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Politica

Spettacolare intervista di Elon Musk a Donald Trump

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L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il miliardario della tecnologia Elon Musk si sono seduti per un’intervista libera sulla piattaforma X di Musk ieri sera alle 8, ore americana. A tre mesi dalle elezioni presidenziali degli Stati Uniti, la campagna di Trump ha definito la conferenza come «l’intervista del secolo».

 

La «conversazione in diretta» con Trump sarebbe stata «senza copione e senza limiti di argomento», ha scritto Musk domenica, aggiungendo che «dovrebbe essere molto divertente» e incoraggiando gli utenti a postare domande e commenti. Elon ha spiegato che la discussione doveva essere libera e tranquilla per dare un’idea di come Trump è al naturale, perché, ha notato non senza ragione, quando si ha un intervistatore che fa da avversario si tende a rispondere con meno naturalezza.

 

La diretta, ha rivelato Musk al cominciamento dell’intervista, è iniziata con grande ritardo perché i server di X hanno ricevuto contestualmente un grande attacco DDoS, un tipo di attacco hacker usato per mandare offline un sito.

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Ore prima dell’intervista, Trump era tornato su X e ha pubblicato una raffica di video che promuovevano la sua campagna e attaccavano la vicepresidente degli Stati Uniti e candidata democratica Kamala Harris.

 

 

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Trump era stato bandito da X (allora noto come Twitter) nel 2021 dalla precedente gestione della piattaforma e, dal suo reinserimento da parte di Musk nel 2022, ha condiviso solo un singolo post: l’epica foto segnaletica dopo il suo arresto in Georgia l’anno scorso.

 

 

L’intervista ha suscitato notevole attenzione, in particolare da parte degli oppositori di Trump e Musk. In una lettera a Musk di lunedì mattina, il commissario europeo Thierry Breton ha avvertito che X potrebbe essere indagato e multato se sulla piattaforma venissero diffusi i cosiddetti «contenuti dannosi» durante la conversazione trasmessa in live streaming.

 

I giornali mainstream hanno linciato l’intervista a scatola chiusa – con USA Today a definire Musk come un «miliardario curioso del fascismo» – arrivando addirittura a dire che è stata un disastro. Secondo dati resi pubblici da Elon poche ore fa, le visualizzioni dell’evento e delle successive discussioni avrebbero toccato la quota di un miliardo.

 

«Lei è incompetente, e lui è incompetente, e francamente penso che lei sia più incompetente di lui», ha detto Trump a Musk, riferendosi a Harris e Biden.

 

L’ex presidente ha criticato duramente Harris per aver promesso di mettere in sicurezza il confine degli Stati Uniti se fosse stata eletta presidente, nonostante fosse al potere già da tre anni.

 

Musk ha concordato sul fatto che gli Stati Uniti dovrebbero avere un sistema di immigrazione legale «scorrevole ed efficiente» e che la sicurezza delle frontiere è «una questione esistenziale fondamentale per gli Stati Uniti».

 

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Musk e Trump si sono quindi concentrati alle relazioni estere, con Musk che insiste sul fatto che gli Stati Uniti devono avere un presidente «intimidatorio» per scoraggiare i «dittatori malvagi» in tutto il mondo. Trump ha colto l’occasione per parlare dei suoi rapporti con il presidente russo Vladimir Putin, il presidente cinese Xi Jinping e il leader nordcoreano Kim Jong-un. Tutte persone, ha detto, che sono «top of their game», cioè in cima al loro sistema, e quindi sono «intelligenti», che «amano il loro Paese, a modo loro» e con le quali è andato d’accordo.

 

Trump ha ricordato la sua disputa con il«little Rocket Man» Kim nel 2017, ridendo mentre ricordava come, dopo aver lanciato insulti al leader nordcoreano, «all’improvviso ho ricevuto una chiamata da lui… e siamo andati molto d’accordo».

 

L’ex presidente ha rivelato di aver osservato l’accumulo di truppe russe al confine ucraino nel 2022 e di aver pensato che Putin stesse tentando di ottenere influenza sugli Stati Uniti. «Poi Biden ha iniziato a dire cose così stupide», come dichiarare pubblicamente che l’Ucraina «può essere un paese della NATO», ha continuato il biondo costruttore del Queens. «Ha detto cose così stupide… che la guerra non aveva alcuna possibilità di accadere se fossi stato lì».

