Civiltà
I progressisti e i barbari alle porte. Delle loro ville

«L’intellighenzia che razionalizza la massa dei rivoltosi è il più grande fallimento “sistemico” americano» scrive uno spettacolare editoriale dal titolo «The Barbarians Behind the Gate», ossia «i barbari dietro alle porte». Le porte, come sarebbe meglio tradurre , sono i cancelli delle ville dell’élite liberal (termine che qui tradurremo con «progressista») che «genera i propri distruttori , come è evidente nelle scene di caos in città dopo città gestite da progressisti».
L’articolo è firmato da George Neumayr redattore senior dell’American Spectator. Neumayr è coautore di No Higher Power, un libro sulla guerra alla libertà religiosa indetta da Obama.
L’élite progressista «genera i propri distruttori , come è evidente nelle scene di caos in città dopo città gestite da progressisti»
«Più il progressismo è applicato in purezza alle città, più vengono fuori saccheggi, incendi e caos . I barbari alle porte stanno semplicemente mettendo in atto le cattive idee dei barbari dietro di esse – i membri di un”intellighenzia irresponsabile che razionalizza queste masse in rivolta e presiede lo stesso “sistema” che essa sostiene abbia fallito».
Neumayr mette nell’obbiettivo giornalisti come Chris Cuomo (rampollo della nota famiglia liberal italoamericana), che dalla sicurezza del suo studio CNN asseconda la rivolta rafforzando l’idea che vi sia un diritto al caos. Parimenti, i sindaci progressisti delle città colpite hanno solo a metà applicato il loro mandato di law and order (legge ed ordine), inerpicandosi in dichiarazioni e azioni che di fatto hanno «creato spazio per razziatori e teppisti».
«Più il progressismo è applicato in purezza alle città, più vengono fuori saccheggi, incendi e caos»
Il problema è esteso ben oltre i gruppi razziali. Vi sono segni che gli studenti che partecipano generosamente alle scene di distruzione siano «sottoposti a lavaggio del cervello che agiscono su menzogne e propaganda fornite loro dagli anarchici in poltrona del mondo accademico».
Chi protesta può pure essere nel giusto, ma per la ragione completamente sbagliata. «Il “sistema” li ha traditi, ma non per i motivi che suppongono».
«l’intellighenzia irresponsabile che razionalizza queste masse in rivolta e presiede lo stesso “sistema” che essa sostiene abbia fallito»
«Gestito dai progressisti per decenni, il “sistema” ha rovinato le loro scuole, corrotto le loro famiglie, degradato la loro cultura, secolarizzato le loro chiese, riempito di propaganda i loro media e praticamente cancellato ogni istituzione che forma i personaggi nella società. Sono stati ingannati da tutti, dagli accademici agli arcivescovi, che non sono riusciti a promuovere in loro alcuna virtù o significato».
«Ora gli stessi progressisti che hanno distrutto il “sistema” propongono di risolverlo con tutti gli stessi piani che lo hanno distrutto. La folla violente richiede che una forma di oppressione venga sostituita con una molto più grande. Lo scopo di quel “sistema” non sarà mai la giustizia, ma semplicemente il potere di creare nuove ingiustizie in nome di un falso illuminismo»,
«Gestito dai progressisti per decenni, il “sistema” ha rovinato le loro scuole, corrotto le loro famiglie, degradato la loro cultura, secolarizzato le loro chiese, riempito di propaganda i loro media e praticamente cancellato ogni istituzione che forma i personaggi nella società. Sono stati ingannati da tutti, dagli accademici agli arcivescovi, che non sono riusciti a promuovere in loro alcuna virtù o significato»
L’idea di riforma, diffusa a piene mani dall’élite sui network TV o sugli editoriali del New York Times che giustificano la distruzione in corso – e magari, senza nominarle troppo, le vite innocenti sacrificate nei disordini, comprese quelle di alcuni cittadini neri come l’ex sceriffo David) Dorn, ucciso dai rivoltosi mentre difendeva un banco dei pegni – è niente altro che «lo scambio di una ingiustizia con un’altra».
Il processo culturale in corso è spaventoso al punto che «non sarà più basato sull’uguaglianza ma sulla vendetta razziale». In pratica, al di là dei vuoi refrain del politicamente corretto – per esempio, appunto, l’equality – quello che potrebbe succedere, notiamo noi, è qualcosa di catastroficamente peggiore rispetto al processo di «riconciliazione» messo in atto dal 1994 in Sud Africa.
