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Cancro

Malone: la contaminazione del DNA plasmidico nei vaccini è una «chiara violazione del consenso informato»

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Il dottor Robert Malone, l’inventore dei vaccini mRNA e DNA, ha criticato le agenzie di regolamentazione sanitaria per non aver informato le persone sulla potenziale contaminazione del DNA plasmidico nei vaccini mRNA COVID-19. Lo riporta la testata americana Epoch Times.

 

Uno studio preliminare del 19 ottobre ha rilevato miliardi di frammenti di DNA residui nelle fiale del vaccino mRNA COVID-19. Mentre nelle fiale del vaccino Pfizer sono stati scoperti miliardi di copie di DNA di Spike, Ori e del potenziatore SV40, si è scoperto che le fiale di Moderna contengono copie di DNA di Ori e di Spike. Il virus SV40 è un virus a DNA noto per causare il cancro negli animali da laboratorio.

 

Parlando dello studio in un post di Substack dell’11 novembre, il dottor Malone ha affermato che la contaminazione del DNA plasmidico nei vaccini è un «fatto provato» che è stato «riconosciuto dalla FDA statunitense, da Health Canada e dall’Agenzia europea per i medicinali».

 

«In un’altra chiara violazione del consenso informato e dei requisiti di etichettatura, ciò non era stato precedentemente divulgato a medici, funzionari della sanità pubblica o pazienti», ritiene il dottor Malone.

 

Ad esempio, le linee guida sull’etichettatura della FDA richiedono che le etichette dei vaccini contengano una descrizione di «reazioni avverse gravi, potenziali rischi per la sicurezza, misure da adottare in caso di reazione avversa grave e potenziale pericolo per la sicurezza e limitazioni d’uso da loro imposte».

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I vaccini mRNA di Pfizer e Moderna contro il COVID-19 «sono contaminati con frammenti di DNA plasmidico che non sono stati rimossi durante gli attuali processi di produzione», scrive Malone. Un plasmide è un filamento di DNA circolare comune a batteri e parassiti specifici.

 

Il dottor Malone ha affermato che le precedenti linee guida della FDA sulla tecnologia dei vaccini a DNA indicavano la presenza di «sequenze regolatorie altamente attive come fonte di particolare preoccupazione a causa della potenziale mutagenesi inserzionale (integrazione)».

 

La «Guida sui vaccini profilattici a DNA: analisi e raccomandazioni» della FDA del 2009 afferma che sono state sollevate preoccupazioni circa la potenziale integrazione del DNA plasmidico nel genoma del destinatario del vaccino e l’aumento della probabilità di problemi come «trasformazione maligna, instabilità genomica o disregolazione della crescita cellulare» quando i vaccini a DNA furono inizialmente introdotti per uso clinico.

 

Si afferma che si prevede che una «minuscola frazione» dei plasmidi «si integri nel genoma dell’ospite, indipendentemente dal metodo di somministrazione».

 

Il dottor Malone osserva che la FDA ha emesso una «negazione categorica di adulterazione e rischio» dei vaccini a DNA.

 

Epoch Times scrive che portavoce della FDA ha dichiarato alla testata che «non è stato identificato alcun problema di sicurezza relativo alla sequenza o alla quantità di DNA residuo» nelle iniezioni del COVID-19. «Per quanto riguarda i vaccini mRNA approvati dalla FDA, le prove scientifiche disponibili supportano la conclusione che sono sicuri ed efficaci».

 

Malone ritiene che quanto accaduto sia contrario sia alla legge federale sui farmaci e dispositivi adulterati, sia alle linee guida della FDA sull’adulterazione dei farmaci.

 

Il Codice statunitense sui farmaci e dispositivi adulterati chiarisce che un farmaco sarà considerato adulterato se la sua produzione, lavorazione, confezionamento o detenzione non soddisfa i requisiti di «caratteristiche di qualità e purezza». Al contempo, la legge della FDA sull’adulterazione dei farmaci ai sensi del Food, Drug, and Cosmetic Act afferma che un farmaco sarebbe considerato adulterato «se non è conforme agli standard compendiali di qualità, forza o purezza».

