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«Sotto il regno infernale dell’Anticristo, tacerà il sacrificio perenne»: omelia di mons. Viganò per il Giovedì Santo

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Renovatio 21 pubblica l’omelia di monsignor Caro Maria Viganò per il Giovedì Santo 2024.

 

 

 

Et ego dispono vobis sicut disposuit mihi Pater meus regnum.
Io preparo per voi un regno, come il Padre l’ha preparato per me.

Lc 22, 29

 

La solenne Liturgia del Giovedì Santo ci introduce nel cuore dei Misteri pasquali e costituisce una sorta di parentesi tra il lungo itinerario quaresimale – culminato nelle due ultime Domeniche – e la celebrazione della Passione e Morte del Signore, che avrà luogo domani. Due sono i grandi momenti che ci riuniscono intorno all’altare: il primo, la Messa Crismale; il secondo, la Messa in Cœna Domini.

 

In entrambi, la Chiesa richiama la nostra attenzione sull’Ordine Sacro, sicché a giusto titolo possiamo considerare il Giovedì Santo come una festa in onore di Cristo Sommo Sacerdote e di riflesso di tutti i sacri Ministri, che all’unico Sacerdozio di Cristo attingono il proprio Ministero. 

 

Nella Messa Crismale il Vescovo – che possiede la plenitudo Sacerdotii – raccoglie intorno a sé il proprio Presbiterio per consacrare gli Olii Santi, necessari all’amministrazione dei Sacramenti: Consecrare tu dignare, Rex perennis patriæ, hoc olivum, signum vivum, jura contra dæmonum (Hymn. O Redemptor).

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Nella Messa in Cœna Domini celebriamo l’istituzione del Santo Sacrificio, della Santissima Eucaristia e dello stesso Sacerdozio, la cui sacra Unzione richiama Cristo, l’Unto del Signore.

 

La composta solennità di questi riti – che un susseguirsi compulsivo di riforme bugniniane, portate avanti tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta dai fautori del Novus Ordo, ha in gran parte stravolto e sfigurato – ci riporta al Cenacolo e a quelle parole che il Redentore rivolge ai Suoi Discepoli, in un momento di grande oppressione e paura. Sono le ore in cui incombe sui Dodici quel senso di assedio e di pericolo imminente che anche noi oggi sperimentiamo; le ore in cui i ripetuti tentativi dei Giudei di catturare e uccidere il Signore – sino ad allora falliti – stanno per avere successo, a causa del tradimento di Giuda; le ore in cui sembra inevitabile il trionfo dei malvagi, riusciti a corrompere un Apostolo per imprigionare, processare e mettere a morte il Figlio di Dio, pochi giorni prima accolto in Gerusalemme dalla folla festante come Re d’Israele.

 

Tacciono gli Osanna dei fanciulli, la folla è scomparsa, nessuno pare ricordarsi dei miracoli compiuti dal Maestro negli ultimi tre anni e i rami di palme giacciono abbandonati ai lati della via che conduce al Tempio.

 

Non è difficile, in questa nostra fase cruciale della Storia dell’umanità e della Chiesa, immedesimarci negli Apostoli, oppressi da quella sensazione di ineluttabilità del Male che cerca di strappare dai cuori la speranza e instilla lo sconforto e la delusione, dopo la gioia e l’entusiasmo dell’entrata nella Città Santa.

 

Anche il Corpo Mistico di Cristo, che nel corso dei secoli ripercorre le tappe del Ministero pubblico del suo Capo divino, ha vissuto quegli entusiasmi dei Discepoli per la predicazione e i miracoli compiuti, oggi quasi eclissati nell’abbandono delle folle, nella cospirazione del Sinedrio pronto a mandare le proprie guardie, nel tradimento di nuovi Giuda.

 

Questa è la vostra ora, è l’impero delle tenebre (Lc 22, 53), dirà fra qualche ora Nostro Signore ai sommi sacerdoti e alle guardie del tempio venuti a catturarLo.

