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Mons. Viganò reagisce alla notizia dell’ambulatorio per la disforia di genere al Policlinico Gemelli

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha affidato a X la sua reazione alla sconvolgente notizia secondo cui al Policlinico Gemelli, struttura sanitaria legata al Vaticano, ha aperto i battenti un ambulatorio specializzato nella disforia di genere.

 

Lo aveva annunciato un testo pubblicato lo scorso 12 marzo dal quotidiano dei vescovi Avvenire, che presentava la nuova iniziativa come «servizio per ascoltare le problematiche che emergono sempre più di frequente tra pubertà e adolescenza e farsene carico con un percorso di accompagnamento».

 

Il medesimo testo è stato diffuso anche dall’agenzia d’informazione religiosa SIR e da altri media, che scrivono di «un servizio di consulenza multidisciplinare dedicato a giovani che presentano difficoltà nella strutturazione della propria identità personale e di genere e alle loro famiglie».

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La notizia ha prodotto la reazione di monsignor Viganò, il quale si concentra soprattutto sul fatto che Oltretevere si sarebbe negato di essere a conoscenza di questa novità riguardante l’Ospedale universitario dove tante volte sono stati ricoverati i papi.

 

«L’ipocrisia farisaica dell’usurpatore argentino va oltre ogni decenza, aprendo un consultorio per la transizione di genere al Policlinico Gemelli, sostenendo che la Santa Sede sarebbe ignara di questa iniziativa» sostiene il già nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America.

 

«È il tipico modus operandi peronista già visto in altri casi: una dichiarazione contro il gender per tranquillizzare i fedeli sconcertati, subito sconfessata dalla pratica. Teoria e prassi, dottrina e pastorale: un inganno tanto più grave quanto maggiore è il danno per le anime, oltre che per l’integrità di poveri bambini confusi e indottrinati da un’ideologia satanica» scrive monsignor Viganò.

 

«È giunto il momento di porre fine agli scandali di Bergoglio e del suo sinedrio: lo impone il rispetto verso Dio, la salvezza delle anime e l’onore della Santa Chiesa» conclude Sua Eccellenza.

 

La notizia era stata riportata questa settimana dal quotidiano La Verità, – secondo la cui ricostruzione il poliambulatorio gender sarebbe stato aperto senza chiedere il parere del Comitato etico («l’ho saputo dalla radio e non so quali finalità abbia», avrebbe detto il coordinatore) – e presente anche sul sito stesso del Gemelli, che scrive che «sarà attivo da giovedì 14 marzo presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS un servizio di consulenza multidisciplinare dedicato a giovani che presentano difficoltà nella strutturazione della propria identità personale e di genere e alle loro famiglie».

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«Il servizio di consulenza ha la finalità di individuare, ad opera di un’equipe multidisciplinare che coinvolge la psichiatria, la neuropsichiatria e la psicologia clinica afferente alla Fondazione Gemelli, la tipologia e la durata del percorso che meglio incontra le esigenze dei giovani, aiutando anche il nucleo familiare a gestire la propria funzione genitoriale» scrive ancora il sito web del celebre Policlinico cattolico, ricordando nelle prime righe che «strutturazione della propria identità personale e di genere è, senza dubbio, una delle esperienze più belle e affascinanti, seppur faticosa, nel proprio percorso di crescita».

 

Riguardo all’attività svolte nel nuovo centro, Il Giornale scrive che «una équipe multidisciplinare di psicologi e psichiatri comincerà un percorso con gli adolescenti in crisi di identità, coinvolgerà le loro famiglie, cercherà di capire da cosa nasce il disagio nel proprio corpo. E alla fine, dopo un iter che durerà qualche mese (a seconda dei casi), rilascerà un certificato. Una sorta di diagnosi nulla-osta che le famiglie potranno presentare negli istituti clinici in cui si effettuano le terapie ormonali di avvio alla transizione di genere».

 

Parimenti, la testata Il Sussidiario scrive, usando il medesimo vocabolo – «nulla-osta» – scrive che «il termine del percorso verrà rilasciato un certificato in merito all’eventuale tipologia e durata dell’iter intrapreso «e le condizioni cliniche dell’utente», di fatto una sorta di diagnosi “nulla-osta” che le famiglie potranno presentare negli istituti clinici dove si effettuano le terapie ormonali di avvio alla transizione di genere.».