 

Gli «standard compendiali» si riferiscono agli standard farmaceutici delineati nel Formulario nazionale della farmacopea statunitense (USP-NF), ovvero gli standard di qualità ufficiali applicabili a tutti i farmaci venduti negli Stati Uniti.

 

Come affermato dal dottor Malone, diverse agenzie sanitarie hanno ammesso la contaminazione del DNA nei vaccini mRNA COVID-19. È il caso dell’ente sanitario canadese Health Canada, che ha confermato la presenza della sequenza di DNA dell’SV40 nel vaccino Pfizer, che l’azienda non aveva rivelato in precedenza.

 

«In conclusione, è anche chiaro a questo punto, salvo prova contraria, che nessuna di queste autorità regolatorie ha ottenuto dati da uno o più studi rigorosi e ben controllati progettati per affrontare i rischi di genotossicità e mutagenesi inserzionale» presentato dai vaccini mRNA. Fino a quando tali dati non saranno forniti, l’affermazione della FDA secondo cui non ci sono «problemi di sicurezza» relativi al DNA residuo non «riflette accuratamente le conoscenze attuali», scrive il vaccinologo statunitense.

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«L’unica conclusione oggettiva da trarre riguardo a tali affermazioni è che rappresentano funzionalmente propaganda piuttosto che fatti scientifici e normativi comprovati», scrive infine Malone, che parla di «cecità intenzionale» delle autorità e passa quindi a trattare i rischi posti dal DNA residuo nei vaccini.

 

«I rischi più ben documentati associati a tale potenziale mutagenesi inserzionale sono il cancro (nel caso delle cellule staminali e somatiche, in particolare le cellule della linea ematopoietica) e i difetti congeniti», ha scritto il dottor Malone.

 

Ma vi sarebbero rischi anche per le donne incinte: «poiché è noto che queste nanoparticelle lipidiche di mRNA modificato (più frammento di DNA) altamente attive attraversano la placenta e si localizzano nel tessuto ovarico, il rischio di difetti congeniti sembrerebbe essere di particolare interesse e preoccupazione a livello normativo», continua il medico ricercatore.

 

Malone ritiene che nonostante le segnalazioni di «tumori aggressivi» in persone a cui sono stati somministrati i vaccini mRNA, la FDA rimane «intenzionalmente ignorante e nega questi rischi».

 

«Inoltre, molti ricercatori hanno dimostrato che, anche in questi casi storici, dopo un certo periodo di tempo quelli a cui sono stati somministrati questi prodotti hanno PIÙ probabilità di sviluppare malattie gravi o morte rispetto ai pazienti non vaccinati (la maggior parte dei quali ha acquisito un’infezione naturale con conseguenti potenti e un’immunità diversificata», ha affermato il dottor Malone.

 

Uno studio del settembre 2022 ha rilevato che l’incidenza dell’infezione da COVID-19 era «significativamente più elevata nei soggetti che avevano ricevuto il vaccino (6,7%) rispetto agli individui precedentemente infetti (2,9%)» sei mesi dopo la data indice. Per i vaccinati, la data indice è stata definita 30 giorni dopo la prima vaccinazione contro il COVID-19. Per gli infetti, la data indice è stata presa 30 giorni dopo l’infezione iniziale.

 

Il dottor Malone afferma che «la presenza di sequenze (e frammenti) di DNA promotore/potenziatore altamente attivo derivati ​​dal virus SV40, presenti nel prodotto Pfizer/BioNTech, non è stata divulgata e discussa né con il pubblico né con le agenzie di regolamentazione».

 

Per produrre vaccini mRNA, viene utilizzato il gene potenziatore del virus SV40. L’utilizzo di batteri nella produzione di geni e proteine ​​per la produzione di prodotti farmaceutici è una pratica standard. Nel caso dei vaccini mRNA COVID-19, il gene potenziatore SV40 e altre sequenze genetiche sono stati introdotti nel DNA plasmidico. Una volta che l’mRNA e il DNA sono stati raccolti dai batteri, il DNA dovrebbe essere rimosso.

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Il dottor Malone scrive nel suo post su Substack che «frammenti di DNA così corti sono associati a un alto rischio di integrazione, altrimenti noto come mutagenesi inserzionale, che è una forma ben caratterizzata di genotossicità». Il termine genotossicità si riferisce alla capacità delle sostanze nocive di danneggiare l’informazione genetica presente nelle cellule.

