Politica
Le elezioni presidenziali in Slovacchia sono state vinte dal candidato scettico sull’Ucraina
Peter Pellegrini è stato eletto prossimo presidente della Slovacchia, battendo l’ex ministro degli Esteri Ivan Korcok nelle elezioni di ieri. Pellegrini è uno stretto alleato del primo ministro Robert Fico, che è un convinto oppositore all’invio di armi all’Ucraina.
Con quasi il 100% delle schede scrutinate, Pellegrini è in testa con il 53,17% dei voti, secondo il conteggio ufficiale.
Il Korcok ha ammesso la sconfitta. «Sono sinceramente deluso, a dire il vero», ha detto poco dopo l’annuncio dei risultati. «Ma poiché in fondo sono un atleta, rispetto i risultati. È stata una celebrazione della democrazia».
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La presidente uscente Zuzana Caputova si è congratulata col Pellegrini, augurandogli successo nel mandato. «È importante che, dal momento delle elezioni, il nuovo presidente agisca in modo tale che nessuna parte della società si senta sconfitta».
Pellegrini, di lontane origini lombarde (il bisnonno giunse in Slovacchia ai tempi in cui era un unico territorio imperiale austro-ungarico per lavorare alla costruzione della ferrovia) è stato primo ministro tra il 2018 e il 2020 ed è attualmente il presidente del parlamento slovacco. È alleato di Fico, che ha ribaltato la decisione del precedente governo di inviare aiuti militari all’Ucraina. Con la Polonia, l’anno passato Bratislava inviò dei MiG-29 a Kiev. La Slovacchia aveva ceduto agli ucraini anche i suoi missili S-300 in cambio di missili Patriot americani.
Fico, che ha da tempo specificato il desiderio di non fornire «armi mortali all’Ucraina», ha criticato apertamente la NATO e l’UE per il loro sostegno incondizionato all’Ucraina durante la sua lotta contro la Russia, sostenendo che la Slovacchia non dovrebbe essere trascinata nel conflitto. Ha accusato Kiev di avanzare richieste «irrealistiche» riguardo al potenziale accordo di pace con Mosca e ha persino suggerito che l’Ucraina potrebbe dover rinunciare alle sue rivendicazioni territoriali. Ha anche criticato il Korcok definendolo «un guerrafondaio che sostiene senza esitazione tutto ciò che l’Occidente gli dice».
«Il mio popolo ha problemi più grandi dell’Ucraina» disse il Fico la sera in cui sei mesi fa vinse le elezioni con il suo Partito della Socialdemocrazia Slovacca (SMER-SD)
Pellegrini ha difeso la sospensione delle consegne di armi all’Ucraina. Nel suo discorso di vittoria, il presidente eletto ha promesso di «fare tutto il possibile affinché la Slovacchia rimanga sempre dalla parte della pace e non dalla parte della guerra, che piaccia o no a qualcuno».
In un editoriale pubblicato il mese scorso sul quotidiano Hospodarske noviny, il Pellegrini ha respinto l’idea di un potenziale invio di truppe NATO in Ucraina come una pericolosa escalation.
Secondo il futuro presidente di Bratislava, era «irresponsabile» che i politici slovacchi richiedessero l’invio di armi all’Ucraina senza alcun riguardo per la sicurezza di Bratislava e «etichettassero coloro che menzionano la parola “pace” come agenti di Mosca».
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Come riportato da Renovatio 21, la Slovacchia negli scorsi mesi ha posto il suo netto rifiuto all’Ucraina nella NATO e riaperto la cooperazione culturale con Mosca.
Un mese fa Fico ha dichiarato che l’Italia avrebbe ritirato il suo sistema antiaereo SAMP-T dalla Slovacchia.
In una breve dichiarazione TV del mese scorso raccontò inoltre di aver letto un «documento riservato» che elenca gli argomenti da discutere nel recente incontro NATO di Parigi che «fa venire i brividi lungo la schiena», denunciando «l’atmosfera puramente marziale» che ha dominato le discussioni degli alleati atlantici.
«Sono rimasto molto sorpreso dal fatto che non sia stata detta una sola parola sul piano di pace», ha detto ai giornalisti, ribandendo che il suo governo rimane «orientato alla pace» e non fornirà armi a Kiev, per non parlare dell’invio di truppe slovacche in suo aiuto.
