Bioetica
La Silicon Valley alla conquista dell’immortalità – e dei suoi compromessi preoccupanti
Renovatio 21 pubblica la traduzione di questo articolo comparso su The Conversation.
Da qualche parte nella Silicon Valley, un uomo si sveglia presto all’alba. Si avventura in cucina, soddisfa il suo stomaco brontolante con una tazza di caffè sommersa da una grossa noce di burro biologico. Del resto, è nel bel mezzo di un digiuno.
Dopo una sessione di due ore di meditazione, è pronto per spendere migliaia di dollari per il suo ultimo capriccio – le iniezioni di cellule staminali. Il medico lo assicura che prelevando le cellule staminali dal midollo osseo e iniettandole in altri tessuti renderanno quest’ultimi più giovani e forti rispetto al loro stato affaticato. Si fida della sua parola, così come si fida del fatto che spruzzandosi nicotina in bocca si possa trarre gli stessi benefici di una sigaretta ma senza i suoi effetti negativi.
Quando si ritira per la notte, imbottito di compresse di melatonina e equipaggiato con occhiali anti luce blu per assicurarsi che il suo ciclo del sonno non sia disturbato, è soddisfatto per i risultati raggiunti durante la sua giornata. Ha compiuto un altro piccolo passo verso il suo obiettivo. Potrebbe essere un prodotto del ventunesimo secolo, ma è anche parte del crescente numero di persone che sta facendo di tutto in suo potere per essere vivo anche nel ventitreesimo secolo.
C’è un crescente numero di persone che sta facendo di tutto in suo potere per essere vivo anche nel ventitreesimo secolo.
Gli uomini stanno covando da tanto un’ossessione verso il vivere per sempre. Ma tutti quelli che hanno condiviso la ricerca dell’immortalità hanno qualcosa in comune: il fallimento. E ancora una volta, il sogno dell’eternità si è frantumato. Così tanto, che molti oggi non possono fare altro che chiedersi se la chiave per la loro immortalità sia già nascosta da qualche parte nei meandri sconfinati della conoscenza umana.
La scienza moderna ha aperto una varietà di nuovi metodi per migliorare la vita e ora i più benestanti e tecnologici membri stanno adottando questi nuovi approcci nel tentativo di allungare le loro stesse vite. Ma quello che spesso non si rivela è che la scienza moderna ha anche mostrato i lati oscuri dell’allungamento della vita: gli inevitabili compromessi psicologici che sembrano programmati a frenarci. La natura stessa sembra fatta apposta per impedirlo. Quindi come sarà: umano o qualcos’altro completamente?
Una fantasia utopica
Il testo simbolico narrativo La Nova Atlantide di Francesco Bacone era stato pubblicato nel 1627. Il romanzo incompiuto ritrae una società in cui gli esseri umani avevano usato la scienza per combattere il controllo della natura sul loro mondo. Per alcuni, questo mondo rappresenta il presagio di un’utopia scientifica verso cui siamo diretti oggi. Ma il nostro mondo, al contrario di quello di Bacone, è pieno d’interesse personale e avidità ed è in questo contesto che s’inserisce la ricerca della sfida dell’invecchiamento.
Quello che spesso non si rivela è che la scienza moderna ha anche mostrato i lati oscuri dell’allungamento della vita
I tentativi falliti per l’immortalità hanno una lunga storia. Nell’epopea di Gilgamesh, uno dei racconti più antichi dell’umanità che risale al ventiduesimo secolo a.C., il protagonista a cui è intitolata l’opera affronta una ricerca epica per ottenere la vita eterna. Dopo molti tentativi e difficoltà, alla fine sente parlare di un fiore sul fondo dell’oceano che gli ridarà la gioventù. E nonostante l’avvertimento datogli dalle uniche persone cui è mai stata concessa l’immortalità dagli dei – cioè che la conquista del fiore rovinerà le gioie della sua vita – Gilgamesh coglie comunque il fiore dalle profondità acquatiche.
Ma il suo successo non dura a lungo. Gilgamesh perde inevitabilmente il fiore e alla fine, come tutti i mortali prima e dopo di lui, muore. La sua è una storia di sfida contro le forme mortali, sul duro impegno per fare di tutto per superarle e la definitiva futilità dell’idea. Abbraccia un tema che ha ancora un’importanza rilevante nel campo della ricerca contro l’invecchiamento.