 

Se questi vaccini mRNA contro il COVID-19 fossero stati esaminati dalla FDA come prodotti di terapia genica, avrebbero richiesto «rigorosi studi di genotossicità» prima di consentirne l’uso sugli esseri umani, dice Malone. Lo stesso varrebbe nel caso in cui i vaccini a mRNA fossero rivisti come «vaccini a DNA».

 

«Ma a quanto pare c’è qualcosa di magico nell’inclusione di mRNA modificato insieme a frammenti di DNA in queste formulazioni di rilascio di acido nucleico di nanoparticelle lipidiche altamente attive che portano la FDA a concludere che non esiste alcun rischio di genotossicità» conclude amaramente lo scienziato.

 

Il gene potenziatore SV40 è una sequenza genetica del poliomavirus della scimmia 40 (SV40), un virus a DNA noto per causare il cancro. Va notato che il gene non è il virus SV40 stesso.

 

Come riportato da Renovatio 21, la vaccinazione antipolio, a causa di cellule di reni di scimmia macaco rhesus contenuti nel preparato, trasmise il virus delle scimmie SV40 possibilmente a miliardi di persone. SV40 è un virus acquiescente nei primati, ma che nell’uomo invece si attiva. Alcuni scienziati ritengono che l’SV40 sia cancerogeno possa essere correlato con l’aumento del cancro nella seconda metà del Novecento.

 

A giugno, un paper pre-print pubblicata da McKernan e dai suoi colleghi ricercatori e riportato da Joseph Mercola affermava che un frammento del genoma del «virus della scimmia», SV40, era stato scoperto nei vaccini di COVID-19.

 

Riguardo ai fenomeni di «turbocancro», la comunità scientifica sta discutendo sempre più animatamente, oramai da più di un anno, e con sempre maggior voce.

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Cancro

Vaccino mRNA, «aumenti significativi» delle morti per cancro dopo la terza dose: studio giapponese

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Un nuovo studio ha rilevato «aumenti statisticamente significativi» dei decessi per cancro dopo l’assunzione di una terza dose di vaccini COVID-19 a base di mRNA, secondo uno studio giapponese pubblicato l’8 aprile sulla rivista Cureus .   Lo studio ha esaminato i tassi di mortalità aggiustati per età per diversi tipi di cancro dal 2020 al 2022 nei dati del governo giapponese, riporta LifeSite.   «Durante il primo anno della pandemia (2020) non è stato osservato alcun eccesso significativo di mortalità», si legge nel paper. «Tuttavia, nel 2021 sono stati osservati alcuni eccessi di mortalità per cancro dopo la vaccinazione di massa con la prima e la seconda dose di vaccino, e un significativo eccesso di mortalità è stato osservato per tutti i tumori e per alcuni tipi specifici di cancro (incluso cancro ovarico, leucemia, cancro alla prostata, cancro del labbro/orale) /cancro faringeo, cancro al pancreas e cancro al seno) dopo la vaccinazione di massa con la terza dose nel 2022».   In particolare, il lancio dei vaccini anti-COVID ha coinciso con l’interruzione e il rallentamento del calo dei tassi di mortalità per cancro osservato in tutte le fasce d’età nell’arco del decennio precedente. Le terze dosi di mRNA erano correlate con un «significativo eccesso di mortalità» di tutti i tumori, compreso il cancro al seno, alla prostata e alle ovaie, nonché la leucemia. Quasi tutti i vaccini COVID in questione erano basati su mRNA, di cui il 78% di Pfizer e il 22% di Moderna.   «Per tutti i tumori, abbiamo stimato che l’eccesso di mortalità fosse rispettivamente del -0,4% (-0,9, 0,1), 1,1% (0,5, 1,8) e 2,1% (1,4, 2,8), indicando nessun eccesso nel 2020 e aumenti statisticamente significativi nel 2021 e soprattutto nel 2022», scrivono gli autori.

