Geopolitica
Pattugliamento navale congiunto Russia-Cina ai bordi dell’Alaska. Pechino denuncia l’ipocrisia USA
Le flotte russe e cinesi negli scorsi giorni hanno eseguito un pattugliamento congiunto nel Mare di Bering, quindi vicino alle acque dell’Alaska, mettendo in allarme gli USA, che hanno inviato quattro cacciatorpediniere nella zona.
Russia e Cina ora commentano l’accaduto denunciando l’isteria di alcuni politici statunitensi, come i senatori repubblicani dell’Alaska Dan Sullivan e Lisa Murkowski (quest’ultima, considerata «moderata», è nelle grazie di George Soros, per ammissione dello speculatore globale) i quali avevano affermato che la pattuglia russo-cinese era una minaccia militare per lo Stato americano all’estremo Nord.
Secondo il quotidiano del Partito Comunista Cinese in lingua inglese Global Times, il dispiegamento statunitense di quattro cacciatorpediniere espone il suo doppio standard che consente la sua presenza militare solo vicino ad altri Paesi, pur non accettando la presenza militare di altri Paesi vicino a sé.
Per gli osservatori sentiti dal giornale comunista cinese, bisognerebbe esortare gli Stati Uniti a riflettere su se stessi.
«In futuro, la Marina cinese potrebbe condurre più pattugliamenti marittimi come questo, da sola o insieme ad altri paesi. Gli americani dovrebbero abituarsi», ha detto Fu Qianshao, un esperto militare cinese citato dal Beijing Times.
Un altro esperto militare cinese, Song Zhongping, ha dichiarato al quotidiano di Hong Kong South China Morning Post che l’esercitazione congiunta, che prevedeva anche un passaggio attraverso il Mar del Giappone, aveva lo scopo di evidenziare lo stretto rapporto tra Cina e Russia durante la guerra in Ucraina.
«Con i loro legami “no limits”, Pechino e Mosca vogliono mostrare la loro determinazione a rafforzare la loro cooperazione strategica», ha affermato il Song. «Proprio come la “libertà di navigazione” degli Stati Uniti nel cortile della Cina nell’Asia-Pacifico, l’Esercito di Liberazione del Popolo e l’esercito russo vogliono dimostrare che possono navigare e operare ovunque, come consentito dal diritto internazionale».
«Gli Stati Uniti sono il Paese più militarista e aggressivo della storia moderna. Hanno stabilito una presenza militare globale che abbraccia ogni singolo continente con centinaia di basi militari. In tal modo, afferma di sostenere la libertà e l’autodeterminazione degli altri», è il commento dell’analista politico russo Timur Fomenko su RT.
«In realtà, circondano provocatoriamente gli Stati che ritiene rivali al proprio dominio globale, intensifica le tensioni e poi, quando questi stati rispondono alla situazione, successivamente li etichetta come “‘aggressori”, affermando e persino espandendo la propria impronta militare in questi determinate regioni».
Al Pentagono, il portavoce del Dipartimento della Difesa Brig. generale Pat Ryder ha cercato di reprimere parte dell’isteria che circondava l’avvicinamento della pattuglia navale russo-cinese all’Alaska: «erano in acque internazionali. In nessun momento sono stati ritenuti una minaccia. E quindi, come qualsiasi paese, sono liberi di condurre esercitazioni nello spazio aereo internazionale, nelle acque internazionali», ha detto il Ryder ai giornalisti al Pentagono.
«Continueremo a monitorare ma, sapete, penso che non sia una sorpresa per nessuno che Cina e Russia continuino a cercare modi per cooperare e continueremo a monitorare questa situazione e ad agire in modo appropriato».
Il 6 agosto il Northern Command degli Stati Uniti aveva dichiarato in un comunicato che la formazione navale russa e cinese ha pattugliato «vicino all’Alaska» la scorsa settimana ma «non è stata considerata una minaccia».
«Le risorse aeree e marittime sotto i nostri comandi hanno condotto operazioni per assicurare la difesa degli Stati Uniti e del Canada», ha dichiarato il Northcom in una dichiarazione ad ABC News, ma aggiungendo che «la pattuglia è rimasta in acque internazionali e non è stata considerata una minaccia».
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno vi è stato un significativo aumento delle attività militari cinesi e americane nel Mar della Cina Meridionale.
Gli screzi tra forze militari delle varie potenze sono più che mai evidenti con i continui sconfinamenti di caccia, sia in area baltica e atlantica tra velivoli russi e velivoli dei Paesi NATO sia a Taiwan, dove i jet militari cinesi entrano nella zona di identificazione della difesa aerea (ADIZ) centinaia di volte l’anno.
Per la questione, un editorialista cinese diede agli abitanti di Formosa un consiglio non dissimile a quello di cui sopra: «abituatevi», disse, sempre sul Global Times, l’influente commentatore politico Hu Xijin.
Come riportato da Renovatio 21, velivoli da combattimento russi erano stati intercettati nei cieli vicino all’Alaska sei mesi fa.
Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Un’effigie raffigurante il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stata avvistata appesa a una gru edile nel Nord-Est della Turchia, suscitando forte indignazione in Israele.