Circa 2000 anni dopo, il primo imperatore della Cina unita, Qin Shi Huang, era innamorato dell’idea di poter regnare per sempre. Chiese ai suoi sudditi di trovare per lui «l’elisir di lunga vita», ma siccome invecchiava senza alcuna risposta in vista iniziò a disperarsi. Ci sono prove per cui lui iniziò a ingerire pozioni contenenti solfuro di mercurio, composto altamente tossico. Quindi in un ironico scherzo del destino, la sua ricerca di vita eterna lo condusse in realtà prematuramente alla tomba.
Con il passare del tempo nel 19esimo secolo l’elisir di lunga vita diventò sempre più noto, con molti locali e farmacie che vendevano i loro miscugli con quel nome. Queste pozioni, composte di acqua, erbe e una considerevole quantità di alcol, un tempo pubblicizzate per allungare la vita, si sono gradualmente trasformate nei rimedi naturali a base di erbe dei giorni nostri. Ma ci sono voluti altri cento anni prima che la società iniziò a sostituire questi elisir con qualcosa basato su prove concrete.
Entro gli anni Trenta, gli scienziati facevano esperimenti su cavie per dimostrare che ridurre le calorie porta a un significativo aumento della durata della vita, una scoperta che è ancora oggi importantissima per i ricercatori d’immortalità attuali. Nonostante questo successo, la ricerca nei processi d’invecchiamento rimasero al massimo su piccola scala. Ma all’orizzonte vi era una rivoluzione.
Nel 1945 nacque la Gerontological Society (Società Gerontologica)che fondò una rivista e coltivò notevole interesse per le ricerche in questo campo. Il suo lavoro fu ritenuto valido, dal momento che agli inizi degli anni Ottanta la comprensione e il desiderio dell’umanità nei confronti della ricerca sull’invecchiamento erano aumentati notevolmente.
La riduzione di calorie non era più il solo elemento sulla lista delle strategie anti invecchiamento. Infatti, sono state rapidamente rilevate nuove scoperte sulla comunicazione cellulare tramite segnali e sull’’impatto che questo processo ha sul comportamento cellulare. In particolare, vi erano le ricerche basate sull’ormone dell’insulina, che si scoprì essere responsabile di molti aspetti dell’invecchiamento.
In seguito, nel 1990, Daniel Rudman rivoluzionò il settore con il suo studio sull’ormone della crescita umano. Aveva notato che la quantità di massa corporea magra (tutto nel corpo ad eccezione del grasso) si abbassava quando la quantità dell’ormone della crescita prodotto dalle cellule diminuiva. Interessante sarebbe stato vedere se fosse riuscito a invertire quest’andamento, la sua squadra iniettò a uomini più vecchi gli ormoni della crescita sintetici, rinvigorendo i loro corpi con una forma più giovanile ristorando la loro abilità di rompere le cellule grasse e costruendo nuove ossa e cellule muscolari.
Nel 1990, Daniel Rudman rivoluzionò il settore con il suo studio sull’ormone della crescita umano. La mania dell’ormone di crescita umano è poi sparita
A questo punto, gli imprenditori si stupirono e presero nota. Molti furono i passi in avanti per guadagni monetari, determinati a vendere l’ormone come una terapia anti invecchiamento. I giornalisti erano trascinati dall’onda del successo, scrivendo dell’ «iniezione di gioventù» e si domandavano se potessimo smettere di invecchiare completamente.
La metamorfosi dell’industria anti-aging era cominciata. E sebbene nessuno sapesse veramente quale mondo sarebbe potuto emergere quando la loro missione di longevità sarebbe stata raggiunta, erano determinati a renderlo qualcosa di meraviglioso.
La mania dell’ormone della crescita umano è poi sparita, ma un mucchio di terapie supplementari alternative avevano preso facilmente il loro posto. Nel 2003 vi fu anche il completamento del Progetto sul Genoma Umano, che si pensava potesse risolvere diverse malattie relative all’invecchiamento identificando la chiave dei geni che le avevano causate. Ancora una volta la risposta anti invecchiamento rimase elusiva.