 

Ma proprio mentre incombe l’impero delle tenebre – che stoltamente, ma umanamente gli Apostoli credono vittoriose – il Signore fa preparare il Cenacolo in una grande sala sontuosamente addobbata, per celebrarvi la Pasqua. Un luogo nel quale, dopo la Crocifissione del Maestro, vedremo riunirsi nuovamente i Discepoli assieme alla Vergine Madre, con le porte sprangate e le imposte chiuse per paura dei Giudei.

 

E sui quali cinquanta giorni dopo, januis clausis, lo Spirito Santo discenderà, compiendo ciò che era stato prefigurato nella consacrazione del tempio da parte del re Salomone (2 Par 7, 1).

 

La serenità e la dignità con cui il Salvatore affronta le ultime ore prima della Passione disorienta gli Apostoli, che non solo non comprendono cosa si vada preparando, ma sono talmente confusi da chiedersi chi di loro doveva essere considerato il maggiore (Lc 22, 24), mentre Pietro si dice pronto ad affrontare il carcere e la morte (ibid., 33), inconsapevole del triplice rinnegamento che di lì a poco avrebbe compiuto: Non cantabit hodie gallus, donec ter abneges nosse me, abbiamo sentito ieri nel Passio.

 

Voi dunque, rinchiusi come gli Apostoli in questa cappella attorno al vostro Vescovo per celebrare la Pasqua, vi sentite assediati e in pericolo, ricercati come discepoli dello stesso Gesù Nazareno che le guardie stanno per arrestare. E forse siete stupiti anche voi, carissimi fratelli, per la serenità con cui vi esorto ad affrontare gli eventi con lo stesso spirito di umile ed obbediente abbandono alla volontà di Dio.

 

Ecce Satanas expetivit vos ut cribraret sicut triticum: Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano (Lc 22, 31).

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La prova si avvicina, perché senza cimentarsi nell’agone non è possibile conseguire il bravio – il premio della vittoria – e senza passare per l’ignominia della Croce non vi può essere gloria della Resurrezione. Ed è prova forse meno cruenta di quella che dovettero attraversare gli Apostoli, ma dinanzi alla quale occorre lo stesso stato d’animo che il Signore intima loro di avere: Vigilate et orate, ut non intretis in tentationem (Lc 22, 46). Rimanete svegli e pregate.

 

In un mondo ostile a Cristo – ieri come oggi – l’umiltà del sacerdote è l’unico presidio per non cedere alla tentazione: l’umiltà di riconoscersi fragili e incapaci di fronteggiare gli eventi avversi, se non grazie all’aiuto di Dio che possiamo ottenere solo con la vigilanza e con la preghiera.

 

Ce lo dice Nostro Signore: Il più grande fra di voi sia come il minore e chi governa come colui che serve (Lc 22, 26). Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi (Gv 13, 13-15).

 

La Liturgia del Giovedì Santo prevede la ripetizione di quel gesto antico e solenne, nella consapevolezza tanto della nostra umana fragilità, quanto dell’incommensurabile dignità del Sacerdozio che ci è stato conferito da Cristo.

 

Nos autem gloriari oportet in cruce Domini Nostri Jesu Christi, canteremo questa sera nell’Introito della Messa in Cœna Domini, e nella luce sfolgorante del Sacerdozio di Cristo intoneremo al suono delle campane, dopo il silenzio quaresimale, il Gloria in excelsis che tacerà ancora fino alla Veglia pasquale. Piccoli squarci di cielo che riescono a riportarci al cospetto della Maestà divina e a farci contemplare le cose del mondo sub specie æternitatis, e quindi a vederle nella loro dimensione transeunte.

 

Le Messe di oggi ci ricordano, ciascuna con i suoi riti antichissimi, l’importanza e l’indispensabilità del Sacerdozio, che potremmo considerare come una sorta di καθῆκον (2 Tess 2, 6), che trattiene ed impedisce che si manifesti l’Anticristo. Nel corso della Storia esso fu identificato con la Chiesa, con il Papato, con il Sacro Romano Impero. Ma se San Paolo ci dice che il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene (ibid., 7), possiamo comprendere perché il Sacerdozio cattolico è fatto oggetto della furia di Satana: senza sacerdoti non vi è Messa, e senza Messa non vi è offerta del Santo Sacrificio.

