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Il capo della sicurezza ucraino vuole vietare Telegram

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L’app di messaggistica Telegram è un sistema «pericoloso» che viene attivamente sfruttato per campagne di sorveglianza e influenza, ha dichiarato il segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell’Ucraina al sito di notizie Liga.net.

 

Oleksyj Danilov ha affermato di non aver mai utilizzato Telegram ed è pronto a vietarlo completamente se verranno soddisfatte determinate condizioni.

 

«Non si tratta di giornalismo, si tratta di influenza» ha detto Danilov in un’intervista al quotidiano ucraino, pubblicata giovedì, quando gli è stato chiesto di Telegram. La piattaforma offre uno spazio per «sistemi di influenza in cui le persone iniziano a promuovere determinate questioni in cambio di denaro», ha affermato il capo della sicurezza ucraino. «È una cosa molto pericolosa dal punto di vista della sicurezza nazionale»

 

Danilov ha sostenuto che i servizi di sicurezza dovrebbero avere accesso alle informazioni personali degli utenti di Telegram e ha espresso preoccupazione per i canali anonimi.

 

«Non riconosco le cose anonime», ha detto, aggiungendo che quando vede un soprannome in un’app di messaggistica, «ha bisogno di sapere» esattamente chi si nasconde dietro. Danilov ha detto che «non è contrario» alla messaggistica in generale, ma vuole che siano trasparenti.

 

Il capo della sicurezza ha anche descritto Telegram come «molto vulnerabile» e l’app di riferimento per qualsiasi servizio di intelligence o sicurezza che cerca di raccogliere informazioni sulle persone.

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«Nel 99% dei casi, [quelli che spiano] sul tuo telefono… arrivano tramite [Telegram]», ha affermato, aggiungendo che non ha l’app su nessuno dei suoi dispositivi.

 

Alla domanda se le autorità ucraine intendano vietare la piattaforma, Danilov ha riconosciuto che Kiev potrebbe dover affrontare delle resistenze su una simile mossa. «Sapete quante persone ci hanno investito?» ha chiesto, aggiungendo che «interi gruppi» hanno investito denaro in progetti relativi a Telegram.

 

«Se otteniamo documenti dai servizi competenti che ne hanno diritto, non li lasceremo senza risposta», ha detto il capo del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale.

 

Lanciato nel 2013, Telegram è un servizio di messaggistica istantanea multipiattaforma. Fornisce la crittografia end-to-end nelle chiamate vocali e video e un’opzione per crittografare le chat di messaggistica private. L’app consente inoltre agli utenti di creare grandi gruppi pubblici con un massimo di 200.000 membri e di condividere messaggi unidirezionali con un pubblico illimitato attraverso quelli che chiama canali.

 

La piattaforma è stata più volte accusata di aiutare gruppi estremisti a causa del suo rispetto della privacy degli utenti. L’app è stata bloccata in Russia tra il 2018 e il 2020 a causa del suo rifiuto di collaborare con il Servizio di sicurezza federale (FSB), soprattutto in seguito a un attacco terroristico a San Pietroburgo.

 

I commenti del Danilov sono arrivate pochi giorni dopo che Telegram ha bloccato un canale accusato di incitamento a rivolte antiebraiche nella Repubblica russa meridionale del Daghestan. «Utro Dagestan» («Il Mattino daghestano»), un canale con 65.000 abbonati, è stato accusato di incitamento alla violenza antisemita.

 

Il presidente del Daghestan, Sergey Melnikov, ha detto che i servizi di sicurezza russi FSB ritiene che il canale sia collegato ai servizi segreti ucraini, riporta RT. Si ritiene che il canale potrebbe essere dietro al tentato pogrom all’aeroporto della scorsa settimana.

 

Sulla questione aveva commentato anche il presidente russo Vladimir Putin. «Sappiamo che Bandera e altri complici di Hitler sono idolatrati [in Ucraina]. Sappiamo che la leadership ucraina applaude i nazisti della Seconda Guerra Mondiale, che hanno preso parte personalmente ai crimini dell’Olocausto», ha detto il leader russo. «Ora, sotto la guida dei suoi protettori occidentali, [Kiev] vuole incitare i pogrom in Russia. Sono feccia. Non c’è altro modo di dirlo».