 

Di tale «nulla-osta» tuttavia non si parla nel testo del gemelli veicolato anche dal giornale della Conferenza Episcopale Italiana, dove è tuttavia possibile leggere il pensiero di una psicologa del Gemelli secondo cui «è da intendere come l’identità di genere sia un processo complesso che comporta la consapevolezza di sé come maschio o femmina e che si evolve e può cambiare gradualmente nel corso della vita, sotto un’interazione multifattoriale di fattori biologici (genetici, ormonali), ma ancora di più psicologici e ambientali (sociali, culturali)».

 

La cosiddetta medicina di genere sta venendo travolta in questi giorni dalle rivelazioni fatte su WPATH (una sigla che raccoglie dottori dediti alle procedure trangenderistiche, chirurgiche od ormonali o di altro tipo) fatte dal giornalista di inchiesta statunitense Michael Shellenberger.

 

La scorsa settimana, in una svolta annunciata da molti mesi, il Servizio Sanitario Nazionale britannico (NHS) ha annunciato che cesserà di fornire farmaci che bloccano la pubertà ai bambini nelle cliniche della cosiddetta «identità di genere», ha annunciato martedì. Il governo conservatore del Regno Unito ha accolto con favore la «decisione storica».

 

Anche la Francia sembra aver frenato sul transgenderismo. La narrativa transessual-ormonale pediatrica, pare essere entrata sotto tiro perfino in Svezia.

 

In Italia 4 anni fa l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha dato il via libera all’inserimento della triptorelina – sostanza che inibisce lo sviluppo ormonale – nell’elenco dei medicinali erogabili ai bambini a carico del Servizio Sanitario Nazionale in presenza di una diagnosi di «disforia di genere», allo scopo di bloccare la pubertà e preparare la strada alla cosiddetta «riassegnazione del sesso» in via chirurgica.

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Immagine di Sergio D’Afflitto via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Italy

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I trans esprimono gratitudine per il pasto del Giubileo dei Poveri in Vaticano

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Diecini di transessuali e attivisti transgender hanno partecipato domenica a un pranzo in Vaticano per il Giubileo dei Poveri.   Diversi partecipanti transessuali e il sacerdote radicale pro-LGBT padre Andrea Conocchia hanno espresso gratitudine al Vaticano e a Papa Leone XIV per il pranzo giubilare del 16 novembre, che ha segnato anche la nona Giornata mondiale dei poveri.   Secondo quanto emerso, il papa non avrebbe invitato specificamente le persone con un’identità di genere incerta, poiché gli oltre 1.300 biglietti per il pasto sono stati distribuiti tramite varie organizzazioni e parrocchie.