Rapidamente, molti campi della ricerca erano stati analizzati per trovare risposte: salute, scienza dello sport, psicologia, medicina, informatica. L’interesse è solo aumentato e ricchi benefattori hanno mostrato un’altalenante perseveranza, con intere aziende che iniziavano a esistere nello sforzo di sbloccare l’eternità. Una tale sicurezza solleva una domanda inevitabile a tutti noi: ma ci si può riuscire davvero?
Il biohacking del corpo
Ci sono tanti, tantissimi bar in California. Ma ce ne sono alcuni, nel centro di Los Angeles e a Santa Monica, per esempio, che offrono un’esperienza unica. Al loro interno vi sono: un’illuminazione che cambia a seconda del momento della giornata, sedie elettromagnetiche progettate per aumentare il flusso sanguigno dei clienti e un caffè infuso con olio e servito con burro. Questi sono i Bulletproof coffee house di Dave Asprey, nel cuore del cosiddetto movimento biohacking.
Asprey è un tipo controverso, ben noto, che spesso dichiara pubblicamente che vivrà fino a 180 anni aumentando le sue abitudini quotidiane per alterare la sua fisiologia. Il blog Bulletproof di Asprey è pieno zeppo di articoli e podcast che dettagliatamente descrivono i benefici che si possono ipoteticamente raggiungere mettendo in pratica determinati «trucchi».
Tra questi vi sono gli integratori alimentari – che i cinici noteranno essere disponibili come prodotti Bulletproof – e le attività imputate stressanti per il corpo. Alcuni di questi principi opinabili si materializzano nei coffee shop Bulletproof, tra cui oltre all’indiscusso protagonista, il caffè Bulletproof, vi sono anche mobili magnetici, pannelli a pavimento e livelli elevati per la pratica dello yoga che forniscono un diverse tipologie di sostegno.
Lungi dall’essere una scienza esatta, il biohacking è un termine generico che comprende una manciata di materiali di sostegno, un pizzico di ragionamento scientifico e una spolverata di filosofia per essere sicuri. (Le persone che utilizzano la tecnologia per modificare i loro corpi sono chiamate anche con il termine «biohacker», ma sono più comunemente chiamati transumanisti, di cui parleremo dopo).
Alcuni tra i biohacker più eccentrici incoraggiano addirittura l’uso regolare di farmaci e droghe illegali, come il narcotico psicoattivo MDMA, per migliorare il proprio fascino, e il modafinil nootropico creato per il trattamento della narcolessia, per aumentare le funzioni cognitive. E, a differenza di molte aziende anti-age della Silicon Valley, che pagano una considerevole credibilità nei confronti delle variazioni genetiche giocando un ruolo cruciale nell’invecchiamento, il biohacking adotta un approccio epigenetico puro. Sostiene che tutti gli uomini possano raggiungere la longevità semplicemente cambiando le abitudini e il modo di vivere.
Il biohacking adotta un approccio epigenetico puro. Sostiene che tutti gli uomini possano raggiungere la longevità semplicemente cambiando le abitudini e il modo di vivere.
Quindi a quale tipo di stress fisico ci raccomandano di sottoporci i biohacker? Ce ne sono tanti, un esempio tra tutti è la comune doccia fredda. Teoricamente, immergere il proprio corpo in acqua ghiacciata è una manna per il sistema immunitario. La prova scientifica che lo sostiene ha valore per lo più indicativo e sottolinea la tendenza dei biohacker di estrapolare all’occorrenza scoperte scientifiche per rinforzare la loro visione del mondo. Ma occorre guardare appena oltre la superficie per scoprire l’altra faccia della medaglia.
Il freddo potrebbe sì esercitare le nostre vene a essere reattive, mettere in atto l’eliminazione del grasso bruno e alleviare le infiammazioni, ma potrebbe essere un’arma a doppio taglio. Le basse temperature possono anche restringere i vasi sanguigni – aumentando la pressione – e incrementando così la possibilità di sviluppare infezioni. Questo agisce contro la presunta (e non confermata) manna di salute.
