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Transumanismo

Osservazioni sull’ascesa del transumanismo

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

 

Sicuramente deve esserci un filo che collega le grandi sfide bioetiche e culturali del nostro tempo: transgenderismo, transumanesimo, riproduzione artificiale, declino demografico, wokeismo (o postmodernismo, o altro), secolarizzazione, ingegneria genetica e così via.

 

O l’esistenza di un tale filo è una paranoica teoria del complotto?

 

Il mondo anglofono diffida delle grandi narrazioni, per una buona ragione. Gli esperimenti del ventesimo secolo con le ideologie hanno portato ai peggiori bagni di sangue della storia.

 

Tuttavia, i pensatori continentali sono più favorevoli alle teorie unificate della storia intellettuale. Un rappresentante di questa tradizione è l’intellettuale pubblico peruviano Miklos Lukacs.

 

Lukacs ha studiato e lavorato in Perù, Cile, Nuova Zelanda e Regno Unito, dove ora vive. Nel suo primo libro, Neo entes: Tecnología y cambio antropológico en el siglo XXINeo entità: tecnologia e cambiamento antropologico nel 21° secolo»), analizza l’ascesa del transumanesimo.

 

Di seguito alcuni stralci di un’affascinante intervista sulla rivista on-line European Conservative.

 

Una credenza nell’inevitabilità del progresso è una specie di religione:

«Viene venduto come un miglioramento materiale, come un’idea di progresso in cui l’essere umano si migliora, si sostituisce a Dio e diventa Dio grazie alla tecnologia. Il problema con questo approccio è che si tratta di una promessa falsa e vuota. La condizione sine qua non di questo processo è che l’essere umano cessi di essere umano. Progredirai, ma il costo di quel progresso è che smetti di essere quello che sei. Quindi, l’homo sapiens può trasformarsi in un homo deus o in qualsiasi tipo di forma, quella che io chiamo una neo-entità. Fondamentalmente, la tecnologia ti permetterà di essere qualunque cosa tu voglia essere e questa è una delle promesse del progresso».

 

Destra contro sinistra è una cornice antiquata per la politica:

«Pertanto, leggere la politica di oggi attraverso la lente del passato, come una disputa tra fazioni di destra e sinistra nate nel XVIII secolo, è anacronistico. La guerra del XXI secolo non è solo una guerra politica, economica, culturale o sociale. La grande guerra del XXI secolo è la guerra antropologica tra le visioni progressiste che concepiscono l’essere umano come migliorabile e quelle che credono che l’essere umano debba mantenere la sua dignità e integrità. Esseri umani al servizio della tecnologia contro tecnologia al servizio degli esseri umani».

 

Il significato del transgenderismo

«In nome di questo progresso tecnologico, tutte le categorie dell’essere umano vengono svuotate del loro contenuto ontologico. Ciò significa che non esiste una categoria sessuale, ma centinaia di generi, o che non vi è alcuna differenza tra adulti e bambini, non solo ontologicamente ma anche moralmente rispetto alle decisioni che possono prendere, e tutti sono inclusi nel termine «persone». Così, sentiamo i politici progressisti affermare che la diversità sessuale è apprezzata dalle «persone» finché c’è il consenso.

 

Il significato della riproduzione artificiale:

«Il rischio maggiore è che tutta la riproduzione umana venga messa nelle mani della tecnologia, e quella sarebbe la fine dell’essere umano. Sarebbe la creazione dell‘homo deus, ma non dell’intera popolazione ma della minoranza che controlla, commercializza, produce, regola e supervisiona queste tecnologie. Disponiamo già di tecniche di preimpianto genetico e di fecondazione in vitro; la legge sui tre genitori del Regno Unito esiste già; l’Università di Eindhoven sta lavorando alla creazione di uteri umani artificiali; e ci sono persino tate con Intelligenza Artificiale postpartum per controllare lo sviluppo dei bambini senza la presenza umana. Questa non è fantascienza, è la realtà.

 

 

Michael Cook

 

 

 

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

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Intelligenza Artificiale

Card. Eijk: la Chiesa deve dire la sua sull’Intelligenza Artificiale

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Lo afferma con forza il cardinale Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht (Paesi Bassi): la proliferazione di nuovi servizi e offerte di Intelligenza Artificiale (IA) richiede una risposta e una considerazione da parte della Chiesa cattolica.

