Connettiti con Renovato 21

Geopolitica

Kiev nega di essere dietro ai droni contro il Cremlino. Le poste ucraine però preparano il francobollo celebrativo

Pubblicato

il

Dopo l’attacco con droni suicidi contro il Cremlino, lo scorso martedì Kiev ha detto di non aver «niente a che fare» con l’operazione, ritenuta da Mosca come mirata ad uccidere lo stesso vertice della Federazione Russa, Vladimir Putin.

 

«L’Ucraina non ha niente a che vedere con gli attacchi al di droni al Cremlino» ha dichiarato Mikhail Podolyak, portavoce della presidenza Zelens’kyj. «L’Ucraina non attacca il Cremlino, per prima cosa, perché non risolve obbiettivi militari».

 

Podolyak suggerisce che si tratti di un false-flag intentato dalla Russia. «Tali rapporti messi in scena dalla Russia dovrebbero essere considerati esclusivamente come un tentativo di preparare il contesto informativo per un attacco terroristico su larga scala contro l’Ucraina».

 

Se la presidenza di Kiev nega ogni addebito, le poste ucraine preparano invece un francobollo celebrativo.

 

Lo riporta la testata locale Kyiv Post, e non sappiamo dire se non si tratti per caso di uno scherzo.

 

 

Da notare il soldato ucraino disegnato di spalle, che con eleganza hooligan che contraddistingue l’ukronazismo imperante, fa il dito medio. Quel soldato in realtà lo si era già visto nel francobollo celebrativo dei «martiri dell’Isola dei Serpenti», quelli che avrebbero mandato a quel Paese una nave militare russa che intimava loro di arrendersi, prima di rifiutarsi morendo eroicamente per la patria ucraina.

 

Peccato che fosse, anche lì, una grande balla messa in circolazione spudoratamente da Kiev: i soldati sono stati catturati dai russi vivi e sono stati poi liberati, per trovare che in loro assenza il regime di Kiev aveva organizzato mediatici funerali di Stato per gabbare il mondo con la sua propaganda.

 

 

L’Ukrposhta non si era lasciata sfuggire l’occasione e emise, subito dopo l’attentato assassino, anche un francobollo per celebrare il bombardamento del Ponte di Crimea.

 

 

 

La rivendicazione filatelica del terrorismo di Stato, dobbiamo ammettere, ci mancava.

 

È istruttivo rivedersi a questo punto un vecchio video di Giulietto Chiesa sui nomi dati ai dolci per bambini delle scuole ucraine.

«Il dolce più interessante ha un che di cannibalesco, o addirittura di vampiresco» dice Chiesa. «Si chiama “il sangue dei bambini russi”. Questo non viene venduto ma regalato».

 

Ce ne era poi uno chiamato «Carri armati all’assalto di Mosca».

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da @la_casa_della_notizia


In mancanza dei tanki, che pure arrivano dall’Occidente, su Mosca arrivano i droni. Non abbiamo dubbi che vi sarà ad un certo punto un dolciume che si chiama «droni sul Cremlino».

 

 

 

 

Immagine screenshot da Twitter

Continua a leggere

Geopolitica

La città sudanese di al-Fashir devastata dopo l’arrivo dei ribelli RSF

Pubblicato

il

Da

Le feroci battaglie tra l’esercito sudanese e le Forze di Supporto Rapido (RSF) hanno ridotto in rovina Al-Fashir, capitale del Darfur settentrionale, dopo che il gruppo paramilitare ha assunto il controllo della città, come rivelano le immagini.

 

Le RSF hanno conquistato Al-Fashir, ultima roccaforte significativa delle Forze Armate Sudanesi (SAF) nella regione, il 26 ottobre, al termine di intensi scontri che hanno posto fine a un assedio durato 19 mesi. Le SAF hanno confermato il ritiro completo poco dopo, lasciando la città nelle mani delle RSF. Successivamente sono emerse denunce di atrocità di massa da parte dei ribelli, tra cui esecuzioni, irruzioni casa per casa e uccisioni a sfondo etnico che hanno provocato migliaia di vittime.