Secondo la stampa turca, l’episodio si è verificato sabato in un cantiere nella città di Trebisonda, sul Mar Nero. L’iniziativa sarebbe stata organizzata da Kemal Saglam, docente di comunicazione visiva presso un’università locale. Saglam ha dichiarato ai media turchi che il gesto aveva un intento simbolico, volto a denunciare le violazioni dei diritti umani a Gaza.
Le immagini, diffuse viralmente e riportate anche dal quotidiano turco Yeni Safak, mostrano la figura sospesa alla gru, accompagnata da uno striscione con la scritta: «Pena di morte per Netanyahu».
Il ministero degli Esteri israeliano, tramite un post su X, ha condiviso un video dell’incidente, accusando un accademico turco di aver creato l’effigie «con il fiero sostegno di un’azienda statale». Il ministero ha condannato l’atto, sottolineando che «le autorità turche non hanno denunciato questo comportamento scandaloso».
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior.
In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW
— Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Le autorità turche non hanno ancora fornito una risposta ufficiale.
I rapporti diplomatici tra Israele e Turchia sono tesi da anni e si sono ulteriormente deteriorati dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha accusato Netanyahu di aver commesso un «genocidio» a Gaza.
La Turchia, unendosi agli altri Paesi che hanno portato il caso al tribunale dell’Aia, ha accusato Israele di aver commesso un genocidio a Gaza. Il presidente Recep Tayyip Erdogan in precedenza aveva definito il primo ministro Benjamin Netanyahu «il macellaio di Gaza», suggerendo a un certo punto – in una reductio ad Hitlerum che è andata in crescendo, con contagio internazionale – che la portata dei suoi crimini di guerra superasse quelli commessi dal cancelliere della Germania nazionalsocialista Adolfo Hitlerro.
Nel 2023 la Turchia ha richiamato il suo ambasciatore da Israele e nel 2024 ha interrotto tutti i rapporti diplomatici. Mesi fa Ankara aveva dichiarato che Israele costituisce una «minaccia per la pace in Siria». Erdogan ha più volte chiesto un’alleanza dei Paesi islamici contro Israele.
Come riportato da Renovatio 21, i turchi hanno guidato gli sforzi per far sospendere Israele all’Assemblea generale ONU. L’anno scorso il presidente turco aveva dichiarato che le Nazioni Unite dovrebbero consentire l’uso della forza contro lo Stato degli ebrei.
Un anno fa Erdogan aveva ventilato l’ipotesi che la Turchia potesse invadere Israele.
La Turchia ha avuto un ruolo attivo nei recenti negoziati per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, con diversi rapporti che indicano come l’influenza di Ankara su Hamas abbia facilitato il rilascio degli ostaggi nell’ambito del piano in 20 punti del presidente statunitense Donald Trump.
Venerdì, Erdogan ha dichiarato alla stampa che gli Stati Uniti dovrebbero intensificare le pressioni su Israele, anche attraverso sanzioni e divieti sulla vendita di armi, per garantire il rispetto degli impegni presi nel piano di Trump.
Domenica, Netanyahu ha annunciato che Israele deciderà quali forze straniere potranno partecipare alla missione internazionale proposta per Gaza, prevista dal piano di Trump per garantire il cessate il fuoco. La settimana precedente, aveva lasciato intendere che si sarebbe opposto a qualsiasi coinvolgimento delle forze di sicurezza turche a Gaza.
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Immagine screenshot da Twitter; modificata
Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
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Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
Cambogia e Thailandia hanno siglato un accordo di cessate il fuoco ampliato per porre fine a un violento conflitto di confine scoppiato a inizio anno. La cerimonia di firma, tenutasi domenica, è stata presieduta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva mediato la tregua iniziale.
Le tensioni storiche tra i due Paesi del Sud-est asiatico, originate da dispute territoriali di epoca coloniale, sono esplose a luglio con cinque giorni di scontri armati, che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalla zona di confine. Un incontro ospitato dalla Malesia aveva portato a una prima tregua, segnando l’inizio della de-escalation.
Trump ha dichiarato di aver sfruttato i negoziati commerciali con entrambi i paesi per favorire una riduzione delle tensioni.
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA.
President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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Durante il 47° vertice dell’ASEAN in Malesia, il primo ministro cambogiano Hun Manet e il primo ministro thailandese Anutin Charnvirakul hanno firmato l’accordo, che amplia la tregua di luglio.
Il documento stabilisce un piano per ridurre le tensioni e assicurare una pace stabile al confine, prevedendo il rilascio di 18 soldati cambogiani prigionieri da parte della Thailandia, il ritiro delle armi pesanti, l’avvio di operazioni di sminamento e il contrasto alle attività illegali transfrontaliere.
Dopo la firma, il primo ministro thailandese ha annunciato l’immediato ritiro delle armi dal confine e il rilascio dei prigionieri di guerra cambogiani, insieme a un’intesa commerciale congiunta. Il primo ministro cambogiano ha lodato l’accordo, impegnandosi a rispettarlo e ringraziando Trump per il suo ruolo, proponendolo come candidato al Premio Nobel per la Pace del prossimo anno.
Trump ha definito l’accordo «monumentale» e «storico», sottolineando il suo contributo e descrivendo la mediazione di pace come «quasi un hobby». Dopo la cerimonia, ha firmato un accordo commerciale con la Cambogia e un importante patto minerario con la Thailandia.
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