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I cambiamenti nel 2020 possono essere attribuiti all’intensità dei blocchi che costringono a ritardi e cancellazioni di interventi chirurgici e altri trattamenti contro il cancro, ma i ricercatori notano diversi potenziali collegamenti causali tra i vaccini e le morti per cancro nel 2021 e oltre.   «Alcuni studi hanno dimostrato che le risposte all’interferone di tipo I (INF), che svolgono un ruolo essenziale nell’immunosorveglianza del cancro, vengono soppresse dopo la vaccinazione con mRNA-LNP SARS-CoV-2», scrivono gli scienziati nipponici.   «È stato dimostrato che il vaccino SARS-CoV-2 causa immunosoppressione e porta alla riattivazione di virus latenti come il virus varicella-zoster (VZV, herpesvirus umano 3; HHV3) o l’herpesvirus umano 8 (HHV8) in alcuni casi (…) Questi fenomeni potrebbero anche aiutare a spiegare l’eccesso di morti per cancro del labbro/orale/faringeo nel 2022, quando era in corso la vaccinazione di massa con la terza e successive dosi».   I ricercatori concludono che «negli aumenti particolarmente marcati dei tassi di mortalità di questi tumori sensibili all’ERα possono essere attribuibili a diversi meccanismi della vaccinazione mRNA-LNP piuttosto che all’infezione da COVID-19 stessa o alla riduzione delle cure contro il cancro a causa del blocco. L’importanza di questa possibilità merita ulteriori studi».   «Ho sospettato a lungo un legame tra cancro e vaccini basandosi solo sulla scienza dell’immunologia», ha detto alla testata americana Epoch Times la ricercatrice del politecnico bostoniano MIT Stephanie Seneff in risposta allo studio. «Ciò che penso stia accadendo, in generale, è che il vaccino sta causando un deterioramento della risposta immunitaria innata, che porta ad una maggiore suscettibilità a qualsiasi infezione, ad un aumento delle malattie autoimmuni e ad un’accelerazione della progressione del cancro».   Come riportato da Renovatio 21, il fenomeno dei cosiddetti «turbocancri» sta creando vaste domande nei medici che osano ancora porsene, mentre è ignorato completamente dai rapporto istituzionali come quelli dell’OMS sull’aumento dell’incidenza dei tumori anche nei giovani.  

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Cancro

Il rapporto dell’OMS che prevede un aumento del 77% dei tumori entro il 2050 ignora i «turbo-cancri» nei giovani

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’OMS ha attribuito l’aumento dei tassi di cancro all’invecchiamento della popolazione, insieme al tabacco, all’alcol, all’obesità e all’esposizione all’inquinamento atmosferico.

 

L’OMS IARC ha pubblicato una previsione scoraggiante sull’impatto globale del cancro. Si stima che ci saranno più di 35 milioni di nuovi casi di cancro nel 2050, un aumento del 77% rispetto ai 20 milioni di casi di cancro stimati verificatisi nel 2022.

 

Mentre l’OMS ha indicato l’invecchiamento della popolazione come fattore chiave dietro l’aumento del carico di cancro, insieme al tabacco, all’alcol, all’obesità e all’esposizione all’inquinamento atmosferico, ciò che stanno ignorando è la tendenza preoccupante dei tumori turbo che si verificano subito dopo le vaccinazioni di COVID-19.

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I casi di cancro sono destinati ad aumentare in modo significativo entro il 2050

Le stime dell’IARC sul carico del cancro si basano sulle «migliori fonti di dati disponibili in [185] paesi nel 2022». Quell’anno, ci furono circa 20 milioni di nuovi casi di cancro e 9,7 milioni di decessi, con l’OMS che riportava: «Circa 1 persona su 5 sviluppa il cancro nel corso della sua vita, circa 1 uomo su 9 e 1 donna su 12 muore a causa della malattia».

 

Circa due terzi dei nuovi casi di cancro e dei decessi sono stati causati da 10 tipi di cancro. Il cancro al polmone era il più comune, seguito dal cancro al seno femminile, dal cancro del colon-retto, dal cancro alla prostata e dal cancro allo stomaco.

 

Se suddiviso per sesso, il cancro al seno è stato quello più comunemente diagnosticato – e la principale causa di morte per cancro – tra le donne. Per gli uomini era il cancro ai polmoni.

