Economia
L’Indonesia entra nei BRICS
L’Indonesia è entrata formalmente a far parte dei BRICS come membro a pieno titolo; lo ha annunciato lunedì il Brasile, che attualmente detiene la presidenza di turno del gruppo.
BRICS è stato fondato nel 2009 da Brasile, Russia, India e Cina, con il Sudafrica che si è unito due anni dopo. Sebbene il gruppo fosse stato originariamente concepito come una piattaforma per investimenti reciproci e la conseguente stabilità finanziaria, in seguito si è evoluto in un forum con un programma più ampio, che includeva questioni di sicurezza.
La candidatura dell’Indonesia era stata approvata dai leader dei BRICS già nel 2023, ma la quarta nazione più popolosa al mondo, con oltre 270 milioni di abitanti, ha scelto di unirsi al gruppo solo dopo la formazione del suo nuovo governo, avvenuta lo scorso anno.
«L’Indonesia condivide con gli altri membri del gruppo il sostegno alla riforma delle istituzioni di governance globale e contribuisce positivamente all’approfondimento della cooperazione nel Sud del mondo», ha affermato il governo brasiliano in una nota.
«Con la popolazione e l’economia più grandi del Sud-Est asiatico, l’Indonesia condivide con gli altri membri l’impegno a riformare le istituzioni di governance globale e contribuisce positivamente ad approfondire la cooperazione Sud-Sud», ha aggiunto.
L’anno scorso, il gruppo è stato ampliato per includere Iran, Egitto, Etiopia ed Emirati Arabi Uniti come membri a pieno titolo. Bielorussia, Bolivia, Kazakistan, Thailandia, Cuba, Uganda, Malesia e Uzbekistan sono stati nominati tra quelli che dovrebbero diventare ufficialmente stati partner BRICS quest’anno.
Oltre due dozzine di altri Paesi hanno mostrato interesse a collaborare con i BRICS, secondo alti funzionari russi. L’Argentina ha tuttavia ritirato la candidatura con l’arrivo al potere del presidente Javier Milei.
Come riportato da Renovatio 21, già due anni fa vi erano ampi segnali dell’intenzione di Giacarta di sganciarsi dal dollaro.
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Immagine di President az via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Alimentazione
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Economia
«Terrorismo energetico», l’accusa di Mosca a Kiev: drone ucraino contro la fornitura di gas russo alla Turchia e all’Europa
L’Ucraina ha lanciato un attacco con drone senza successo contro l’infrastruttura energetica russa che fornisce gas naturale alla Turchia, ha riferito lunedì il ministero della Difesa di Mosca. Lo riferisce la stampa russa.
Il tentativo di sabotaggio è avvenuto sabato e ha coinvolto nove droni kamikaze, lanciati dalle forze ucraine contro la stazione di compressione del gas Russkaja, nei pressi del villaggio di Gaikodzor, nella regione russa meridionale di Krasnodar, secondo una dichiarazione del ministero.
Il sito è cruciale per il funzionamento del gasdotto TurkStream, che trasporta gas naturale dalla Russia alla Turchia sotto il Mar Nero. Diverse nazioni dell’Europa meridionale, tra cui l’Ungheria, membro dell’UE, utilizzano la rotta turca per ricevere rifornimenti. L’attacco di Kiev era «mirato a fermare la fornitura di gas alle nazioni europee» attraverso l’intermediario neutrale, ha affermato il Ministero della Difesa russo.
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L’attacco ucraino contro la stazione Russkaya è stato ampiamente sventato, ha aggiunto l’esercito. Un drone ad ala fissa si è schiantato vicino a un contatore del gas e ha causato danni di lieve entità, che sono stati rapidamente riparati dal personale della struttura, ha affermato. L’incidente non ha causato alcuna interruzione delle forniture, ha sottolineato la dichiarazione.
Kiev ha rifiutato di rinnovare un contratto di transito con la Russia, scaduto all’inizio di quest’anno, che prevedeva la fornitura di gas russo ai paesi dell’UE attraverso il territorio ucraino. La Slovacchia, una delle nazioni interessate dalla decisione, ha accusato l’Ucraina di aver causato una crisi energetica.
Il primo ministro slovacco Robert Fico ha descritto il leader ucraino Volodymyr Zelens’kyj come qualcuno che «vaga per l’Europa implorando e ricattando» le nazioni occidentali nella speranza di ottenere maggiore assistenza militare per combattere la Russia.
Come riportato da Renovatio 21, Fico ha definito come «irrazionale» la posizione della UE e avvertito di un possibile crollo imminente dell’intero sistema di Bruxelles.
Lo Zelens’kyj in precedenza aveva accusato Fico di aver stretto «accordi loschi» con Mosca e di aver minato «l’unità» dell’UE nel confronto con la Russia. Ha anche affermato che i servizi segreti slovacchi dovrebbero indagare su Fico per corruzione.
Il gasdotto TurkStream è stato lanciato a gennaio 2020 e ha una capacità annuale di 31,5 miliardi di metri cubi. La sua sezione sottomarina si estende per circa 930 km, mentre la stazione Russkaya funge da punto di uscita sul suolo russo.
Una delle due linee del gasdotto serve i clienti turchi, mentre l’altra conduce ai consumatori in Ungheria, Serbia, Bulgaria, Slovacchia, Bosnia ed Erzegovina e Grecia.
I funzionari russi hanno accusato Kiev di tentativi di sabotare il collegamento energetico in più occasioni negli ultimi anni.
Come riportato da Renovatio 21, il premier ungherese Viktor Orban e il presidente serbo ALeksandar Vucic hanno reiterato la loro volontà di difendere con ogni mezzo – sottintendendo anche quello militare – le proprie forniture di gas.
Come riportato da Renovatio 21, uno scoop del Washington Post è emerso che il presidente ucraino aveva proposto durante un incontro con il vice primo ministro Yulia Svridenko a febbraio di «far saltare in aria» l’oleodotto Druzhba («amicizia», in russo), che trasporta il petrolio russo in Ungheria. Secondo i documenti citati dal quotidiano di Washington, lo Zelens’kyj avrebbe detto che «l’Ucraina dovrebbe semplicemente far saltare in aria l’oleodotto e distruggere… l’industria ungherese [del primo ministro] Viktor Orban, che si basa pesantemente sul petrolio russo».
Vucic e Orban sono due figure uniche sul piano occidentale: entrambi continuano a sottolineare i pericoli che sta correndo il mondo, entrambi continuano ad essere bastonati da Bruxelles e dagli Stati UE, forsanche, nel caso serbo, con la miccia accesa sul Kosovo. I due l’anno scorso avevano avvertito che la guerra avrebbe potuto portare all’esaurimento del cibo per un quarto della popolazione mondiale.
Entrambi, bisogna ricordare, si oppongono al processo di omosessualizzazione delle loro società e dei loro ordinamenti.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Economia
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