Connettiti con Renovato 21

Bioetica

La pretesa eticità della vaccinazione obbligatoria COVID secondo l’OMS: parere del CIEB

Pubblicato

il

Renovatio 21 pubblica il comunicato del Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB).

 

 

Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina

Parere sul documento dell’OMS del 30 maggio 2022 concernente la pretesa eticità della vaccinazione obbligatoria anti-Covid

 

 

 

 

Mentre i media continuano a manipolare l’opinione pubblica alternando emergenze strategiche, climatiche e alimentari a presunte crisi sanitarie dai nomi sempre più fantasiosi (vaiolo delle scimmie, morbillo del tricheco), le organizzazioni internazionali che dovrebbero perseguire pace, benessere e prosperità non cessano di attentare alla sicurezza degli italiani nelle sue diverse declinazioni.

 

Con particolare riferimento all’ambito sanitario, oggetto della specifica competenza del CIEB, può qui ricordarsi la raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea del 7 dicembre 2018, intitolata al «rafforzamento della cooperazione nella lotta contro le malattie prevenibili da vaccino». (1)

 

La raccomandazione equipara qualsiasi malattia prevenibile mediante vaccino ai «grandi flagelli» e, muovendo da questa singolare premessa, invita gli Stati a elaborare e attuare piani di vaccinazione che comprendano non solo l’elaborazione di «informazioni elettroniche sullo stato vaccinale dei cittadini», ma anche «un approccio alla vaccinazione sull’intero arco della vita», nonché la possibilità «di investire nella ricerca nelle scienze comportamentali e … sui fattori determinanti dell’esitazione vaccinale in diversi sottogruppi della popolazione» (dove per «esitazione vaccinale» deve intendersi la sfiducia del pubblico verso i vaccini).

 

Adottata in tempi non sospetti allo scopo di preparare il terreno a quel «biopandemismo» che l’emergenza COVID ha in seguito ampiamente disvelato, e che il CIEB ha denunciato in un suo parere (2), la raccomandazione europea viene in rilievo anche per la tecnica da essa utilizzata, volta a legittimare decisioni politiche lesive di diritti e libertà individuali mediante «spinte gentili» ispirate ai principi dell’economia comportamentale e recepite in strumenti di soft law.

 

Questa tecnica è ora fatta propria anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) mediante il documento adottato il 30 maggio 2022 e intitolato «COVID-19 and mandatory vaccination: Ethical considerations» (3), documento che taluni circoli già presentano come una sorta di linea-guida inevitabilmente destinata a ispirare i futuri pronunciamenti etico-giuridici in materia, con particolare riferimento all’attesa sentenza della Consulta concernente la legittimità costituzionale dell’obbligo cosiddetto vaccinale.

 

Redatto con ogni evidenza sulla scorta dell’esperienza italiana degli ultimi due anni, oltreché a misura della normativa europea che ha autorizzato in via condizionata e provvisoria l’immissione in commercio dei cosiddetti vaccini anti-COVID, il documento dell’OMS appare tanto banale e fuorviante quanto inquietante: banale e fuorviante perché muove dal falso assunto che l’obbligo vaccinale persegue interessi generali alla stregua delle norme che in diversi Paesi impongono agli automobilisti di indossare la cintura di sicurezza o agli ipovedenti di guidare utilizzando lenti correttive, posto che indossare la cintura di sicurezza o gli occhiali da vista non comporta rischi significativi per la salute dei soggetti obbligati («in many parts of the world, people are required to wear seatbelts, motorists with poor visual acuity are required to wear corrective lenses»); inquietante perché giustifica l’introduzione dell’obbligo vaccinale nel caso in cui le «preoccupazioni» dei soggetti che scelgono di non vaccinarsi si rivelino d’ostacolo al completamento della campagna vaccinale, posto che siffatte preoccupazioni discendono legittimamente da dati sanitari oggettivi e rilevabili dalla letteratura scientifica e da database medici internazionali («If addressing such concerns is ineffective, and those concerns remain a barrier to the achievement of important objectives … a mandate may be considered necessary»).