 

Il cancro al polmone e il cancro del colon-retto rappresentano il secondo e il terzo tipo più diagnosticati e causa della maggior parte dei decessi tra le donne. Tuttavia, per gli uomini, i tumori della prostata e del colon-retto erano il secondo e il terzo più comuni, mentre il cancro del fegato e del colon-retto causavano il secondo e il terzo maggior numero di decessi per cancro.

 

Sono state rilevate anche disparità sulla base dell’indice di sviluppo umano (ISU), uno strumento statistico che valuta tre dimensioni dello sviluppo umano: una vita lunga e sana, l’accesso alla conoscenza (istruzione) e uno standard di vita dignitoso.

 

Secondo l’OMS, «in termini di onere assoluto, si prevede che i Paesi ad alto HDI sperimenteranno il maggiore aumento assoluto di incidenza, con ulteriori 4,8 milioni di nuovi casi previsti nel 2050 rispetto alle stime del 2022».

 

«Tuttavia l’aumento proporzionale dell’incidenza è più sorprendente nei paesi a basso ISU (aumento del 142%) e nei paesi a medio ISU (99%). Allo stesso modo, si prevede che la mortalità per cancro in questi paesi quasi raddoppierà nel 2050».

 

Cosa sta facendo aumentare i tassi di cancro?

L’OMS ha attribuito il previsto aumento del carico di cancro a una combinazione di età e fattori ambientali, affermando:

 

«Il rapido aumento del peso globale del cancro riflette sia l’invecchiamento e la crescita della popolazione, sia i cambiamenti nell’esposizione delle persone ai fattori di rischio, molti dei quali sono associati allo sviluppo socioeconomico».

 

«Il tabacco, l’alcol e l’obesità sono fattori chiave alla base della crescente incidenza del cancro, e l’inquinamento atmosferico è ancora un fattore chiave dei fattori di rischio ambientale».

 

Ma non menzionava l’emergere di tumori a rapida crescita del seno, del colon, dell’esofago, dei reni, del fegato, del pancreas, del dotto biliare, del cervello, dei polmoni e del sangue – compresi tipi di cancro estremamente rari.

 

Come notato dall’oncologo e ricercatore canadese sul cancro dottor William Makis nell’intervista a Highwire di seguito, questi tumori si manifestano nei giovani, molti sotto i 30 anni, senza storia familiare di cancro.


Si manifestano nelle donne incinte e nei bambini piccoli. Altrettanto strano è il fatto che la maggior parte si trova allo stadio 3 o 4 quando viene diagnosticata, con sintomi che compaiono solo giorni o settimane prima.

 

I tumori crescono e si diffondono così rapidamente che molti di questi pazienti muoiono prima ancora che il trattamento possa iniziare. La maggior parte di essi è resistente anche ai trattamenti convenzionali.

 

Il fenomeno è diventato abbastanza comune che è stato coniato il termine «turbocancri» per descrivere questi tumori in rapida crescita nelle persone che hanno ricevuto uno o più vaccini anti-COVID-19.

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Casi di cancro turbo segnalati a seguito di iniezioni di COVID

In un caso clinico descritto dall’internista e cardiologo certificato Dr. Peter McCullough e colleghi, il carcinoma basaloide, un tipo di cancro aggressivo, si è sviluppato in un uomo di 56 anni poco dopo aver ricevuto un’iniezione di mRNA COVID-19.

 

I primi sintomi, iniziati appena quattro giorni dopo l’iniezione, erano simili a quelli causati dalla paralisi di Bell e comportavano dolore alla testa, ma presto si sviluppò un tumore all’orecchio e al viso.

 

Secondo lo studio:

 

«Inseriamo questo nel contesto di molteplici disturbi immunitari potenzialmente correlati alle iniezioni di mRNA che ci si aspetterebbe di potenziare la presentazione e la progressione più aggressiva del cancro».

 

«Il tipo di tumore maligno che descriviamo suggerisce un rischio nella popolazione per la comparsa di una grande varietà di cellule tumorali con fenotipo basaloide relativamente comuni, che possono avere il potenziale per la malattia metastatica».