Detto ciò, le docce fredde e altre pratiche estreme – che per Dave Asprey lo aiuteranno a vivere fino a 180 anni – sono giochetti da giovani e potrebbero andare contro l’allungamento della vita. Una pratica del biohacking potrebbe produrre un guadagno netto di salute quando si è giovani, ma invecchiando ci sono buone probabilità che producano l’effetto contrario.
Inevitabili compromessi
Il settore del biohacking considera raramente i lati negativi dell’allungamento della vita, cioè che a ogni successo corrisponda un compromesso. La ricerca ha mostrato che si può allungare la vita, ma al prezzo di non riuscire più a combattere un’infezione. Per esempio, possiamo allungare la vita di un moscerino da frutta, Drosophila melanogaster, forzandolo a mangiare una dieta ricca di zuccheri e povera di proteine. Questo a costo però di meno prole per ciascun individuo e un’abilità ridotta di combattere infezioni, un processo che richiede proteine.
La ricerca ha mostrato che si può allungare la vita, ma al prezzo di non riuscire più a combattere un’infezione
Possiamo anche aumentare la loro longevità abbattendo i geni immunitari o esponendo i moscerini a un’infezione mortale. Ma, analogamente, entrambi questi trattamenti porterebbero a una significativa riduzione della capacità di combattere infezioni.
Zoomando sui componenti cellulari si può notare che i dettagli rilevano molti di questi compromessi. La storia di Cenerentola del settore anti-age è mTOR (bersaglio della rapamicina nei mammiferi), una molecola che assume una serie diversa di ruoli mandando segnali a tutto il corpo. Il controllo di mTOR, in effetti, ci permette di monitorare una buona parte del sistema cellulare, compreso il suo invecchiamento e la sua divisione. E c’è ora una serie di farmaci anti invecchiamento che modulano l’attività di mTOR.
I Biohacker, da parte loro, hanno scoperto un modo per manipolare in modo naturale mTOR in uno stato simile diminuendo l’assunzione di calorie, a volte attraverso il digiuno intermittente. La logica dietro tutto ciò è che mTOR segnala soltanto la cellula da costruire e crescere quando ci sono abbastanza sostanze nutritive intorno a essa ritenute valide. Quindi consumare meno cibo significa meno attività mTOR, ridurre la crescita cellulare e, a sua volta, il tasso di morte cellulare. Ma le prove evidenziano che inibendo le funzioni di questa importante molecola non solo si rallenta l’invecchiamento ma si sopprime anche il sistema immunitario.
Il nostro sistema immunitario è costoso poiché utilizza i nostri preziosi mitocondri (i batteri che forniscono energia alle nostre cellule) per produrre i componenti tossici necessari e causano infiammazione quando devono combattere i germi, che danneggiano i mitocondri. Quindi sopprimendo il sistema immunitario – come mostrato sia nel nostro lavoro che altrove – possiamo evitare questa sorta di danno e migliorare la longevità.
Certo, l’approccio comporta rischi considerevoli. Questi studi sperimentali sono stati effettuati tutti in ambienti controllati con una minima esposizione ai germi. In un ambiente reale, che compromette in modo naturale un sistema immunitario, sia attraverso integratori di farmaci che di restrizioni caloriche, possono costarci molto caro, specialmente in un mondo in cui i batteri diventano in modo sempre più costante resistenti agli antibiotici.
Il compromesso tra immunità e longevità è un semplice esempio di come la natura equilibra sempre tutto. La prevenzione al danno dei mitocondri e la sospensione della morte cellulare potrebbero sembrare pratiche eccellenti per allungare la vita, a prima vista, ma la rinuncia a una risposta immunitaria completamente funzionale, è un prezzo molto alto e potenzialmente fatale da pagare.
Non vale nemmeno la pena che la selezione naturale abbia conservato il meccanismo equivalente all’mTOR attraverso l’evoluzione di tutti gli animali, funghi e piante, che sottolinea semplicemente quanto utile sia. Forse non dovremmo essere così pronti a interferire con un elemento tanto essenziale per la salute delle nostre cellule.
Immortalità o umanità?