 

Ma le criticità del documento dell’OMS non si fermano qui. Singolari appaiono infatti i passaggi del documento relativi:

 

  • alla pretesa correlazione tra i soggetti che possono, ma non vogliono, vaccinarsi e l’aumento del rischio di danni da COVID («if a substantial portion of individuals are able but unwilling to be vaccinated and this is likely to result in significant risks of COVID-19-related harms»), correlazione smentita da copiose evidenze scientifiche in grado di attestare che i cosiddetti vaccini attualmente in commercio non proteggono dal contagio delle varianti del virus SARS- CoV-2 in circolazione (4) e che, in ogni caso, l’efficacia di tali vaccini diminuisce rapidamente nel tempo (5);

 

  • al valore salvifico dei cosiddetti vaccini anti-COVID, ricostruito sulla base di studi clinici sempre più contestati e controversi e di una vigilanza attiva asserita, ma mai effettuata («Evidence generated from clinical trials and real-world use has demonstrated that authorized COVID-19 vaccines meet this condition of safety»), pur a fronte della inesistenza – riconosciuta dallo stesso documento – di evidenze scientifiche in grado di provare al di là di ogni ragionevole dubbio la capacità dei vaccini in questione di limitare la trasmissione del virus SARS-CoV-2 («authorized COVID-19 vaccines have been shown to be safe and highly effective in preventing severe disease, hospitalization and death, and there is some evidence that being vaccinated will make it less likely to become infected and pass the virus on to others»);

 

  • alla strumentalizzazione del principio di precauzione che, mediante una costruzione semantica fuorviante e ingannevole, viene arbitrariamente asservito all’obbligo vaccinale («while an obligation exists to ground decisions about vaccination mandates in the best available evidence, a lack of full certainty regarding the ineffectiveness of other measures should not necessarily preclude the use of vaccination mandates, if there is reason to believe they would be effective at averting significant harm»);

 

  • al tentativo di istituzionalizzare il controllo dell’informazione al fine di sopprimere il dissenso e l’autonomia individuale, bollati come comportamenti da governare e non come valori da alimentare in una società democratica e pluralista («There should, however, be strict scientific and prudential limits to appeals for accommodation or “conscientious objection”, especially when such accommodation might be used by individuals to ‘free ride’ the public health good of community protection» e ancora «Finally, it should be acknowledged that those opposed to the use of vaccination mandates may take advantage of social dissent even when the use of a mandate is ethically justified, which may impact social and community cohesion»);

 

  • al tentativo di sostituire con accordi di compensazione economica di natura forfettaria il ricorso alle garanzie giurisdizionali preposte all’accertamento delle responsabilità civili e penali eventualmente derivanti dai danni collegati o conseguenti alla vaccinazione obbligatoria («mandatory vaccination should be implemented with no-fault compensation schemes to address any vaccine-related harm that might occur. This is important because it would be unfair to require people to seek legal remedy from harm resulting from a mandatory intervention»).

 

Quest’ultimo passaggio in particolare, barattando la salute individuale col denaro, avalla una logica mercificatrice dei diritti e della dignità dell’essere umano che, da sola, basta a smentire la pretesa valenza «etica» del documento dell’OMS.

 

Evidentemente lo scopo del documento è un altro.

 

Come conferma la pervicacia con cui l’OMS si ostina ad ignorare uno dei principi basilari dell’epidemiologia, ossia che la vaccinazione durante una fase epidemica produce l’effetto di incrementare le varianti del virus, lo scopo del documento è quello di favorire l’applicazione elastica dell’obbligo vaccinale a future esigenze e/o emergenze politico-sanitarie, coerentemente con la vaghezza e la genericità delle affermazioni in esso contenute («Consequently, … considerations identified above are described generally so that they can be applied at any point in time and in any context»): ciò che potrebbe indurre taluni a ritenere maliziosamente che la volontà dell’OMS si indirizzi di fatto nel senso di favorire, e non di ostacolare, la diffusione del virus SARS-CoV-2.

 

Sulla scorta di quanto rilevato, il CIEB non può fare a meno di osservare che l’intero documento dell’OMS avrebbe potuto essere utilmente riassunto nella constatazione riportata a pag. 4 dello stesso, secondo cui «No vaccine is perfect».

