Spirito
Mons. Schneider: l’evento confessionale del Sinodo è uno «strumento» per promuovere «nuove agende» e «dottrine»
Il vescovo Athanasius Schneider ha accusato un evento del Sinodo Vaticano sulla sinodalità di essere «uno strumento per promuovere un nuovo programma nel sinodo per stabilire nuove dottrine che sono contrarie alla rivelazione divina o minano la rivelazione divina».
I commenti schietti dell’ausiliare di Astana sono stati rilasciati durante una recente intervista su World Over, trasmissione di Raymond Arroyo in onda sul canale TV fondato da Suor Angelica EWTN, durante la quale il giornalista ha interrogato Schneider su un imminente evento del Sinodo sulla sinodalità.
Oggi, 1° ottobre, si terrà in Vaticano un evento di confessione di massa, durante il quale «avrà luogo la confessione di una serie di peccati».
Bishop Schneider tells @RaymondArroyo the #Vatican‘s Synod Confession ceremony is “a tool to promote a new agenda in the Synod, to establish new doctrines which are contrary to the divine revelation.”@WorldOverLive – https://t.co/2lgLQgoSp9
Original report in quoted post below https://t.co/25VmDMGiWj pic.twitter.com/xgFx1fS1Em
— Michael Haynes 🇻🇦 (@MLJHaynes) September 27, 2024
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I peccati «confessati» includono:
- Peccato contro la pace
- Peccato contro la creazione, contro le popolazioni indigene, contro i migranti
- Peccato di abuso
- Peccato contro le donne, la famiglia, i giovani
- Peccato di usare la dottrina come pietre da scagliare
- Peccato contro la povertà
- Peccato contro la sinodalità/mancanza di ascolto, comunione e partecipazione di tutti
Monsignor Schneider ha respinto l’idea, dicendo che per quanto riguarda i «peccati contro la sinodalità» non ci sono «peccati del genere nella rivelazione divina».
Si tratta, dice il vescovo kazako, di «uno strumento per promuovere un nuovo programma nel Sinodo per stabilire nuove dottrine che sono contrarie alla rivelazione divina o che minano la rivelazione divina».
L’elenco proposto di peccati include il «peccato di usare la dottrina come pietre da scagliare». Schneider, tuttavia, ha sostenuto che «tali nuove dottrine inventate in questa cosiddetta sinodalità, sono le vere pietre che vengono lanciate ai fedeli, perché sono distorsioni e danneggiano i fedeli e mettono in pericolo la loro salvezza eterna».
Il prelato ha affermato che la carità autentica include l’iterazione della dottrina cattolica: «una vera dottrina non è contro la carità: trasmettere la dottrina è una delle più alte espressioni di carità verso il prossimo, portarlo al diritto della verità e solo la luce della verità ci dona la vera felicità».
«Tali nuove dottrine e metodi sinodali confusi ci portano ambiguità, incertezza, e nessuno darà la sua vita per qualcosa che è ambiguo. Daremo la nostra vita solo per ciò che è vero, per ciò che è solido come una roccia, che è Cristo – Lui è la roccia, lui è la verità e solo per Lui. Con la grazia di Dio, ogni cristiano deve essere pronto a dare la sua vita».
Come riportato da Renovatio 21, l’annuncio di questa cerimonia penitenziale con questi nuovi «sette peccato capitali» è stato chiarito da un documento diffuso congiuntamente due settimane fa dalla segreteria generale del sinodo e dalla diocesi di Roma.
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Immagine screenshot da YouTube
Spirito
Nuovi cardinali: Papa Francesco affronta la tentazione del conclave
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Geopolitica
Bergoglio incontra privatamente Zelens’kyj
Bergoglio ha incontrato in Vaticano il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj, segnando il loro terzo incontro da maggio 2023.
Venerdì mattina presto, il grande corteo di Zelensky lo ha condotto attraverso Roma per un’udienza privata con Papa Francesco.
La visita, durata 35 minuti, era stata annunciata dal Vaticano il 9 ottobre. È il secondo incontro di persona tra Francesco e Zelens’kyj quest’anno: si erano già incontrati durante l’evento del G7 ospitato dall’Italia a giugno.
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In una leggera deviazione dai normali dettagli sommari rilasciati dal Vaticano sulle visite dei capi di stato, il comunicato stampa riguardava solo la conversazione di Zelensky con il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, e il ministro degli esteri, l’arcivescovo Richard Gallagher. Non sono stati forniti dettagli sulla conversazione del Bergoglio con lo Zelens’kyj.
«I colloqui in Segreteria di Stato sono stati dedicati allo stato della guerra e alla situazione umanitaria in Ucraina, nonché alle vie che potrebbero metterle fine, portando ad una pace giusta e stabile nel Paese» si legge nel comunicato stampa della Santa Sede. «Inoltre, sono state esaminate anche alcune questioni relative alla vita religiosa nel Paese».
Dopo l’incontro, il presidente ucraino ha pubblicato online che «la questione del rientro a casa del nostro popolo dalla prigionia è stata il tema principale del mio incontro con Papa Francesco».
«Contiamo sull’assistenza della Santa Sede per aiutare a riportare indietro gli ucraini fatti prigionieri dalla Russia», ha aggiunto.
For all of us in Ukraine, the issue of captured and deported people remains incredibly painful. These are adults and children, many civilians who are now held in prisons and camps in Russia.