Ci sarà sempre una miriade di modi in cui le nostre forme mortali possono andare male. E abbiamo visto che i vincoli fisiologici sembrano fatti per frenarci dall’estendere drasticamente la nostra vita e porre rimedio alla causa originaria dell’invecchiamento – se mai ce ne dovesse essere una.
Ma sul confine tra fantascienza e scienza pioneristica vi sono idee tecnologiche emozionanti che potrebbero forse sbloccare un tipo diverso di immortalità. La tecnologia può già aiutarci a identificare precocemente i difetti correlati all’età, ma ha il potenziale per diventare ancora meglio: e se fossimo in grado di aggirare i compromessi biologici completamente?
Neuralink, l’azienda del miliardario Elon Musk è già in marcia per portarci su questo cammino transumano. Prevede un futuro in cui gli umani sono molto più connessi intimamente tra di loro attraverso strumenti tecnologici rispetto a quanto lo siamo oggi. Ci invita a lavorare verso un’interfaccia cervello-macchina che possa fondamentalmente unirci alla tecnologia, raggiungendo con essa una relazione veramente simbiotica.
La ricerca è ancora alle prime fasi, ma le interfacce cervello-macchina sono già in uso sotto forma di impianti auricolari od oculari che possono riabilitare i nostri sensi e impianti cerebrali che permettono alle persone disabili di controllare in modo remoto computer e robot. Neuralink mira a compiere passi in avanti senza interruzioni connettendoci a dispositivi elettronici, a internet e anche ad altri uomini. Essenzialmente, avremo tutti informazioni enciclopediche a portata di mano e saremo in grado di comunicare con altri telepaticamente.
Un’interfaccia cervello-macchina potrebbe essere iniettata endovena e viaggiare fino al nostro cervello. Poi potrebbe essere autoassemblata in una struttura ramificata al di fuori della corteccia cerebrale, unendo così la tecnologia al centro della nostra intelligenza e la sensibilità
Per rendere questo grandioso miglioramento possibile, un’interfaccia cervello-macchina potrebbe essere iniettata endovena e viaggiare fino al nostro cervello. Poi potrebbe essere autoassemblata in una struttura ramificata al di fuori della corteccia cerebrale, unendo così la tecnologia al centro della nostra intelligenza e la sensibilità.
Nonostante l’invasività degli impianti Neuralink, c’è già una serie di sani individui che sono ansiosi di raggiungere un tale miglioramento artificiale. Alcuni sono arrivati al punto di sottoporsi a operazioni chirurgiche semplicemente per installare un dispositivo di scarso valore nel mondo reale. Ma questo potrebbe essere solo l’inizio.
Neuralink e la tecnologia a cui aspira, potrebbero diventare la porta d’accesso verso un futuro post-umano. Attraverso le ricerche in quest’area, saremmo forse in grado di decifrare i significati per tradurre accuratamente i nostri percorsi biologici e chimici neuronali, in dati elettronici che potrebbero incapsularli. E quindi potremmo, alla fine, catturare i nostri animi con un computer, vivendo per sempre come memoria digitale controllata da un frammento di software.
Questa potrebbe essere una soluzione estrema alla domanda del come si può vivere per sempre, ma ci sono individui, come l’imprenditore Dmitry Itskov, smaniosi all’idea di unirsi a un computer. L’iniziativa 2045 di Itskov vede le interfacce cervello-macchina solo come la prima di quattro fasi, di un cammino che culmina in un cervello artificiale in grado di ospitare la personalità umana e controllare un avatar tipo ologramma.
L’iniziativa 2045 di Itskov vede le interfacce cervello-macchina solo come la prima di quattro fasi, di un cammino che culmina in un cervello artificiale in grado di ospitare la personalità umana e controllare un avatar tipo ologramma.
Itskov e altri futuristi stanno promettendo l’immortalità, ma per raggiungerla dovremo scendere al compromesso più grande di tutti, dare via uno dei nostri doni più preziosi e che più ci caratterizzano: la forma umana. Il cervello è sempre stato il contenitore della nostra anima. Una copia artificiale potrebbe portarci a catturare la nostra intera rete di 100 trilioni di connessioni, ma saremmo veramente noi?