 

D’altra parte, è lo stesso profeta Daniele che ci spiega come, sotto il regno infernale dell’Anticristo, tacerà il sacrificio perenne. Se dunque il Sacerdozio non costituisce il καθῆκον, di sicuro lo è la Santa Messa, intrinsecamente legata ad esso. 

 

Sant’Agostino spiega: La prima persecuzione (quella dei Cesari), fu violenta: per costringere i cristiani a sacrificare agli idoli, si proscrivevano, si tormentavano, si scannavano. La seconda, quella attuale, è insidiosa e ipocrita: gli eretici ed i fratelli sleali ne sono gli autori. Più tardi ne succederà un’altra, più funesta delle precedenti; perché aggiungerà la seduzione alla violenza, e questa sarà la persecuzione dell’Anticristo.

 

Nel corso dei secoli i fedeli del Signore hanno subìto la persecuzione dei pagani, poi quella degli eretici e dei modernisti, infine quella sottile e seducente dell’apostasia: prima il culto dei falsi dèi, poi quello di un Dio del Quale si è adulterata l’essenza e infine quello di Satana. E quel che è inflitto ai battezzati sarà a maggior ragione fatto subire ai sacerdoti, mediante la seduzione dell’Anticristo: affascinante nell’aspetto e nell’eloquio, socialmente affermato, capace di indurre a seguirne il potere e il prestigio fino ad accettare le sue bestemmie e i suoi orrendi crimini.

 

E la Bestia aprì la sua bocca in bestemmie contro Dio, a bestemmiare il suo nome e il suo tabernacolo e gli abitatori del cielo (Ap 13, 6). E questo nel silenzio dell’autorità: Tutte le nazioni si accordarono per obbedire (1Mac 1, 44). Tre anni e mezzo di inferno in terra: un tempo che ci sembrerà non finire mai, ma che sarà certamente limitato e durante il quale dovremo fronteggiare – se già non lo stiamo facendo – quella stessa sensazione di oppressione e assedio che fu degli Apostoli nei tre giorni della Passione, e che dopo la discesa del Paraclito si mutò in eroica testimonianza portandoli ad affrontare i tormenti del Martirio. 

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Vigilate et orate, cari fratelli. Vigilate rimanendo saldi nella fede e pregate il Signore di non lasciarvi sedurre dal fascino dell’uomo iniquo e doloso, del leone che vaga cercando la preda da sbranare. Attingete la vostra forza da Cristo e dal Suo eterno Sacerdozio del quale il vostro è perpetuazione: Tu es sacerdos in æternum (Sal 109, 4).

 

È Cristo Pontefice che celebra la liturgia celeste, e che dall’altare della Croce intona l’antifona che dà inizio al rito: Deus, Deus meus: quare me dereliquisti? Sono le stesse parole che leggiamo nell’Ufficio di questi giorni benedetti, che riecheggiano con Geremia il dolore e lo sconforto dell’Eterno Padre nei riguardi di Gerusalemme infedele, e con Ezechiele l’ira per il tradimento dei Suoi ministri: Figlio dell’uomo, vedi che cosa fanno costoro? Guarda i grandi abomini che la casa d’Israele commette qui per allontanarmi dal mio santuario! Ne vedrai altri ancora peggiori (Ez 8, 6).

 

In questa terribile visione di Ezechiele i sacerdoti del Signore adorano Baal, demone cui sono offerti i bambini in sacrificio: difficile non scorgere negli orrori del mondo d’oggi la stessa abominazione, gli stessi tradimenti, la stessa apostasia, le stesse offese alla Maestà di Dio e la medesima collera dell’Altissimo. 

 

Quando guardiamo lo stato della Chiesa, dei nostri seminari, dei conventi, delle comunità religiose e le conseguenze delle infedeltà della Gerarchia, non possiamo ignorare le parole terribili del Signore indignato: Profanate pure il tempio, riempite di cadaveri i cortili (Ez 9, 7).

