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Gender

Servizio Sanitario pubblico inglese offre la riproduzione artificiale anche a donne single e individui transessuali

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I pazienti transgender e altri pazienti che ricevono cure che potrebbero avere un impatto sulla loro fertilità potranno accedere per la prima volta alla conservazione della fertilità finanziata dal NHS (il servizio sanitario britannico) a Bristol, North Somerset e South Gloucestershire. Lo riporta BioNews.

 

Le donne single potranno anche accedere alla fecondazione in vitro finanziata dal NHS nell’area coperta dal Bristol, North Somerset e South Gloucestershire Integrated Care Board (ICB) per la prima volta dal 1° aprile 2023.

 

Il numero di inseminazioni intrauterine finanziate privatamente (IUI) i cicli che le donne nelle coppie dello stesso sesso dovranno sottoporsi privatamente per qualificarsi per la fecondazione in vitro finanziata dal servizio sanitario nazionale saranno ridotti da dieci a sei.

 

Tuttavia, il limite di età per le donne che accedono alla fecondazione in vitro è stato ridotto da 40 a 39 anni, per risparmiare e finanziare l’aumento dell’accesso per altri gruppi. L’ICB ha rilevato la messa in servizio dei servizi NHS per l’area nel luglio 2022, quando la legislazione ha sciolto i gruppi di messa in servizio clinica ha avuto effetto. Ha annunciato le modifiche in una riunione del consiglio il 1° dicembre, dopo un periodo di consultazione di tre mesi iniziato a marzo 2021.

 

In precedenza gli unici pazienti che potevano accedere alla conservazione dei gameti finanziata dal NHS nell’area erano malati di cancro, ma l’ICB ha dichiarato che avrebbe cambiato questa situazione a seguito della consulenza legale dei suoi avvocati.

 

I dati sul numero di pazienti transgender nell’area che cercavano un trattamento che potesse influire sulla loro fertilità non erano prontamente disponibili, ma il Consiglio ha previsto che il finanziamento delle modifiche per migliorare l’accesso alla conservazione dei gameti sarebbe costato al Sistema di assistenza integrato 43.550 sterline.

 

Oltre a ciò, hanno previsto che l’espansione dell’accesso alla fecondazione in vitro finanziata dal NHS alle donne single costerebbe ulteriori 34.584 sterline all’anno.

 

Questo aumento dei costi sarà finanziato da un risparmio previsto di circa 110.040 sterline riducendo il limite di età per l’accesso alla fecondazione in vitro da 40 a 39 anni per le donne. Il limite di età per i partner maschi rimarrà lo stesso, a 54 anni.

 

I pazienti che si qualificano per la fecondazione in vitro finanziata dal NHS si qualificheranno per un ciclo di provetta che l’ICB definisce come un trasferimento di embrioni freschi e un trasferimento congelato se ritenuto clinicamente appropriato, il che è in conflitto con le linee guida del National Institute for Health and Care Excellence che definiscono pieno un ciclo come trasferimento di tutti gli embrioni vitali.

 

Queste continue «rivoluzioni» nell’assistenza pubblica alla riproduzione artificiale in Albione hanno già una storia consistente. Già 5 anni fa Renovatio 21 mostrava come la Gran Bretagna stesse spingendo sempre più per la maternità condivisa con fecondazione in vitro per le coppie lesbiche.

 

Quattro anni fa un giudice britannico aveva permesso l’estrazione di sperma da un moribondo perché la fidanzata gli producesse un figlio in provetta. Tre settimane fa invece un giudice ha rifiutato la richiesta di recupero di sperma da morto di una famiglia cinese che chiedeva i gameti del figlio deceduto per poter continuare la stirpe.

 

Il mondo della riproduzione in Gran Bretagna sembra essere preda di un disincanto parossistico.

 

Due anni fa avevano fatto scalpore le parole della parlamentare scozzese Ruth Davidson, che essendo passata lei stessa attraverso la fecondazione in vitro aveva perso tutte le sue illusioni sulla natura speciale dell’inizio della vita, e quindi anche sulla fine della vita – per cui, grazie alla comprensione datale dall’aver prodotto (e quindi, se non ci ha pensato, scartato, e ucciso) embrioni in laboratorio ora si rammarica di aver votato contro l’eutanasia.