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Un commando di circa 50 persone che si identificano come «transgender», tra cui cinque descritti da LifeSite come «attivisti transessuali», hanno partecipato insieme a senzatetto, migranti, anziani e altri «emarginati» al pranzo speciale all’interno dell’Aula Paolo VI.   «Un sentito grazie a Papa Leone per questa opportunità, questa occasione di incontro ma anche di pranzo condiviso, tutti insieme. Mi pare un gran bel segno di apertura, di attenzione e di vicinanza a tutta la comunità LGBT» ha detto don Conocchia secondo l’agenzia ANSA. «Può essere una opportunità di cammino insieme ed è importante come segno, anche per conoscerci e riconoscerci nella comunità ecclesiale»   La storia degli inviti dati a caso non convince moltissimo. In precedenza, don Conocchia aveva già portato gruppi di transessuali a incontrare Bergoglio diverse volte durante il suo pontificato. Nel 2023, il sacerdote portò diversi trans a un pranzo simile in Vaticano. Un uomo che aveva «fatto la transizione» per apparire come una ragazzina prepubere, si sedette al tavolo di fronte a Francesco, scrive LifeSite.   Qualcuno potrebbe aver minimizzato gli inviti a cena di Papa Francesco a queste persone con un’identità di genere incerta, sottolineando che Nostro Signore ha cenato con i peccatori. Sebbene ciò sia vero, Egli li ha sempre chiamati al pentimento, e non ci sono notizie che il pontefice lo abbia fatto durante questi pasti.   Solo poche settimane fa, Conocchia aveva dichiarato al National Catholic Reporter di essere «pieno di speranza» che Leo avrebbe continuato a sostenere la «comunità transgender» come aveva fatto il suo predecessore.   Il sacerdote ha anche partecipato allo scandaloso «pellegrinaggio» LGBT organizzato da La Tenda di Gionata, un gruppo italiano pro-LGBT, a cui si è unito il gruppo di attivisti del gruppo Outreach del gesuita pro-omotransessualista James Martin in Vaticano a settembre. Conocchia ha descritto l’evento sacrilego come «molto potente» e «allegro» e ha elogiato il pontefice americano per averne permesso lo svolgimento.   Forse per Leone «il solo fatto di poter celebrare il pellegrinaggio sembra già qualcosa», ha detto il sacerdote. «Potrebbe essere un buon inizio. Vedremo come si svilupperanno le cose da qui in poi. Auspico continuità nella diversità».   Il pellegrinaggio ha visto più di 1.000 cosiddetti «cattolici LGBT» sfilare attraverso le Porte Sante nella Basilica di San Pietro. Almeno uno dei partecipanti indossava una maglietta con la scritta «Fanculo le regole», scioccando molti fedeli cattolici.

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Alcuni organi di stampa progressisti avevano affermato che Leone avesse «snobbato» i partecipanti al pranzo con un’identità di genere incerta, non invitandoli a sedersi al tavolo principale, come aveva fatto in precedenza papa Francesco. Tuttavia, il cardinale Konrad Krajewski, l’elemosiniere pontificio che ha contribuito all’organizzazione dell’evento, ha negato che qualcuno sia stato «snobbato», osservando che quest’anno i biglietti per sedersi al tavolo del pontefice erano stati distribuiti a caso ai parrocchiani poveri che avevano partecipato alla Messa prima del pranzo e che gli uomini con un’identità di genere incerta erano arrivati ​​in ritardo all’evento e quindi non avevano ricevuto quei biglietti.   Gli ospiti «transgender» intervenuti dopo l’evento si sono detti felici di essere presenti al pasto con il papa. Conocchia ha descritto l’evento come «fraterno» e «gioioso».   «Il fatto che si sia mescolato, che si sia seduto vicino a noi, è un buon segno, vero?» ha detto l’attivista Alessia Nobile, che ha anche consegnato a Leo una lettera a nome della cosiddetta «comunità trans», alla quale il pontefice apparentemente ha sorriso in risposta.   L’attivista aveva precedentemente descritto papa Francesco come un amico e un mentore. Incontrò il defunto papa nel giugno 2022 durante un’udienza con altri cinque transgenderri. Bergoglio ha incontrò Nobile più volte e la invitò alle sue udienze generali pubbliche. Il defunto papa gli scrisse anche una lettera personale in cui si rivolgeva all’attivista transgender chiamandola «cara sorella».   Come nel caso di Leone, secondo i resoconti pubblici disponibili, Francesco non ha detto a Nobile che un uomo che vive come se fosse una donna è contro natura.   Marcella Di Marco, un uruguagio trans di 52 anni, ha espresso una certa delusione per il fatto che i membri del gruppo non fossero inclusi al tavolo del papa , ma ha sottolineato la sua convinzione che il pontefice abbia dimostrato che la Chiesa non «chiuderà la porta» che Francesco aveva aperto.   «Le prime volte in Vaticano è stata come un’accoglienza, adesso mi sento parte della casa, della Chiesa» ha detto il trans. «sono contenta di aver trovato un altro padre, dopo papa Francesco che per noi è stato il primo, il grande. Che lui continui questa carità con noi, questo mi dà speranza”»   La stampa aveva già dato ampio spazio ai trans ai pranzi papali quando il fenomeno iniziò col Bergoglio.