 

Parafrasando la celebre battuta finale di una altrettanto celebre commedia hollywoodiana (6), una siffatta constatazione da una parte avrebbe contribuito a non esacerbare gli animi degli italiani che da più di due anni sopportano le restrizioni imposte in forza della cosiddetta emergenza sanitaria e, dall’altra, avrebbe offerto prova della residua onestà intellettuale di una organizzazione – quale è l’OMS – che beneficia largamente di finanziamenti erogati dagli stessi soggetti coinvolti nella progettazione, produzione, distribuzione e commercializzazione dei cosiddetti vaccini anti-COVID, nonché nel sostegno politico-mediatico fornito alla cosiddetta campagna vaccinale (7).

 

Così non è stato. Pertanto, il CIEB ritiene necessario sollecitare ancora una volta l’opinione pubblica a:

 

1) prendere coscienza della strategia pianificata da organizzazioni internazionali quali l’OMS e l’Unione europea, nonché dal Governo in carica, al fine di espropriare i cittadini dei loro diritti e delle loro libertà fondamentali mediante il ricorso sistematico a stati d’emergenza di natura diversa, secondo il metodo del biopandemismo;

 

2) valutare i mezzi più idonei per fronteggiare la deriva autoritaria in corso, tenuto anche conto della possibilità, da più parti ventilata, che le elezioni politiche previste per il 2023 vengano procrastinate sine die a causa del conflitto armato in cui il Governo sta trascinando il Paese.

 

 

CIEB

 

13 giugno 2022

 

NOTE

1) Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea del 28 dicembre 2018, n. C-446, pag. 1 e ss.

 

2) Cfr. il Parere (n. 7) sul ruolo della Raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea del 7 dicembre 2018 nel quadro della gestione dell’emergenza COVID.

 

3) Cfr. https://www.who.int/publications-detail-redirect/WHO-2019-nCoV-Policy-brief-Mandatory-vaccination-2022.1.

 

4) Cfr. D. W. Eyre et al., Effect of Covid-19 Vaccination on Transmission of Alpha and Delta Variants, in N. Engl. J. Med., 2022, 386, 744- 756 doi: 10.1056/NEJMoa2116597, nonché O.T. Ng., et al., Impact of Delta Variant and Vaccination on SARS-CoV-2 Secondary Attack Rate Among Household Close Contacts, in The Lancet Regional Health – Western Pacific, 2021, 17, 100299, doi.org/10.1016/j.lanwpc.2021.100299.

 

5) Cfr. N. Andrews et al., Covid-19 Vaccine Effectiveness against the Omicron (B.1.1.529) Variant, in N. Engl. J. Med., 2022, 386, 1532- 1546, doi: 10.1056/NEJMoa2119451, nonché S. Y. Tartof et al., Effectiveness of mRNA BNT162b2 COVID-19 vaccine up to 6 months in a large integrated health system in the USA: a retrospective cohort study, in Lancet, 2021, 398, 1407-1416.

 

6) Il riferimento è al film del 1959 Some Like It Hot (A qualcuno piace caldo) di Billy Wilder, con Marilyn Monroe, Tony Curtis e Jack Lemmon.

 

7) Cfr. https://ilbolive.unipd.it/index.php/it/news/chi-finanzia-lorganizzazione-mondiale-sanita.

 

 

 

Il testo originale del Parere è pubblicato sul sito internet: www.ecsel.org/cieb

 

 

 

 

Continua a leggere

Bioetica

Melania si dichiara abortista: «diritto fondamentale». È una manovra elettorale?

Pubblicato

il

Da

In un libro di memorie intitolato Melania che verrà pubblicato un mese prima delle elezioni, la moglie del presidente Melania Trump si è dichiarata favorevole all’aborto come «diritto fondamentale». Lo riporta il giornale britannico Guardian, che ha ottenuto una copia delle memorie.