 

«I sistemi e i processi di recupero degli ovociti; la scelta dei donatori attraverso un numero qualsiasi di caratteristiche dall’altezza alla storia medica familiare; l’impianto dell’embrione e anche essere in grado di garantire contro i gemelli… Se la nascita può essere così demistificata allora quale regola del destino esiste per la morte e perché c’è un tale squilibrio?»

 

 

 

 

 

Immagine di FrancisTyers via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

 

 

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Belgio, il Papa accetta la benedizione delle coppie omosessuali

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Il Vescovo di Anversa ha ribadito che il Papa ha dato il via libera alla benedizione delle coppie omosessuali approvata dai vescovi belgi. Lo ha affermato durante l’ultima Assemblea del Cammino sinodale tedesco.

 

Mons. Johan Bonny, afferma, secondo il video di questa Assemblea, che Francesco ha approvato la benedizione delle coppie omosessuali e di altre coppie «irregolari», lo scorso novembre durante la visita ad limina dell’episcopato belga.

 

Il presule racconta come i vescovi belgi abbiano introdotto ufficialmente nelle loro diocesi la benedizione delle coppie irregolari, in barba al Responsum della Congregazione per la dottrina della fede pubblicato l’anno precedente.

 

 

Un’iniziativa basata su Amoris laetitia (AL)

L’episcopato belga, basandosi sul § 297 di AL, esorta a «integrare tutti», ad «aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia “immeritata, incondizionata e gratuita”».

 

Il paragrafo si riferisce a tutti, «in qualunque situazione si trovino». Il testo si conclude, molto vagamente, con la necessità di «rivelare loro la divina pedagogia della grazia nella loro vita e aiutarle a raggiungere la pienezza del piano di Dio in loro».

 

I vescovi belgi si richiamano anche al § 303, sul coinvolgimento della coscienza nella pastorale: quest’ultima può sinceramente riconoscere di non poter fare di più in una data situazione, ma che «che quella è la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti, benché non sia ancora pienamente l’ideale oggettivo».

 

L’episcopato belga ne deduce che un rapporto sessuale disordinato e oggettivamente peccaminoso può diventare il massimo da offrire a Dio in un dato momento, e la Chiesa deve non solo rispettare questo erroneo discernimento di coscienza, ma integrarlo interamente. La benedizione delle coppie irregolari mira poi al «bene» imperfetto: la «risposta generosa che si può offrire a Dio».

 

Il testo è stato approvato da tutti i vescovi belgi. Mons. Bonny dice che il testo è stato redatto discutendo con la Santa Sede, e che «abbiamo pubblicato il testo e non c’è stato altro che silenzio». Il documento, accolto all’unanimità, è stato presentato a Roma durante la visita ad limina: «Tutti dicevano: ‘È la tua Conferenza episcopale, è una tua decisione’. Il Papa non ha detto né sì né no».

 

I vescovi hanno deciso di elaborare delle formule diocesane che, dopo qualche anno, possano permettere di elaborare un rito comune. Il vescovo di Anversa aggiunge: «Ne abbiamo discusso anche con il Papa, che ci ha detto: “È una vostra decisione, la capisco”. Per due volte ha chiesto: “State tutti bene, state camminando insieme?” Abbiamo risposto affermativamente».

 

Va ricordato che lo scorso settembre mons. Bonny aveva già indicato che il Papa era d’accordo con la benedizione delle coppie omosessuali: «so che le nostre linee guida per la benedizione delle coppie omosessuali, che abbiamo recentemente pubblicato, sono in accordo con Papa Francesco. Questo per me è importante, perché la comunione con il Papa per me è sacra».

 

L’arcivescovo di Anversa cerca da anni di far benedire le unioni omosessuali alla Chiesa. Nel marzo 2021 ha dichiarato di vergognarsi dell’opposizione a tali benedizioni.

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

 

 

Immagine di Carolus via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

 

 

 

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Una diocesi americana si oppone all’ideologia gender

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Mons. William M. Joensen, Vescovo della Diocesi di Des Moines dal 2019, in Iowa (USA), ha pubblicato sette norme concrete contro l’ideologia di genere, applicabili dal 16 gennaio 2023, nelle 80 parrocchie, 17 scuole e 4 ospedali della diocesi.