 

È Dio stesso, nella Sua santa ira, che ordina ai Suoi nemici di compiere le Sue vendette sulle membra infedeli della Chiesa, che nel segreto delle stanze del tempio adorano gli idoli del mondo. Riempite di cadaveri i cortili: i chiostri dei monasteri, le navate delle chiese sono cosparsi dei cadaveri di vocazioni perdute, di religiosi mancati, di fedeli fuggiti. 

 

Rimane il pusillus grex, il καθῆκον del Sacerdozio cattolico, che nessuna potenza terrena né infernale potrà mai cancellare dalla faccia della terra. Voi custodite in voi stessi, nelle vostre stesse carni, il pignus, il tesoro dato in pegno alla Chiesa da Cristo Sommo Sacerdote: finché avrete la forza di tenere un’ostia e un calice tra le mani e di pronunziare le parole della Consacrazione, voi avrete il potere di rinnovare il Sacrificio di Cristo che ha distrutto per sempre la tirannide di Satana sulle anime. Finché potrete levare la vostra mano a benedire, a santificare, ad assolvere, l’opera del demonio potrà apparire vittoriosa, ma non riuscirà mai a prevalere. 

 

Sappiamo che l’Anticristo – e tutti i suoi precursori con lui – sono maestri di seduzione. Ma seduzione è anche corruzione, capacità di trascinare comprandoci, come fu comprato l’Iscariota. Hai visto, figlio dell’uomo, quello che fanno gli anziani della casa d’Israele nelle tenebre, ciascuno nella stanza recondita del proprio idolo? Vanno dicendo: «Il Signore non ci vede, il Signore ha abbandonato il paese» (Ez 8, 12). Ma il Signore vede le loro colpe e non abbandona la Chiesa, perché essa è Suo Corpo Mistico, parte di Lui, Sue membra vive e sante. Tutto ciò che cadrà, tutto ciò che apparirà dietro il muro crollato nella sua corruzione e nei suoi tradimenti non impedirà la vittoria finale, ed anzi sarà di sprone a tutti noi per rimanere fedeli al nostro Dio e Signore proprio quando il tempio sembrerà vuoto e l’altare deserto.

 

Mentre i traditori e i malvagi cercano di nascondersi allo sguardo di Dio nei recessi delle loro conventicole, i Discepoli si rifugiano nel Cenacolo per sfuggire ai Giudei.

 

I primi confidano nelle creature e nel mondo di cui è principe Satana; i secondi nel Creatore e nel Redentore, vincitore del mondo. Rimaniamo dunque in questo mistico Cenacolo, in fraterna concordia, vigilando e pregando assieme alla Vergine Santissima, Madre della Chiesa e Madre del Sacerdozio, mentre passa l’Angelo sterminatore.

 

Passerà l’ora delle tenebre.

 

E così sia. 

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo

 

28 Marzo 2024
Feria V in Cœna Domini

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Immagine: Daniele Crespi (1598-1630), L’ultima Cena (1624), Pinacoteca di Brera, Milano. 

Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia.

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Spirito

Stati Uniti, un disegno di legge dichiara antisemita il Nuovo Testamento

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La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato un disegno di legge volto ad adottare una definizione di antisemitismo che include l’affermazione secondo cui gli ebrei sarebbero stati coinvolti nell’esecuzione di Gesù Cristo. Pertanto, il Nuovo Testamento diventerebbe legalmente un testo antisemita.   La guerra di Gaza e la posizione degli Stati Uniti rischiano di avere un impatto formidabile sul Nuovo Testamento. Il disegno di legge arriva in un momento in cui le università americane sono state teatro di manifestazioni filo-palestinesi che, secondo i loro detrattori, sono talvolta sfociate nell’antisemitismo. Per molti politici, criticare l’invasione equivale ad antisemitismo.   Il Congresso ha approvato questo disegno di legge il 1° maggio 2024, che imporrebbe al Dipartimento dell’Istruzione di utilizzare la definizione di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) nell’applicazione delle leggi antidiscriminazione. Molti membri del Congresso, sia democratici che repubblicani, che affermano di essere cristiani hanno votato a favore.   «L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei, che può essere espressa attraverso l’odio verso gli ebrei. Le manifestazioni retoriche e fisiche dell’antisemitismo sono dirette contro individui ebrei e non ebrei e/o le loro proprietà, contro le istituzioni della comunità ebraica e le strutture religiose», si legge in questa definizione.