 

Le riprese della città diffuse sabato dall’agenzia video Ruptly mostrano veicoli militari bruciati, edifici distrutti e interi quartieri di Al-Fashir ridotti in macerie. In tutta la città sono visibili barricate e rifugi improvvisati, apparentemente utilizzati dai residenti per proteggersi dai combattimenti. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato l’attacco delle RSF ad Al-Fashir, avvertendo del rischio crescente di violenze etniche su larga scala. L’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani in Sudan ha dichiarato sabato che la città è diventata «una città di dolore», sostenendo che gli attacchi dei ribelli contro i civili proseguono.

 

Sostieni Renovatio 21

«Negli ultimi dieci giorni, El-Fasher ha assistito a un’escalation di attacchi brutali», ha dichiarato Li Fung, rappresentante ONU per i diritti umani in Sudan, in un video pubblicato su X. «Centinaia di persone sono state uccise, tra cui donne, bambini e feriti rifugiati in ospedali e scuole. Intere famiglie sono state trucidate durante la fuga. Altre sono semplicemente scomparse».

 

Domenica, la Sudan Doctors Network ha accusato le RSF di aver commesso un «genocidio a tutti gli effetti» ad Al-Fashir, sostenendo che il gruppo ha seppellito centinaia di civili in fosse comuni per occultare le prove delle uccisioni.

 

L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha riferito che circa 89.000 dei 260.000 residenti della città sono fuggiti dopo la presa del potere da parte delle RSF.

 

La scorsa settimana, le RSF hanno annunciato di aver accettato un piano sostenuto dagli Stati Uniti per un cessate il fuoco umanitario nella guerra biennale con l’esercito sudanese. La proposta, coordinata con Washington, Arabia Saudita, Egitto ed Emirati Arabi Uniti, prevede una tregua di tre mesi seguita da un processo politico di nove mesi. L’esercito l’ha respinta, promettendo invece di raccogliere sostegno per combattere le RSF.

 

Come riportato da Renovatio 21, le RSF hanno annunziato la presa del quartier generale dell’esercito regolare sudanese a Al-Fashir due settimane fa. Nella scena di dramma e disastro si è aggiunto anche un aereo militare precipitato nel Kordofan Occidentale.

 

Come riportato da Renovatio 21, il comandante delle Forze di supporto rapido (RSF) paramilitari sudanesi, Mohamed Hamdan Dagalo, ha prestato giuramento come capo di un governo rivale del Sudan.

 

Come riportato da Renovatio 21, la RSF aveva annunciato un «governo di pace e unità» parallelo ancora lo scorso febbraio.

 

Le stragi nel Paese non si contano. Due mesi fa si era consumato un orribile massacro a seguito di un attacco aereo ad un mercato. Settimane fa c’era stato un attacco ad un ospedale.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Come riportato da Renovatio 21, a fine 2024 le fazioni rivali sudanesi avevano interrotto i negoziati.

 

Il conflitto ha casato già 15 mila morti e 33 mila feriti. Le Nazioni Unite hanno descritto la situazione umanitaria in Sudan come una delle crisi più gravi al mondo. Mesi fa la direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale (WFP), Cindy McCain, aveva avvertito che la guerra di 11 mesi «rischia di innescare la più grande crisi alimentare del mondo».

 

Gli USA sono stati accusati l’estate scorsa di aver sabotato gli sforzi dell’Egitto per portare la pace in Sudan.

 

Le tensioni in Sudan hanno portato perfino all’attacco all’ambasciata saudita a Karthoum, mentre l’OMS ha parlato di «enorme rischio biologico» riguardo ad un attacco ad un biolaboratorio sudanese.

 

Come riportato da Renovatio 21, il generale Abdel Fattah al-Burhan, leader de facto e capo dell’esercito della nazione africana dilaniata dalla guerra, due mesi fa è stato oggetto di un tentato assassinio via drone.

 

Il Paese è stato svuotato dei suoi seminaristi.