 

 

L’arcivescovo di Utrecht è medico di formazione ed esperto di sessualità e bioetica. Due sono le urgenze per lui: da una parte che la Chiesa sia presente su «chatbot» come ChatGPT o Google Bard, in modo che le risposte comprendano anche il punto di vista religioso.

 

D’altra parte, è necessario riflettere più ampiamente sull’impatto dell’IA e, in particolare, su come il suo utilizzo, anche nel campo della pastorale e dell’assistenza medica, influisca sul modo in cui le società percepiscono gli esseri umani.

 

Il porporato, noto per aver chiesto un chiarimento magisteriale della Chiesa sul tema dell’ideologia di genere, è convinto che la Chiesa debba decidere, anche attraverso un documento ufficiale, sull’impatto dell’IA sull’essere umano, che chiede un intervento molto ampio riflessione.

 

«È difficile avere una panoramica di tutto ciò che l’IA può fare per noi, perché è ancora un ambito poco conosciuto. Ma le tecnologie IA, come i chatbot, possono anche dire qualcosa sulle questioni religiose».

 

Il fatto è che «la risposta del chatbot è il risultato di un calcolo dell’IA. Ma significa che l’aggiunta di informazioni religiose può influenzare le risposte. Per questo, dobbiamo cercare di essere presenti nel campo dell’IA. Ma l’intelligenza artificiale può fare molto di più del testo. (…) Può rispondere raccogliendo dati e mettendoli in ordine o contesto».

 

Un esempio lampante è quello di «Bing» di Microsoft, che grazie all’IA si è trasformato da motore di ricerca a quello di chatbot. Un tale sistema può simulare conversazioni con santi sulla base di informazioni trasmesse sulla vita e le parole dei santi.

 

 

È necessaria cautela, ma senza aspettare troppo

Il cardinale Eijk ammette che serve una certa prudenza, ma allo stesso tempo: «se aspettiamo troppo, altri avranno introdotto più informazioni che determineranno le risposte. (…) Non conosciamo le conseguenze dell’uso diffuso del software chatbot, ma possiamo già prevedere un certo scenario».

 

«Questi software commettono errori, ma cosa succederà tra 10, 20 o anche 5 anni? Ci saranno altri tipi di IA, computer molto più potenti in grado di dare risposte molto più precise. Possiamo influenzare le risposte ora. (…) È comprensibile avere paura, perché l’IA può avere conseguenze molto negative per la nostra società».

 

La questione, prosegue il porporato, non riguarda solo l’uso dei software per l’interazione, ma la questione della «robotizzazione della nostra società, che potrebbe portare alla perdita di molti posti di lavoro, soprattutto per le persone che non hanno svolto alcuno studio specializzato. (…) Perché il robot è una specie di impiegato che non chiede aumento, che lavora 24 ore su 24 senza stancarsi. Potrebbe cambiare radicalmente la nostra società».

 

 

Transumanesimo

Un pericolo reale è anche il rischio di un nuovo «transumanesimo», in cui gli esseri umani possano essere trattati e percepiti come macchine. Così, il card. Eijk ha ricordato che «abbiamo già case di riposo dove i robot portano il cibo. Ma dare da mangiare ai malati è un momento di contatto umano con il malato che si è perso».

 

Il passaggio dalla semplice distribuzione del cibo alla cura del paziente fa sì che, in alcuni aspetti pratici, il contatto umano diventi sempre più impercettibile.

 

Così, «se un robot toglie un paziente dal letto e lo porta sotto la doccia, c’è il rischio che il contatto umano vada completamente perso. Con il miglioramento del software, nulla ostacola questo passaggio».

 

 

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

 

 

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Oligarcato

Klaus Schwab chiede un governo globale in grado di «padroneggiare» le tecnologie come l’Intelligenza Artificiale e la Biologia Sintetica

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Il guru di Davos Klaus Schwab ha chiesto pubblicamente alle élite mondialiste unirsi per «padroneggiare» le tecnologie avanzate, avvertendole che se non agiscono rapidamente il mondo potrebbe «sfuggire al nostro potere».

 

Il fondatore del World Economic Forum stava parlando a un incontro a Dubai dal titolo non troppo sibillino «World Government Summit».

 

Schwab, rivolgendosi ad una immensa platea di tizi con identici vestiti arabi infilandoci pure all’inizio un renzistico «your highnesses»  («vostre altezze»), ha indicato le «tecnologie della Quarta Rivoluzione Industriale» (un concetto introdotto da lui stesso nel libro omonimo) e ha proclamato solennemente che «chi padroneggia queste tecnologie – in qualche modo – sarà il padrone del mondo».