 

Trump ha quindi proferito una cupa dichiarazione sulle prospettive di successo dell’Ucraina contro la Russia, ricordando agli ascoltatori che la Russia è riuscita a sconfiggere la potenza della Germania nazista e Napoleone, mentre l’Ucraina è stata ridotta a «usare uomini giovani e molto anziani per combattere».

 

«Non si legge di quanto sia sanguinosa l’Ucraina. Solo tra i due eserciti hai perso mezzo milione di persone… L’Ucraina ora non ha abbastanza uomini», ha detto. «Avrei potuto impedirlo… ma avevamo un presidente che diceva cose stupide, e questo potrebbe finire nella Terza Guerra Mondiale».

 

Passando a temi di politica interna, il Musk ha chiesto a Trump di istituire una «commissione per l’efficienza governativa» per garantire che il denaro dei contribuenti venga speso meglio, offrendosi di aiutare con tale commissione. Trump ha risposto che Musk sarebbe l’ideale per un ruolo del genere.

 

L’ex presidente ha quindi giurato di chiudere il Dipartimento dell’Istruzione se eletto e di rimettere la responsabilità dell’istruzione agli stati. L’ex presidente si è lamentato del fatto che, nonostante spenda più soldi per studente di qualsiasi altro paese sviluppato, gli Stati Uniti appaiono regolarmente in fondo alla maggior parte delle classifiche per rendimento scolastico.

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I due hanno quindi avuto una divergenza riguardo il tema del cambiamento climatico: il CEO di Tesla sostiene che gli Stati Uniti devono «orientarsi verso» l’energia sostenibile senza compromettere gli standard di vita degli americani, mentre Trump sostiene che i combustibili fossili sono essenziali per la produzione e la ricarica delle auto elettriche.

 

«Anche per creare la tua auto elettrica e creare l’elettricità necessaria per l’auto elettrica, sai, il combustibile fossile è ciò che crea davvero ciò negli impianti di generazione… quindi non puoi evitarlo in questo momento», ha dichiarato Trump. Tuttavia, Trump e Musk hanno entrambi concordato sul fatto che l’energia nucleare è una forma di energia verde «sottovalutata».

 

Sono seguiti quindi giudizi su Biden e il suo stato di salute. «Biden è vicino allo stadio vegetale, secondo me», ha schernito Trump, riferendosi alle fotografie del presidente scattate nel Delaware nel weekend. «Non è riuscito nemmeno a sollevare la sedia. La sedia è pensata per bambini e anziani. Non è riuscito a sollevarla».

 

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Trump ha più volte canzonato l’acutezza mentale di Biden, affermando in precedenza nell’intervista che aveva un «QI molto basso 30 anni fa», ma ora «potrebbe non averlo affatto».

 

Riferendosi alla gestione da parte del presidente della guerra Israele-Hamas, Trump ha dichiarato che «Biden ha fatto qualcosa di impossibile. Entrambe le parti lo odiano». «Sarà peggio di lui», ha continuato, riferendosi a Harris. «Se sei una persona molto pro-Israele e voti per lei, dovresti farti visitare la testa».

 

Con l’intervista apparentemente conclusa, Musk ha spiegato agli elettori indipendenti e indecisi perché ha deciso di sostenere Trump.

 

«Non mi sono mai occupato molto di politica prima… e non è che io sia un repubblicano convinto di lunga data», ha detto, aggiungendo che ritiene che le prossime elezioni segnino un «momento critico per il Paese».

 

«Molte persone pensavano che l’amministrazione Biden sarebbe stata un’amministrazione moderata, ma non lo è, e penso che assisteremo a un’amministrazione ancora più a sinistra con Kamala», ha continuato. «Vogliamo avere un futuro prospero. Voi siete la strada per la prosperità, e Kamala è l’opposto».

 

«Quel sostegno ha significato molto per me», ha risposto Trump.