Come riportato da Renovatio 21, che il premier di Bratislava due mesi fa ha ordinato un’indagine sulla risposta dello Stato slovacco su COVID e vaccini, citando le oltre 21 mila morti in eccesso dal 2020.
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Immagine di Pavol Frešo via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic; immagine tagliata
Politica
Elezioni USA 2020, un elettore per corrispondenza su cinque ha ammesso la presenza di frode elettorale: sondaggio
About one in five mail-in ballots in the last election was fraudulent, handing Biden the presidency. We know this because the people who committed the fraud have admitted it in a new poll. pic.twitter.com/fxHL9hT4sw
— Tucker Carlson (@TuckerCarlson) April 26, 2024
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Politica
Mai così tanti deputati cattolici a Seoul: 80 su 300 nel nuovo Parlamento
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il numero maggiore nel Partito Democratico uscito vincitore dal voto del 10 aprile. Nel Paese i cattolici sono l’11,3% della popolazione. I vescovi avevano esortato i laici a non trascurare le proprie responsabilità rispetto alla cura del bene comune. Un tema emerso anche nelle commemorazioni del decennale della strage del traghetto Sewol rimasta senza colpevoli.
La nuova Assemblea nazionale di Seoul – che si insedierà il prossimo 30 maggio – avrà ben 80 cattolici su un totale di 300 deputati. È il risultato del voto del 10 aprile che ha segnato l’affermazione del Partito Democratico, con la sconfitta del Partito del Potere Popolare del presidente Yoon Suk-yeol.
Si tratta della quota più alta di deputati cattolici mai registrata nel parlamento di Seoul, più del doppio rispetto all’11,3% che secondo i dati diffusi dall’ufficio statistico della Chiesa coreana è la percentuale dei cattolici oggi tra i 52,62 milioni di abitanti.
Va peraltro ricordato che la Corea del Sud ha già avuto nella sua storia anche due presidenti cattolici: Kim Dae-jung tra il 1998 e il 2003 e Moon Jae-in tra il 2017 e il 2022. Tra i cattolici che siederanno nel nuovo parlamento 16 sono stati eletti tra i conservatori del Partito del Potere Popolare, 53 nel Partito Democratico e 11 nel Nuovo Partito Riformista.
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Prima del voto la Conferenza Episcopale Cattolica della Corea aveva inviato a tutti partiti un questionario di 43 domande chiedendo loro di esprimersi sulle principali questioni dell’agenda politica del Paese. Diffondendo le risposte ricevute lo scorso 28 marzo i vescovi avevano ricordato che «la Chiesa cattolica ha sempre insegnato che i laici non dovrebbero mai rifiutarsi di partecipare alla politica, ma sono chiamati a promuovere in maniera organizzata e nelle istituzioni il bene comune in tenti settori: economico, sociale, legislativo, amministrativo, culturale e altro».
Un’occasione per ricordare che cosa questo significhi è stata anche la recente commemorazione delle vittime del disastro del traghetto Sewol che nel 2014 costò la vita ad oltre 300 persone. In questa occasione i vescovi sudcoreani hanno esortato il governo a porre la vita e la sicurezza dei cittadini coreani come «priorità assoluta», al fine di evitare tragedie come il disastro del traghetto Sewol del 2014, che ha ucciso oltre trecento persone.
«Questo ricordo non può e non deve finire finché non sarà attuata una riforma fondamentale» che affronti davvero le cause della tragedia, hanno dichiarato in una dichiarazione congiunta pubblicata durante una Messa commemorativa tenutasi nella cattedrale di Sanjeong-dong dell’arcidiocesi di Gwangju il 15 aprile.
Come ha ricordato infatti lo stesso governatore della provincia di Gyeonggi Kim Dong-yeon in un’altra commemorazione tenuta allo Hwarang Public Garden di Ansan, nessun funzionario di alto livello sia stato ritenuto responsabile del fallimento della risposta al disastro: «gli alti funzionari hanno preferito insabbiare la verità. Purtroppo la nostra realtà non è cambiata rispetto a 10 anni fa».
Alla commemorazione di Ansan del 16 aprile hanno partecipato anche alti funzionari del PPP al governo e del DP all’opposizione, tra cui il leader del partito al governo Yun Jae-ok e il leader dell’opposizione Hong Ihk-pyo, oltre a leader e funzionari dei partiti minori di opposizione in Corea del Sud.
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Immagine di Dmthoth via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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