Per una volta, Trudeau junior pare averla capita: il FAFO è realtà.  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine screenshot da YouTube
Continua a leggere

Spirito

I monaci shaolini visitano Bergoglio

Pubblicato

il

Da

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Noti soprattutto per il kung-fu, sono i custodi delle radici del buddhismo zen in Cina. L’incontro con il pontefice pochi giorni dopo che nel loro tempio nella provincia dell’Henan hanno tenuto una conferenza mondiale sulla meditazione e il suo contributo alla pace e allo sviluppo dei popoli.

 

Papa Francesco ha ricevuto in udienza questa mattina in Vaticano una delegazione di monaci del Tempio di Shaolin, luogo fondamentale per la storia del buddhismo in Cina. Alcune immagini diffuse dal sito VaticanNews mostrano il pontefice nel suo studio insieme ai religiosi provenienti dalla provincia cinese dell’Henan.

 

L’incontro è avvenuto a pochi giorni dal Future World Chan Forum che ha visto riunirsi dal 19 al 22 gennaio presso il Tempio di Shaolin di leader spirituali, personalità e intellettuali da tutto il mondo per riflettere insieme come promuovere a livello globale la meditazione per il benessere individuale e lo sviluppo armonioso dei rapporti tra i popoli.

 

All’incontro era presenta anche l’imam di al-Azhar Ahmed Al-Tayeb, che in questo congresso tenutosi in Cina ha parlato del contributo offerto dalla Dichiarazione sulla Fratellanza umana da lui firmata con papa Francesco nel 2019

 

Noti in Occidente soprattutto per essere gli inventori dell’arte marziale del kung-fu (che tuttora praticano), i monaci Shaolin sono in realtà in Cina i custodi della tradizione del buddhismo Zen. Le origini del loro tempio – che sorge alle pendici del monte Song, una delle cinque montagne sacre della Cina – risalgono al V secolo d.C. quando il monaco indiano di nome Bada, 28° successore di una linea di leader religiosi riconducibili al Buddha, arrivò in Cina iniziando a diffondere gli insegnamenti buddhisti. La costruzione iniziò nel 495 per ordine dell’imperatore Wei Xiaowendi: a Shaolin sarebbero poi stati tradotti in cinese i testi sacri indiani, plasmando quelli che sono conosciuti come i precetti del buddhismo zen.

 

Spesso negli ultimi anni il Tempio di Shaolin – che dal 2010 è riconosciuto come Patrimonio dell’Unesco – è stato criticato sostenendo di aver troppo cavalcato la notorietà turistica suscitata dalla sua storia legata al kung-fu. Anche in risposta a queste critiche i monaci insistono sul fatto che le arti marziali sono solo uno dei volti della cultura e della spiritualità propagata da questo luogo. Raccontano di avere in tutto il mondo oltre 200 centri legati alla loro esperienza, frequentati da oltre 100 milioni di persone.

 

A Shaolin stanno inoltre realizzando anche un nuovo museo strutturato su tre piani, la cui inaugurazione dovrebbe avvenire nel corso di quest’anno. Il primo piano racconterà la storia del monaco Bada e del buddhismo Zen, mentre il secondo piano fornirà una panoramica completa della storia e della cultura Shaolin attraverso documenti storici, oggetti e installazioni digitali. L’ultimo piano presenterà un’ampia collezione di tesori artistici e culturali di Shaolin, tra cui iscrizioni, sculture, murales, dipinti e opere calligrafiche.

 

Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne.

Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine da Asianews
 

Continua a leggere

Sport e Marzialistica

Il Nepal aumenta del 35% la tassa per scalare l’Everest

Pubblicato

il

Da

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Per la prima volta in un decennio il governo nepalese alza il balzello per raggiungere la vetta più elevata al mondo. Nella stagione estiva si dovranno sborsare fino a 15mila dollari, con un aumento consistente rispetto agli 11mila sinora necessari. Crescono anche le tariffe autunnali e invernali. L’auspicio degli alpinisti è che il denaro sia investito in ambiente e sicurezza.   Per la prima volta in un decennio, il governo nepalese intende aumentare le tasse di permesso per scalare l’Everest di oltre il 35%, rendendo la vetta più alta del mondo più costosa per alpinisti, scalatori o semplici appassionati. Lo hanno annunciato fonti dell’esecutivo, precisando che il costo passerà dagli attuali 11mila a 15mila dollari in totale. Una crescita che garantirà nuovi introiti per le casse del Paese, dato che i proventi complessivi derivanti dalle imposte costituiscono una fonte di reddito chiave per una nazione a corto di liquidità e che ospita otto delle 14 vette più elevate al mondo.   «I permessi per scalare gli 8.849 metri dell’Everest costeranno 15mila dollari» ha dichiarato Narayan Prasad Regmi, direttore generale del Dipartimento del Turismo, confermando un aumento complessiva del 36%. «Le royalty [le tariffe dei permessi, ndr] non sono state riviste per molto tempo. Ora – ha spiegato Regmi alla Reuters – le abbiamo aggiornate».

Iscriviti al canale Telegram

La nuova tariffa entrerà in vigore a partire da settembre e si applicherà per la popolare stagione di arrampicata che va da aprile a maggio lungo la via standard della cresta sud-est, o Colle Sud, aperta dal neozelandese Edmund Hillary e dallo sherpa Tenzing Norgay nel 1953.   Anche le tariffe per la meno popolare stagione autunnale che va da settembre a novembre e per quella ancor meno battuta (la invernale fra dicembre e febbraio, quando le scalate sono molto più difficoltose per le avverse condizioni climatiche e meteo) aumenteranno del 36%: i costi lieviteranno fino a toccare rispettivamente quota 7.500 e 3.750 dollari.   Alcuni organizzatori di spedizioni hanno dichiarato che l’aumento, in discussione dallo scorso anno, difficilmente scoraggerà gli scalatori dal tentare di raggiungere la cima della montagna più alta del mondo. Ogni anno, infatti, vengono rilasciati circa 300 permessi per l’Everest.   «Ci aspettavamo questo aumento» ha dichiarato Lukas Furtenbach della società Furtenbach Adventures, con sede in Austria. Egli ha quindi aggiunto che si tratta di un «passo comprensibile» da parte del governo nepalese. «Sono sicuro – ha concluso – che i fondi aggiuntivi saranno utilizzati in qualche modo per proteggere l’ambiente e migliorare la sicurezza sull’Everest».   Tuttavia, il direttore generale del Turismo non ha voluto chiarire per quali scopi saranno utilizzati i proventi aggiuntivi derivanti dall’aumento della tassa.   Ogni anno centinaia di alpinisti tentano, con alterne fortune, di scalare l’Everest e molte altre vette della catena dell’Himalaya. In quest’ottica, il governo del Nepal è spesso oggetto di critiche da parte di sportivi e ambientalisti perché concederebbe a troppi scalatori il permesso di tentare di salire sulla vetta. Inoltre, la stessa Kathmandu farebbe «troppo poco» per mantenere la montagna pulita o per garantire maggiore sicurezza delle scalate.   In risposta alle critiche, Regmi ha detto che sono state organizzate campagne di pulizia per raccogliere la spazzatura e che sono state adottate regolarmente misure di sicurezza e di fissaggio delle corde.   Tuttavia, gli alpinisti di ritorno dall’Everest affermano che la montagna sta diventando sempre più secca e rocciosa, con meno neve o altre precipitazioni, il che, secondo gli esperti, potrebbe essere dovuto al riscaldamento globale o ad altri cambiamenti ambientali.   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di Sandra Leduc via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Continua a leggere

Più popolari