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La notizia arrivava in rinforzo dell’«apertura» nei confronti dell’omotransessualismo espressa dal Dicastero della Dottrina della Fede presieduto da un fedelissimo di Bergoglio, il cardinale argentino Victor Manuel «Tucho» Fernandez, che ha firmato con il pontefice un documento in cui apriva per i transgender la possibilità di fare da padrini (madrine? Madrini? Madrin*? Padrin*? Non è stato specificato) ai battesimi.   Come riportato da Renovatio 21, nel 2015 il Dicastero aveva risposto negativamente alla stessa richiesta.   I segni di avvicinamento al transgenderismo, in effetti, si sono moltiplicati lungo tutto il papato bergogliano.   A fine gennaio 2015, un «uomo transgender» – nato in Ispagna come donna – dichiarò di aver avuto un’udienza privata con il papa, dove, secondo alcuni articoli di giornale, Bergoglio avrebbe «abbracciato» il 48enne transessuale.   A Napoli, sempre nel 2015, il romano pontefice, fu riportato dai media globali mangiò con «carcerati gay e transessuali».   Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso il pontefice ha incontrato dei trans in «pellegrinaggio» in Vaticano. «Gli ho baciato la mano, lui ha baciato la mia» avrebbe detto il trans paraguagio Laura. Nel 2020 invece aveva devoluto un obolo una tantum a dei trans sudamericani del litorale romano che a causa del lockdown si erano dovuto rivolgere in parrocchia. Arrivò l’elemosiniere, il polacco cardinale Krajewski, già noto per aver ridato la corrente ad un centro sociale, per saldare bollette e affitti e procurare generi di prima necessità. Nel 2015 papa Francesco aveva invece ricevuto in Vaticano un transessuale spagnuolo.   Abbiamo già visto che questa è forse la strada «iraniana» scelta dalla neochiesa dell’argentino: Khomeini emanò una fatwa sulla liceità del transessualismo, facendo diventare l‘Iran il luogo che alcuni critici chiamano «inferno per gli omosessuali, paradiso per i transessuali».

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5 attivisti transgender ceneranno con Papa Leone all’evento «Giubileo dei poveri» domenica

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Un famoso attivista trans ha dichiarato che domenica prossima si unirà a Papa Leone XIV per una cena in occasione dell’evento del Giubileo dei Poveri.

 

Secondo quanto riportato dalla stampa italiana, tale «Alessia Nobile», ha ricevuto l’invito alla cena del Giubileo dei Poveri del 16 novembre, che si è tenuta nell’Aula Paolo VI di Roma.

 

La cena con il papa vedrà la partecipazione di centinaia di ospiti poveri, senzatetto ed «emarginati». Nobile ha affermato che lui e altri quattro uomini che si identificano come donne sono stati invitati al pranzo dopo aver richiesto un’udienza con il papa per esprimere le sue preoccupazioni sul fatto che la Chiesa potesse «fare marcia indietro sui diritti LGBTQ» dopo la morte del Bergoglio.

 

Nobile ha descritto Francesco come un amico e un mentore. Ha incontrato il defunto papa per la prima volta nel giugno 2022 durante un’udienza con altre cinque donne che si identificavano come «transgender». Francesco ha incontrato Nobile più volte e lo ha invitato alle sue udienze generali pubbliche. Il defunto papa gli ha anche scritto una lettera personale in cui si rivolgeva all’attivista transgender chiamandola «cara sorella».

 

Secondo tutti i resoconti pubblici disponibili, Francesco non ha detto a Nobile che un uomo che vive come se fosse una donna è contro natura e che la Chiesa rifiuta l’ideologia transgender.

 

La Repubblica a settembre ha scritto che Nobile avrebbe partecipato al giubileo omotransessualista in Vaticano, parlando di «lettera che Bergoglio mi scrisse di suo pugno mi ha permesso di mostrare chi sono».

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Il tema della normalizzazione transessualismo è stato cavalcato in modo plateale dal predecessore di Leone, Giorgio Mario Bergoglio.

 

Nel 2020 Bergoglio aveva devoluto un obolo una tantum a dei trans sudamericani del litorale romano che a causa del lockdown si erano dovuto rivolgere in parrocchia.