 

 

Sacerdoti, insegnanti, genitori e direttori scolastici avevano infatti chiesto alla diocesi di stabilire norme unificate per tutte le scuole e le parrocchie. Per mons. Joensen, che ha una lunga esperienza come cappellano universitario prima della sua nomina a vescovo, queste norme potrebbero servire da esempio anche in altre diocesi.

 

Queste regole sono presentate seguendo un testo di sei pagine intitolato «Guida e politiche sull’identità di genere» e pubblicato sul sito diocesano. Il testo è diviso in tre parti: «La Chiesa e la sua missione in ogni tempo e in ogni luogo»; «La disforia di genere e l’imperativo pastorale della cura compassionevole»; «Riassunto generale dell’insegnamento cristiano cattolico sulla persona umana».

 

«L’obiettivo non è solo quello di preservare la dottrina, ma di proteggere le persone, e in particolare i minori danneggiati da una scienza erronea e da un’ideologia contraria alla natura umana», ricorda il documento.

 

«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi»

Le norme stabilite si fondano sul principio del rispetto del sesso biologico delle persone, perché «fondate sulla rivelazione divina e sull’insegnamento della Chiesa secondo cui la nostra identità di uomo e di donna si stabilisce nell’ambito del disegno provvidenziale di Dio sull’umanità. Il mistero della sessualità umana come componente chiave dell’identità personale è accolto come un dono creato da Dio che non ci è permesso cercare di cambiare».

 

Per questo si vieterà al personale e alle istituzioni l’uso di pronomi diversi da quelli relativi al sesso reale, spogliatoi e servizi igienici saranno suddivisi in base al sesso biologico, e sarà vietata la somministrazione di bloccanti della pubertà nelle istituzioni cattoliche.

 

«Una persona dovrebbe normalmente presentarsi in modo coerente con la dignità che Dio le ha dato. Quando esiste un codice di abbigliamento o un’uniforme, tutte le persone dovrebbero seguire il codice di abbigliamento o l’uniforme che corrisponde al proprio sesso biologico».

 

Di fronte al «disagio psicologico», la carità cattolica

La diocesi americana cita l’American Psychiatric Association che ha dimostrato che la disforia di genere è «il disagio psicologico che deriva da un’incongruenza tra il sesso assegnato alla nascita e l’identità di genere» (Gender Dysphoria Diagnosis, 2022, Psychiatry.org).

 

Cita anche Papa Francesco che si è chiesto se «la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione». (Udienza generale, 15 aprile 2015).

 

Il testo di sei pagine è una presentazione dettagliata della posizione cattolica su sesso e genere. Di fronte a una persona con disforia di genere, spiega, «la discriminazione e il trattamento ostile vanno fermamente evitati”, ma il vero aiuto è “l’accompagnamento nel cammino di guarigione personale, accettazione di sé, integrazione e pace. (…)».

 

«Qualsiasi risposta che ratifica e rafforza la disconnessione percepita tra sesso biologico e appartenenza di genere non è vera compassione». In sintesi, spiega il documento, «la carità “deve essere intesa, affermata e praticata alla luce della verità”, e tali persone dovrebbero quindi essere incoraggiate a cercare l’armonia tra il loro sesso biologico e il loro genere, non rifiutando l’uno o l’altro, ma rivolgendosi a Cristo e ai servizi medici e psicologici che sono radicati nell’autentica antropologia».

 

«Sarebbe contrario all’interesse superiore della persona che professionisti medici, familiari, insegnanti o sacerdoti incoraggino e promuovano l’asportazione di membra sane, la mutilazione genitale o il trattamento ormonale», spiega il testo, affermando: «tali trattamenti, in particolare per i bambini, sono invasivi e perturbanti se si prendono in considerazione aspetti dell’intera persona: biologici, psicologici e spirituali».

 

Di fronte all’ideologia del genere, la diocesi oppone la realtà della persona umana che «è un’unione corpo-anima, e il corpo – in quanto creato maschile o femminile – è un aspetto essenziale della persona umana. Esiste una realtà complessa legata al sesso di una persona, che coinvolge le componenti fisiche (es. le gonadi e altre ovvie caratteristiche), psicologiche e sociali».

