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Gender

La Russia mette al bando la Elton John AIDS Foundation per aver promosso l’omosessualità e valori non tradizionali

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Il procuratore generale russo ha messo al bando la Elton John AIDS Foundation, un’iniziativa dell’iconico cantautore omosessuale, citando la promozione da parte del gruppo di propaganda anti-russa e omosessualità.

 

La procura ha accusato la fondazione di «usare progetti umanitari come copertura» per sostenere la pressione economica occidentale contro la Russia. L’agenzia ha inoltre lamentato che il gruppo mina i valori tradizionali.

 

«Le ONG partecipano attivamente a una campagna informativa orchestrata dall'”Occidente collettivo” per screditare i valori tradizionali e aumentare le tensioni sociali», si legge nel canale Telegram ufficiale della procura russa.

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In un’altra dichiarazione sul suo sito web, la sede russa ha criticato la promozione, da parte della fondazione, di «relazioni sessuali non tradizionali, modelli familiari occidentali e riassegnazione di genere».

 

Il divieto si applica a due organizzazioni non governative chiamate Elton John AIDS Foundation, una registrata negli Stati Uniti e l’altra in Gran Bretagna. La Russia le ha etichettate come «organizzazioni indesiderate», una definizione che viene data anche ad altre ONG considerate perseguitrici di un programma anti-russo.

 

La Elton John AIDS Foundation, che si impegna per garantire l’accesso ai test e alle cure per l’HIV, ridurre lo «stigma» legato al consumo di droga e promuovere una campagna contro le politiche «anti-LGBTQ», ha annunciato di essere «devastata» dalla decisione.

 

Elton John e il suo «marito» (si sono uniti all’alba del Civil Partnership Act emanato in Gran Bretagna dal 2005) crescono due bambini ottenuti via utero in affitto. Fece scalpore il fatto che si faceva spedire il latte materno via corriere internazionale.

 

Nel 2000, il John – che si descrive come «ateo dichiarato» – ha definito «ignoranza» le convinzioni della Chiesa cattolica sull’omosessualità dopo che un sacerdote aveva affermato che gli omosessuali si impegnano in «uno stile di vita che non può mai rispondere ai desideri più profondi del cuore umano». Va notato, tuttavia, che recenti scandali sulle finanze ecclesiastiche hanno mostrato come il Vaticano avrebbe investito nel recente film biografico su John, Rocketman (2019), pellicola che ha contribuito ad innalzare John e le sue devianze nell’empireo del classico.

 

 

In un’intervista del 2006 con The Observer, il cantante omosessuale ha dichiarato che avrebbe «vietato completamente la religione, anche se ci sono alcune cose meravigliose al riguardo» e che «la religione ha sempre cercato di rivolgere l’odio verso le persone gay» e «trasforma le persone in lemming pieni di odio e non è veramente compassionevole». Nonostante il suo disprezzo per la religione, è stato scelto da svariate celebrità (Sean Lennon, Elizabeth Hurley, David e Victoria Beckham) come «padrino» dei propri figli, qualsiasi cosa significhi.

 

All’apice della blasfemia, John avrebbe descritto Gesù come un «uomo gay compassionevole e super intelligente che capiva i problemi umani». L’affermazione scatenò polemiche e persino minacce da gruppi cristiani americani.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Russia ha vietato la propaganda LGBT nel Paese, rendendo illegale promuovere relazioni LGBT ed esprimere pubblicamente l’omosessualità. La Corte Suprema del Paese ha inoltre definito il «movimento LGBT internazionale» come estremista in una sentenza del 2023. Le autorità hanno mostrato raid in locali sospettati di non rispettare la legge.

 

A giugno il l viceministro della Giustizia russo Oleg Sviridenko aveva dichiarato al Forum economico internazionale di San Pietroburgo che il «movimento LGBT» si basa su una «ideologia distruttiva» che rappresenta una minaccia per la cultura e la popolazione russa e potrebbe alla fine innescare una guerra di genere.

 

Al Club Valdai due anni fa Putin dichiarò che il gender costituiva «un crimine contro l’umanità», scagliandosi contro la cultura omotransessualista e la decadenza occidentale.

