Geopolitica
Navi non identificate vicino ai gasdotti Nord Stream prima delle esplosioni?

Due navi non identificate sono passate vicino ai gasdotti Nord Stream 1 e 2 prima delle esplosioni subacquee lì presenti il 26 settembre, secondo un’analisi di immagini satellitari recentemente rivelata.
La coppia di navi che hanno solcato il tratto di mare in cui si sono verificate le esplosioni il 26 settembre in tre delle quattro serie di gasdotti sottomarini Nord Stream 1 e 2 erano «dark ships», «navi oscure», afferma la società di monitoraggio dei dati satellitari SpaceKnow. Ciò significa che per qualche motivo i transponder del sistema di identificazione automatica (AIS) delle navi erano disattivati.
Come riporta la testata governativa russa Sputnik, ciò è molto insolito, poiché le normative internazionali affermano che tutte le grandi imbarcazioni devono installare l’AIS e tenerlo acceso. Il sistema di localizzazione è fondamentale per la navigazione ed evitare collisioni con altre navi. Poiché le navi in questione avevano i fari spenti, non trasmettevano i loro nomi, posizione, direzione in cui stavano viaggiando o velocità.
«Esiste la possibilità che l’AIS possa aver avuto difficoltà. Ma poiché questa particolare area del Mar Baltico è una delle rotte marittime più trafficate, qualsiasi nave che chiude deliberatamente il suo localizzatore può essere sospettata di essere guidata da motivi clandestini» scrive Sputnik.
Le navi sconosciute potrebbero essere state viste come «oggetti luminosi» in prossimità dei successivi siti di perdita del Nord Stream nelle immagini del radar ad apertura sintetica (SAR) fornite dai satelliti. Le navi non identificate erano di dimensioni significative, ciascuna delle quali misurava da circa 95 a 130 metri, secondo l’analisi delle immagini.
La tecnologia SAR crea immagini facendo rimbalzare le onde radio sulla superficie. Nel caso di oggetti di metallo, le immagini le mostrano come oggetti luminosi, come nel caso delle due navi.
Il rilevamento delle navi è avvenuto dopo aver esaminato almeno 90 giorni di immagini satellitari archiviate dell’«area di interesse».
Il punto delle esplosioni è stato quindi ingrandito, con l’analisi che copre un raggio di circa 400 metri quadrati nelle immediate vicinanze dell’incidente, nonché un’area periferica che si estende per diversi chilometri. Le immagini d’archivio hanno rivelato che nelle settimane che hanno preceduto l’attacco agli oleodotti sottomarini Nord Stream 1 e 2, 25 navi si erano fatte strada lungo questa specifica rotta nel Mar Baltico, dalle «navi mercantili alle navi multiuso più grandi».
Le due navi in questione sono state individuate specificamente perché le altre 23 navi avevano tutte i loro segnalatori AIS in modalità operativa.
Ancora più importante, queste grandi navi non identificate sono passate nelle vicinanze dell’area in cui una serie di esplosioni ha scosso i gasdotti Nord Stream che trasportavano gas russo in Germania, avvenute pochi giorni dopo.
La distruzione dei gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2, avvenuta lo scorso 26 settembre, ha segnato per l’Europa la perdita di circa 110 miliardi di metri cubi di gas naturale, provocando un aumento del prezzo del gas e una corsa disperata alla ricerca di fonti alternative nell’Unione Europea.
Un’indagine durata un mese ha portato l’esercito russo a concludere che dietro il sabotaggio ci sarebbe la Royal Navy britannica. Mosca ha condannato l’incidente del Nord Stream come un «evidente attacco terroristico».
La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha affermato che il mondo ha bisogno di saperne di più riguardo a un messaggio di testo che sarebbe stato inviato dall’ex primo ministro britannico Liz Truss al segretario di Stato americano Antony Blinken pochi minuti dopo aver preso di mira la rete di gasdotti Nord Stream.
In precedenza, Kim Dotcom, il fondatore del sito Web di condivisione di file Megaupload, aveva twittato che Truss aveva apparentemente usato il suo iPhone per inviare un messaggio a Blinken dicendo «It’s done» («È fatta») pochi minuti dopo l’esplosione dell’oleodotto. Secondo il Kim Dotcom, il testo inviato da Truss è ben noto ai servizi segreti ed è il motivo per cui Mosca ritiene che il Regno Unito sia stato coinvolto nell’attentato.