 

«Una persona sana è quella in cui queste dimensioni sono integrate. La diagnosi di disforia di genere non giustifica la modificazione del proprio corpo mediante terapie ormonali farmacologiche o interventi chirurgici; piuttosto, la persona ha il diritto di ricevere amore e sostegno incondizionati, nonché cure psicologiche e pastorali».

 

Le voci di contestazione

Il principale gruppo di lobby LGBT dell’Iowa ha immediatamente rilasciato una dichiarazione accusando la Chiesa di «odio» per misgendering. Esso ritiene che solo le persone interessate possono determinare ciò che è «bene» per loro e non qualcun altro.

 

E inveisce: «chiamarla compassione è confondere l’odio con l’amore. Non puoi fingere di essere compassionevole mentre maltratti le persone e neghi loro l’accesso agli spazi sotto la tua responsabilità». La portavoce del gruppo di pressione, Courtney Reyes, si è ulteriormente scagliata contro il fatto che le regole «limitano le cure mediche necessarie, costringono il personale a mal distribuire gli studenti e creano problemi di sicurezza negli spogliatoi».

 

La senatrice democratica Claire Celsi si è espressa contro la politica della diocesi, raccontando al Des Moines Register che «molte persone che esplorano la propria identità di genere o orientamento sessuale sono spesso giovani e talvolta si rivolgono a insegnanti o amministratori scolastici per ottenere sostegno. Ma le politiche portate avanti dalla diocesi ora eliminano le scuole da questi luoghi di rifugio».

 

L’ideologia woke, «una guerra contro la Chiesa cattolica»

Il giornalista Rod Dreher non ha esitato a rallegrarsi la politica di mons. Joensen su The American Conservative del 17 gennaio: «è incredibile pensare che regole di buon senso come queste siano considerate insolite e coraggiose di questi tempi, ma la situazione è questa. Complimenti mons. Joensen!»

 

«Cosa succede se lo Stato decide di ritirare i fondi pubblici? Vedremo. Ma siamo grati per questa decisione. E che succede nelle vostre diocesi? Mons. Joensen non dovrebbe essere solo».

 

Su Twitter, lo stesso giorno, Rod Dreher ha aggiunto: «Grandi notizie! La diocesi cattolica di Des Moines, Iowa, non sarà intimidita dagli ideologi del gender e dai woke. Ben fatto per mons. Joensen, ma non dovrebbe farlo da solo».

 

Per Leo James Terrell, avvocato per i diritti civili e consulente di Fox News, «questa è una guerra alla religione. (…) L’attivismo woke si è infiltrato nelle scuole pubbliche e i loro prossimi obiettivi sono le istituzioni religiose. Cercano di creare paura».

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

 

 

 

Immagine di James Steakley via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

 

 

 

 

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Imperialismo omosessualista: il presidente dell’Uganda contro i Paesi occidentali che «impongono» l’agenda LGBT

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Il presidente dell’Uganda Yoweri Musuveni si è opposto alla promozione globale dell’agenda LGBT da parte delle Nazioni occidentali, affermando che l’Occidente «dovrebbe smetterla di sprecare il tempo dell’umanità imponendoci le loro pratiche sociali». Lo riporta Lifesitenews.

 

Le affermazioni del presidente ugandese sono state fatte durante un discorso al Parlamento.

 

«I Paesi occidentali dovrebbero smettere di sprecare il tempo dell’umanità imponendoci le loro pratiche sociali» ha detto il presidente Museveni. «Il sesso è riservato, quindi perché il pubblico dovrebbe sapere se sei omosessuale o meno a meno che tu non dichiari te stesso?»

 

Il presidente è andato oltre, dicendo che gli «omosessuali sono deviazioni dalla normalità», facendo intendere il bisogno ulteriori ricerche per stabilire se l’omosessualità derivi dalla «natura o dall’educazione».

 

Nel frattempo, Musuveni ha espressamente invitato l’Occidente a farsi gli affari propri nel modo in cui l’Uganda gestisce la questione. Il presidente ha usato argomenti piuttosto convincenti.

 

«In Europa, le persone sposano i loro cugini, ma in Uganda e in altre parti dell’Africa è tabù sposare tuo cugino, quindi dovremmo imporre loro delle sanzioni? Questo non è un nostro problema», ha detto.