 

Nel 2023 la Russia ha anche introdotto il divieto di interventi chirurgici di cambio di genere e di terapia ormonale effettuati come parte del processo di transizione di genere. Oltre a ciò, la legislazione vietava di alterare i dettagli di genere nei registri pubblici.

 

Come notato da Renovatio 21, quando l’anno scorso partì la proposta di divieto di adozione in Paesi pro-omotransessualisti non era difficile vedere che la lista, in pratica, coincide con i Paesi NATO.

 

 

L’attacco dell’ugola omofila alla Russia è risalente.

 

Nel 2013, John era passato sopra a richieste di boicottaggio della Russia per protestare contro la legge russa sulla propaganda gay, tuttavia dicendo ai fan durante un concerto a Mosca che le leggi erano «disumane e isolanti», e che era «profondamente rattristato e scioccato dall’attuale legislazione».

 

In un’intervista del gennaio 2014, il presidente russo Vladimir Putin aveva parlato di John nel tentativo di dimostrare che non c’era discriminazione contro i gay in Russia, dicendo: «Elton John – è una persona straordinaria, un musicista illustre e milioni di persone lo amano sinceramente, indipendentemente dal suo orientamento sessuale». La star gaia aveva risposto offrendosi di presentare Putin ai russi abusati dalla legislazione russa che vieta la «propaganda omosessuale».

 

Nel settembre 2015, l’agenzia Associated Press aveva riportato che Putin aveva chiamato John e lo invitò a incontrarsi in futuro per discutere dei diritti LGBT in Russia.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Russia ha di recente approvato leggi anche contro la propaganda dei «senza figli».

 

La Russia, come percepibile nei discorsi al Club Valdai del presidente Putin (dove ha paragonato, tra le altre cose, il gender al coronavirus), offre al mondo un’immagine di resistenza al processo di omotransessualizzazione del pianeta, che interessa anche vari Paesi africani – gli stessi divenuti teatro, negli scorsi anni, di improvvisi, sanguinari attacchi terroristici che non si vedevano da decenni.

 

Oltre alla Fondazione AIDS di Elton John, la Russia ha proibito nel Paese altre organizzazioni come Transparency International (che si dice sia finanziata da Giorgio Soros) e il famigerato gruppo statunitense noto come Satanic Temple («Tempio di Satana»).

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr 

 

 

 

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La donna più forte del mondo in realtà era un uomo

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Jammie Booker, vincitrice del torneo «La donna più forte del mondo» 2025, è stata privata del titolo dopo che gli organizzatori hanno accertato che l’atleta di Philadelphia era nata maschio. La squalifica, l’ultima di una serie crescente di polemiche sui maschi biologici che gareggiano nelle categorie femminili, è arrivata a pochi giorni dalla competizione.   Il caso è esploso durante i Cerberus Strength Official Strongman Games in Texas lo scorso fine settimana, dove Booker ha dominato la categoria Women’s Open. Gli organizzatori hanno precisato di non essere stati informati in anticipo del background biologico dell’atleta e, a seguito di un’indagine urgente, l’hanno esclusa dalla classifica. «Abbiamo la responsabilità di garantire equità, assegnando gli atleti alle divisioni maschile o femminile in base al sesso alla nascita», si legge in un comunicato diffuso sui social da Official Strongman, che ha aggiornato i punteggi e incoronato la britannica Andrea Thompson come nuova campionessa.   La partecipazione di atlete transgender a competizioni sportive continua a generare dibattiti accesi. A luglio, il Comitato Olimpico e Paralimpico degli Stati Uniti (USOPC) ha vietato alle donne transgender di gareggiare nelle categorie femminili alle Olimpiadi, in linea con un ordine esecutivo del presidente Donald Trump che esclude le trans dalle squadre femminili e minaccia di tagliare i fondi alle istituzioni che lo violano.   Casi emblematici come quello della nuotatrice statunitense Lia Thomas e della sollevatrice neozelandese Laurel Hubbard hanno riacceso il confronto su eventuali vantaggi fisici persistenti per le atlete transgender rispetto alle donne biologiche, nonostante il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) abbia affermato nel 2021 che non si debba presumere un «vantaggio automatico» e abbia demandato le regole di idoneità alle singole federazioni sportive.