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Il disegno di legge ha ricevuto il sostegno di 320 membri del Congresso, mentre 91 hanno votato contro. Va notato che la definizione implica che l’antisemitismo si esprime attraverso l’uso di simboli e immagini associati all’antisemitismo classico – ad esempio, l’affermazione che gli ebrei hanno ucciso Gesù o l’accusa di omicidio rituale per caratterizzare Israele o gli israeliani.   Il testo del disegno di legge afferma che richiederà al Dipartimento dell’Istruzione di “considerare la definizione di antisemitismo come parte della valutazione del Dipartimento per stabilire se la pratica sia motivata da intenti antisemiti” quando indaga sulla presunta discriminazione antisemita negli istituti scolastici superiori.   Gli oppositori della misura hanno messo in guardia. La rappresentante Marjorie Taylor Greene ha scritto: «L’antisemitismo è un male, ma oggi non voterò per l’Anti-Semitism Awareness Act del 2023 (HR 6090) che potrebbe condannare i cristiani di antisemitismo per aver creduto al Vangelo che dice che Gesù fu consegnato a Erode perché fosse crocifisso dai Giudei».   «Se sostenete questo disegno di legge sull’incitamento all’antisemitismo, non solo state sputando sul Primo Emendamento, ma state anche palesemente negando la Bibbia», ha scritto la conduttrice televisiva Blaze Lauren Chen.   Oltre alla questione biblica, i critici sostengono che il disegno di legge minacci la libertà di parola e potrebbe portare a restrizioni ingiustificate sull’espressione politica. La fattibilità del disegno di legge nel Senato controllato dai democratici è incerta e la sua interpretazione è oggetto di un acceso dibattito, che riflette profonde divisioni nella politica degli Stati Uniti nei confronti di Israele.   La proposta ha anche diviso la comunità ebraica, con alcuni gruppi ebraici liberali che si oppongono alla misura in quanto troppo ampia.   Sembra che i repubblicani stiano cercando di sfruttare le divisioni interne su come gestire altre politiche di sicurezza nazionale, come la guerra in Ucraina. Questa legge e le misure di sorveglianza universitaria consentono ai conservatori di mostrare una posizione chiara a favore di Israele, evidenziando al contempo le divisioni tra i democratici.   Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Gender

Papa Francesco dice alla suora pro-LGBT che i transessuali «devono essere integrati nella società»

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Papa Francesco ha detto alla suor Jeannine Gramick, eterodossa e censurata dal Vaticano, che «le persone transgender devono essere accettate e integrate nella società». Lo riporta LifeSiteNews.

 

I commenti del romano pontefice sono arrivati ​​in risposta a una lettera inviata da suor Gramick, in cui la religiosa pro-LGBT esprimeva la sua «tristezza e il mio disappunto per l’uso del concetto di “ideologia di genere”» nel documento recentemente pubblicato Dignitas infinita.

 

Pubblicata l’8 aprile, la dichiarazione vaticana Dignitas infinita critica la «teoria del gender». Citando la controversa enciclica Amoris Laetitia, l’autore della dichiarazione, il cardinale argentino Victor Manuel Fernandez – noto alle cronache, oltre che per encicliche contestate come la omosessualista Fiducia Supplicans, anche per libri di carattere erotico-spirituale come quelli sul bacio e sull’orgasmo – ha scritto che l’ideologia di genere «prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia».

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«La teoria del gender è che essa vuole negare la più grande possibile tra le differenze esistenti tra gli esseri viventi: quella sessuale», scrive la dichiarazione, aggiungendo che sono «da respingere tutti quei tentativi che oscurano il riferimento all’ineliminabile differenza sessuale fra uomo e donna».

