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Militaria

Kennedy: gli F-16 all’Ucraina saranno «un disastro per l’umanità»

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Il candidato presidenziale USA Robert F. Kennedy Junior ha dichiarato che l’incombente consegna di aerei da combattimento F-16 americani all’Ucraina non impedirà il «crollo» dell’esercito di Kiev e andrà solo a beneficio del complesso militare-industriale.

 

Il conflitto ucraino dovrebbe essere risolto attraverso i negoziati, sostiene RFK Jr. in un thread su Twitter, affermando che la fornitura di F-16 a Kiev è stata una «grande decisione per l’industria della difesa, ma un disastro per l’Ucraina e umanità».

 

«Gli F-16 non fermeranno il collasso dell’esercito ucraino (che secondo alcuni esperti è imminente). Questi aerei richiedono molto addestramento e manutenzione. Questo non è un film», ha sottolineato Kennedy.

 

Il candidato presidenziale sfidante di Joe Biden nel Partito Democratico USA si è a lungo opposta all’aiuto occidentale all’Ucraina, guidato da Washington, sostenendo che gli Stati Uniti dovrebbero ammettere il loro «fallimento» nel Paese e concentrarsi invece sulle questioni interne.

 

 

La critica di Kennedy alla consegna del jet da combattimento arriva dopo che Washington ha consentito ai suoi alleati europei di riesportare aerei più vecchi in Ucraina, e ore prima che la mossa fosse annunciata ufficialmente da Danimarca e Paesi Bassi.

 

L’imminente consegna è stata annunciata domenica dal primo ministro olandese Mark Rutte mentre ospitava il presidente ucraino Zelens’kyj in una base aerea militare a Eindhoven.

 

«Oggi possiamo annunciare che i Paesi Bassi e la Danimarca si impegnano a trasferire gli aerei F-16 all’Ucraina e all’aeronautica militare ucraina, compresa la cooperazione con gli Stati Uniti e altri partner una volta soddisfatte le condizioni per tale trasferimento», ha affermato il Rutte in una conferenza stampa.

 

Contemporaneamente, il ministero della Difesa danese ha rilasciato una dichiarazione in cui conferma il suo impegno a fornire a Kiev F-16 dal suo inventario, una volta soddisfatte determinate «condizioni», le quali «includono, ma non sono limitate a, personale F-16 ucraino selezionato, testato e addestrato con successo, nonché le necessarie autorizzazioni, infrastrutture e logistica».

 

Kiev ha richiesto a lungo aerei moderni, così come altre armi sempre più sofisticate, dai suoi sostenitori occidentali, sostenendo che gli aerei l’avrebbero aiutata a invertire le sorti del conflitto con la Russia, che va avanti dal febbraio 2022.

 

Mosca ha ripetutamente sollecitato l’Occidente collettivo per fermare le consegne militari, sostenendo che avrebbero solo prolungato le ostilità piuttosto che cambiarne l’esito finale.

 

È stato riportato che alcuni piloti ucraini sarebbero già stati addestrati all’uso degli F-16 in Occidente, con corsi accelerati che tuttavia lasciano parecchi dubbi, visti i tempi naturali di addestramento.

 

Non è escluso, sostiene una voce che circola in rete, che a pilotare eventuali F-16 schierati in Ucraina non saranno piloti ucraini, ma, più o meno segretamente, piloti di Paesi NATO che subentrerebbero come mercenari per salvare le apparenze del conflitto non ancora dichiarato tra il Patto Atlantico e Mosca.

 

In questa prospettiva, avremmo piloti NATO su aerei NATO che attaccano i russi, ma fuori dalla possibilità di etichettare gli scontro come guerra effettiva – insomma, la storia dell’Ucraina dell’ultimo anno.

 

Gli F-16 fanno parte dell’osceno teatro dell’assurdo dei Paesi NATO che dapprima negano a Kiev la fornitura di una qualche arma, per poi fornirla dopo poche settimane – da carri Leopard a, ora, i caccia F-16 (che costeranno agli USA 2 miliardi di dollari), con il limite, sempre più vicino, delle armi nucleari.

 

Come riportato da Renovatio 21, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha recentemente ricordato che gli F-16 sono in grando di trasportare testate atomiche.

 

 

 

 

 

Immagine di Jerry Gunner via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

 

 

 

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Bizzarria

Caccia NATO inseguono stormo di uccelli

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Secondo quanto riportato dai media, l’aeronautica militare lettone avrebbe inviato un gruppo di caccia della NATO al confine con la Bielorussia per indagare su un oggetto volante non identificato, che si è rivelato essere uno stormo di uccelli.