 

«È fondamentale garantire che le donne abbiano autonomia nel decidere la loro preferenza di avere figli, in base alle proprie convinzioni, libere da qualsiasi intervento o pressione da parte del governo. Perché qualcuno diverso dalla donna stessa dovrebbe avere il potere di determinare cosa fare con il proprio corpo?» scrive Melania nel libro, usando un puro, frusto linguaggio femminista.

 

«Il diritto fondamentale di una donna alla libertà individuale, alla propria vita, le garantisce l’autorità di interrompere la gravidanza se lo desidera. Limitare il diritto di una donna di scegliere se interrompere una gravidanza indesiderata equivale a negarle il controllo sul proprio corpo. Ho portato questa convinzione con me per tutta la mia vita adulta».

Sostieni Renovatio 21

Il libro si concentra principalmente sull’infanzia in Slovenia e sul lavoro come modella di Nuova York, per cui la dichiarazione pare introdotta quasi a forza. Tuttavia la posizione è molto articolata, toccando tutti i noti punti della propaganda feticida.

 

Nonostante sia cattolica, scrive che il suo sostegno all’aborto fa parte del suo «insieme di principi fondamentali» che includono «libertà personale» e «libertà individuale», e aggiunge che su queste questioni, non c’è «spazio per la negoziazione».

 

«Ho sempre creduto che sia fondamentale per le persone prendersi cura di sé stesse per prime. È un concetto molto semplice; infatti, nasciamo tutti con una serie di diritti fondamentali, tra cui il diritto di goderci la vita. Abbiamo tutti il ​​diritto di mantenere un’esistenza gratificante e dignitosa. Questo approccio di buon senso si applica al diritto naturale di una donna di prendere decisioni sul proprio corpo e sulla propria salute».

 

Dopo aver elencato le numerose ragioni per cui ritiene che l’aborto legale sia necessario, tra cui stupro, incesto, «difetti congeniti alla nascita», «gravi condizioni mediche» o pericolo per la salute della madre, continua a difendere anche l’aborto tardivo, ripetendo quasi alla lettera i punti standard del discorso di Planned Parenthood:

 

«È importante notare che storicamente, la maggior parte degli aborti condotti durante le fasi avanzate della gravidanza erano il risultato di gravi anomalie fetali che probabilmente avrebbero portato alla morte o alla morte in utero del bambino. Forse anche alla morte della madre. Questi casi erano estremamente rari e si verificavano in genere dopo diverse consultazioni tra la donna e il suo medico. Come comunità, dovremmo abbracciare questi standard di buon senso. Ancora una volta, la tempistica è importante».

 

La posizione della bella First Lady non è quindi distinguibile da quella di Kamala Harris, Hillary Clinton e ogni altro avversario del marito.

 

«Molte donne optano per l’aborto per preoccupazioni mediche personali. Queste situazioni con implicazioni morali significative pesano molto sulla donna e sulla sua famiglia e meritano la nostra empatia. Si consideri, ad esempio, la complessità insita nella decisione se la madre debba rischiare la propria vita per partorire. Quando si trovano di fronte a una gravidanza inaspettata, le giovani donne spesso provano sentimenti di isolamento e stress significativo. Io, come la maggior parte degli americani, sono a favore del requisito che le minorenni ottengano il consenso dei genitori prima di sottoporsi a un aborto. Mi rendo conto che questo potrebbe non essere sempre possibile. La nostra prossima generazione deve essere dotata di conoscenza, sicurezza, protezione e conforto, e lo stigma culturale associato all’aborto deve essere rimosso».

 

La decisione di Melania di sostenere la posizione democratica sull’aborto è un altro colpo per i pro-life, e un’ulteriore prova che la famiglia Trump non è mai stata pro-life, nota LifeSite. «È vero che Donald Trump ha onorato il suo accordo con il movimento pro-life nel 2016; è anche vero che Eric Trump ha detto alla stampa durante la Convention Nazionale Repubblicana che suo padre era sempre rimasto a favore dell’aborto, nonostante tutto. Anche la moglie di Eric, Lara, attuale co-presidente della Convention nazionale repubblicana, è fermamente nel campo pro-aborto. Quando è stato chiesto loro di esprimere le loro opinioni, Donald Jr. ed Eric hanno fatto attenzione a condannare solo l’aborto tardivo».

