Ambiente
La guerra nucleare non è peggiore del cambiamento climatico: la perla del segretario di Stato USA
La minaccia dell’annientamento termonucleare non è più grave della minaccia del cambiamento climatico, ha affermato il segretario di Stato americano Antony Blinken.
Tale dichiarazione è stata infilata durante un’apparizione alla trasmissione australiana 60 Minutes domenica, quando al capo della diplomazia statunitense è stato chiesto se la guerra nucleare o il cambiamento climatico rappresentassero «la più grande minaccia per l’umanità».
«Beh, non puoi, credo, avere una gerarchia», ha risposto Blinken. «Ci sono alcune cose che sono in primo piano… incluso il potenziale conflitto, ma non c’è dubbio che il clima rappresenti una sfida esistenziale per tutti noi».
«Quindi per noi, questa è la sfida esistenziale dei nostri tempi», ha continuato il chitarrista del Dipartimento di Stato, aggiungendo che questo «non significa che nel frattempo non ci siano gravi sfide all’ordine internazionale come l’aggressione della Russia contro l’Ucraina».
Tale prospettiva climatico-apocalittica è ben diffusa nelle élite americane e mondialiste, come visibile nel caso del gruppo estremista chiamato Wolrd Economic Forum.
A Davos, a inizio anno, l’ex vicepresidente americano Al Gore aveva equiparò la quantità di anidride carbonica a «600 mila bombe di Hiroshima buttate sulla Terra ogni giorno». Si tratta di una colossale idiozia, ovviamente, ma il papavero del Partito Democratico USA, insignito nel tempo da una combo imprendibile di Premio Nobel e Premio Oscar, lo disse urlando e puntando il dito, senza che nessuno dei potenti nell’audience lo fact-checkasse al momento e lo svergognasse (come è poi avvenuto in rete).
Non c’è da sorprendersi quindi se, con uno sforza che possiamo definire perverso e infinitamente pericoloso, un alto funzionario USA riesce nell’impresa di mettere sullo stesso piano il Cambiamento Climatico e la prospettiva, sempre più vicina, di uno scontro a base di atomiche tra le superpotenze.
Le forze di Kiev hanno anche tentato ripetutamente di prendere di mira le centrali nucleari russe, ha avvertito il Cremlino all’inizio di questo mese, accusando l’Ucraina e i suoi sponsor di «terrorismo nucleare».
Come riportato da Renovatio 21, varie discussioni stanno facendo capire che l’uso di armi nucleari sta nemmeno troppo gradualmente venendo detabuizzato nel contesto americano così come in quello russo, con discorsi sulla possibilità di lanciare atomiche tattiche contro i Paesi europei che sostengono Kiev.
Negli Stati Uniti, gli avvertimenti sull’imminente minaccia di un conflitto nucleare sono arrivati principalmente dall’ala «isolazionista» del Partito Repubblicano. L’ex presidente Trump che ha dichiarato ad aprile che il mondo stava affrontando «il periodo più pericoloso» della storia a causa di armi nucleari e leadership «incompetente» a Washington.
Al contrario degli «isolazionisti» repubblicani, il democratico Blinken potrebbe, come tanti personaggi neocon che spingono da decenni per la guerra contro la Russia, avere un «conflitto di interessi» (diciamo così) forse di carattere famigliare nell’ipotesi di una guerra in Ucraina.
Blinken proviene, come Victoria Nuland (recentemente promossa a vice segretario di Stato), da una famiglia di ebrei di Nuova York – nello specifico, zona Yonkers – anche questi iniettati nell’alta diplomazia USA. Il padre Donald Blinken era ambasciatore in Ungheria, lo zio Alan ambasciatore in Belgio. Il nonno Maurice Henry Blinken fu uno dei primi finanziatori dello Stato di Israele.
«Ogni giorno che questa battaglia per procura continua, rischiamo una guerra globale», ha detto Trump a marzo, sostenendo che «dovremmo sostenere il cambio di regime negli Stati Uniti» per scongiurare il più grande rischio corso dall’umanità nella sua storia.
«La Terza Guerra Mondiale non è mai stata così vicina come in questo momento». In quell’occasione, Trump si scagliò direttamente contro l’ora vice di Blinken, Victoria Nuland, chiamandola per nome e accusandola del disastro dell’ora presente.
Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Ambiente
I Verdi tedeschi hanno mentito per promuovere l’eliminazione dell’energia nucleare
Gli alti funzionari del governo tedesco del Ministero dell’Economia hanno intenzionalmente falsificato i rapporti degli esperti per far sembrare che l’energia nucleare non fosse più praticabile nel paese, ha riferito giovedì la rivista Cicero.
Citando documenti interni ed e-mail ottenuti tramite un ordine del tribunale, il media sostiene che i sostenitori di lunga data del Partito Verde dell’eliminazione graduale del nucleare in posizioni di rilievo hanno nascosto i rapporti sotto il tappeto, o li hanno alterati, se andavano contro i loro obiettivi. convinzioni ideologiche.
Dopo il disastro della centrale nucleare giapponese di Fukushima nel marzo 2011, il parlamento tedesco ha votato a favore della chiusura di tutti gli impianti simili nel paese. Nell’aprile 2023, le ultime tre centrali nucleari operative della Germania sono state messe fuori servizio.
Nell’articolo, Cicero sostiene che due sottosegretari presso i ministeri dell’Economia e dell’Ambiente hanno svolto un ruolo chiave nel tentativo di ritrarre come pericoloso il prolungamento della vita operativa delle centrali nucleari tedesche.