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Politica

La nuova presidente irlandese è NATO-scettica e contraria alla militarizzazione dell’UE

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Catherine Connolly, candidata indipendente e storica sostenitrice della neutralità militare irlandese, nota per le sue critiche all’espansione della NATO e alla militarizzazione dell’UE, ha trionfato nelle elezioni presidenziali irlandesi con una vittoria schiacciante.   Mentre lo spoglio dei voti era ancora in corso, la principale avversaria, Heather Humphreys, ha riconosciuto la sconfitta, vedendosi superata con un ampio margine. I risultati preliminari indicavano Connolly al 63% dei voti contro il 29% di Humphreys. «Catherine sarà una presidente per tutti e sarà anche la mia presidente», ha dichiarato Humphreys ai media.   Il primo ministro irlandese Micheal Martin ha formalmente congratulato Connolly, definendo la sua vittoria «molto netta».

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Pur essendo indipendente, Connolly, 68 anni ed ex sindaco di Galway, ha ricevuto il sostegno dei principali partiti di sinistra, tra cui Sinn Féin e Labour. Il suo successo è stato attribuito in gran parte alla capacità di attrarre il voto dei giovani, grazie a un’efficace campagna sui social media e a una forte risonanza in un contesto di crescente malcontento per la crisi abitativa e il costo della vita in Irlanda.   Durante la campagna, Connolly ha ribadito l’importanza della neutralità irlandese, criticando l’UE per il suo orientamento verso la militarizzazione a discapito del welfare. Pur esprimendo critiche alla Russia per il conflitto ucraino, ha sostenuto che il ruolo «bellicoso» della NATO abbia contribuito alla crisi.   Il mese scorso, durante un dibattito all’University College di Dublino, Connolly ha paragonato l’attuale impegno della Germania nel rilanciare la propria economia attraverso il «complesso militare-industriale» al riarmo degli anni Trenta sotto il nazismo, affermando: «Vedo alcuni parallelismi con gli anni Trenta».   Sebbene il ruolo del presidente in Irlanda, una democrazia parlamentare, sia principalmente simbolico, esso comporta poteri significativi, come la possibilità di deferire leggi alla Corte Suprema per verificarne la costituzionalità e di sciogliere la Camera Bassa del Parlamento, convocando nuove elezioni in caso di perdita della fiducia da parte di un primo ministro.  

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Immagine diHouses of the Oireachtas via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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Politica

Il presidente romeno fischiato per il sostegno all’Ucraina

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Il presidente rumeno Nicusor Dan è stato contestato per il suo sostegno all’Ucraina durante un evento commemorativo tenutosi venerdì.

 

Decine di manifestanti hanno espresso il loro dissenso quando Dan è giunto al Teatro Nazionale di Iasi per partecipare a una celebrazione storica, come riportato dall’emittente locale Digi24.

 

Un video mostra Dan scendere dall’auto e salutare i manifestanti, che gridavano «Vergogna!» e «Vai in Ucraina!».

 


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Secondo il quanto riportato, le proteste sono continuate anche dopo l’evento, al momento dell’uscita del presidente dal teatro.

 

Come riportato da Renovatio 21i, Dan, politico favorevole all’UE, è salito al potere quest’anno dopo una controversa ripetizione delle elezioni, in seguito all’annullamento della vittoria iniziale del candidato conservatore Calin Georgescu, critico esplicito della NATO e delle forniture di armi occidentali all’Ucraina. Georgescu è stato successivamente escluso dalla competizione elettorale e affronta accuse di aver pianificato un colpo di Stato, tanto da essere arrestato.

 

Georgescu, che ha sempre avuto il favore di migliaia e migliaia di manifestanti pronti a scendere in piazza, ha definito la UE «una dittatura». Di contro, Bruxelles ha rifiutato di commentare l’esclusione del candidato dalle elezioni rumene. A inizio anno Georgescu aveva chiesto aiuto al presidente americano Donaldo Trump.

 

Georgescu aveva definito Zelens’kyj come un «semi-dittatore», accusando quindi la NATO di voler utilizzare la Romania come «porta della guerra».

 

Il CEO di Telegram Pavel Durov aveva parlato di pressioni su di lui da parte della Francia per influenzare le elezioni presidenziali in Romania.