 

Lo stesso Donald Trump pare aver invertito la sua carica pro-life, che lo aveva portato ad essere il primo presidente americano a parlare alla March for Life di Washington. Sulla scia del dibattito vice-presidenziale ha affermato, in una dichiarazione in maiuscolo su X, che porrà il veto a qualsiasi legge federale sull’aborto che gli capiti sulla scrivania.

 


Iscriviti al canale Telegram

«Se la famiglia Trump continua a dirigere il Partito Repubblicano, sembra chiaro che intendono trasformare il GOP in un partito pro-aborto. Melania ha certamente sostenuto questa tesi» scrive Jonathon Von Maren.

 

La situazione potrebbe essere più complessa di così, ed avere ragioni politiche, e non solo.

 

Grossa parte del Partito Repubblicano USA è convinta che le ultime elezioni midterm, che erano stata annunciate come una red wave, cioè una vittoria a valanga dei repubblicani, abbiano penalizzato il Partito a causa del rovesciamento della sentenza Roe v. Wade (1973) che garantiva l’aborto come diritto federale in tutti gli Stati. Secondo vari analisti, a rivoltarsi contro il partito di Trump sarebbero state le donne borghesi di mezza età che vivono nelle periferie dove usa risiedere la classe media americana – in pratica le stesse che, effettivamente, possono guardare positivamente a Melania come esempio di donna elegante e moglie perbene.

 

Che il libro di Melania non contenga manovre elettorali da spendere proprio in questi giorni, con l’uscita che coincide con le elezioni, è ingenuo pensarlo.

 

Così come è impossibile non riconoscere che, dopo decenni di presidenti repubblicani (Reagan, i Bush), la fine di Roe v. Wade, cioè del libero aborto in tutta l’America, è arrivata con Trump, o appena dopo, secondo i giudici della Corte Suprema da lui scelti.

 

Non ha torto chi si domanda: forse Trump è uno strumento più grande delle sue stesse idee, della sua stessa persona, della sua stessa famiglia?

 

I numeri dei bambini salvati dall’aborto in questi anni potrebbero dare risposta affermativa.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di pubblico dominio via Flickr

Continua a leggere

Bioetica

Feto sorride dopo aver sentito la voce del papà durante l’ecografia

Pubblicato

il

Da

Un video virale di una bambina ancora nel ventre materno che reagisce alla voce del padre mette in luce la bellezza assoluta della riproduzione naturale umana.   Il video caricato dal giornale neoeboraceno New York Post, mostra una bambina non nata di 32 settimane sorridere quando sente il padre parlarle durante un’ecografia in un ospedale di Xanxere, in Brasile.  

Sostieni Renovatio 21

I bambini non nati , che sono persone umane dal momento del concepimento, possono iniziare a sentire i suoni all’interno del corpo della madre a circa 18 settimane. Entro le 27-29 settimane, i bambini possono sentire voci esterne al corpo della madre, come la sua voce e le voci di chi le sta intorno.   Infatti, se il padre parla al suo bambino nel grembo materno, il bambino spesso riesce a riconoscere la sua voce quando nasce. La ricerca ha dimostrato che i bambini non ancora nati possono iniziare a riconoscere la voce del padre già a 32 settimane.   «Il bambino sicuramente ascolta se la famiglia parla a casa… e inizieranno a identificarli», ha spiegato il medico che ha eseguito l’ecografia a Xanxere.   Come scrive LifeSite, il video, caricato il 12 agosto, non solo dimostra l’umanità dei bambini non ancora nati, ma anche la gioia che portano a tutti coloro che li circondano, mentre la stanza si riempie di risate quando la bambina sorride nel grembo materno.   «Fatto in modo meraviglioso e meraviglioso», ha commentato un utente sotto il video. «Chiunque dica che non è un essere umano, non è umano lui stesso», ha scritto un altro utente.   Femministe, abortisti, mostri vari: fatevi avanti, e diteci che non esiste dialogo tra il feto e la madre – e il padre! –, diteci che quello è un ammasso di cellule di cui potete decidere la morte a piacimento.   Diteci che questo non è un essere umano.   Chi ha programmato l’introduzione dell’aborto nella società lo sa perfettamente: ed è proprio per questo che il suo sacrificio – il sacrificio umano – è divenuto così centrale per lo Stato moderno.   Maledetto, assassino sin dal principio!