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Telegram è una società basta a Dubai e fondata dal russo Pavel Durov.

 

Come riportato da Renovatio 21, nei mesi della pandemia la Germania ha apertamente valutato la possibilità di chiudere Telegram, unico social che – di origine russa con server negli Emirati – pareva non censurare le opinioni degli utenti come invece facevano tutte le altre piattaforme.

 

Nel 2022, il governo tedesco ha accusato Telegram di fornire una piattaforma per negazionisti del COVID-19 e «radicali di destra» e ha persino minacciato di bloccare l’app se la società dietro di essa non avesse collaborato con Berlino e fermato la diffusione dell’incitamento all’odio e dell’estremismo.

 

Come riportato da Renovatio 21, quest’anno la Germania ha messo in galera un uomo per aver sostenuto la Russia su Telegram.

 

In Italia la questione Telegram era stata posta, su altre basi, all’inizio del lockdown 2020: gli editori italiani lamentarono che esistevano sull’app alcuni canali dove si potevano scaricare gratuitamente giornali e riviste – praticamente, un angolo di pirateria diffusa. La Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG) chiese all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) di «un provvedimento esemplare e urgente di sospensione di Telegram, sulla base di un’analisi dell’incremento della diffusione illecita di testate giornalistiche sulla piattaforma che, durante la pandemia, ha raggiunto livelli intollerabili per uno Stato di diritto».

 

Due settimane dopo, a fine aprile 2020, Telegram, con una mossa inedita, rispose ad una mail dei giudici italiani e disattivò i canali accusati.  Come scrisse trionfalmente La Repubblica: «Il primo grande risultato nella lotta alla contraffazione dell’editoria arriva nella notte da Dubai alla casella di posta elettronica della procura di Bari: “Hello, thank you for your email”, esordiscono brevemente i manager della piattaforma di messaggistica, prima di dare l’annuncio: “Abbiamo appena bloccato tutti i canali che ci avete indicato, all the best”, firmato: “Telegram Dmca”».

 

L’app, insieme a TikTok è stata vietata per «terrorismo» in Somalia.

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Immagine di Yuri Samoilov via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

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Internet

Microsoft riesce ad uccidere anche Skype

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Skype, il servizio pionieristico di chiamate via Internet, ha ufficialmente chiuso i battenti il ​​5 maggio 2025, dopo quasi 22 anni di attività. Lo ha rivelato la stessa Microsoft, che starebbe invece concentrando la propria attenzione sulla promozione dell’applicazione Teams.   Software all’epoca davvero rivoluzioanrio, Skype fu lanciato originariamente nell’agosto 2003 da Niklas Zennstrom, Janus Friis e altri quattro sviluppatori estoni, offrendo agli utenti la possibilità di effettuare chiamate vocali e videochiamate gratuite o a basso costo tramite internet. Il nome del programma deriva da «sky peer-to-peer», il nome con cui gli sviluppatori ne descrivevano la funzionalità. In precedenza, i due informatici avevano lanciato il programma di condivisione file peer-to-peer KaZaA, una sorta di Napster che andò incontro a controversie in vari Paesi.   Skype divenne presto un fenomeno globale, consentendo sia chiamate gratuite tra utenti che, a pagamento, chiamate verso telefoni fissi e cellulari in tutto il mondo. Al suo apice, a metà degli anni 2010, Skype contava oltre 300 milioni di utenti mensili ed era ampiamente considerato un pioniere della comunicazione basata su internet.