I due avrebbero cospirato per impedire che i rispettivi capi venissero a conoscenza di eventuali perizie tecniche che smentissero questa ipotesi. Secondo l’articolo, questi documenti datati marzo 2022 sottolineavano chiaramente che, con la forte diminuzione delle importazioni di gas russo, una «estensione della vita operativa delle centrali nucleari» avrebbe potuto alleviare la terribile situazione del settore energetico tedesco e impedire che i prezzi salissero alle stelle nel settore energetico il prossimo inverno.
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Tuttavia, i vertici verdi, scontenti di questa conclusione, avrebbero riscritto il documento, instillando il messaggio che qualsiasi prolungamento dell’attività delle restanti centrali nucleari «non è sostenibile per motivi tecnico-di sicurezza».
Cicero sostiene che il ministro dell’Economia Robert Habeck molto probabilmente ha visto solo la versione rielaborata del rapporto e non l’originale.
Di fronte alla minaccia di un imminente deficit energetico, il 17 ottobre il cancelliere Olaf Scholz ha ordinato che le restanti tre centrali nucleari rimanessero operative per tutto l’inverno, nonostante gli avvertimenti provenienti dai ministeri dell’Economia e dell’Ambiente. Tuttavia, come osserva la rivista tedesca, la tendenza generale verso l’eliminazione totale della produzione di energia nucleare è rimasta invariata.
Con i prezzi dell’energia in aumento, il pregiato settore industriale tedesco si è trovato sempre più in svantaggio, con un produttore su tre che di conseguenza sta valutando di spostare la produzione all’estero, ha riferito Bild a febbraio.
Come riportato da Renovatio 21, la Germania ha rinunciato catastroficamente al nucleare nell’era Merkel, affidandosi alle rinnovabili che non solo hanno disatteso le aspettative, ma hanno addirittura fatto riaprire le centrali a carbone. Nella società tedesca, tuttavia, affioravano segni di pentimento ancora prima della distruzione del gasdotto Nord Stream: scienziati, normali cittadini e pure qualche ministro rivogliono l’atomo inibito dalla cancelliera Angelona, fautrice dei multiplo disastri ora slatentizzatisi in Europa.
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Immagine di Christian VisualBeo Horvat via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Ambiente
Le prove di un aumento degli eventi meteorologici estremi sono «piuttosto limitate»: studio
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Ambiente
La «guerra metereologica» tra Paesi è possibile: metereologo riflette sulla geoingegneria dopo il diluvio a Dubai
John Jaques, meteorologo della società di tecnologia ambientale Kisters, ha avvertito in un articolo del settimanale Newsweek che le modifiche meteorologiche del governo potrebbero involontariamente innescare conflitti tra nazioni in cui il tempo metereologico verrebbe utilizzato nelle guerre tra Paesi.
Secondo il Jaques, la debacle del cloud seeding che ha provocato le inondazioni di Dubai dovrebbe servire a ricordare che l’influenza del governo sul tempo può portare a conseguenze non del tutto prevedibili.
«Il cloud seeding mira a migliorare e accelerare il processo di precipitazione. Soprattutto nelle aree in cui non piove da molto tempo, precipitazioni così intense possono portare a un flusso eccessivo di infiltrazioni, con conseguenti potenziali inondazioni improvvise», ha dichiarato Jaques, secondo il settimanale americano.
«Le inondazioni di Dubai fungono da forte avvertimento sulle conseguenze indesiderate che possiamo scatenare quando utilizziamo tale tecnologia per alterare il clima».
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«Inoltre, abbiamo poco controllo sulle conseguenze dell’inseminazione delle nuvole. Dove esattamente pioverà effettivamente? L’uso di tecniche come il cloud seeding per portare le piogge tanto necessarie in un’area può causare inondazioni improvvise e siccità in un’altra».
Il Jaques aggiunge che un andamento meteorologico che si sposta involontariamente su un Paese vicino dove è indesiderato potrebbe portare a ostilità, culminando potenzialmente in una guerra meteorologica «occhio per occhio».
«Ogni volta che interferiamo con i modelli naturali delle precipitazioni, diamo il via a una catena di eventi su cui abbiamo poco controllo», ha affermato Jaques. «Anche se sappiamo molto, c’è ancora molto che non sappiamo e ci sono ancora molte lacune nella nostra comprensione di questi complessi sistemi meteorologici».
«L’interferenza con il tempo metereologico solleva anche tutti i tipi di questioni etiche, poiché il cambiamento del tempo in un paese potrebbe portare a impatti forse non intenzionali ma catastrofici in un altro, dopo tutto, il tempo non riconosce confini intenzionali».
«Se non stiamo attenti, l’uso sfrenato di questa tecnologia potrebbe finire per causare instabilità diplomatiche con i paesi vicini impegnati in “guerre meteorologiche” di tipo “occhio per occhio”».
Casi di uso militare della geoingegneria climatica sono già conosciuti. È ad esempio ampiamente noto che il governo degli Stati Uniti ha condotto una guerra meteorologica durante la guerra del Vietnam, dove il progetto segreto di cloud seeding chiamato Operazione Popeye, inteso a peggiorare le condizioni dei monsoni, ha provocato forti piogge destinate a inabilitare le forze vietconghe.
Contrariamente a quanto si può pensare, tecnologia di controllo del meteo è in realtà vecchia di decenni. Da anni la Cina e gli USA stanno lavorando a tecnologie di controllo del clima che si sospetta abbiano la chiara possibilità di essere utilizzate come armi nei conflitti del futuro.
Come riportato da Renovatio 21, anche la UE nelle scorse settimane ha lanciato un avvertimento sull’uso della geoingegneria. Il mese scorso il senato dello Stato americano del Tennesee ha approvato un disegno di legge vieta la geoingegneria delle scie chimiche.
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