 

«Poiché la paralisi/dolore facciale è uno degli eventi neurologici avversi più comuni dopo l’iniezione di mRNA, è necessario condurre un’attenta ispezione dei tessuti cutanei/molli per escludere la presenza di tumori maligni».

 

Questo è solo un esempio. Un altro caso clinico, pubblicato su Frontiers in Medicine, ha anche riscontrato una «rapida progressione» del linfoma angioimmunoblastico a cellule T – un raro tipo di linfoma non Hodgkin – a seguito di un’iniezione di richiamo di mRNA COVID.

 

Il linfoma angioimmunoblastico a cellule T è un cancro che colpisce il sistema linfatico, coinvolgendo principalmente le cellule T, un tipo di globuli bianchi che svolgono un ruolo cruciale nel sistema immunitario.

 

«Poiché i vaccini a mRNA modificati con nucleosidi attivano fortemente le cellule T helper follicolari, è importante esplorare il possibile impatto dei vaccini a mRNA SARS-CoV-2 approvati sulle neoplasie che colpiscono questo tipo di cellule», osserva lo studio.

 

Il cancro si è verificato in un uomo di 66 anni, pochi giorni dopo aver ricevuto la terza iniezione di Pfizer. Ironicamente, gli venne fatta l’iniezione per proteggerlo durante la chemioterapia, e in otto giorni il cancro esplose e si diffuse a macchia d’olio.

 

Secondo Makis, questo tipo di progresso richiederebbe normalmente un paio d’anni o almeno qualche mese.

 

«Un’evoluzione così rapida sarebbe del tutto inaspettata nel decorso naturale della malattia», secondo lo studio.

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In che modo le iniezioni di COVID potrebbero scatenare il cancro?

Nel maggio 2021 ho intervistato Stephanie Seneff, Ph.D., ricercatore senior presso il MIT da oltre cinquant’anni, sui probabili rischi derivanti dalla sostituzione dell’uracile nell’RNA utilizzato nelle iniezioni di COVID-19 con metilpseudouridina sintetica.

 

L’uracile è una delle quattro basi azotate dell’acido nucleico dell’RNA rappresentate dalle lettere A, G, C e U.

 

Questo processo di sostituzione delle lettere nel codice genetico è noto come ottimizzazione dei codoni, ed è noto per essere problematico.

 

All’epoca, Seneff predisse che le iniezioni avrebbero causato un aumento delle malattie da prioni, delle malattie autoimmuni, delle malattie neurodegenerative in età più giovane, dei disturbi del sangue e dell’insufficienza cardiaca, e una delle ragioni principali di ciò è perché hanno manipolato geneticamente l’RNA nelle iniezioni con metilpseudouridina sintetica, che migliora la stabilità dell’RNA inibendone la degradazione.

 

Ma quando si sostituiscono parti del codice in questo modo, la proteina risultante può facilmente piegarsi male, e questo è stato collegato a una varietà di malattie croniche, tra cui l’Alzheimer, il morbo di Parkinson e l’insufficienza cardiaca.

 

Come spiegato da Makis, l’inserimento della pseudouridina può anche sopprimere la sorveglianza immunitaria innata smorzando l’attività dei recettori toll-like, e un effetto a valle di ciò è la ridotta sorveglianza del cancro.

 

«Più iniezioni di mRNA si effettuano, maggiore è il danno al sistema immunitario, maggiore è il rischio di compromissione della sorveglianza del cancro e, quindi, maggiore è il rischio di cancro turbo», afferma Makis.

 

Contaminazione del DNA scoperta nei vaccini COVID

In uno studio prestampato, il microbiologo Kevin McKernan – ex ricercatore e team leader per il progetto Genoma Umano del MIT – e colleghi hanno valutato la composizione dell’acido nucleico di quattro fiale scadute di mRNA di Moderna e Pfizer.

 

È stata rilevata una «contaminazione del DNA che supera i requisiti di 330 ng/mg dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e di 10 ng/dose della FDA».

 

Quindi, oltre alla proteina spike e all’mRNA nelle iniezioni di COVID-19, il team di McKernan ha scoperto i promotori del virus di scimmia 40 (SV40) che, da decenni, sono sospettati di causare il cancro negli esseri umani, inclusi mesoteliomi, linfomi e tumori del cervello e nelle ossa.