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La questione è tornata d’attualità alle Olimpiadi di Parigi 2024, quando la pugile algerina Imane Khelif – squalificata l’anno prima ai Mondiali per presunti motivi di genere – ha conquistato l’oro, spingendo l’ex presidente del CIO Thomas Bach a negare l’esistenza di un «sistema scientificamente solido» per distinguere uomini e donne nello sport.   Ora il CIO è orientato a escludere le donne transgender dalle categorie femminili alle prossime Olimpiadi, sulla base di una nuova politica di ammissibilità prevista per il 2026, come riportato dal Times all’inizio di novembre citando fonti interne. La revisione si fonda su una valutazione scientifica che conferma come i vantaggi acquisiti durante la pubertà maschile possano perdurare anche dopo trattamenti farmacologici per ridurre i livelli di testosterone.   Come riportato da Renovatio 21, l’ex presidente del CIO Thomas Bach sosteneva all’epoca che non esisteva «un sistema scientificamente solido» per distinguere tra uomini e donne nello sport.   Come riportato da Renovatio 21, il sollevamento pesi, come ogni altra disciplina (il nuoto, la maratona, il ciclismo, la BMX, l’hockey, il sollevamento pesi, il basket, il ju jitsu, etc.), era già stato colpito dal transessualismo sportivo. Lo è stato persino il biliardo in un’episodio noto, Alexandra Cunha, 49 anni, capitano della squadra nazionale femminile portoghese, si è ritirata dal torneo International Rules Pool Tour, incolpando i recenti cambiamenti alle regole da parte dell’autorità governativa dello sport, la World Eightball Pool Federation.   Come riportato da Renovatio 21, alle Olimpiadi di Tokyo vi fu il caso del sollevatore di pesi supermassimi transessuale Laurel Hubbard, 43 anni, che rappresentò la Nuova Zelanda a Giochi e riuscì, incredibilmente, a non vincere.   Due anni fa il pesista transessuale «Anne» Andres aveva stabilito il record nazionale durante un campionato durante il Campionato del Canada Occidentale 2023.  

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La Corte UE ordina alla Polonia di riconoscere il matrimonio gay

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La Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) ha stabilito martedì che la Polonia è obbligata a riconoscere i matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati in altri Paesi membri, pur se tali unioni sono vietate dalla legge nazionale.

 

In una sentenza emessa martedì, la CGUE ha condannato Varsavia per aver violato il diritto comunitario nel rifiutare di trascrivere nel registro civile polacco il matrimonio contratto nel 2018 in Germania da due cittadini polacchi. Al rientro in Polonia, le autorità avevano respinto la loro istanza, motivandola con il divieto nazionale sulle unioni omosessuali.

 

La Polonia, a forte maggioranza cattolica, equipara i matrimoni civili e religiosi, ma esclude le coppie dello stesso sesso nonostante le reiterate sollecitazioni di Bruxelles. La Costituzione polacca, non diversamente da quella italiana, definisce il matrimonio come «unione tra uomo e donna».

 

La Corte ha ritenuto che tale rifiuto infranga le norme UE sulla libera circolazione e sul rispetto della vita privata e familiare. Concedere la trascrizione alle coppie eterosessuali ma negarla a quelle omosessuali configura discriminazione, si legge nel comunicato. I giudici hanno però precisato che gli Stati membri conservano la competenza esclusiva su autorizzazioni o divieti di nozze same-sex nel proprio ordinamento interno.

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La decisione vincolante è arrivata all’indomani delle critiche del presidente polacco Karol Nawrocki all’UE, accusata di «follia ideologica» e di spingere verso una centralizzazione eccessiva. Nawrocki ha ricordato che l’adesione all’Unione prometteva opportunità economiche e mobilità, non ingerenze nella politica interna o nelle norme familiari.

 

Eletto a giugno su una piattaforma di valori cattolici e sovranità nazionale rafforzata, Nawrocki ha annunciato il mese scorso che non apporrà la firma a leggi che minino lo status costituzionale del matrimonio.