 

Significativamente, tuttavia, il documento non fa menzione dell’omosessualità.

 

Rivelando i dettagli della comunicazione del Papa con lei, suor Gramick ha sottolineato di aver scritto al pontefice per la prima volta dopo la pubblicazione di Dignitas Infinita. Affermando di essere stata «molto triste» fin dalla sua pubblicazione, Gramick ha affermato che la «sezione del documento sulla teoria del genere, che condanna “l’ideologia di genere”, sta danneggiando» le persone con confusione di genere.

 

La suora filo-omotransessualista ha rivelato quindi di aver scritto a Francis «per raccontargli la mia tristezza e la mia delusione per l’uso del concetto di «ideologia di genere».

 

«Ho scritto di nuovo al nostro amato papa, dicendogli che, sfortunatamente negli Stati Uniti (e in altre parti del mondo), “ideologia di genere” ha un significato diverso» scrive la religiosa. «Non significa annullare o non rispettare le differenze. È vero il contrario: chi usa quel termine non considera né rispetta la storia e l’esperienza di genere di una persona. Credo che le persone che usano il termine “ideologia di genere” molto probabilmente non hanno mai accompagnato persone transgender».

 

Secondo suor Gramick, cofondatrice del gruppo catto-LGBT «New Ways Ministry», il papa avrebbe risposto che «l’ideologia di genere è qualcosa di diverso dalle persone omosessuali o transessuali. L’ideologia di genere rende tutti uguali senza rispetto per la storia personale. Capisco la preoccupazione per quel paragrafo di Dignitas Infinita, ma non si riferisce alle persone transgender ma all’ideologia di genere, che annulla le differenze. Le persone transgender devono essere accettate e integrate nella società».

 

Suor Gramick ha portato avanti la tesi, ritenuta da alcuni blasfema, secondo la quale Dio crea le persone con una differenza fondamentale nella loro identità fisica e in quella della loro anima, sostenendo che una persona confusa dal genere «si rende conto che il suo corpo non corrisponde alla sua anima».

 

«Le persone transgender non cancellano né negano le differenze sessuali o di genere. È proprio perché una persona transgender sa che esistono differenze di genere che si rende conto che il suo corpo non corrisponde alla sua anima».

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Suor Gramick, scrive LifeSite, «ha una lunga storia di dissenso dall’insegnamento cattolico sull’omosessualità e l’aborto ed è stato ufficialmente censurata da papa Giovanni Paolo II e dal cardinale Joseph Ratzinger nel 1999 ma ha ignorato l’ordine». Recentemente la suora «ha sostenuto che la Chiesa dovrebbe aiutare ad affermare gli individui che si identificano come transgender nella le loro identità sbagliate, suggerendo che Dio “intende” che tali persone abbraccino le loro tendenze disordinate e si presentino falsamente come il sesso opposto», secondo il sito prolife canadese.

 

«La Chiesa dovrebbe aiutare a rimuovere il dolore in modo che la persona possa diventare una cosa sola nella mente e nel corpo come Dio intende», ha detto la suora, accusando la Chiesa di imporre un «serio fardello» alle persone che hanno confusione riguardo al proprio sesso affermando la realtà della loro natura sessuata.

 

Nonostante la sua lunga storia di eterodossia e di sostegno a posizioni che contravvengono all’insegnamento cattolico, Gramick ha trovato negli ultimi anni il favore di Papa Francesco, ricevendo numerose lettere da lui a sostegno del suo gruppo pro-LGBT e del suo attivismo personale.

 

Durante l’incontro del Sinodo sulla sinodalità del 2023, è stata ricevuta dal Papa in un’udienza privata concessa a lei e ai suoi colleghi della New Ways Ministry, il gruppo che ha co-fondato nel 1977 con il sacerdote dissidente Robert Nugent. L’udienza papale è stata descritta come l’occasione per evidenziare una «nuova apertura» al lavoro della Gramick.