 

Il chirurgo generale della Florida Joseph Ladapo, ha chiesto la fine dell’uso di iniezioni di mRNA COVID-19, citando preoccupazioni sui frammenti di DNA nei prodotti.

 

In una lettera inviata il 6 dicembre 2023 alla Food and Drug Administration e ai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti, Ladapo ha delineato i risultati che mostrano la presenza di complessi di nanoparticelle lipidiche e del DNA promotore/potenziatore di SV40.

 

Sebbene esistano limiti sulla quantità di DNA che può essere presente in un vaccino a causa della preoccupazione per l’integrazione del DNA, le linee guida non considerano le nanoparticelle lipidiche e altri fattori nelle iniezioni di COVID-19 che potrebbero aumentare la quantità di DNA che può entrare in una cellula.

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«Le nanoparticelle lipidiche sono un veicolo efficiente per il rilascio dell’mRNA nei vaccini COVID-19 nelle cellule umane e possono quindi essere un veicolo altrettanto efficiente per fornire il DNA contaminante nelle cellule umane».

 

La presenza del DNA promotore/potenziatore dell’SV40 può anche comportare un rischio unico e maggiore di integrazione del DNA nelle cellule umane”, secondo un comunicato stampa del Dipartimento della Salute della Florida (DOH).

 

Inoltre, secondo il Dipartimento della Salute (DOH) della Florida , le linee guida della FDA del 2007 affermano:

 

  • L’integrazione del DNA potrebbe teoricamente avere un impatto sugli oncogeni umani, i geni che possono trasformare una cellula sana in una cellula cancerosa.

 

  • L’integrazione del DNA può provocare instabilità cromosomica.

 

  • La Guida per l’industria discute della biodistribuzione dei vaccini a DNA e di come tale integrazione potrebbe influenzare parti non previste del corpo tra cui sangue, cuore, cervello, fegato, reni, midollo osseo, ovaie/testicoli, polmone, linfonodi drenanti, milza, sito di somministrazione e sottocute nel sito di iniezione.

 

Come recuperare dall’infortunio post-vaccino

Se hai ricevuto un vaccino per il COVID-19, ci sono dei passaggi che puoi eseguire per riparare l’assalto al tuo sistema. Ricorda, più iniezioni di mRNA fai, maggiore sarà il danno al sistema immunitario.

 

Quindi, il primo passo è evitare di ricevere altre iniezioni COVID-19. Successivamente, se hai sviluppato sintomi insoliti, chiedi aiuto a un esperto.

 

Anche la Front Line COVID-19 Critical Care Alliance (FLCCC) ha un protocollo di trattamento per le lesioni post-vaccino. Si chiama I-RECOVER e può essere scaricato da covid19criticalcare.com.

 

Il dottor Pierre Kory, co-fondatore della FLCCC, è passato al trattamento più o meno esclusivo dei feriti da vaccino. Per ulteriori informazioni, visitare DrPierreKory.com.

 

McCullough sta anche studiando i trattamenti post-vaccino, che puoi trovare su PeterMcCulloughMD.com.

 

Il Consiglio Mondiale per la Salute ha anche pubblicato elenchi di rimedi che possono aiutare a inibire, neutralizzare ed eliminare la proteina Spike, che secondo la maggior parte degli esperti è il principale colpevole. Ne ho parlato nel mio articolo del 2021, «Il World Council for Health rivela la disintossicazione dalle proteine ​​Spike».

 

Joseph Mercola

 

Originariamente pubblicato da Mercola .

I punti di vista e le opinioni espressi in questo articolo sono quelli degli autori e non riflettono necessariamente le opinioni di Children’s Health Defense.

 

© 17 aprile 2024, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Cancro

I PFAS nei cerotti possono renderli cancerogeni?