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine screenshot da Twitter
Continua a leggere

Bioetica

La relazione tra Tinder e la multinazionale dell’aborto Planned Parenthood

Pubblicato

il

Da

L’applicazione per smartphone dedita all’organizzazione di incontri tra sconosciuti – spesso di natura sessuale – Tinder stringe accordi con la multinazionale dell’aborto Planned Parenthood. Lo riporta LifeSiteNews.

 

Secondo Teen Vogue, Planned Parenthood and Area, un marchio di abbigliamento, ha stretto una partnership con Tinder per lanciare una maglietta alla New York Fashion Week che promuove l’aborto.

 

La maglietta nera presenta lo slogan «Bans Off Our Bodies», il logo fiammeggiante di Tinder sul petto e, dettaglio bizzarro, due mani rosso sangue che sembrano allungarsi verso la cintura di chi la indossa. Tre attivisti di Planned Parenthood si sono aggiudicati posti in prima fila alla sfilata di moda.

Sostieni Renovatio 21

«La relazione tra app di incontri come Tinder e l’industria dell’aborto è sempre stata implicita» scrive Lifesite. «La digitalizzazione della cultura dell’incontro (scorri verso sinistra, scorri verso destra, incontrati per sesso) ha semplificato il panorama degli appuntamenti per coloro che cercano relazioni occasionali. Dal suo lancio nel 2012, Tinder facilita 1,5 milioni di “appuntamenti” settimanali e ha oltre 60 milioni di utenti. Mentre alcuni usano sicuramente Tinder per cercare relazioni a lungo termine, la sua funzione principale è quella di mercato sessuale».

 

Secondo un recente studio australiano «gli utenti di Tinder hanno mostrato una minore aderenza a rigidi standard sessuali e un livello più alto di permissività sessuale rispetto ai non utenti. Ciò suggerisce che gli utenti di Tinder sono più inclini ad accettare incontri sessuali occasionali. In particolare, gli utenti di Tinder erano più propensi a non essere d’accordo con affermazioni come “Ho difficoltà a rispettare una ragazza che fa sesso occasionale” e più propensi a essere d’accordo con affermazioni come “Il sesso occasionale è accettabile”».

 

Con milioni di persone che si incontrano per incontri sessuali occasionali, è inevitabile che alcune di loro scoprano che l’atto di concepire un bambino ha prodotto un bambino. È anche inevitabile che molte di quelle che rimangono incinte di sconosciuti cerchino di abortire.

 

Nel 2021, la società madre di Tinder, Match Group, si era opposta pubblicamente alle leggi pro-life in Texas. Nel 2022, ha riferito il Guardian, la società è andata oltre: «Match Group è stato un acceso sostenitore dei diritti all’aborto, soprattutto dopo la sentenza della corte suprema di giugno. Martedì, la società ha annunciato che avrebbe aggiunto un badge “pro-choice” alle opzioni del profilo degli utenti. Match Group supporta anche Planned Parenthood e Bansoff.org tramite promozioni in-app».

 

Match Group offre inoltre ai propri dipendenti una copertura completa in caso di aborto, compresi i viaggi in stati senza restrizioni sull’aborto per i dipendenti che vivono in stati con tutele pro-life, così come hanno fatto le app di incontri Bumble e Match, scrive LSN.

 

Pertanto, non sorprende che Tinder stia rendendo formale e pubblica la sua relazione con il più grande fornitore di servizi di aborto negli Stati Uniti.

 

«Gli stilisti hanno detto, “Questo sembra proprio perfetto”, ed erano così entusiasti», ha detto Melissa Hobley, Chief Marketing Officer di Tinder. «Siamo davvero appassionati di libertà riproduttiva. Stiamo parlando a gran voce di questo più di quanto non lo siamo mai stati. Abbiamo pensato a chi sarebbe stato il partner giusto». Planned Parenthood e «Area, hanno un punto di vista sull’identità. Hanno un punto di vista sull’inclusività. Hanno un punto di vista sulla riduzione dello stigma».