 

Nel 1999 il Prefetto della Congregazione della Fede cardinale Joseph Ratzinger, futuro papa Benedetto XVI, firmava la notifica sul caso di suor Gramick e di padre Nugent.

 

«La diffusione di errori ed ambiguità non è coerente con un atteggiamento cristiano di vero rispetto e compassione: le persone che stanno combattendo con l’omosessualità hanno, non meno di altre, il diritto di ricevere l’autentico insegnamento della Chiesa da coloro che li seguono pastoralmente», scriveva il documento co-firmato dall’allore Segretario della CDF Tarcisio Bertone.

 

«Le ambiguità e gli errori della posizione di padre Nugent e di suor Gramick hanno causato confusione fra i Cattolici ed hanno danneggiato la comunità della Chiesa. Per questi motivi a Suor Jeannine Gramick, SSND, ed a Padre Robert Nugent, SDS, è permanentemente vietata ogni attività pastorale in favore delle persone omosessuali ed essi non sono eleggibili, per un periodo indeterminato, ad alcun ufficio nei loro rispettivi Istituti religiosi.

 

«Penso che nel lungo termine… Papa Francesco stia gettando le basi per un cambiamento nella sessualità», aveva detto Gramick lo scorso autunno, in risposta a una domanda sulla possibilità di «un cambiamento sostanziale nell’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità».

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I segni del favore di Bergoglio nei confronti dei transessuali si sono moltiplicati negli anni del suo enigmatico papato.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel 2015 il Dicastero aveva risposto negativamente alla stessa richiesta.

 

I segni di avvicinamento al transgenderismo, in effetti, si sono moltiplicati lungo tutto il papato bergogliano.

 

A fine gennaio 2015, un «uomo transgender» – nato in Ispagna come donna – dichiarò di aver avuto un’udienza privata con il papa, dove, secondo alcuni articoli di giornale, Bergoglio avrebbe «abbracciato» il 48enne transessuale.

 

A Napoli, sempre nel 2015, il romano pontefice, fu riportato dai media globali mangiò con «carcerati gay e transessuali».

 

Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso il pontefice ha incontrato dei trans in «pellegrinaggio» in Vaticano. «Gli ho baciato la mano, lui ha baciato la mia» avrebbe detto il trans paraguagio Laura. Nel 2020 invece aveva devoluto un obolo una tantum a dei trans sudamericani del litorale romano che a causa del lockdown si erano dovuto rivolgere in parrocchia. Arrivò l’elemosiniere, il polacco cardinale Krajewski, già noto per aver ridato la corrente ad un centro sociale, per saldare bollette e affitti e procurare generi di prima necessità. Nel 2015 papa Francesco aveva invece ricevuto in Vaticano un transessuale spagnuolo.

 

Come riportato da Renovatio 21l’ambasciata USA presso la Santa Sede sei mesi fa ha celebrato il «Transgender Day of Remembrance», il «giorno del ricordo transgender che offre un omaggio «a quelli della comunità transgender che sono stati assassinati a causa dell’odio». Durante il mese di giugno, l’ambasciata statunitense issò una grande bandiera omotransessualista – e immaginiamo abbiano fatto lo stesso anche all’ambasciata di Riyadh o di Islamabad. Ad ogni modo, non è noto se la Santa Sede abbia protestato.

 

Lo scorso novembre, in un segno ulteriore e sempre più definitivo, papa Francesco ha presieduto un pasto in Aula Paolo VI dove erano presenti anche «quarantaquattro individui transgender e quattro volontari» provenienti dalla parrocchia di Torvajanica (Roma), che da alcuni anni si dedica all’accoglienza e all’instaurazione di amicizia con queste persone.

 

 

L’agenzia Associated Press ha pubblicato un video dell’evento che seguiva i trans sin da quando sono saliti in pulmino. Il filmato si chiude con un’immagine della Basilica di San Pietro vista da via della Conciliazione e la scritta «Papa Francesco ha fatto dell’apertura alla comunità LGBTQ+ uno dei segni principali del suo papato».