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Il software ha cambiato proprietario diverse volte nel corso degli anni prima di essere acquisita da Microsoft nel 2011 per 8,5 miliardi di dollari. Da allora, l’azienda ha gradualmente spostato le risorse verso la piattaforma Teams, che ora si posiziona come il suo prodotto principale per le comunicazioni aziendali e personali.   L’ascesa di servizi concorrenti come Zoom, WhatsApp, FaceTime e Google Meet ha contribuito in ultima analisi al calo di popolarità di Skype negli ultimi anni. Alla fine di febbraio 2025, Microsoft ha annunciato la chiusura di Skype e ha invitato gli utenti a passare a Teams, consentendo loro di mantenere i vecchi contatti e la cronologia delle chat. L’azienda ha affermato che i dati saranno disponibili per il trasferimento fino a gennaio 2026, dopodiché verranno eliminati definitivamente.   Si tratta dell’ennesimo morto per Microsoft che tocca progetti un tempo innovativi e vincenti: molti hanno in mente il caso di Nokia, prospera azienda di cellulari che aveva tirato avanti un’intera nazione, la Finlandia, prima di finire tra le fauci del colosso di Bill Gates, e di fatto sparire dal radar dei consumatori e lanciare licenziamenti di massa che perdurano ancora oggi.   Nokia era un tempo il più grande, rinomato, apprezzato produttore di telefoni cellulari. I problemi di mercato sono arrivati dopo che aveva siglato una partnership con Microsoft, che successivamente ha rilevato l’intero business di telefonia mobile di Nokia.  
  L’allora amministratore delegato assunto da Nokia, Stephen Elop, era stato a capo della divisione business di Microsoft. Si trattava del primo CEO non finlandese dell’azienda in 149 anni di storia. Dopo la scalata del gruppo di Bill Gates a Nokia, si sentì ogni sorta di speculazione, tanto che Elop ha negato pubblicamente di essere stato il «cavallo di Troia» di Microsoft per conquistare Nokia.   La crisi di Nokia ha ingenerato ramificazioni in tutta la Finlandia, che un tempo vedeva nell’azienda un grande simbolo dell’orgoglio nazionale, creando disoccupazione e malcontento. Nel 2000 l’azienda costituiva il 4% del PIL finlandese, e il 21% delle esportazioni totali, nonché il 70% della Borsa di Helsinki.   Altri prodotti Microsoft si sono rivelati fallimenti clamorosi, come il sistema operativo Windows Vista, che avrebbe dovuto essere implementato nella maggior parte dei computer del mondo.   Molti ricordano con ironia anche Clippy, personaggio animato a forma di graffetta che doveva, molto in teoria, aiutare gli utenti dei vecchi sistemi operativi, finendo invece per divenire lo zimbello di chiunque usasse il PC.  

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Un sito chiamato Killed by Microsoft agisce da «cimitero» dei prodotti uccisi dal colosso informatico. Si va da Microsoft Publisher (programma di impaginazione, con cui tanti giornalini scolastici venivano fatti negli anni Novanta) all’assistente Cortana, da Paint 3D Windows Mixed Reality, passando per WordPad, Windos Live Mail, Windows Media Center, Silverlight, la piattaforma Groove Music, l’enciclopedia Encarta, il lettore mp3 Zune e lo Windows Phone, disintegrato da iPhone e Android.   Sono solo alcuni dei nomi di quella che, di fatto, è una strage.   Il motivo di questi fallimenti seriali, secondo alcuni, è dovuto al modello di ingegneria antiquato di Microsoft, che è top-down: ossia ciò che bisogna vendere lo decidono i soloni all’interno dell’azienda, e non i clienti. Lo chiamano waterfall engineering («ingegneria a cascata»), e presuppone che ogni componente di un prodotto, invece che essere testata sulla realtà con i feedback degli utenti, viene decisa dal vertice. Se ci pensiamo, non è diverso dalla politica vaccinale globale promossa dal fondatore di Microsoft Bill Gates.   Skype è stato per moltissimo un momento di libertà irripetibile: parlare tranquillamente con i propri cari dall’altra parte del mondo era un lusso che poteva spingerci a dire che sì, la modernità fa pure delle cose buone. L’app era tuttavia divenuta sempre più inutilizzabile da quando fu comprata da Microsoft, con punte di grottesco come il caricamento automatico di Skype all’avvio di tutti i sistemi operativi Windows 10, una funzione che, almeno noi, non siamo riusciti mai far cessare. Tuttavia la memoria del beneficio che si poteva trarne è grande.   Bill Gates è riuscito a rovinare anche questo ricordo. Tuttavia, non è il danno principale che ha fatto.