Tuttavia, come riportato da Renovatio 21, si hanno notizie giornalistiche fondate di un infiltrazione hacker nel telefonino della Truss la scorsa primavera, quando era ancora ministro degli Esteri, con la falla informatica rilevata dai servizi segreti britannici ben prima quindi dell’attacco ai Nord Stream nel mese scarso in cui la Trussa è stata premier britannica.
Il colosso energetico russo Gazprom aveva già trovato un ordigno esplosivo NATO vicino al Nord Stream nel 2015.
La Casa Bianca, che in varie occasione aveva quasi annunciato per bocca di Biden e di alti funzionari come Victoria Nuland la volontà di «terminare» il Nord Stream ha respinto l’accusa secondo la quale dietro al disastro ci sarebbe la manina americana, che tecnicamente dalla cosa possono solo trarre benefizio. Secondo alcune voci, ora gli USA vorrebbero chiudere all’Europa anche il gasdotto TurkStream, che porta il gas dalla Russia al vecchio continente per tramite dello spazio turco.
La stampa occidentale, credendo che il suo pubblico sia beota, ha cercato di incolpare degli attacchi il Cremlino, che è proprietario in larga parte dei gasdotti costati miliardi (e che è disposto, come ha detto Putin, a riaprire comunque i rubinetti del gas agli europei).
Come riportato da Renovatio 21, prima delle detonazioni l’apertura del Nord Stream 2, la cui inaugurazione doveva avvenire per coincidenza proprio nei giorni in cui è scoppiato il conflitto, era chiesta a gran voce da sindaci e imprenditori tedeschi oramai stremati dalla crisi energetica che attanaglia la prima economia d’Europa.
A inizio anno analisti avevano ipotizzato che sanzioni al Nord Stream 2 avrebbero provocato un crollo finanziario esteso; ora con la disintegrazione dei grandi tubi il collasso energetico, economico e sociale è sempre più assicurato.
Forse, ciò è esattamente l’obiettivo di tutto questo che stiamo vivendo. Ricordiamo le recenti affermazioni di Bill Gates, uno che all’umanità vuole talmente bene da desiderare la sua riduzione: l’Europa senza gas russo «è un bene».
Leggendo questo sito, in questi mesi dovrebbe esservi diventato tutto un po’ più chiaro. No?
Immagine della Guardia Costiera Svedese
Geopolitica
Orban: Bruxelles vuole la guerra per imporre un debito comune e prendersi ancor più potere

Il primo ministro ungherese Vittorio Orban ha pubblicato su X ulteriori spietate analisi di quanto sta accadendo in Europa, con il rischio di una guerra totale che incombe tra i Paesi NATO/UE e la Federazione Russa.
Con grande franchezza, Orban delinea quali sono i veri motivi dietro alla spinta bellicista di Brusselle.
«Bruxelles vuole la guerra per imporre un debito comune e acquisire più potere, privando di competenze gli Stati membri» scrive il premier magiaro. «L’industria bellica vuole la guerra per profitto. Nel frattempo, potenti lobby vogliono sfruttare la guerra per espandere la propria influenza. Alla fine, ognuno cerca di cucinare il proprio pasto su questo fuoco».
Brussels wants war to impose a common debt and seize more power, stripping competences from the member states. The arms industry wants war for profit. Meanwhile, powerful lobbies want to exploit war to expand their influence. In the end, everyone is trying to cook their own meal… pic.twitter.com/9GPzyH5SCS
— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) October 2, 2025
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«La nostra posizione è chiara: l’Ungheria continuerà a battersi per la pace e la sovranità» ribadisce Orban.
Vengono in mente le recenti parole di uno scritto del filosofo e analista geopolitico russo Alessandro Dugin, che parla di una «enorme, fondamentale guerra che sarà combattuta per la ridistribuzione della sovranità reale tra le forze che oggi vengono demarcate».
Orban ha continuato con un ulteriore messaggio su X che descrive la strategia profonda, perversa e assassina, della stanza degli eurobottoni.
«Bruxelles ha scelto una strategia volta a logorare la Russia attraverso una guerra senza fine. Ciò significa investire miliardi in Ucraina, sacrificare l’economia europea e mandare centinaia di migliaia di persone a morire al fronte. L’Ungheria rifiuta questa strategia. L’Europa deve negoziare la pace, non perseguire una guerra senza fine».
Brussels has chosen a strategy of wearing Russia down through endless war. This means pouring billions into Ukraine, sacrificing Europe’s economy, and sending hundreds of thousands to die at the front.