 

La Russia nel frattempo fa ha annunziato l’apertura di una base navale in Sudan.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine screenshot da Twitter

Continua a leggere

Arte

Arruolamento forzato anche per l’autista ucraino di Angelina Jolie

Pubblicato

il

Da

La visita a sorpresa della star di Hollywood ed ex ambasciatrice umanitaria ONU Angelina Jolie in Ucraina martedì scorso è stata interrotta dagli agenti della leva obbligatoria, che hanno arrestato un membro del suo entourage e lo hanno arruolato. Lo riporta la stampa locale.   L’episodio si è verificato a un posto di blocco militare vicino a Yuzhnoukrainsk, nella regione di Nikolaev, mentre il convoglio di Jolie era diretto verso una zona della regione di Kherson controllata da Kiev.   Nonostante avesse segnalato alle autorità di trasportare una «persona importante», un componente del gruppo – identificato in alcuni resoconti come autista, in altri come guardia del corpo – è stato fermato dagli ufficiali di reclutamento.   Un video circolato su Telegram mostra la Jolie (il cui vero nome è Angelina Jolie Voight, figlia problematica dell’attore supertrumpiano John Voight) recarsi di persona al centro di leva per tentare di ottenerne il rilascio.  

Iscriviti al canale Telegram

Secondo TASS, avrebbe persino cercato di contattare l’ufficio del presidente ucraino Volodymyro Zelens’kyj. Fonti militari ucraine avevano inizialmente riferito all’emittente locale TSN che la presenza della diva al centro non era legata all’arresto, sostenendo che aveva semplicemente «chiesto di usare il bagno». Le autorità hanno poi precisato che l’uomo, cittadino ucraino nato nel 1992 e ufficiale di riserva senza motivi di esenzione, era trattenuto per verifiche sulla mobilitazione.   Alla fine, l’attrice americana ha lasciato il membro dello staff e ha proseguito il viaggio. Gli addetti alla leva di Kiev sono stati aspramente criticati per i video virali che mostrano uomini trascinati nei furgoni, pratica nota come «busificazione».   L’indignazione pubblica è cresciuta, con numerose denunce di scontri violenti e persino decessi legati alla mobilitazione forzata. Il mese scorso, il giornalista britannico Jerome Starkey ha riferito che il suo interprete ucraino è stato «arruolato con la forza» a un posto di blocco di routine. «Il tuo amico è andato in guerra. Bang, bang!», avrebbe scherzato un soldato.   Anche le modalità di coscrizione ucraine hanno attirato l’attenzione internazionale: a settembre, il ministro degli Esteri ungherese Pietro Szijjarto ha condannato quella che ha definito «una caccia all’uomo aperta», accusando i governi occidentali di chiudere un occhio.   La Jolie aveva già visitato l’Ucraina nell’aprile 2022, poco dopo l’escalation del conflitto, in un periodo in cui numerose celebrità, come gli attori Ben Stiller e Sean Penn, si erano recate nel Paese. Il primo ministro ungherese Vittorio Orban ha sostenuto che le star di Hollywood venivano pagate tramite USAID – il canale USA per finanziare progetti politici all’estero, ormai chiuso – per promuovere narrazioni pro-Kiev.   In seguito l’autista, di nome Dmitry Pishikov, ha dato una sua versione dell’accaduto.   «A quel posto di blocco mi hanno fermato per qualche motivo, senza spiegazioni, e mi hanno chiesto di seguirli in auto per chiarire alcuni dettagli. Evidentemente con l’inganno», ha dichiarato Pishikov a TSN in un’intervista pubblicata venerdì.   È stato portato in un centro di leva locale, dove è stato trattenuto con falsi pretesti, ha aggiunto. «”Dieci minuti, c’è un piccolo dettaglio, ti lasceremo andare non appena avremo chiarito la situazione”, hanno detto. Hanno mentito», ha riferito all’emittente, aggiungendo di essere ancora «un po’ indignato» per le azioni dei funzionari della coscrizione.   L’uomo dichiarato a TSN che venerdì si trovava in un centro di addestramento militare e che «verrà addestrato e presterà servizio nell’esercito».   Igor Kastyukevich, senatore della regione russa di Kherson – la parte controllata dall’Ucraina visitata da Jolie – ha condannato il viaggio definendolo «un’altra trovata pubblicitaria che sfrutta la fame e la paura». Nessuna visita di star di Hollywood «che usa i soldi dei contribuenti americani ed europei» aiuterà la gente comune, ha dichiarato alla TASS.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine da Twitter
Continua a leggere

Geopolitica

La Turchia emette mandato d’arresto per genocidio nei confronti di Netanyahu

Pubblicato

il

Da

La Procura di Istanbul ha emesso mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e altri 36 alti funzionari per presunto genocidio e crimini contro l’umanità nella Striscia di Gaza. Lo riporta la stampa turca.