È una lunga questione, ma la nostra trascendenza (o forse divergenza) lontana dalla materia organica significherebbe che potremmo smettere di essere umani così come lo intendiamo. Le preoccupazioni degli uomini per cui si sono sempre battuti da millenni-risorse, benessere, compagni – potrebbero smettere di essere importanti. Piaceri fisici che sono stati fondamentali per la nostra esperienza – intimità, emozioni, musica, cibo – potrebbero essere sostituiti da segnali virtuali e stimolanti sintetici.
O almeno per alcuni. Il resto di noi che non può permettersi di diventare avatar immortale sarà lasciato a vedersela con queste ora insignificanti preoccupazioni, mentre i benestanti post-umani si dirigeranno oltre, verso l’eternità.
La nostra trascendenza (o forse divergenza) lontana dalla materia organica significherebbe che potremmo smettere di essere umani così come lo intendiamo
Musk ha mostrato che l’imprenditorialità può contribuire alla scienza attraverso le sue incursioni nel settore dello spazio e il suo progetto di razzo rivoluzionario. Ma la conquista della longevità è stata sentita così tanto dalla Silicon Valley e dagli altri nel mondo degli affari che alcuni ricercatori scientifici si sono attivamente allontanati dal suo raggiungimento. Nel campo di una ricerca biologica che dipende così tanto da una rete di aspetti globali, gli obiettivi più nobili hanno bisogno di prendere una posizione di rilievo.
Una difficoltà fondamentale di tutti questi impegni è che sono un esempio di scienza, presumibilmente guidati non molto da un desiderio di una più ampia conoscenza dell’universo o del miglioramento dell’umanità, ma dal guadagno personale e un ritorno individuale.
Se troveremo mai un modo per superare i compromessi fisiologici che ci frenano dall’immortalità o se saremo mai in grado di replicare la consapevolezza umana in un computer sono domande ancora troppo difficili cui rispondere. Ma quelli che portano avanti il processo contro la morte almeno ci ispirano a vivere vite sane o sono semplicemente in gara contro un destino inevitabile?
Se lo chiedessimo ai ricchi proprietari della Silicon Valley, la risposta sarebbe la precedente. Ci reindirizzerebbero alle statistiche della durata della vita: hanno dimostrato che sopravviviamo ben un decennio in più rispetto alla media di circa 50 anni fa. Enfatizzerebbero anche la prova crescente che sfida l’idea di un “limite superiore” su quanto a lungo può sopravvivere un individuo.
La ricerca in corso, argomenterebbero, sta già portando frutti e ci sarà soltanto un progresso esponenziale da qui in avanti. Ma, purtroppo, forse, la nostra ricerca ha oscurato gli svantaggi considerevoli che potrebbero accadere alla nostra salute come conseguenza alle intromettenti terapie anti-age. Sembra, dunque, che l’uomo continui ad andare oltre i suoi limiti.
Bioetica
Mons. Viganò loda Alberto di Monaco, sovrano cattolico che non ha ratificato la legge sull’aborto
L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha lodato il principe Alberto di Monaco che nel principato dove è regnante ha rifiutato di firmare la legge per legalizzare l’aborto.
«Il Principe Alberto di Monaco, coerentemente con la Fede che egli professa e con l’autorità sacra che legittima la sua funzione di sovrano del Principato di Monaco, non ratifica la proposta di legge per la depenalizzazione dell’aborto, crimine esecrando» scrive Sua Eccellenza in un post sul social media X. «Nel 1990 fa il Re Baldovino del Belgio abdicò, piuttosto di dare la propria approvazione all’odiosa legge sull’aborto: anch’egli fu un Monarca veramente cattolico».
«Suscita sconcerto il silenzio del Vaticano dinanzi a questa testimonianza di Fede, che dovrebbe essere additata ad esempio: un silenzio che diventa assordante quando tace davanti all’uccisione di milioni di innocenti massacrati nel ventre materno. Un silenzio che è riecheggiato quando Joe Biden finanziava l’industria dell’aborto e lo autorizzava fino al momento del parto» continua monsignore.