«Stiamo già vedendo come appare quel futuro nelle note di confessione in stile sovietico estorte da persone che non hanno fatto nulla di male, come il giocatore della NFL Drew Brees. Ha ricevuto un enorme contraccolpo per aver semplicemente detto di essersi opposto alla mancanza di rispetto riguardo la bandiera americana». Contro il capro espiatorio del football americano si scatenò un puro inferno, al punto che dovette «scrivere la più abbietta delle richieste di scuse» e convertirsi al ripetere la propaganda delle masse in protesta.
Il processo culturale in corso è spaventoso al punto che «non sarà più basato sull’uguaglianza ma sulla vendetta razziale»
«Ciò presto potrebbe capitare a chiunque».
L’apparato progressista «non vuole una vera “discussione” sulla razza. Questa è l’ultima cosa che vogliono» perché «ciò significherebbe esaminare i dati che contraddicono la loro propaganda». Per esempio il fatto che le morti causate dalla polizia sono in diminuzione, e che c’è maggiore possibilità per un bianco di morire ucciso dalle forze dell’ordine che per un nero.
Si preferisce la rivolta alla discussione, perché una vera discussione razionale «significherebbe anche dover spiegare perché il “sistema”, che ha modellato le più grandi città americane, ha fallito a tal punto».
L’apparato progressista «non vuole una vera “discussione” sulla razza. Questa è l’ultima cosa che vogliono» perché «ciò significherebbe esaminare i dati che contraddicono la loro propaganda»
Non che essi possano davvero rendersene conto: i progressisti, ben pasciuti e studiati, quando non danneggiano le Nazioni vivono in un loro mondo narcotico fatto di allucinazioni para-politiche, l’immigrazione terzomondista, l’aborto, i bambini transessuali, il «femminismo», i diritti umani, i diritti animali, la (falsa) tolleranza religiosa, il pauperismo allo champagne, la «libertà sessuale» e la perversione, la riproduzione umana artificiale, la democrazia innalzata anche quando essi stessi fanno di essa un’oligarchia patente, la minaccia del fascismo e nel razzismo che incombe.
I progressisti «hanno controllato le città interne degli Stati Uniti per decenni. I problemi in essi sono solo peggiorati. I disordini del 2020 punteggiano semplicemente il loro errore. Tuttavia, continuano a pontificare dalle loro ville, alla Barack Obama, chiedendo che le politiche fallite vengano applicate in modo ancora più strenuo, dicendo ai saccheggiati e derubati che dovrebbero trovare “speranza” nella loro sventura».
Gli stessi progressisti che sostengono le rivolte violente di questi giorni sono gli stessi che tacciano di complottismo chiunque ora osi anche solo supporre che la Cina possa aver avuto qualche responsabilità nella diffusione del COVID
I barbari benestanti dietro il cancello del loro villone presumono che la violenza che scusano non li toccherà mai. Rovescerà solo la vita della classe media, che comunque – essi pensano e teorizzano, da anni – se lo merita. La distruzione della classe media, fenomeno sociale transnazionale, passa attraverso anche la questione della Cina, il vero attore della de-industrializzazione dell’Occidente («costa meno produrre in Asia!») e quindi dell’impoverimento della piccola e media borghesia. Come già scritto da Renovatio 21 in un altro articolo («La grande manovra tribale per la distruzione della classe media»), non è un caso che l’apice del progressismo – la fine anni Novanta di Clinton, Blair, Prodi – sia il momento in cui la Cina è entrata nella nostra vita – pagando pure, dice qualcuno, la campagna di rielezione di Bill Clinton nel 1996, e ottenendo poi l’ingresso nell’Organizzazione del Commercio Mondiale (WTO).
Il progressismo ama sostenere i distruttori della nostra civiltà, ama supportare attivamente la barbarie
Fateci caso: gli stessi progressisti che sostengono le rivolte violente di questi giorni sono gli stessi che tacciano di complottismo chiunque ora osi anche solo supporre che la Cina possa aver avuto qualche responsabilità nella diffusione del COVID e finanche nella sua produzione in laboratorio. È proprio vero che il progressismo ama sostenere i distruttori della nostra civiltà, ama supportare attivamente la barbarie.
Quanto a lungo questo sistema di menzogna può durare? Quanto tempo prima che i barbari che essi stessi hanno creato bussino alle loro porte? Sanno cosa succederà dopo? L’articolo dello Spectator lo ipotizza.
I progressisti «saranno divorati dalla rivoluzione della vendetta razziale che hanno scatenato».
«Saranno divorati dalla rivoluzione della vendetta razziale che hanno scatenato».
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Civiltà
Lampedusa, Elon Musk accusa George Soros di volere «la distruzione della civiltà occidentale». Poi incontra Netanyahu

Elon Musk ha accusato George Soros degli sbarchi di Lampedusa, dicendo che Soros vuole distruggere la civiltà occidentale.