 

Nel novembre 2023, Francesco ha accolto il gruppo e il loro parroco a un pranzo per i poveri organizzato dal Vaticano e si è «seduto di fronte a un’ex prostituta transgender». L’evento fu ripreso dalla grande agenzia stampa mondiale Associated Press, che aveva seguito il gruppo transessuale sin da quando erano saliti in pullman.

E ancora: a fine gennaio 2015, un «uomo transgender» – nato in Ispagna come donna – dichiarò di aver avuto un’udienza privata con il papa, dove, secondo alcuni articoli di giornale, Bergoglio avrebbe «abbracciato» il 48enne transessuale.

 

A Napoli, sempre nel 2015, il Francesco, fu riportato dai media globali mangiò con «carcerati gay e transessuali».

 

A novembre 2023 il papa aveva approvato il testo del cardinale Victor Manuel Fernandez che consente ai transessuali di fare da padrini alle funzioni religiose. Tale idea era stata respinta nel 2015 all’interno dello stesso papato di Bergoglio.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel 2024 il Bergoglio aveva detto ad una suora pro-LGBT che i transessuali «devono essere integrati nella società».

 

L’anno scorso papa Francesco fu elogiato per la sua «inclusività» pro-LGBT dagli attivisti transgender perfino in Indonesia, dove l’arcidiocesi della capitale del Paese ha «accolto» nelle parrocchie negli ultimi anni individui transessuali.

 

In realtà non c’era bisogno di ulteriori prove riguardo al fatto che lo scandalo della «frociaggine» altro non è stato che un espediente dialettico creato ad arte (tesi, antitesi, sintesi).

 

Il disegno è stato ben delineato dal commento sulla vicenda da parte di monsignor Carlo Maria Viganò: «lo scopo di Bergoglio è normalizzare sodomia e perversione e distruggere il Sacerdozio».

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Immagine di Catholic Church England and Wales via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0)

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Pastora tedesca «sposa» quattro uomini in un «matrimonio poliamoroso»

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Una «pastora» protestante avrebbe «sposato» quattro uomini in un «matrimonio poliamoroso», scatenando polemiche in Germania. Lo riporta LifeSite.   A giugno, una pastora trentatreenne della Chiesa evangelica di Berlino-Brandeburgo-Slesia dell’Alta Lusazia, appartenente alla Chiesa protestante in Germania, ha celebrato un «matrimonio poliamoroso» con quattro uomini durante un «festival nuziale pop-up» a Berlino.   L’evento è stato recentemente riportato dalla stampa tedesca, suscitando polemiche e discussioni. Secondo quanto riportato la pastora, Lena Müller, avrebbe pubblicato una foto del «matrimonio» su Instagram, ma il post è stato successivamente cancellato.  
 
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Un post condiviso da Lena Müller (@metablabla)

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La Müllerra ha scritto del matrimonio su Instagram: «Venerdì sera ho avuto il privilegio di celebrare il mio primo matrimonio poliamoroso con Christopher e Gloria. Quattro giovani si sono detti “sì, lo voglio”, hanno celebrato l’amore con noi e si sono affidati alla colorata benedizione di Dio».   Di recente, la sedicente «femminista e pastora» ha parlato dell’evento alla Neue Osnabrücker Zeitung: «si vedeva subito che c’era molto amore tra loro. Per questo ci siamo subito trovati d’accordo come squadra: cosa avrebbe Dio contro il fatto che ora fossero quattro invece di due?»   Due degli uomini sono lettoni, uno thailandese e un altro spagnolo. Secondo la Müllerra, alcuni dei quattro uomini si conoscevano da molto tempo, ma solo quest’anno hanno iniziato una relazione poliamorosa.   Il vescovo protestante di Berlino, Christian Stäblein, ha sottolineato che la Chiesa protestante «accetta solo coppie sposate con rito civile» e che quindi il «matrimonio poliamoroso» non è valido. La chiesa protestante ha affermato in una dichiarazione che matrimoni e nozze «sono forme di benedizione per due persone attraverso Dio».   La chiesa protestante progressista e omotransessualista «sposa» coppie omosessuali da anni, ma il matrimonio tra più di due persone non è consentito in Germania ed è punibile dalla legge.

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