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Vari cerotti distribuiti sul mercato contengono livelli pericolosi di sostanze chimiche legate al cancro. Lo riporta il quotidiano britannico Daily Mail.   Secondo quanto riportato una sostanza chimica, il fluoro, sarebbe stata trovata in oltre due dozzine di bende diverse.   «Le sostanze chimiche PFAS vengono talvolta utilizzate per produrre adesivi e gli investigatori ritengono che siano prodotti del normale processo di produzione. Il fluoro, utilizzato anche per produrre carburante per missili, può causare ustioni alla pelle e danni agli occhi, ma è molto pericoloso se inalato» scrive la testata inglese. «La dottoressa Linda Birnbaum, tossicologa ed ex capo del Programma nazionale di tossicologia che ha co-diretto i test di laboratorio, ha affermato che il fatto che le sostanze chimiche rischiose entrino in contatto diretto con le ferite aperte è “preoccupante”».   «Le sostanze chimiche PFAS possono facilmente entrare nel flusso sanguigno dopo che una persona beve acqua o mangia cibo con esse. Una volta nel flusso sanguigno, i PFAS possono depositarsi all’interno dei tessuti sani dove possono iniziare a danneggiare il sistema immunitario, il fegato, i reni e altri organi».   Su 40 cerotti di 18 marche testate da un laboratorio certificato EPA, i ricercatori hanno trovato livelli rilevabili di fluoro in 26 di esse. Il test, finanziato dal blog di controllo dei consumatori Mamavation e Environmental Health News, ha cercato sostanze chimiche PFAS nei tamponi assorbenti e nei lembi adesivi delle bende vendute presso le principali catene di distribuzione americane.

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Secondo Mamavation, i PFAS contenuti nei cerotti sono probabilmente utilizzati per le loro proprietà resistenti all’acqua e al grasso.   Livelli di fluoro superiori a 100 parti per milione sono stati riscontrati in vari cerotti delle principali marche statunitensi.   «Poiché i cerotti vengono applicati su ferite aperte, è preoccupante apprendere che potrebbero esporre anche bambini e adulti ai PFAS», ha affermato il dottor Birnbaum. «Dai dati risulta evidente che i PFAS non sono necessari per la cura delle ferite, quindi è importante che l’industria ne rimuova la presenza per proteggere il pubblico dai PFAS e opti invece per materiali privi di PFAS».   «Le sostanze PFAS contengono legami tra atomi di carbonio e fluoro, creando una sostanza chimica molto resistente che può rimanere nell’ambiente per anni o addirittura decenni. Le sostanze chimiche sono ovunque, più comunemente nei prodotti idrorepellenti e antimacchia, nonché nelle pentole antiaderenti. Il Teflon, il rivestimento antiaderente di base della cucina, è realizzato con un fluorocarburo chiamato politetrafluoroetilene (PTFE)».   Secondo un rapporto del CDC, i PFAS sono stati trovati nel sangue del 97% degli americani, e sono stati rilevati persino nell’acqua del rubinetto.   Come riportato da Renovatio 21, PFAS sono stati rinvenuti anche negli assorbenti di 5 marche popolari, comprese due etichettate come «bio».   Nel gennaio del 2023, il produttore di biancheria intima Thinx ha accettato di risolvere una causa collettiva per una sostanza «forever chemical» («sostanza chimica per sempre», cioè non degradabile) trovate nella loro biancheria intima per 4 milioni di dollari.   Come riportato da Renovatio 21, test dell’anno scorso hanno rivelato presenza di PFAS nei prodotti per bambini, mentre uno studio ha suggerito che le cannucce di carta contengono più PFAS di quelle di plastica.   Secondo altri studi i PFAS potrebbero essere legati al crollo della conta di spermatozoi, in particolare se vi è un’esposizione alle sostanze durante il primo trimestre della gravidanza. Più in generale, allarmanti livelli di 29 sostanze chimiche sono stati rinvenuti nei campioni di urina maschile da uno studio uscito quest’anno.   I PFAS – o sostanze perfluoroalchiliche, molecole usate tra le altre cose per rendere scivolose le superfici di piumini e padelle antiaderenti – avevano sollevato molte preoccupazioni anche in Italia, che, dopo un incidente industriale dei primi anni 2000, avrebbero contaminato le acque sotterranee di zone del Vicentino.   Si tratta del più grave inquinamento delle acque della storia italiana: tre province, 350 mila persone coinvolte, 90 mila cittadini a cui fare check up clinici. Sulla questione vi è un processo.

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 Immagine su licenza Envato      
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