Geopolitica
L’attacco russo alle truppe NATO in Ucraina non farebbe scattare l’articolo 5: documento riservato del Parlamento tedesco
L’articolo 5 del trattato NATO, che sancisce la politica di risposta militare collettiva del blocco, non si attiverebbe nel caso in cui le truppe di uno stato membro schierate in Ucraina fossero attaccate dalla Russia, ha affermato un rapporto di un gruppo di esperti del Bundestag visto dall’agenzia stampa Deutsche Presse-Agentur.
Riflettendo il principio della difesa collettiva dei 31 membri della NATO, l’articolo 5 stabilisce che un attacco armato contro uno o più membri è considerato un attacco contro tutti.
«Se le truppe di uno stato membro della NATO si impegnano nell’autodifesa collettiva (articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite) a favore dell’Ucraina in un conflitto esistente (tra Russia e Ucraina) e vengono attaccate dall’altra parte in conflitto (Russia) nel corso della battaglia nella zona del conflitto, non si tratta di un caso previsto dall’articolo 5 del Trattato NATO», hanno scritto venerdì gli esperti citati dalla DPA.
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Secondo il documento non pubblicato, l’articolo 5 del Trattato NATO può essere attivato solo se i Paesi membri del blocco militare guidato dagli Stati Uniti vengono attaccati sul o sopra il proprio territorio.
«Un impegno militare delle truppe di terra francesi a favore dell’Ucraina si baserebbe sul diritto collettivo di autodifesa ai sensi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite e sarebbe quindi consentito dal diritto internazionale», si legge nel documento.
I ricercatori tedeschi hanno osservato che il dispiegamento di truppe di terra da un Paese della NATO in Ucraina non renderebbe automaticamente tutti gli altri membri parti del conflitto. Solo lo Stato in questione diventerebbe parte contraente, hanno concluso.
«Se lo Stato membro della NATO agisce unilateralmente – cioè non nel quadro di un’operazione NATO precedentemente decisa e al di fuori delle strutture di comando militare della NATO – né la NATO nel suo insieme né gli altri stati partner della NATO diventano parti in conflitto», si legge nel rapporto.
Allo stesso tempo, il documento indica che l’invio di truppe NATO in Ucraina è accettabile secondo il diritto internazionale.
Come noto, il presidente francese Emmanuel Macron ha ripetuto in più occasioni il mese scorso che «non può escludere» la possibilità che soldati provenienti dai Paesi della NATO vengano inviati in territorio ucraino. Le sue osservazioni hanno suscitato un’ondata di smentite da parte dei leader degli altri Stati membri, che hanno insistito sul fatto che non vi erano piani per inviare truppe occidentali in Ucraina.
Il rapporto sottolinea inoltre che una risposta militare russa contro obiettivi in Francia, d’altro canto, costituirebbe un «attacco armato» che stabilirebbe i «requisiti fattuali per una proclamazione della tesi dell’alleanza NATO».
Il presidente russo Vladimir Putin ha definito «insensate» le affermazioni dell’Ucraina e dei suoi sostenitori secondo cui la Russia prenderà di mira i paesi della NATO. In un’altra intervista, ha sottolineato che Mosca tratterebbe le truppe occidentali come «invasori» se fossero schierate in Ucraina, e risponderebbe di conseguenza.
Lo stesso Putin pochi giorni fa ha dichiarato che gli F-16 consegnati all’Ucraina potrebbero essere colpiti anche in aeroporti NATO.
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Come riportato da Renovatio 21, allo scoppio del conflitto si era discusso di una possibile ingresso in guerra dell’Alleanza Atlantica a partire, più che dall’articolo 5, dall’articolo 4.
Secondo l’articolo 4, che funge come una specie di avvertimento, «le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata».
«L’articolo 4 consente di estendere l’ombrello della protezione della NATO a quei membri non NATO che l’alleanza considera un alleato, una categoria dove Stoltenberg ha chiaramente inserito l’Ucraina» aveva notato all’epoca l’analista militare americano Scott Ritter.
In precedenza l’articolo 4 è stato invocato ben sette volte. Il 24 febbraio 2022, Bulgaria, Cechia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia avevano richiesto consultazioni con gli Alleati atlantici di fronte al precipitare della situazione in Ucraina.
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Immagine di NATO North Atlantic Treaty Organization via Flickr pubblicata su licenza Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
Economia
I mercati argentini salgono dopo la vittoria elettorale di Milei, che ringrazia il presidente Trump
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«Grazie, Presidente Trump, per la fiducia accordata al popolo argentino. Lei è un grande amico della Repubblica Argentina. Le nostre nazioni non avrebbero mai dovuto smettere di essere alleate. I nostri popoli vogliono vivere in libertà. Contate su di me per lottare per la civiltà occidentale, che è riuscita a far uscire dalla povertà oltre il 90% della popolazione mondiale».Gracias Presidente @realDonaldTrump por confiar en el pueblo argentino. Usted es un gran amigo de la República Argentina. Nuestras Naciones nunca debieron dejar de ser aliadas. Nuestros pueblos quieren vivir en libertad. Cuente conmigo para dar la batalla por la civilización… pic.twitter.com/G4APcYIA2i
— Javier Milei (@JMilei) October 27, 2025
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Geopolitica
Sudan, le Forze di Supporto Rapido rivendicano la cattura del quartier generale dell’esercito
Le Forze di Supporto Rapido (RSF), milizia paramilitare sudanese, hanno annunciato di aver assunto il controllo del quartier generale dell’esercito nella città di Al-Fashir, devastata dal conflitto.