Yesterday, it was reported that Ukrainian journalist Viktoria Roshchyna died in Russian… pic.twitter.com/9AECwB6ncY
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) October 11, 2024
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Sono degne di nota le discussioni di Zelens’kyj con Parolin e Gallagher sulla vita religiosa in Ucraina, poiché la religione ha rappresentato un importante elemento latente dell’attuale conflitto nella regione.
Come riportato da Renovatio 21, il regime di Kiev sta perseguitando la Chiesa Ortodossa Ucraina canonica (UOC), arrestando e condannando i suoi preti e vescovi, privandoli della cittadinanza, proibendo le preghiore in russo, assediando con i militari i luoghi di culto facendoli sgombrare dall’antico monastero della Lavra. Bergoglio aveva in passato fatto un timido appello per i monaci di Kiev, a quanto pare inascoltato, o sommerso dalle velleità diplomatiche della nuova Santa Sede, che pure in assenza dell’antico prestigio e potere diplomatico, vorrebbe portare Mosca e Kiev ad un negoziato, ricevendo plateali porte in faccia pure quando ospita Zelens’kyj presso il Sacro Palazzo.
Ad agosto, papa Francesco aveva condannato pubblicamente la decisione del governo Zelens’kyj di vietare le attività della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca (UOC) nel Paese, accusata dal governo ucraino di essere un mezzo utilizzato dalla Russia per spiare il Paese.
In precedenza, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) aveva criticato il governo ucraino per aver fatto irruzione nelle proprietà della Chiesa ortodossa ucraina e per aver arrestato alcuni membri del suo clero a causa dei precedenti legami ufficiali della chiesa con il Patriarcato di Mosca.
Poi, nel dicembre 2023, l’ufficio comunicazioni della Chiesa greco-cattolica ucraina (UGCC) ha riferito che le autorità russe hanno vietato la chiesa nella regione occupata di Zaporizhzhia. I russi avrebbero anche vietato i Cavalieri di Colombo e l’organizzazione Caritas cattolica.
Parlando con Bergoglio all’inizio di questa settimana, alla vigilia della visita di Zelens’kyj, l’arcivescovo maggiore di Kiev, monsignor Sviatoslav Shevchuk, ha informato il pontefice sulla situazione attuale in Ucraina. Ha aggiunto che Zelens’kyj considera il papa una «voce e un’autorità morale globale», forse dimenticando gli insulti fatti piovere da un consigliere del presidente ucraino sul vertice della Chiesa cattolica e sul cristianesimo tutto qualche mese fa: Mikhailo Podolyak è arrivato a definire il papa uno «strumento della propaganda russa» che «ingannerrebbe l’Ucraina».
Va ricordatoBergoglio aveva pure baciato pubblicamente, durante un’udienza dello scorso anno, la bandiera di una «centuria» del golpe di Maidan.
Tornando dal viaggio apostolico a Budapest, dove Bergoglio aveva incontrato il metropolita ortodosso Ilarione, religioso di vedute moderniste (e sfrenatamente vacciniste) allontanato dalla gerarchia centrale del Patriarcato di Mosca, aveva millantato ai giornalisti chissà quali manovre dietro le quinte per risolvere il conflitto in corso. All’epoca ci sembrarono vanterie e fandonie improvvisate, e non possiamo ora che confermare la nostra impressione.
Ci fu poi la visita, fatta in maglioncino con simboli banderisti, di Zelens’kyj presso la Santa Sede nel suo tour romano, dove ha potuto abbracciare la Meloni, Mattarella e Bruno Vespa. Dal papa, ricorderete tutti, Zelens’kyj si contraddistinse per una boria inflessibile, al punto che, come mostrato dalle TV, contrariamente ad ogni protocollo, si sedette prima che lo facesse il pontefice che lo ospitava. In pratica, l’intera operazione era una grande porta sbattuta di persona dal vertice di Kiev in faccia alle ambizioni diplomatiche del papato.
Attualmente è impegnato in un tour di 48 ore nelle capitali europee e tra i leader politici nazionali, dopo aver incontrato il primo ministro britannico Keir Starmer con il nuovo segretario generale della NATO Mark Rutte, il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro italiano Giorgia Meloni.
La Santa Sede è stata coinvolta in missioni diplomatiche che cercano di realizzare la pace nell’attuale guerra tra Russia e Ucraina. Dal 2023, tali sforzi sono stati guidati pubblicamente dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della conferenza episcopale italiana, con praticamente nessun risultato, se non l’umiliazione della comprensione che la diplomazia vaticana, un tempo tanto potente, ora non vale più nulla..
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Grazie a questi sforzi è stato effettuato più di una volta uno scambio di prigionieri; in particolare la Santa Sede ha chiesto alla Russia di restituire i bambini all’Ucraina.
A luglio, il cardinale Parolin aveva visitato Zelens’kyj in Ucraina. Parolin, che ha guidato la posizione diplomatica della Santa Sede sull’Ucraina a livello internazionale più ampio, in forum come l’ONU, ha costantemente ribadito la richiesta del Papa di dialogo e pace nella regione.
Renovatio 21, piuttosto in solitaria, ha fatto notare il caso di un sacerdote greco-cattolico ucraino, quindi in comunione con Roma e Bergoglio, sia stato attaccato e costretto a scusarsi per essersi permesso una preghiera Dio per la pace durante un’omelia. Al momento, per questa grave violazione della libertà religiosa di un sacerdote cattolico, non una parola è stata detta dal Vaticano.
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Spirito
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