❌ Hungary rejects this. Europe must negotiate for peace, not pursue endless… pic.twitter.com/iA5LmpuDLI
— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) October 2, 2025
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Come riportato da Renovatio 21, Orban in questi giorni sta aumentando i suoi allarmi. Poche ore fa aveva parlato dei leader UE «che vogliono andare in guerra» contro Mosca, promettendo di combattere i «burocrati guerrafondai» di Bruxelles.
Orban crede altresì che l’Europa potrebbe essere diretta verso il collasso, schiacciata dal piano di bilancio UE.
Il ministro degli Esteri magiaro Pietro Szijjarto ha dichiarato ad agosto che l’Unione Europea sta tentando di rovesciare i governi di Ungheria, Slovacchia e Serbia perché danno priorità agli interessi nazionali rispetto all’allineamento con Bruxelles.
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Immagine da Twitter
Geopolitica
Il Venezuela segnala un volo «illegale» di un F-35 USA vicino ai suoi confini

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Geopolitica
Jeffrey Sachs: USA «regime fantoccio» di Israele, Washington «governo del Mossad»

L’economista di fama mondiale Jeffrey Sachs ha ribadito che il governo israeliano sta perpetrando un genocidio contro i palestinesi a Gaza, sottolineando che gli Stati Uniti, sotto la guida del presidente Donald Trump, rimangono complici di questo «crimine supremo» e di altre aggressioni nella regione, descrivendo il governo statunitense come una sorta di «regime fantoccio» al servizio di Israele.
Queste e altre riflessioni sono state espresse da Sachs, docente alla Columbia University e consigliere senior delle Nazioni Unite, durante un’intervista del 17 settembre con il giudice Andrew Napolitano.
La discussione ha toccato il «modus operandi» di Israele, caratterizzato dall’«assassinio» dei propri nemici, il recente rapporto ONU che conferma il genocidio in corso, l’ospitalità di Israele verso 250 legislatori americani per una conferenza interamente finanziata a Gerusalemme e i rischi per i funzionari statunitensi derivanti dalla violazione del diritto internazionale a causa della loro complicità nel genocidio.
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Lo stesso giorno dell’assassinio di Charlie Kirk, il Ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha commentato il bombardamento del suo Paese contro funzionari di Hamas a Doha, in Qatar, un alleato chiave degli Stati Uniti che ospita la loro più grande base militare in Medio Oriente. «Il lungo braccio di Israele agirà contro i suoi nemici ovunque. Non c’è posto dove possano nascondersi», ha dichiarato Katz con veemenza.
Il raid, denominato «Operazione Vertice di Fuoco», ha segnato il primo attacco militare israeliano noto sul territorio del Qatar, prendendo di mira funzionari di Hamas impegnati in negoziati per una proposta di cessate il fuoco sostenuta dagli Stati Uniti per porre fine al conflitto a Gaza.
Data la stretta alleanza tra Qatar e Stati Uniti e la risposta moderata di Trump all’attacco, che ha causato sei morti, Jeffrey Sachs ha osservato che «ha inviato un messaggio al mondo arabo che gli Stati Uniti non lo avrebbero protetto dagli attacchi di Israele» e che «Israele opera nella regione con totale impunità».
«Ciò sta spingendo i Paesi arabi a una seria riflessione sul significato della politica estera statunitense in questo contesto», ha proseguito Sachs, riferendosi al vertice di emergenza arabo-islamico convocato in risposta all’attacco.
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«Israele è considerato per quello che è, uno Stato canaglia in piena espansione che opera al di fuori del diritto internazionale», ha aggiunto l’analista. «Ma gli Stati Uniti sono stati ritenuti da alcuni Paesi della regione almeno parzialmente responsabili del comportamento illegale di Israele, e questa convinzione sembra ora smentita».
Riferendosi al blocco del dipartimento di Stato statunitense alla delegazione palestinese dell’ONU per partecipare alle riunioni dell’Assemblea Generale a Nuova York, Sachs ha sostenuto che «il governo degli Stati Uniti si scredita profondamente» per aver violato il diritto internazionale sul «diritto delle delegazioni di accedere alle Nazioni Unite. Siamo l’istituzione ospitante e questa amministrazione sta solo eseguendo gli ordini di Israele».