La capitale del Darfur settentrionale è sotto assedio da parte delle milizie da oltre un anno, con le Nazioni Unite che denunciano attacchi sistematici contro i civili, inclusi l’uccisione e la mutilazione di oltre 1.000 bambini.
Domenica, un portavoce delle RSF ha dichiarato in un comunicato che il gruppo ha conquistato completamente il comando della Sesta Divisione di Fanteria delle Forze Armate Sudanesi (SAF) dopo «battaglie eroiche caratterizzate da operazioni mirate e assedi strategici».
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«La liberazione… segna una svolta cruciale nelle battaglie condotte dalle nostre valorose forze. Traccia le basi per un nuovo Stato a cui tutti i sudanesi contribuiranno», ha affermato il rappresentante delle RSF.
Si ritiene che il quartier generale della Sesta Divisione di fanteria fosse l’ultima roccaforte dell’esercito nel Darfur, dove i combattimenti tra SAF e RSF infuriano da oltre due anni.
Da quando ha assediato Al-Fashir nell’aprile 2024, le RSF sono state accusate di attacchi indiscriminati contro i civili, con droni e artiglieria. Secondo le Nazioni Unite, circa 260.000 civili, di cui 130.000 bambini, sono intrappolati in condizioni disperate, isolati dagli aiuti umanitari nella città.
Secondo organizzazioni per i diritti umani, all’inizio di questo mese almeno 20 persone sono state uccise in attacchi contro una moschea e l’ospedale saudita, l’ultima struttura medica operativa di Al-Fashir, dopo l’uccisione di circa 100 civili a settembre.
Domenica, Tom Fletcher, coordinatore degli aiuti d’emergenza delle Nazioni Unite, si è detto «profondamente allarmato» dalla situazione ad Al-Fashir, chiedendo un cessate il fuoco immediato in tutto il Sudan. Il Fletcher sottolineato che i combattenti continuano ad avanzare in città, bloccando le vie di fuga e lasciando i civili intrappolati, affamati e terrorizzati.
Il conflitto tra l’esercito e le RSF, scoppiato a Khartoum nell’aprile 2023, ha generato quella che l’ONU considera una delle peggiori crisi umanitarie al mondo.
L’esercito non ha ancora commentato la presunta perdita del quartier generale di Al-Fashir, ma il suo comandante, Abdel Fattah Al-Burhan, ha discusso con l’ambasciatore turco Fatih Yildiz di questioni come gli sforzi per revocare l’assedio alla capitale della regione, secondo una nota ufficiale.
Come riportato da Renovatio 21, il comandante delle Forze di supporto rapido (RSF) paramilitari sudanesi, Mohamed Hamdan Dagalo, ha prestato giuramento come capo di un governo rivale del Sudan.
Come riportato da Renovatio 21, la RSF aveva annunciato un «governo di pace e unità» parallelo ancora lo scorso febbraio.
Le stragi nel Paese non si contano. Due mesi fa si era consumato un orribile massacro a seguito di un attacco aereo ad un mercato. Settimane fa c’era stato un attacco ad un ospedale.
Come riportato da Renovatio 21, a fine 2024 le fazioni rivali sudanesi avevano interrotto i negoziati.
Il conflitto ha casato già 15 mila morti e 33 mila feriti. Le Nazioni Unite hanno descritto la situazione umanitaria in Sudan come una delle crisi più gravi al mondo. Mesi fa la direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale (WFP), Cindy McCain, aveva avvertito che la guerra di 11 mesi «rischia di innescare la più grande crisi alimentare del mondo».
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Gli USA sono stati accusati l’estate scorsa di aver sabotato gli sforzi dell’Egitto per portare la pace in Sudan.
Le tensioni in Sudan hanno portato perfino all’attacco all’ambasciata saudita a Karthoum, mentre l’OMS ha parlato di «enorme rischio biologico» riguardo ad un attacco ad un biolaboratorio sudanese.
Come riportato da Renovatio 21, il generale Abdel Fattah al-Burhan, leader de facto e capo dell’esercito della nazione africana dilaniata dalla guerra, due mesi fa è stato oggetto di un tentato assassinio via drone.
Il Paese è stato svuotato dei suoi seminaristi.
La Russia nel frattempo fa ha annunziato l’apertura di una base navale in Sudan.
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Immagine di Coordenação-Geral de Observação da Terra/INPE via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
Geopolitica
Lavrov: falchi europei minano i negoziati tra Russia e Stati Uniti
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