 

La Hobley «si riferisce, ovviamente, alla riduzione dello stigma che circonda l’uccisione di un bambino nell’utero; la loro partnership di moda è arrivata con una donazione di 25.000 dollari a Planned Parenthood» scrive LifeSite.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Come riporta Live Action News, la posizione di Tinder potrebbe essere tanto pragmatica quanto di principio. Tinder ha collaborato con il Kinsey Institute per uno studio che ha scoperto che «l’87% degli utenti ha affermato che il proprio atteggiamento e comportamento negli appuntamenti è cambiato» dopo la sentenza Dobbs v. Jackson, il pronunciamento della Corte Suprema USA che ha defederalizzato l’aborto. «Vediamo cosa questo fa alla connessione», ha affermato Hobley. «E siamo incazzati, preoccupati, empatici».

 

«Esistono ricerche sostanziali che dimostrano che le restrizioni all’aborto sono associate a tassi di gravidanze indesiderate più bassi» scrive Monica Snyder di Secular Pro-Lifein un articolo intitolato «I divieti di aborto non portano a un surplus di bambini indesiderati». «L’idea è che molte persone vedano l’aborto come un piano di riserva o una polizza assicurativa; quando una popolazione sa in anticipo che l’aborto è meno facilmente accessibile, prende più precauzioni per evitare la gravidanza in primo luogo».

 

«In seguito alle nuove restrizioni sull’aborto, tassi di gravidanza più bassi coesistono con tassi di natalità più alti, perché è vero che le persone sono più attente a evitare la gravidanza ma, se rimangono incinte, è meno probabile che ricorrano all’aborto».

 

«Tinder ha sempre fornito un canale di donne incinte a Planned Parenthood, che esiste in gran parte per eliminare i bambini prenatali derivanti dall’atto riproduttivo. Questa relazione è stata implicita, ma ovvia» sostiene Jonathon Von Mare di LifeSite. «Ora è su una maglietta e Tinder sta dando soldi all’industria dell’aborto per fare pressione contro le protezioni pro-life. Le leggi pro-life non salvano solo i bambini, ma riducono anche il business sulle app di incontri. Questo, per Tinder, è semplicemente inaccettabile».

 

Qualcuno sostiene che le applicazioni di incontri casuali come Tinder derivino di fatto da Grindr, app per incontri casuali nella popolazione omosessuale.

 

La storia di Grindr è significativa, e Renovatio 21 ha sostenuto a più riprese che potrebbe aver influito pesantemente in questioni fondamentali come il rapporto tra il Vaticano e Pechino.

 

Grindr è stata la prima app di incontri ad usare estensivamente la geolocalizzazione. Vista la velocità e la frequenza con cui i gay cercano il contatto, la app è stata immediatamente un successo.

 

Gli incontri omo-clandestini in luoghi determinati (secondo la vulgata: i bagni pubblici, il tal cespuglio del tal parco, l’area di sosta in autostrada) subirono così la disruption di un social media che permette di incontrare sconosciuti in un batter d’occhio: l’applicazione ti dice esattamente chi ti sta intorno, che faccia ha, a cosa è disposto, etc.

 

All’altezza del 2018, Grindr indicava perfino se l’utente fosse sieropositivo o meno: la feature venne ritirata, perché i giornali sinceri e democratici rabbrividirono per mancanza di privacy sanitaria (cosa che adesso fa ridere…), senza capire che probabilmente dietro a questa nuova spunta poteva schiudersi il mondo dei bugchasers e dei giftgivers, coloro che volontariamente contagiano o si fanno contagiare con l’HIV.

 

Nata a Los Angeles nel 2009, Grindr per un periodo finì nelle mani dei cinesi, che acquistarono la società. Nel 2016 la società aveva venduto una quota del 60% nella società per 93 di dollari milioni a un gruppo di sviluppo di videogiochi cinese, Kunlun Tech Co.