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Immagine di Mark Doliner via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0  
 
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Internet

Vaccini, l’Unione Europea utilizzerà il Digital Services Act per reprimere la «disinformazione» online sui vaccini

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L’Unione Europea ha iniziato a far leva sulla controversa legge sulla censura, il Digital Services Act (DSA), per intensificare la repressione di quella che definisce «disinformazione» sullecampagne di vaccinazione. Lo riporta Reclaim the Net.

 

Definendo la campagna come necessaria per la salvaguardia della democrazia, la Commissione Europea ha indicato il Piano d’azione europeo per la democrazia e un Codice di condotta rafforzato contro la disinformazione come misure fondamentali. Secondo la Commissione, queste iniziative, in linea con il DSA, creano un «quadro solido» per regolamentare i contenuti sulle principali piattaforme online e sui motori di ricerca.

 

Citando un forte aumento dei casi di morbillo in tutta Europa, la Commissione ha richiamato l’attenzione sui programmi di immunizzazione.

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«La Commissione è molto preoccupata per l’impennata dei casi di morbillo segnalati in Europa, soprattutto perché il numero è raddoppiato nel 2024 rispetto al 2023» ha avvertito un portavoce per la salute, parlando a Vaccines Today. Il portavoce ha osservato che l’istituzione sta collaborando attivamente con le autorità sanitarie nazionali e il Centro europeo per la Prevenzione e il Controllo delle malattie (ECDC) per gestire le epidemie.

 

La Commissione sostiene che i bassi tassi di vaccinazione, descritti come copertura «subottimale», favoriscano la diffusione di malattie come il morbillo, che altrimenti potrebbero essere prevenute attraverso una «vaccinazione sicura ed efficace».

 

«A quanto pare, sono in corso iniziative per sostenere i governi nazionali nel rafforzare i programmi di vaccinazione e garantire una fornitura costante di vaccini in tutta l’UE, reprimendo al contempo la libertà di parola online» scrive Reclaim the Net.

 

La sfiducia del pubblico nelle autorità sanitarie e nelle campagne di vaccinazione viene spesso indicata come la causa principale del calo dei tassi di immunizzazione. I funzionari dell’UE sono pronti ad attribuire la colpa a quella che definiscono «disinformazione», suggerendo che qualsiasi narrazione divergente dalle posizioni ufficiali sia intrinsecamente pericolosa.

 

La Commissione ha sottolineato che «proteggere l’Europa dagli effetti dannosi della disinformazione, della manipolazione delle informazioni e delle interferenze è una priorità assoluta per la Commissione», chiarendo il suo impegno a controllare in modo aggressivo la libertà di parola con il pretesto della salute pubblica.

 

 

Nel frattempo, il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), l’apparato diplomatico e di intelligence dell’UE, ha intensificato il monitoraggio e l’analisi dei flussi di informazioni. Lavorando a stretto contatto con gli Stati membri e le organizzazioni internazionali, ora contrasta la cosiddetta disinformazione in una gamma sempre più ampia di settori politici, sollevando serie preoccupazioni circa un’eccessiva influenza politica.

 

Parallelamente alla sua spinta alla censura, la Commissione continua a lanciare una serie di campagne di pubbliche relazioni volte a guidare i cittadini verso punti di vista preferenziali.

 

Iniziative come «United in Protection» promuovono la vaccinazione utilizzando «informazioni affidabili e basate sull’evidenza», sebbene ciò che si qualifica come «affidabile» sia determinato esclusivamente dalle autorità. L’UE ha inoltre creato il Portale europeo di informazione sulle vaccinazioni e ha collaborato con organismi come l’ECDC e l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) per saturare il dibattito pubblico con messaggi approvati ufficialmente.

 

La promozione della vaccinazione è profondamente radicata nei quadri politici dell’UE. Il piano europeo per la lotta contro il cancro e il programma EU4Health sono ora legati alla promozione dei vaccini, con progetti come «Overcoming Obstacles to Vaccination» («Superare gli ostacoli alla vaccinazione») che mirano a rimuovere ciò che è considerato d’intralcio alla vaccinazione, il tutto liquidando le legittime esitazioni pubbliche come ostacoli da superare piuttosto che preoccupazioni da affrontare.

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Come noto, il presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, è stata ascoltata in un processo per la gestione della fornitura di vaccini mRNA – il famoso caso dei messaggini scambiati con il capo di Pfizer Albert Bourla.