«La “chiesa sinodale” presta ascolto al “grido della Terra”, mentre finge di non udire il gemito dei bambini sterminati. Essa è troppo impegnata a propagandare gli “obiettivi sostenibili” dell’Agenda 2030 (tra cui figura anche l’aborto, definito ipocritamente “salute riproduttiva”) per denunciare i sacrifici umani di questa società antiumana e anticristica. Troppo occupata a lucrare sul traffico di clandestini che dovrebbe invece denunciare come strumento di islamizzazione dell’Europa un tempo cristiana» tuona l’arcivescovo già nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America.
Il Principe Alberto di Monaco, coerentemente con la Fede che egli professa e con l’autorità sacra che legittima la sua funzione di sovrano del Principato di Monaco, non ratifica la proposta di legge per la depenalizzazione dell’aborto, crimine esecrando. Nel 1990 fa il Re… https://t.co/6mGMkIamVd
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) November 24, 2025
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Come riportato da Renovatio 21, in passato il prelato lombardo ha definito l’aborto come «il sacramento di Satana».
«Morte. Solo morte. Morte prima di nascere. Morte durante la vita. Morte prima di morire naturalmente. Significativamente, chi è favorevole alla morte degli innocenti – bambini, malati, anziani – è contrario alla pena di morte. Si può essere trovati indegni di vivere perché poveri, perché vecchi, perché non voluti da chi ci ha concepito; ma se si massacrano persone o si compiono delitti orrendi, la pena capitale è considerata una barbarie» aveva scritto monsignore in un testo di due anni fa.
«Dovremmo iniziare a comprendere che i teorizzatori di questa immane strage che si perpetua da decenni e ci ripiomba nella barbarie del peggior paganesimo non si considerano parte dello sterminio: nessuno di loro è stato abortito; nessuno di loro è stato lasciato morire senza cure; a nessuno di loro è stata imposta la morte per ordine di un tribunale. Siamo noi, siete voi e i vostri figli, i vostri genitori, i vostri nonni che dovete morire, e che vi dovete sentire in colpa perché siete vivi, perché esistete e producete CO2».
«L’aborto è un atto di culto a Satana. È un sacrificio umano offerto ai demoni, e questo lo affermano orgogliosamente gli stessi adepti della «chiesa di Satana», che negli Stati Americani in cui l’aborto è vietato rivendicano di poter usare i feti abortiti nei loro riti infernali. D’altra parte, in nome della laicità si abbattono le Croci e le statue della Madonna e dei Santi, ma al loro posto iniziano a comparire immagini raccapriccianti di Bafometto» ha detto monsignore.
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«L’aborto è un crimine orrendo perché oltre alla vita terrena priva il bambino della visione beatifica, destinandolo al limbo perché sprovvisto della Grazia battesimale. L’aborto è un crimine orrendo perché cerca di strappare a Dio delle anime che Egli ha voluto, ha creato, ha amato e per le quali ha offerto la propria vita sulla Croce. L’aborto è un crimine orrendo perché fa credere alla madre che sia lecito uccidere la creatura che più di tutte, e a costo della sua stessa vita, ella dovrebbe difendere. E con tale crimine quella madre si rende assassina e se non si pente si condanna alla dannazione eterna, vivendo molto spesso anche nella vita quotidiana il rimorso più lancinante. L’aborto è un crimine orrendo perché si accanisce sull’innocente proprio a causa della sua innocenza, rievocando gli omicidi rituali dei bambini commessi nelle sette di ieri e di oggi. Sappiamo bene che la cabala globalista è legata dal pactum sceleris della pedofilia e di altri crimini orrendi, e che a quel patto sono vincolati esponenti del potere, dell’alta finanza, dello spettacolo e dell’informazione».
«Rifiutiamo l’aborto e avremo milioni di anime che potranno amare ed essere amate, compiere grandi cose, diventare sante, combattere al nostro fianco, meritare il Cielo».
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Bioetica
Nuovo libro per bambini insegna ai bambini di 5 anni che l’aborto è un «superpotere»
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Bioetica
«Estrema irrazionalità bioetica al servizio della biopolitica»: vescovo spagnolo denuncia la «tragedia dei 73 milioni di aborti» all’anno
Il presidente della Conferenza episcopale spagnola ha denunciato la «tragedia dei 73 milioni di aborti» praticati ogni anno in tutto il mondo. Lo riporta LifeSite.