 

Il ministero della Difesa dello Stato baltico ha rilasciato martedì una dichiarazione in cui afferma che nelle prime ore del 17 settembre l’Aeronautica militare ha rilevato un «oggetto volante irriconoscibile» che si era avvicinato al confine tra Lettonia e Bielorussia e lo aveva attraversato nei pressi del distretto di Kraslava.

 

In risposta, il ministero ha affermato che gli aerei da guerra della NATO Airspace Patrol Mission sono decollati e sono stati inviati a intercettare l’oggetto. Dopo non aver trovato nulla di sospetto, i caccia sono tornati alla base.

 

Tuttavia, più tardi nel corso della giornata, l’agenzia di stampa LETA ha riferito che i dispositivi di monitoraggio dello spazio aereo avevano identificato l’«oggetto volante irriconoscibile» come uno stormo di uccelli. La specie precisa dei volatili per qualche ragione non è stata specificata.

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Il primo ministro lettone Evika Silina ha tuttavia ribadito che la popolazione deve essere informata quando oggetti non identificati si avvicinano ai confini del Paese, mentre il ministro della Difesa Andris Spruds ha osservato che i caccia erano in volo perché inizialmente era impossibile determinare cosa fosse «l’oggetto».

 

Alla luce dell’incidente, il ministero della Difesa della Lettonia ha invitato i cittadini a segnalare immediatamente eventuali oggetti o attività sospette ai confini del Paese chiamando il numero verde nazionale di emergenza.

 

La scorsa settimana, l’esercito lettone ha annunciato che avrebbe adottato misure aggiuntive per proteggere il confine orientale del Paese dopo che un drone militare armato si sarebbe schiantato nella regione di Rezekne.

 

Secondo l’Aeronautica militare nazionale lettone, il drone sarebbe stato identificato come un drone «Shahed» che aveva attraversato lo spazio aereo del Paese dalla Bielorussia. Mosca ha negato le affermazioni secondo cui il drone fosse di origine russa.

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Militaria

Generale tedesco: l’Occidente dell’escalation contro la Russia fino al «punto di non ritorno»

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Il generale tedesco Harald Kujat (in pensione), ex ispettore capo della Bundeswehr (2000-2002) e presidente del Comitato militare della NATO (2002-2005), che continua a essere uno dei principali critici delle strategie di escalation occidentali, ha messo in guardia contro la consegna di estese armi occidentali all’Ucraina e il loro rilascio per usarle contro posizioni militari nel cuore della Russia.   In un’intervista con la Neue Osnabrücker Zeitung, il generale Kujat ha dichiarato: «Se le armi a lungo raggio vengono consegnate adesso, allora la capacità dell’Ucraina di attaccare obiettivi che sono di importanza esistenziale per la Russia aumenterà – e con ciò la minaccia che questa guerra si diffonda. Ecco perché possiamo solo mettere in guardia da ciò».   Kujat ha accusato l’Ucraina di cercare di «trascinare anche l’Occidente in questa guerra».

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Gli attacchi ucraini alle infrastrutture militari nel cuore della Russia rappresentavano un «rischio enorme», poiché l’attacco al sistema di allarme russo (che non aveva alcun ruolo nell’apparente difesa dell’Ucraina contro la Russia) faceva parte dell’«equilibrio strategico-nucleare delle due superpotenze nucleari», cioè Russia e Stati Uniti, ha dichiarato Kujat al quotidiano Osnabrück.   L’Occidente deve stare attento a non oltrepassare continuamente «nuove linee rosse» e raggiungere infine un «punto di non ritorno».   Come riportato da Renovatio 21, il Kujat, rispettato ex presidente del Comitato militare della NATO (2002-2005) ed ex capo di stato maggiore della Bundeswehr (2000-2005), a maggio aveva espresso il suo disappunto in un’intervista del 2 maggio pubblicata su Preußische Allgemeine Zeitung riguardo al fatto che il cancelliere Olaf Scholz, durante il suo viaggio in Cina dal 16 al 18 aprile, non ha sostenuto il piano di pace cinese in Ucraina del 24 febbraio 2023.   «Il tempo sta finendo. Una catastrofica sconfitta militare per l’Ucraina può essere evitata solo se le ostilità cessano al più presto possibile e se si avviano negoziati di pace tra i due Stati belligeranti. Chiunque voglia salvare l’Ucraina deve intraprendere questa strada con risolutezza e fermezza» aveva dichiarato il generale germanico.   Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa in un’intervista del 21 marzo alla radio Berlino-Brandeburgo (RBB), il generale tedesco aveva definito un’«assoluta assurdità» l’idea che l’Ucraina sarebbe in grado, solo con più munizioni, di respingere le truppe di Mosca, aggiungendo per soprammercato che le forze armate russe sono «più forti che negli anni ’80».