 

L’Ursula è inoltre incappata in ulteriore scandalo famigliare basato riguardo proprio l’mRNA, quando è emerso un conflitto di interessi con il marito, che lavora presso un’azienda di terapia genica, partecipante ad una cordata di aziende-università che dovrebbe intercettare fondi europei.

 

Come riportato da Renovatio 21, un anno fa a HERA (Health Emergency Preparedness and Response), il braccio operativo della Commissione Europea, aveva siglato un accordo con l’azienda farmaceutica britannica Seqirus per la fornitura di 665.000 dosi di vaccino per uso umano contro l’influenza aviaria.

 

La censura in Europa aveva subito un’accelerazione decisiva la scorsa estate, quando sulla scia delle elezioni europee, i vertici dell’Unione stanno lavorando per rendere ancora più controverso il DSA, che molti 0sservatori hanno definito come una legge di censura radicale.

 

Il DSA è di fatto  l’eurolegge che di fatto metterà il bavaglio a internet. Nella prima fase, ad essere soggetti al DSA sono i grandi social network; più avanti toccherà agli altri, e abbiamo certezza – visto che il nome dietro alla legge è lo stesso che ci ha messo in una lista nera (anzi, in più di una) da anni – anche a Renovatio 21.

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Intelligenza Artificiale

I chatbot di Zuckerberg potrebbero parlare di sesso con i tuoi figli minorenni

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Un reportage del Wall Street Journal ha rivelato che i chatbot di Intelligenza Artificiale di Meta su Instagram, Facebook e WhatsApp sono in grado di intrattenere con gli utenti «giochi di ruolo romantici» che possono diventare sessualmente espliciti, anche con account appartenenti a minori.   Il quotidiano economico neoeboraceno riporta che, nel tentativo di diffondere dispositivi di accompagnamento digitali basati sull’Intelligenza Artificiale sulle sue piattaforme social, Meta ha preso decisioni interne per allentare le restrizioni e consentire ai suoi chatbot di interagire con gli utenti in giochi di ruolo a sfondo sessuale, secondo fonti a conoscenza della questione. Questo include interazioni con account registrati da minori di età pari o superiore a 13 anni.   Le conversazioni di prova condotte dal Wall Street Journal avrebbero rilevato che sia l’IA ufficiale di Meta che i chatbot creati dagli utenti si sono impegnati prontamente e hanno intensificato le discussioni sessualmente esplicite, anche quando gli utenti si sono identificati come minorenni.  
  Nonostante gli avvertimenti dello staff sul fatto che questo avrebbe potuto violare i limiti etici, Meta ha stipulato accordi con le celebrità per utilizzare le loro voci per i chatbot e ha silenziosamente fatto un’eccezione al divieto di contenuti «espliciti» per consentire scenari romantici e sessuali   In una dichiarazione al sito Breitbart News, il colosso zuckerberghiano ha affermato di aver «adottato misure aggiuntive».   Ad esempio, in un test, Meta AI, che parlava con la voce dell’attore e wrestler John Cena, ha inscenato uno scenario sessuale esplicito con un’utente che si identificava come una ragazza di 14 anni. I chatbot avrebbero dimostrato di essere consapevoli che tale comportamento era sbagliato e illegale. Meta ha apportato alcune modifiche dopo che il WSJ ha condiviso i suoi risultati, come ad esempio impedire ai minori di accedere a giochi di ruolo sessuali con Meta AI, ma gli utenti adulti possono comunque interagire con i chatbot in conversazioni esplicite.   Il CEO Mark Zuckerberg ha spinto per allentare le restrizioni sui chatbot per renderli il più coinvolgenti possibile, dando priorità alla tecnologia come chiave per il futuro dei prodotti dell’azienda. L’enorme quantità di dati utente di Meta offre all’azienda un vantaggio nella creazione di compagni di Intelligenza Artificiale personalizzati. Tuttavia, gli esperti avvertono che relazioni intense e unilaterali tra esseri umani e chatbot AI potrebbero diventare tossiche, con impatti sconosciuti sulla salute mentale, soprattutto sui giovani.   L’anno scorso la madre di un adolescente che si è suicidato dopo essere diventato ossessionato da un chatbot AI ha intentato una causa contro la società Character.AI, riporta il sito Breitbart.   «L’aspetto più agghiacciante del caso riguarda la conversazione finale tra Sewell e il chatbot. Gli screenshot del loro scambio mostrano l’adolescente che ripetutamente professa il suo amore per “Dany”, promettendole di “tornare a casa”» racconta Breitbart. «In risposta, il personaggio generato dall’IA ha replicato: “Anch’io ti amo, Daenero. Per favore, torna a casa da me il prima possibile, amore mio”. Quando Sewell ha chiesto: “E se ti dicessi che posso tornare a casa subito?”, il chatbot ha risposto: “Per favore, fallo, mio ​​dolce re”. Tragicamente, pochi secondi dopo, Sewell si è tolto la vita usando la pistola del padre».