 

Come riportato da Renovatio 21, il cardinale Fernandez aveva fatto un’ulteriore «apertura» magisteriale nei confronti dell’omotransessualismo firmando per Dicastero della Dottrina della Fede, assieme al pontefice un documento in cui apriva per i transgender la possibilità di fare da padrini (madrine, o quello che è) ai battesimi.

 

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Spirito

Il Vaticano riforma il suo sistema giudiziario

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Attraverso un nuovo motu proprio reso pubblico il 19 aprile 2024, il Sommo Pontefice ha modificato molte leggi che regolano l’ordinamento giudiziario della Santa Sede, armonizzandolo con il vicino ordinamento italiano. È questo un modo per trarre insegnamento da numerose questioni nate all’indomani del «processo del secolo», la cui onda d’urto continua a scuotere le mura del recinto leonino.   69 è il numero delle Lettere apostoliche in forma di motu proprio promulgate sotto l’attuale pontificato.   Questo atto giuridico è un motu proprio che, in sei articoli, modifica le norme giudiziarie dello Stato Pontificio. Il documento riguarda in parte l’attività dei magistrati ordinari fino ai 75 anni, e fino agli 80 anni per i giudici cardinali. Resta inoltre aperta la possibilità da parte del Sommo Pontefice di prolungare caso per caso il mandato dei magistrati, fissando modalità di remunerazione, di fine rapporto e di pensioni.   Altri provvedimenti hanno suscitato una reazione più forte da parte dei giuristi italiani, come quelli riguardanti la responsabilità civile dei magistrati o il potere conferito al Papa di intervenire nel corso di un processo nominando un vicepresidente o cessando dal servizio di un magistrato il quale, «per comprovata incapacità», non sarebbe più in grado di esercitare le sue funzioni.   D’ora in poi chi ritiene di aver subito un danno potrà avviare un procedimento giudiziario contro lo Stato della Città del Vaticano, che potrà a sua volta rivolgersi a un magistrato se sarà dimostrato che ha causato un danno.   Questo è un modo per allineare il sistema del microStato a quanto avviene in Italia, dove la responsabilità del magistrato è indiretta, per far sì che un cittadino non possa agire direttamente contro un giudice che gli ha fatto torto nel corso di un processo. Si tratta di una misura intesa a garantire la libertà, l’indipendenza e la tutela dei magistrati contro eventuali pressioni esterne.

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Per motivare questa evoluzione, Francesco evoca «gli anni di esperienza che hanno fatto sentire la necessità di una serie di cambiamenti». È difficile non vedere in ciò una scossa di terremoto provocata dal processo del secolo conclusosi provvisoriamente nel dicembre 2023. Provvisoriamente, perché, oltre alla Segreteria di Stato e all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), tutti gli altri attori, imputati e parti civili, hanno impugnato la decisione dei giudici.   Molti giuristi italiani sottolineano che l’attuale pontificato ha riscritto le regole quattro volte durante la fase istruttoria del recente grande processo, sia come modo per colmare un vuoto normativo per alcuni, sia come modo per il Romano Pontefice di mantenere il controllo sullo svolgimento del processo.   Inoltre, il Tribunale vaticano – che è stato teatro di diverse riforme negli ultimi anni – resta composto prevalentemente da avvocati e pubblici ministeri che hanno ricoperto o ricoprono incarichi in Italia e che, di conseguenza, non sempre hanno una perfetta conoscenza della normativa usi e consuetudini della Santa Sede, né del diritto della Chiesa.   In un contributo scritto dopo la sentenza, uno dei legali degli imputati nel processo del secolo, Cataldo Intrieri, ha denunciato le «contraddizioni» del sistema giudiziario vaticano e gli «esorbitanti poteri» concessi ai pubblici ministeri che, a suo dire, aveva portato ad una procedura giudiziaria «molto lontana dai criteri adottati in uno Stato di diritto».   È una critica che il nuovo motu proprio tenta forse di disarmare, anche se non è realistico pretendere dal papato – che resta nella sua essenza monarchico – una separazione assoluta dei poteri.   Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Immagine di Jorge Valenzuela A via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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