 

 

«Mastah zis technologiss… Mastah off ze vorld ». L’inglese con tremendo accento tedesco dello Schwab si fa sentire in quest’ultima affermazione, portando una volta di più la sua figura verso quella regione dell’immaginazione tra il grottesco e i cattivi di James Bondo.

 

Allo Schwabbo la parola «master», che in lingua inglese è verbo («padroneggiare») sia sostantivo («padrone») ultimamente piace moltissimo. Allo scorso World Economic Forum Davos, come noto, aveva esortato a «padroneggiare il futuro» – «Master the Future», pronunziato schwabbianamente «Mastah ze fiuciah». A Bali, a latere del G20 che si è impegnato per i passaporti vaccinali internazionali, il nostro si era limitato a parlare in tranquillità di «ristrutturazione profonda, sistemica e strutturale del nostro mondo».

 

Parlando della tecnologia, il Klauso ha detto che «ci stiamo spostando nella fase esponenziale (…) Intelligenza Artificiale ma non solo, metaverso, nuove tecnologie spaziali… la biologia sintetica (…) «tra dieci anni saremo completamente diversi», ha detto il vegliardo tedesco allievo i Kissinger. «La mia profonda preoccupazione è che [con] le tecnologie #4IR [cioè della Quarta Rivoluzione Industriale, ndr], se non lavoriamo insieme su scala globale, se non formuliamo, modelliamo insieme il politiche necessarie, sfuggiranno al nostro potere di dominare quelle tecnologie».

 

Diciamo pure che il World Economic Forum di Schwab ha già affrontato l’argomento varie volte.

 

Sei mesi fa sul sito del WEF è pubblicato un articolo che invoca la fusione di sistemi di intelligenza umana e artificiale per censurare lo «hate speech» e la «disinformazione» online prima ancora che ne sia consentita la pubblicazione. In pratica, una tecnologia per la censura preventiva da applicarsi a chiunque voglia esprimersi liberamente in rete.

 

Ma con la cricca delle élite estremiste di Davos si va ben oltre. Un articolo dello scorso anno sempre sul sito del WEF parlava di «ragioni solide e razionali» per impiantare microchip nei bambini. Un dirigente di Nokia ha parlato a Davos di cellulari che «saranno costruiti direttamente nei nostri corpi». Assieme al transumanismo, anche un po’ di eugenetica non fa mai male: ecco la relatrice di Davos 2023 che parla di previsioni genetiche sulle malattie in grado di influire sulla decisione di avere figli.

 

Il Klaus Schwab non è nuovo a discorsi di estremismo transumanista in cui annuncia la necessità di fondere uomo e macchina, un processo che lui inserisce nel suo concetto di «Quarta Rivoluzione Industriale», propalata a piene mani a manager e amministratori di tutte le latitudini e di tutti i livelli, che ripetono a pappagallo la teoria transumanista della «fusione della nostra identità fisica, digitale e biologica». Ciò è scritto nero su bianco sul suo libro La quarta rivoluzione industriale, che per qualche ragione ha la prefazione dell’erede Agnelli John Elkan.

 

Nel testo, lo Schwab spiega con entusiasmo come la tecnologia in arrivo consentirà alle autorità di «intromettersi nello spazio fino ad ora privato della nostra mente, leggendo i nostri pensieri e influenzando il nostro comportamento».

 

«Con il miglioramento delle capacità in questo settore, aumenterà la tentazione per le forze dell’ordine e i tribunali di utilizzare tecniche per determinare la probabilità di attività criminale, valutare la colpa o addirittura recuperare i ricordi direttamente dal cervello delle persone».

 

Senza pudore alcuno, lo Schwabbone era arrivato a suggerire l’utilizzo di scansioni cerebrali, rese possibili dagli impianti biocibernetici, anche solo per viaggiare: «anche attraversare un confine nazionale potrebbe un giorno richiedere una scansione cerebrale dettagliata per valutare il rischio per la sicurezza di un individuo» afferma il guro davosiano. «I dispositivi esterni di oggi, dai computer indossabili alle cuffie per la realtà virtuale, diventeranno quasi certamente impiantabili nel nostro corpo e nel nostro cervello».