 

Come in altri Paesi Africani le azioni omosessuali sono contro la legge in Uganda ai sensi di una sezione raramente applicata del codice penale del Paese. Alla fine del mese scorso, un parlamentare ha introdotto una nuova versione di un disegno di legge «anti-omosessualità» modellato su una legge simile del 2014 che era stata annullata in tribunale.

 

Se approvata, la misura renderebbe illegale non solo il compimento di atti omosessuali, ma anche l’identificazione «come lesbica, gay, transgender, queer o qualsiasi altra identità sessuale o di genere contraria alle categorie binarie di maschio e femmina».

 

In Kenya vi sono stati commenti simili da parte dei parlamentari conservatori a fine febbraio in risposta a una sentenza della corte suprema del loro paese per autorizzare la creazione di gruppi LGBT, nonostante il fatto che le azioni omosessuali siano contro la legge in Kenya. Il leader della Camera keniota Kimani Ichung’wah ha sostenuto che la sua nazione non avrebbe «permesso che le nostre culture fossero mutilate da culture che ci sono… estranee», ha scritto all’epoca sempre LifeSiteNews. Anche il deputato nominato Jackson Kosgey ha fatto esternazioni contro lo stato attuale delle culture occidentali che promuovono attivamente l’agenda omosessualista a livello mondiale, sostenendo che «non possiamo essere dettati da una civiltà al suo livello più basso della storia».

 

In precedenza, la Corte Suprema kenyota aveva emesso una sentenza che consentiva l’attività delle organizzazione LGBT.

 

Come riportato da Renovatio 21, a fine 2022 era emerso come un membro del Parlamento ugandese si era opposto alle disposizione pro-omosessualiste e pro-aborto che potrebbero essere incluse nell’aggiornamento di un accordo commerciale tra UE ed alcuni Paesi africani.

 

La pressione omosessualista occidentale sta arrivando all’Africa anche per via religiosa. I vescovi anglicani africani stanno rifiutando l’orientamento sempre più smaccatamente pro-gay della Chiesa Anglicana di Canterbury.

 

Nel caso dei cattolici, abbiamo visto appelli di Bergoglio contro le leggi anti-sodomia in vigore in vari Stati del continente nero.

 

Prima della sua visita in Sud Sudan del mese scorso, il governo di Juba aveva fatto sapere per voce del suo ministro dell’Informazione Michael Makuei Lueth che «se Papa Francesco viene da noi e ci dice che non c’è differenza tra il matrimonio tra persone dello stesso sesso o di sesso diverso, noi diremo “no”».

 

«Dio non può sbagliare. Ha creato l’uomo e la donna, ha detto loro di sposarsi e andare a popolare il mondo. Le coppie dello stesso sesso possono partorire da sole?» aveva continuato l’esponente del governo sudsudanese. «La nostra costituzione è molto chiara, dice che il matrimonio avviene tra persone di sesso diverso, e che qualsiasi matrimonio tra persone dello stesso sesso è un reato, è un reato costituzionale».

 

A fine 2022 la Conferenza Episcopale dello Zambia ha prodotto un comunicato difendendo le leggi anti-sodomia in vigore nel Paese e denunciando il peccato dell’omosessualità. «Se non si fa nulla per sensibilizzare la nostra gente», aveva avvertito l’arcivescovo di Lusaka Alick Banda, la cultura LGBT «diventerà una norma accettabile in Zambia, nonostante l’esistenza di leggi che criminalizzano queste attività e peggio ancora sono offensive per i nostri valori culturali e cristiani».

 

 

Il ricatto dell’imperialismo omosessualista occidentale raggiunse l’apice nel 2015 dall’amministrazione Obama, che ritirò aiuti finanziari e militari alla Nigeria quando questa si rifiutò di legalizzare contraccezione e omosessualità. Lagos all’epoca si trovava a combattere i terroristi di Boko Haram, che avevano ucciso e rapito decine di migliaia di persone. Si disse che gli USA obamiani disponessero di immagini satellitari con gli accampamenti di Boko Haram, ma non le condivisero con i nigeriani restii a implementare la deregulation sessuale nella società africana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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