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La scorsa estate il generale aveva messo in guardia dalla minaccia di guerra se la Germania dovesse soccombere alle pressioni NATO e consegnare missili da crociera Taurus all’Ucraina.   Come riportato da Renovatio 21, il nome del generale Kujat appariva in un appello di inizio anno da parte di generali tedeschi che si opponevano alla fornitura di carrarmati Leopard all’Ucraina.   Kujat è stato ispettore generale della Bundeswehr nel 2000-2002 e ha concluso la sua carriera militare come presidente del comitato militare della NATO nel 2002-2005.  

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Geopolitica

Gli Houthi attaccano il centro di Israele. Con un missile ipersonico?

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Un missile sparato dallo Yemen ha colpito il centro di Israele domenica mattina, secondo le Forze di difesa israeliane (IDF). Gli Houthi, un gruppo armato che controlla gran parte dello Yemen settentrionale, hanno rivendicato la responsabilità dell’attacco.

 

Il missile è entrato nello spazio aereo israeliano da est ed è caduto in un’area aperta, ha detto l’IDF in un messaggio su X. Non ci sono state vittime a seguito dell’incidente, ha aggiunto.

 


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In un post successivo, l’esercito israeliano ha affermato che l’attacco era partito dallo Yemen. Ha anche chiarito che i suoni esplosivi uditi sopra Israele centrale erano stati prodotti dagli intercettori dell’IDF, che avevano sparato contro il proiettile in arrivo.

 

Le sirene sono state attivate nella zona che va da Tel Aviv, sulla costa mediterranea, alla città di Modiin, circa 25 km (18 miglia) a sud-est, intorno alle 6:30 del mattino, ora locale, ha riportato il Times of Israel.

 

Secondo il giornale, un missile avrebbe colpito un’area aperta e causato un incendio nella foresta di Ben Shemen, a pochi chilometri dall’aeroporto internazionale Ben Gurion fuori Tel-Aviv. Le schegge hanno anche danneggiato una stazione ferroviaria alla periferia di Modiin e la polizia sta cercando detriti di missili in altre aree, ha aggiunto.

 


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Nove persone sono rimaste leggermente ferite mentre cercavano riparo durante l’attacco, ha affermato il servizio di ambulanze israeliano Magen David Adom.

 

Poche ore dopo, gli Houthi hanno confermato la loro responsabilità nell’attacco missilistico, con il portavoce del gruppo che ha affermato in una nota che «le forze armate yemenite hanno condotto un’operazione militare specifica» contro «un obiettivo militare del nemico israeliano» nell’area portuale di Jaffa a Tel Aviv.

 

L’attacco ha coinvolto «un nuovo missile balistico ipersonico», che è stato in grado di colpire il bersaglio designato, ha affermato il portavoce. «I sistemi di difesa del nemico non sono riusciti a intercettare e affrontare [il missile]. Ha percorso una distanza di 2.040 km in undici minuti e mezzo e ha causato uno stato di paura e panico» in Israele, ha aggiunto.

 

Dall’ottobre dell’anno scorso gli Houthi attaccano con droni e missili navi mercantili presumibilmente legate a Israele nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, sostenendo di agire a sostegno dei palestinesi durante gli attacchi israeliani a Gaza.

 

Il gruppo yemenita ha preso di mira anche il territorio israeliano con droni e missili, ma è riuscito a penetrare le difese aeree solo in poche occasioni.

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Saree ha avvertito che «il nemico israeliano dovrebbe aspettarsi più attacchi e operazioni specifiche» in vista del primo anniversario dell’attacco del 7 ottobre contro Israele da parte del gruppo armato palestinese Hamas, in cui circa 1.200 persone sono state uccise e circa 250 prese in ostaggio.

 

 

A marzo gli Houthi avevano fatto circolare la voce secondo la quale la milizia sciita avrebbe effettuato con successo un volo di prova di un missile ipersonico e si stava preparando ad aggiungerlo al suo arsenale.

 

Come riportato da Renovatio 21, quattro mesi fa il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dell’Iran (IRGC) – i cosiddetti pasdaran, considerati alleati degli Houthi – ha presentato un nuovo missile ipersonico durante una cerimonia tenutasi a Teheran alla presenza del leader supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei.

 

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