«A questo punto, si tratta fondamentalmente di due nazioni (Israele e Stati Uniti) contro il mondo intero», ha dichiarato Sachs, evidenziando il loro isolamento. Il 19 settembre, l’Assemblea Generale dell’ONU ha votato con 145 favorevoli e 5 contrari per consentire alla delegazione palestinese di partecipare virtualmente, dopo che gli Stati Uniti avevano negato i visti. Contro hanno votato Israele, Stati Uniti, Nauru, Palau e Paraguay.
«Non esiste una politica estera americana», ha replicato Sachs. «Esiste solo una politica estera israeliana attuata da una sorta di regime fantoccio negli Stati Uniti».
Ribadendo il concetto di «regime fantoccio», ha aggiunto: «Siamo tirati dalle fila del Mossad, del governo israeliano».
Napolitano ha citato un rapporto secondo cui agenti del Mossad sarebbero stati scoperti a installare dispositivi di ascolto nei veicoli dei servizi segreti statunitensi destinati al trasporto d’urgenza del presidente, senza che «nessuno sia stato arrestato» per questo crimine.
Con franchezza, Sachs ha risposto che gli Stati Uniti sono un «governo del Mossad. Perché mai dovrebbero essere arrestati?»
Sachs ha denunciato che la classe politica statunitense è «attivamente complice» del «crimine più grave e atroce del pianeta», il genocidio, citando la conferenza «50 Stati, un solo Israele» a Gerusalemme, che ha ospitato 250 legislatori americani, il più grande evento di questo tipo finanziato da lobbisti, dove persino Benjamin Netanyahu, incriminato per crimini di guerra dalla Corte penale internazionale, li ha ringraziati «per essere venuti qui a schierarsi con Israele».
«Abbiamo membri del Congresso che ascoltano questo criminale di guerra mentre decanta le virtù di Israele, proprio mentre Israele commette un genocidio accanto a dove siedono», ha lamentato Sachs. «Non è solo una vergogna, è una colpa diretta della classe politica americana per complicità nel genocidio».
La Convenzione sul genocidio del 1948 obbliga gli Stati membri a «prevenire e punire» i responsabili di genocidio, inclusi coloro che sono complici. Sachs ha sottolineato che «ogni Paese ha la responsabilità di fermare un genocidio, il crimine più grave del pianeta. E la classe politica statunitense non solo non lo ferma, ma ne è attivamente complice».
Sachs ha descritto un rapporto ONU che conferma il genocidio a Gaza come «straordinariamente profondo, penetrante e orribile», evidenziando «la fame, le uccisioni intenzionali, i bombardamenti» e le intenzioni genocide dichiarate dai leader israeliani.
Un altro rapporto ONU di agosto ha confermato una carestia di massa a Gaza. «Ci sono centinaia di migliaia di persone che muoiono di fame in questo momento», ha detto Sachs. «Se continua così, Israele non potrà mai superare questa situazione».
Sachs ha accusato leader israeliani come Isaac Herzog, Itamar Ben-Gvir, Bezalel Smotrich e Netanyahu di essere «assassini di massa» e «deliranti» nel credere che Israele possa resistere nonostante le sue azioni. Ha respinto l’idea che gli attacchi a Israele siano «antisemitismo», definendo tali accuse «deliranti».
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L’economista ha avvertito che anche funzionari statunitensi come Marco Rubio e Trump, complici sotto il diritto internazionale, saranno ritenuti responsabili. Ha inoltre indicato aziende come Microsoft, Google, Amazon, OpenAI, Dell e Palantir come complici per il loro supporto all’esercito israeliano.
Sachs ha lamentato che gli israeliani non considerano i palestinesi e altri arabi come «esseri umani», ma come strumenti per il progetto del «Grande Israele», che include il controllo della Palestina e parti di Libano e Siria. Ha descritto il comportamento di Israele come basato su «assassini», targeting negoziatori di Hamas, Hezbollah e Iran per bloccare la diplomazia.
Dal 7 ottobre 2023, Israele ha ucciso oltre 65.502 palestinesi a Gaza, tra cui circa 20.000 bambini, con 167.376 feriti e oltre 10.000 bambini amputati. Uno studio di The Lancet stima 327.510 morti totali, incluse cause indirette come fame e mancanza di cure mediche. Sachs ha sottolineato che i soldati israeliani prendono di mira civili disarmati, usando loro come «tiro al bersaglio».
«Quando i combattimenti cesseranno e la gente entrerà a Gaza, le scoperte saranno più orribili di quanto si possa immaginare», ha detto Sachs, avvertendo che una carestia di massa potrebbe segnare la fine della sopravvivenza di Israele come Stato.
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