 

L’acquisizione di una tale massa di dati sensibili non passò inosservata. Nel 2019 governo Trump chiese alla Cina di farla tornare in mano americana, perché i servizi USA paventavano che le informazioni contenute in quella app mettessero a rischio la sicurezza nazionale: quante persone, nell’esercito e nella pubblica amministrazione, nel governo e nelle grandi aziende, potevano essere ricattate? Quanti funzionari, generali, ministri, soldati, uomini delle pulizie hanno una doppia vita e quindi possono essere manipolati?

 

Ad ogni modo la cosa incredibile è che i cinesi accettarono l’ordine di Trump. Il gruppo Kunlun cercò un compratore per liberarsi dell’applicazione. Nel marzo 2020, Kunlun annunciò che avrebbe venduto la sua quota del 98,59% in Grindr alla San Vicente Acquisition LLC con sede negli Stati Uniti per 608,5 milioni di dollari. Il lead investor, Raymond Zage, viene dall’Illinois ma ha base ora a Singapore – un luogo dove gli interessi della Cina Popolare non sono sconosciuti.

 

È degno di nota, tuttavia, ricordare che vi fu un’offerta italiana per comprare Grindr. Ad offrire la non comune cifra di 206 milioni fu la software house milanese Bending Spoons, l’azienda scelta dal governo per l’app di tracciamento dei cittadini ai tempi del Coronavirus, la celeberrima «Immuni». La startup risultava partecipata dalla holding H14 (che fa capo a Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi) e Nuo Capital, che è un fondo guidato da un ex top manager di Banca Imi, ma, si lesse sui giornali, «con capitale asiatico».

Iscriviti al canale Telegram

Su Grindr si dice che siano presenti quantità massive di sacerdoti. Il fatto è tornato alla ribalta di recente con il caso di un sacerdote USA, noto per le posizioni intransigenti verso lo sdoganamento cattolico di Sodoma, beccato sulla piattaforma. Ma anche in Italia sarebbero stati trovati consacrati di un certo spessore. Di uno in particolare, scriveva il Giornale, che raccoglieva il sussurro di Dagospia: «nella sua seconda vita si dava alle droghe (ecstasy, ma anche crack, Ghb e chetamina) e alla conquista di amanti (rigorosamente di sesso maschile) su Grindr». Una storia con parole che sembrano riemergere anche ora.

 

L’uso intensivo della app di incontri gay da parte perfino dei seminaristi è raccontato da un recente libro del sociologo Marco Marzano, La casta dei casti.

 

Si dice che la questione dei compromessi pederastici cattolici potrebbe essere alla base dell’accordo sino-vaticano, ossia l’indicibile patto con Pechino stipulato dall’amministrazione Bergoglio che così, di fatto, pugnala alle spalle decine di milioni di veri cattolici cinesi che vivono nella persecuzione. Nell’arco di decine di anni, l’uomo di collegamento fra la Cina e il Papato fu Theodore McCarrick, il cardinale accusato di sodomia con innumeri novizi e pure con ragazzini.

 

Grazie a Wikileaks (un cablo del 2006) sappiamo che in almeno due viaggi, McCarrick dormì in un seminario di Pechino della Chiesa Patriottica, cioè la copia-pacco della Chiesa cattolica, che non risponde a Roma ma al potere pechinese.

 

McCarrick che dorme in un seminario cinese… Ma non è solo McCarrick. Pensiamo alle diecine, centinaia, migliaia di membri della gerarchia religiosa che potrebbero essere compromessi dai dati in mano dei cinesi.

 

In pratica: la politica dello Stato del Vaticano potrebbe essere stata guidata da una mano esterna, tramite ricatti ottenuti via Grindr.

 

Ma non vi sono solo i preti e vescovi. Grindr è in grado di compromettere chiunque. Secondo alcuni sarebbe stata usata per organizzare il festino gay che portò scandalo al social media manager (il dominus di quella che allora si chiamava «la Bestia» ed era invidiata da tutti i politici italiani) di Matteo Salvini.

 

La cultura della promiscuità sessuale digitalizzata porta sventura e morte – a tutti.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di Ivan Radic via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0

 

Continua a leggere

Più popolari