Nel suo discorso alla 128ª Assemblea plenaria dei vescovi spagnoli a Madrid, Luis Javier Argüello García, arcivescovo di Valladolid, ha parlato di come l’aborto venga messo a tacere dalla società secolarizzata e i sostenitori della vita vengano emarginati.
«Chiunque dichiari pubblicamente che l’aborto è oggettivamente immorale perché pone fine alla vita di un essere umano diverso dai genitori rischia una dura condanna personale, sociale e politica: “Mettere in discussione questa conquista? Dubitare di questo diritto? Questo è il culmine del pensiero fascista e autoritario e merita di essere immediatamente etichettato come estremismo di destra”», ha affermato monsignor Argüello.
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«Fornire informazioni alle donne incinte è considerato un abuso, e pregare fuori da una clinica per l’aborto è considerato una minaccia». «Perché questo rifiuto di pensare razionalmente e di lasciare che la scienza – DNA, genomica, ultrasuoni, ecc. – parli, informi e ci permetta di riconoscere la verità?» ha chiesto.
L’arcivescovo ha affermato che l’essere umano è «un organismo vivente della specie Homo Sapiens».
«Secondo questa definizione, il fatto che un feto o un embrione sia un essere umano è semplicemente un fatto biologico», ha osservato. «Basta dare un’occhiata a qualsiasi libro di testo di embriologia medica per vedere che gli scienziati confermano all’unanimità che, dal momento della fecondazione, nel corpo della madre si crea un organismo umano vivente e indipendente, con un proprio patrimonio genetico».
«Per questo non c’è bisogno di consultare la Bibbia, anche se essa ci insegna che la sua dignità è sacra e che è dotata di un’anima immortale», ha aggiunto il presule.
«La società occidentale ha completamente soppresso la questione dell’aborto», ha affermato Argüello. «La tragedia di 73 milioni di aborti in tutto il mondo ogni anno, di cui 100.000 in Spagna, è diventata la normalità. Siamo arrivati a un punto di estrema irrazionalità nella bioetica, che è al servizio della biopolitica».
«Nello stesso ospedale, un gruppo di medici può essere determinato a salvare un feto di cinque mesi e mezzo, mentre un altro gruppo nella stanza accanto uccide deliberatamente un bambino della stessa età», ha affermato, sottolineando l’ipocrisia e l’incoerenza della posizione pro-aborto.
«Questo è del tutto legale. Allo stesso modo, la legge può punire la distruzione di un nido d’aquila con una multa di 15.000 euro e fino a due anni di carcere, ma garantisce il diritto di uccidere un bambino con sindrome di Down fino al termine della gravidanza».
«Tuttavia, una prospettiva cattolica non può limitarsi ad affermare la protezione della vita nascente e a lottare contro l’aborto», ha sottolineato l’arcivescovo. «Deve tenere conto della madre, del padre e delle circostanze ambientali, sociali ed economiche che accompagnano la gravidanza, il parto e i primi anni di vita».
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Monsignor Argüello ha sottolineato l’importanza di sostenere le madri in situazioni difficili prima e dopo il parto, un compito che molte organizzazioni e individui pro-life intraprendono regolarmente.
«Vorrei esprimere la mia solidarietà a tutte le donne incinte e incoraggiarle a non esitare a chiedere aiuto quando si trovano ad affrontare lo stress di una gravidanza potenzialmente indesiderata», ha affermato. «La soluzione a una situazione così spesso difficile da sopportare da soli non dovrebbe essere l’interruzione della vita non ancora nata. Ribadisco l’impegno della Chiesa e di tante donne e uomini ragionevoli di buona volontà ad aiutare in questa situazione».
«La presunta soluzione ai problemi che richiedono politiche a favore della famiglia e della vita è un sintomo dell’indebolimento morale della nostra democrazia», ha concluso.
Come riportato da Renovatio 21, monsignor Arguello ha rilanciato lo scorso anno la causa di beatificazione della monarca spagnuola Isabella di Castiglia detta Isabella la Cattolica (1451-1504), tuttavia il Dicastero per le Cause dei Santi ha appena annunciato che, dato il contesto attuale, è «quasi impossibile» portare a termine il processo.
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Immagine di Iglesia en Valladolid via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
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