 

Il governo di coalizione europeista del premier Donald Tusk ha depositato nell’ottobre 2024 un disegno di legge per introdurre unioni civili anche per coppie omosessuali, ma i lavori procedono a rilento per le resistenze del partner conservatore, il Partito Popolare Polacco (PSL), che ha espresso dubbi e ostacolato un’intesa definitiva.

 

Come riportato da Renovatio 21, la strada verso il matrimonio omofilo in Polonia è stata battuta persistentemente negli ultimi anni.

 

La Polonia è tra i cinque Stati UE che non riconoscono legalmente le relazioni omosessuate, unitamente a Bulgaria, Lituania, Romania e Slovacchia. Nel frattempo, un altro Paese che era dietro la Cortina di ferro sovietica, il Kazakistan, due settimane fa ha votato per vietare la «propaganda LGBT».

 

Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato la CGUE aveva stabilito che la Romania doveva accettare la nuova identità di genere di una donna che ha fatto la «transizione» e ora si considera un uomo.

 

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Immagine di Lan Pham via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0

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Studio della Sanità USA conferma i pericoli dei farmaci transgender e degli interventi chirurgici sui minori

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Il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS) ha reso pubblico mercoledì un atteso rapporto sottoposto a revisione paritaria, che mette in guardia contro i rischi dell’«assistenza di affermazione di genere» per i minori, scatenando l’ira delle associazioni pro-LGBTQ+.   Lo studio, intitolato «Trattamento della disforia di genere pediatrica: revisione delle prove e delle migliori pratiche», si basa su un’analisi preliminare diffusa a maggio sui giovani con confusione di genere. Conferma che bloccanti della pubertà, ormoni di sesso opposto e interventi chirurgici provocano «danni significativi e a lungo termine, spesso trascurati o monitorati in modo inadeguato». Tra i rischi elencati: infertilità, disfunzioni sessuali, ridotta densità ossea, effetti cognitivi negativi, problemi cardiovascolari e metabolici, disturbi psichiatrici, complicanze operatorie e rimpianti post-trattamento.   Il segretario HHS Robert F. Kennedy Jr. ha appoggiato le conclusioni, accusando l’establishment medico di «negligenza». «L’American Medical Association e l’American Academy of Pediatrics hanno diffuso la menzogna che procedure chimiche e chirurgiche di rifiuto del sesso potessero giovare ai bambini», ha dichiarato in una nota. «Hanno tradito il giuramento di non nuocere, infliggendo danni fisici e psicologici duraturi a giovani vulnerabili. Questa non è medicina, è negligenza».

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Il rapporto giunge dopo l’ordine esecutivo firmato a gennaio dal presidente Donald Trump, che limita gli interventi di «cambio di sesso» per under 19, definendoli «mutilazioni chimiche e chirurgiche» mascherate da cure mediche necessarie.   Sempre più ospedali e medici stanno riducendo questi trattamenti: tra gli esempi, l’Università del Michigan, Yale Medicine, Kaiser Permanente, il Children’s Hospital di Los Angeles, UChicago Medicine e il Children’s National Hospital di Washington stanno eliminando o limitando bloccanti della pubertà e farmaci analoghi per i minori.   Negli USA circa 2,8 milioni di persone dai 13 anni in su si identificano come transgender, con la Gen Z che raggiunge il 7,6% tra chi si dichiara LGBTQ+.   Oltre al rapporto HHS, un’ampia letteratura scientifica indica che «affermare» la disforia di genere espone a pericoli gravi: oltre l’80% dei bambini la supera spontaneamente entro la tarda adolescenza, e anche una «riassegnazione» completa non riduce i tassi elevati di autolesionismo e suicidio tra chi soffre di confusione di genere.   Inchieste come quella del 2022 sulla Vanderbilt University Medical Center hanno documentato medici che promuovevano questi interventi pur consapevoli dei rischi, ammettendo in email e video che «fanno un sacco di soldi».   L’HHS ha precisato di aver invitato l’American Academy of Pediatrics e l’Endocrine Society a contribuire al rapporto, ma entrambe hanno declinato.  

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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
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