Economia
Immenso aumento di energia per i data center

Un nuovo rapporto del Berkeley Lab, che analizza la domanda di elettricità dei data center, prevede che questa stia esplodendo da un già elevato 4,4% di tutto il consumo di elettricità in ambito statunitense, a un possibile 12% di consumo di elettricità in poco più di tre anni, entro il 2028.
Si tratta di un fenomeno globale: in Irlanda, i data center consumano già il 18% della produzione totale di elettricità. Secondo il rapporto, che viene pubblicato periodicamente, il consumo di energia dei data center è stato stabile con una crescita minima dal 2010 al 2016, ma ciò sembra essere cambiato dal 2017 in poi, con l’uso dei data center e dei «server accelerati» per alimentare applicazioni di Intelligenza Artificiale per il complesso militare-industriale e prodotti e servizi di consumo.
Diversi osservatori ora affermano che questa rivoluzione dei data center/AI ha prodotto un’impennata negli investimenti di capitale, nella tecnologia dei semiconduttori e nella produttività economica degli Stati Uniti. Per un esempio tipico, un rapporto degli analisti della banca JPMorgan Chase si vanta di una crescita della produttività del lavoro del 2,2% nel terzo trimestre e dichiara che «l’ampia integrazione dell’intelligenza artificiale (IA) è emersa come una forza trasformativa con il potenziale per aumentare ulteriormente la produttività». Ma gli economisti del «lavoro produttivo» di cui parlano sono sempre in forte espansione quando le profonde recessioni licenziano milioni di persone, e hanno avuto un «boom» nel 2020-22, quindi non è un vero indicatore di progresso economico.
Molto più chiara è la produttività totale dei fattori, l’aumento della crescita economica stimata derivante dal progresso tecnologico, dopo aver tenuto conto dei cambiamenti nell’occupazione della forza lavoro, delle competenze e dell’istruzione e degli investimenti di capitale. Potrebbe essere chiamata «crescita della produttività tecnologica».
Un ulteriore rapporto del Bureau of Labor Statistics sulla «produttività totale dei fattori dei principali contributi industriali alla produzione» copre i 17 anni dal 2007 al 2023; mostra che la crescita media della «produttività totale dei fattori» (TFP) negli otto anni 2016-23, gli anni dell’impennata della domanda di elettricità da parte di data center/server accelerati/intelligenza artificiale evidenziata nel rapporto del Berkeley Lab, è stata piuttosto bassa, pari allo 0,5%/anno.
Ciò è stato quasi identico alla crescita media della TFP negli otto anni precedenti 2008-15, che era dello 0,45%/anno.
Come commenta EIRN, «sembra che il fallimento storico della “Quarta Rivoluzione Industriale», che nelle sole comunicazioni, ha prodotto balzi di produttività economica come hanno fatto le precedenti innovazioni tecnologiche, stia continuando nonostante la bolla dell’IA e nonostante la minaccia del suo boom dei data center di prendere l’elettricità a spese di altri settori e consumatori.
Come riportato da Renovatio 21, i colossi dell’informatica che intendono utilizzare l’IA come Google e Microsoft ora stanno attivandosi per utilizzare nei loro data center energia nucleare prodotta da centrali praticamente private: emblematico il caso di Microsoft che ha fatto riaprire la centrale atomica di Three Miles Island, conosciuta per l’incidente avvenuto nel 1979, quanso vi fu la parziale fusione del nucleo di uno dei reattori.
Google invece ha annunciato che alimentarà i suoi server IA con sette piccoli reattori atomici.
Della questione dei data center sempre più energivori, e della loro ramificazione geopolitica, ha parlato con una certa lungimiranza anche il ministro della Difesta italiano Guido Crosetto in un incontro con la stampa a margine di un recente summit NATO a Napoli.
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Economia
Il caldo ha portato le riserve europee di gas 20% sotto il normale

Le scorte di gas naturale in Europa sono particolarmente basse per questo periodo dell’anno. Lo riporta Bloomberg, citando la crescente domanda di aria condizionata a causa dell’ondata di calore regionale.
Secondo quanto affermato dalla testata economica neoeboracena, attualmente i siti di stoccaggio sotterraneo sono pieni per circa il 62%, mentre solitamente le riserve raggiungono circa l’80% all’inizio dell’estate, contribuendo a garantire una solida riserva in vista della stagione di riscaldamento invernale.
Il caldo estremo in Asia ha inoltre causato il dirottamento delle spedizioni di carburante dall’Europa, poiché gli acquirenti di tutto il mondo competono per le scorte limitate. Di conseguenza, i futures del gas naturale europeo si sono attestati vicino al massimo delle ultime due settimane, il che significa che «il continente deve pagare per continuare a rifornirsi», ha scritto la testata.
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Nonostante questa tendenza, l’UE potrebbe comunque riuscire a ricostituire le proprie scorte di gas fino a circa l’80% entro la fine dell’estate, secondo quanto riportato dalla testata citando una nota di Goldman Sachs.
L’UE importa quasi il 90% del suo gas naturale e, nonostante le sanzioni, la Russia continua a rappresentare una quota significativa della fornitura.
A maggio, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha presentato un piano per eliminare gradualmente tutte le importazioni di petrolio e gas dalla Russia entro la fine del 2027, come parte della tabella di marcia REPowerEU dell’UE, che mira a eliminare la dipendenza del blocco dai combustibili fossili del paese e a passare a fonti rinnovabili.
Il piano ha suscitato critiche da parte di Ungheria e Slovacchia, due Paesi senza sbocco sul mare che hanno fatto ampio affidamento sul gasdotto russo. Bratislava ha bloccato il 18° pacchetto di sanzioni dell’UE, che colpisce i settori energetico e finanziario russo, citando rischi di carenze e aumento dei prezzi. Budapest si è unita al veto e sta facendo pressione sul blocco affinché faccia concessioni in materia di energia e sulle più ampie norme RepowerEU.
Come riportato da Renovatio 21, il premier slovacco Robert Fico ha dichiarato che il suo Paese è «pronto a combattere» per il gas russo.
Il mese scorso anche l’Austria ha chiesto la revisione del divieto europeo sul gas di Mosca. Anche in Germania politici tedeschi di alto livello come il democristiano CDU Michael Kretschmer stanno già chiedendo una ripresa dei legami con la Russia
Il colosso gasiero russo Gazprom aveva dichiarato quattro mesi fa che i Paesi UE stavano rapidamente esaurendo le riserve di gas. Nonostante le apparenze, le importazioni europee di gas russo in questi mesi sono aumentati varie volte, nonostante anche l’impennata dei prezzi.
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Economia
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