 

«I microchip impiantabili attivi che rompono la barriera cutanea del nostro corpo» cambieranno il modo in cui ci interfacciamo con il mondo «e ci costringeranno a chiederci «cosa significhi essere umani», sostiene Schwab.

 

In un inquietante evento a Davos è possibile vedere Schwab che parla con il padrone di Google Sergej Brin della possibilità di leggere il pensiero a tutti i partecipanti nella sala. «Puoi immaginare che tra 10 anni saremo qui seduti avendo un impianto nel nostro cervello, tramite il quale posso immediatamente percepirvi, perché tutti voi avrete degli impianti, misurandovi tutte le vostre onde cerebrali – e posso dirti immediatamente come reagiscono le persone».

 

In pratica, già cinque anni fa, lo Schwabbo annunziava più chip cerebrali per tutti.

 

 

Come riportato da Renovatio 21, al medesimo evento globalista di Dubai in cui ha parlato di persone Schwab, era intervenuto da remoto Elon Musk, che si era lanciato in un discorso dal sapore sovranista in cui si scagliava per l’indipendenza delle Nazioni e contro il governo mondiale ritenuto come un «rischio per la Civiltà».

 

 

 

 

Immagine screenshot da YouTube

 

 

 

 

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Bioetica

Stiamo già vivendo in una realtà transumanista?

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

 

L’anno scorso un esperto di transumanesimo di Oxford ha pubblicato Future Superhuman: Our transhuman lives in a make-or-break century.

 

Elise Bohan, un’australiana, ha sostenuto che i «sacchi di carne dal cervello di scimmia» (ovvero gli esseri umani) devono essere aggiornati con la tecnologia per affrontare le sfide del 21° secolo.

 

Il suo libro ha offerto l’occasione per un interessante dibattito con Mary Harrington, editorialista di Unherd, un magazine online britannico.

 

Harrington è una scettica transumanista. Dice che viviamo già in una società transumanista in cui ci affidiamo alla tecnologia per soddisfare i bisogni primari. E l’esperienza è stata del tutto negativa.

 

«Questa era è iniziata a metà del ventesimo secolo, con un’innovazione biomedica che ha cambiato radicalmente ciò che significa essere un essere umano, nell’ordine sociale umano: la tecnologia riproduttiva».

 

«La pillola è stata la prima tecnologia transumanista: si proponeva di non correggere qualcosa che non andava nella “normale” fisiologia umana – nel senso migliorativo della medicina fino a quel momento – ma invece ha introdotto un paradigma completamente nuovo. Si proponeva di interrompere la normalità nell’interesse della libertà individuale».

 

«Quasi ogni donna adulta nel mondo sviluppato ha implicitamente accettato la convinzione che la piena personalità femminile adulta dipenda strutturalmente da tecnologie che interrompono la normale fertilità femminile. E secondo la definizione con cui ho aperto, ciò rende quasi ogni donna adulta nel mondo sviluppato una transumanista».

 

L’autrice osserva che la tecnologia, nonostante le sue promesse liberatorie, è una merce rara che è governata dal dominio del mercato:

 

«E laddove la tecnologia viene utilizzata per “liberarci” dal tipo di dati – come la normale fertilità femminile – che prima erano gestiti, pragmaticamente, da norme sociali o legali, ciò che la sostituisce non è una “persona” umana libera dalla “natura”, ma un mercato in cui quella ‘natura’ diventa un insieme di problemi di domanda e offerta»

 

«Siamo già nell’era transumanista. Ma la storia finora suggerisce che, lungi dal fornire utopia, ciò che offre principalmente è una mercificazione del corpo umano che avvantaggia in modo sproporzionato coloro che hanno già potere e privilegi».

 

Harrington sottolinea inoltre che il transumanesimo è incompatibile con l’umanesimo vecchia maniera. Se il transumanesimo dovesse prevalere, ci sarebbe una massiccia rivoluzione culturale ed etica:

 

«Non puoi avere il transumanesimo senza buttare via l’umanesimo. E se le persone sono solo “sacchi di carne dal cervello di scimmia” come descrive Elise, che hanno urgente bisogno di essere migliorate, quale possibile ragione potremmo avere per opporci a un mercato di organi umani? O all’infanticidio? O all’ingegnerizzare geneticamente le masse perché siano più docili? Tutti questi sono repellenti solo se messi contro un’antropologia umanista».

 

 

Michael Cook

 

 

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

 

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