 

Il Dan ha ribadito il suo impegno a sostenere l’Ucraina. La Romania ha già destinato 487 milioni di euro a Kiev, principalmente in aiuti militari, dall’intensificarsi del conflitto nel 2022, secondo i dati del Kiel Institute tedesco.

 

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Immagine di © European Union, 1998 – 2025 via Wikimedia riprodotta secondo indicazioni.

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Politica

I detenuti minacciano Sarkozy e giurano vendetta vera per Gheddafi

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Un video girato con un cellulare nella prigione parigina La Santé sembra mostrare che i detenuti hanno minacciato l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy di vendicare la morte del defunto leader libico Muammar Gheddafi.   Sarkozy, 70 anni, ha iniziato a scontare la sua condanna a cinque anni martedì, dopo che un tribunale di Parigi lo ha dichiarato colpevole di associazione a delinquere finalizzata a finanziare la sua campagna presidenziale del 2007 con denaro di Gheddafi, contro il quale in seguito guidò un’operazione di cambio di regime sostenuta dalla NATO che distrusse la Libia e portò alla morte di Gheddafi.   Martedì hanno iniziato a circolare video ripresi da La Sante, in cui presunti detenuti minacciavano e insultavano Sarkozy, che sta scontando la sua pena nell’ala di isolamento del carcere.   «Vendicheremo Gheddafi! Sappiamo tutto, Sarko! Restituisci i miliardi di dollari!», ha gridato un uomo in un video pubblicato sui social media. «È tutto solo nella sua cella. È appena arrivato… se la passerà brutta».  

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Il ministro degli Interni francese Laurent Nunez ha sottolineato che, a causa del pericolo, due agenti di polizia della scorta di sicurezza assegnata agli ex presidenti saranno di stanza in modo permanente nelle celle adiacenti a quella di Sarkozy.   «L’ex presidente della Repubblica ha diritto alla protezione in virtù del suo status. È evidente che sussiste una minaccia nei suoi confronti, e questa protezione viene mantenuta durante la sua detenzione», ha dichiarato Nunez mercoledì alla radio Europe 1.   Sarkozy, che ha guidato la Francia tra il 2007 e il 2012, ha negato tutte le accuse a suo carico, sostenendo che siano di matrice politica. Il suo team legale ha presentato una richiesta di scarcerazione anticipata, in attesa del procedimento di appello.   L’inchiesta su Sarkozy è iniziata nel 2013, in seguito alle affermazioni del figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, secondo cui suo padre aveva fornito alla campagna dell’ex presidente circa 50 milioni di euro.   A dicembre 2024, la Corte Suprema francese ha confermato una condanna del 2021 per corruzione e traffico di influenze, imponendo a Sarkozy un dispositivo elettronico per un anno. È stato anche condannato per finanziamento illecito della campagna per la rielezione fallita del 2012, scontando la pena agli arresti domiciliari.   Nel 2011, Sarkozy ha avuto un ruolo di primo piano nell’intervento della coalizione NATO che ha portato alla cacciata e alla morte di Gheddafi, facendo sprofondare la Libia in un caos dal quale non si è più risollevata.   Come riportato da Renovatio 21, all’inizio del 2025 gli era stata revocata la Legion d’Onore. In Italia alcuni hanno scherzato dicendo che ora «Sarkozy non ride più», un diretto riferimento a quando una sua risata fatta con sguardo complice ad Angela Merkel precedette le dimissioni del premier Silvio Berlusconi nel 2011 e l’installazione in Italia (sotto la ridicola minaccia dello «spread») dell’eurotecnocrate bocconiano Mario Monti.     Nell’affaire Gheddafi finì accusata di «falsificazione di testimonianze» e «associazione a delinquere allo scopo di preparare una frode processuale e corruzione del personale giudiziario» anche la moglie del Sarkozy, l’algida ex modella torinese Carla Bruni, la quale, presentatole il presidente dall’amico comune Jacques Séguela (pubblicitario autore delle campagne di Mitterand e Eltsin) secondo la leggenda avrebbe confidato «voglio un uomo dotato della bomba atomica».  

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