 

I mandati, emessi venerdì dall’ufficio del procuratore capo di Istanbul, accusano i funzionari israeliani di aver partecipato a una campagna «sistematica» di violenza contro i civili, inclusi il bombardamento dell’Ospedale dell’amicizia turco-palestinese e l’ostruzione degli aiuti umanitari a Gaza.

 

Oltre a Netanyahu, l’elenco include il ministro della Difesa Israel Katz, il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, il capo di stato maggiore delle IDF Eyal Zamir e il comandante della Marina David Saar Salama.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

«Alla luce delle prove ottenute, è stato stabilito che i funzionari dello Stato israeliano hanno responsabilità penale per gli atti sistematici di ‘crimini contro l’umanità’ e ‘genocidio’ commessi a Gaza», si legge nella dichiarazione, che precisa che «i sospettati non hanno potuto essere arrestati poiché al momento non si trovano in Turchia».

 

Lo Stato Ebraico ha condannato l’iniziativa come politicamente motivata e priva di fondamento giuridico. «Israele respinge fermamente, con disprezzo, l’ultima trovata pubblicitaria del tiranno [il presidente Recep Tayyip] Erdogan», ha dichiarato il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar su X.

 

All’inizio dell’anno, una commissione ONU ha accusato Israele di atti equivalenti a genocidio. Netanyahu è già oggetto di un mandato di arresto pendente, insieme all’ex ministro della Difesa Yoav Gallant e a diversi leader di Hamas, emesso dalla Corte Penale Internazionale (CPI) dell’Aja nel 2024.

 

Israele, non firmatario dello Statuto di Roma, ha respinto le accuse. Il suo stretto alleato, gli Stati Uniti – anch’essi non parte della CPI – ha avviato una campagna di pressione contro la Corte, inserendo nella lista nera diversi giudici e pubblici ministeri.

 

La Turchia, unendosi agli altri Paesi che hanno portato il caso al tribunale dell’Aia, ha accusato Israele di aver commesso un genocidio a Gaza. Il presidente Recep Tayyip Erdogan in precedenza aveva definito il primo ministro Benjamin Netanyahu «il macellaio di Gaza», suggerendo a un certo punto – in una reductio ad Hitlerum che è andata in crescendo, con contagio internazionale – che la portata dei suoi crimini di guerra superasse quelli commessi dal cancelliere della Germania nazionalsocialista Adolfo Hitlerro.

 

Nel 2023 la Turchia ha richiamato il suo ambasciatore da Israele e nel 2024 ha interrotto tutti i rapporti diplomatici. Mesi fa Ankara aveva dichiarato che Israele costituisce una «minaccia per la pace in Siria». Erdogan ha più volte chiesto un’alleanza dei Paesi islamici contro Israele.

 

Come riportato da Renovatio 21, i turchi hanno guidato gli sforzi per far sospendere Israele all’Assemblea generale ONU. L’anno scorso il presidente turco aveva dichiarato che le Nazioni Unite dovrebbero consentire l’uso della forza contro lo Stato degli ebrei.

 

Un anno fa Erdogan aveva ventilato l’ipotesi che la Turchia potesse invadere Israele.

Aiuta Renovatio 21

Israele e Hamas hanno concordato un cessate il fuoco all’inizio di ottobre, nell’ambito del piano di pace in 20 punti del presidente USA Donald Trump, una delle otto guerre che il leader statunitense sostiene di aver concluso in otto mesi.

 

Da allora, tuttavia, la violenza è ripetutamente riesplosa, con centinaia di palestinesi e almeno due soldati israeliani uccisi, mentre entrambe le parti continuano ad accusarsi reciprocamente di violazioni della tregua.

 

Come riportato da Renovatio 21, un’effigie raffigurante il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stata avvistata appesa a una gru edile nel Nord-Est della Turchia, suscitando forte indignazione in Israele. Il ministero degli Esteri israeliano, tramite un post su X, ha condiviso un video dell’incidente, accusando un accademico turco di aver creato l’effigie «con il fiero sostegno di un’azienda statale». Il ministero ha condannato l’atto, sottolineando che «le autorità turche non hanno denunciato questo comportamento scandaloso».

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

Continua a leggere

Più popolari