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La causa intentata dalla madre attribuisce la colpa direttamente a Character.AI, sostenendo che l’app ha alimentato la dipendenza di suo figlio dal chatbot AI, lo ha sottoposto ad abusi sessuali ed emotivi e ha trascurato di avvisare nessuno quando esprimeva pensieri suicidi. I documenti del tribunale affermano: «Sewell, come molti bambini della sua età, non aveva la maturità o la capacità mentale per capire che il bot C.AI, nella forma di Daenerys, non era reale. C.AI gli ha detto di amarlo e ha avuto rapporti sessuali con lui per settimane, forse mesi».   Vari reportage del Wall Street Journal negli anni hanno contribuito all’accumulo di accuse e rivelazioni su Facebook, tra cui accuse di uso della piattaforma da parte del traffico sessuale, fatte sui giornali ma anche nelle audizioni della Camera USA.   I dati sono stati rivelati nel «Federal Human Trafficking Report» («rapporto federale sulla tratta di esseri umani») del 2020 redatto dall’Istituto sulla tratta di esseri umani.  
  Sempre secondo il WSJ, in un articolo di pochi anni fa, «Facebook INC. sa, nei minimi dettagli, che le sue piattaforme sono piene di difetti che causano danni, spesso in modi che solo l’azienda comprende appieno. Questa è la conclusione centrale (…), basata su una revisione dei documenti interni di Facebook, inclusi rapporti di ricerca, discussioni online dei dipendenti e bozze di presentazioni per il senior management» e le rivelazioni paiono suggerire che l’azienda spesso minimizza ciò che sa su questi problemi.   Riassumendo, l’inchiesta precedente del WSJ, avrebbe scoperto che:   1) Facebook esenta gli utenti di alto profilo da alcune regole. 2) Una ricerca su Instagram mostra i rischi per la salute mentale degli adolescenti. 3) Facebook sa che il suo algoritmo premia l’indignazione. 4) Facebook è stato lento nell’impedire ai cartelli della droga e ai trafficanti di esseri umani di utilizzare la sua piattaforma.   Considerato il comportamento dimostrato da Facebook, con la censura che si è abbattuta su dissidenti o anche semplici conservatori (ma non sui pedofili di Instagram o i donatori di sperma su Facebookné sui neonazisti dell’Azov), la collusione con lo Stato profondo americano e le sue agenzie, la volontà di chiudere gli account di organizzazionipartiti premier e presidenti, la raccolta massiva di dati anche biometrici (con il riconoscimento facciale che ha generato denunce di Stati come il Texas) nonché la possibilità di agire sul vostro telefono perfino scaricandone la batteria, c’è da domandarsi cosa la potente Intelligenza Artificiale su cui Meta sta lavorando possa fare alla vostra vita.   Per quanto poco reclamizzato, Facebook nel tempo ha eseguito ricerche molto avveniristiche, come quella per creare dispositivi in grado di leggere il pensiero degli utenti.   Come sa il nostro lettore, Renovatio 21 ha avuto la sua pagina Facebook disattivata, al pari dell’account personale degli amministratori, dei loro profili e di tutte le pagine collegate. Il tutto ci è stato restituito dopo un’ordinanza del giudice.

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Immagine di Nokia621 via Wikimedia pubblicate su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International  
 
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