L’ultramiliardario sudafro-americano ha fatto l’esternazione in risposta a un post di un utente che condivideva filmati di persone che arrivavano sull’isola italiana di Lampedusa dal Nord Africa che si riferiva a una «invasione guidata da George Soros» dell’Europa.
«L’organizzazione Soros sembra non volere niente di meno che la distruzione della civiltà occidentale», ha scritto Musk.
The Soros organization appears to want nothing less than the destruction of western civilization
— Elon Musk (@elonmusk) September 17, 2023
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Il commento è stato scritto poco prima che il magnate tecnologico andasse ad incontrare il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu in California.
Musk è stato accusato da gruppi per i diritti civili di amplificare l’antisemitismo sulla sua piattaforma – cosa che lui nega. Ieri l’imprenditore ha incontrato Netanyahu per colloqui che secondo entrambi gli uomini si concentreranno sulla tecnologia dell’Intelligenza Artificiale, e non sull’Anti-Defamation League (ADL), l’organizzazione ebraica divenuta accusatrice di qualsiasi realtà devii dalla narrazione dominante, che Musk ha detto di voler denunciare per le accuse di antisemitismo rivolte alla piattaforma.
Secondo il Washington Post, l’incontro con Netanyahu serviva a Musk invece per rassicurare gli amici e alleati ebrei di Musk rispetto alle montanti accuse di antisemitismo.
La questione ha diverse chiavi di lettura, in realtà: come sa il lettore di Renovatio 21, Soros e Netanyahu non vanno in alcun modo d’accordo, con il figlio del premier dello Stato Ebraico accusato pochi anni fa pure lui di antisemitismo (!) per aver postato un meme in cui Soros compariva come burattinaio.
Prime Minister Netanyahu's son posts anti-Semitic Soros meme on his Facebook page. pic.twitter.com/1rtzNATdg0
— Yashar Ali 🐘 (@yashar) September 9, 2017
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Al contempo è nota l’avversione di Musk per l’amministrazione Biden, che – secondo alcuni – potrebbe essere dietro ai disordini civili in Israele, con manifestazioni oceaniche contro il governo Netanyahu, a cui sono arrivati ad assediare la casa.
Vanno notati, inoltre, i trascorsi tra Musk e Soros, che secondo alcuni potrebbero essere dovuti a manovre di Borsa del megaspeculatore magiaro contro l’impero di Musk – in particolare, i titoli di Tesla.
Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso Musk aveva annunciato che avrebbe denunciato le ONG sostenute da Soros. Un anno fa, circa 26 ONG finanziate da governi europei come da Soros, avevano invitato i principali inserzionisti di Twitter al boicottaggio dopo che la piattaforma era stata comperata da Musk.
Musk era stato accusato di antisemitismo anche per aver detto che Soros gli ricordava il cattivo dei fumetti degli X-Men Magneto, perché, scrisse Elone, il grande donatore del Partito Democratico USA (e di qualche partito anche in Italia, parrebbe) in realtà «odia l’umanità». Nelle storie Marvel, Magneto è un ebreo sopravvissuto all’olocausto che, in effetti, odia l’umanità: ma poco è bastato che si scatenasse una tempesta di accuse di antisemitismo.
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Civiltà
Blackout in tutta Italia. A cosa ci stanno preparando?

Civiltà
Il programma dell’anarco-tirannia è in atto

Alcuni lettori mi hanno scritto sconvolti per i fatti delle città francesi messe ferro ignique dalle bande nordafricane.
Qualcuno mi parla di profezie sulla Francia, qualcun altro si chiede, tremando, quando succederà in Italia. Altri ancora mi chiedono cosa stia accadendo nel profondo.
I militari non intervengono per poter istituire un sistema di controllo ancora più capillare? Oppure i soldati sono tenuti nelle caserme perché a quel punto si potrebbe ufficialmente parlare di guerra civile? (Che era, per nemesi storica, l’accusa che Macron in campagna elettorale rivolgeva alla sfidante Marine Le Pen)
La Francia non risolve la questione perché, sapendo che ha a che fare con gruppi armati, come visto in plurimi video circolanti, sa che vi sarebbe una carneficina, che sancirebbe la divisione etno-sociale una volta per tutte, mettendo fine alla finzione del Paese illuminato e multietnico?
Macron sta aspettando che passi a’nuttata, per spazzare tutto sotto il tappeto delle banlieue, esattamente come fece Chirac nel 2005?
Ognuna di queste possibilità può essere veritiera. Tuttavia, scendendo ad un livello ancora più profondo, credo che stiamo assistendo in diretta ad una mutazione programmata dallo Stato moderno. Una trasformazione dell’ordine sociale, del cosmo della cittadinanza, a lungo preparata, con operazioni immani durate decenni se non secoli, dai padroni del vapore.
La democrazia liberale scompare. Le fiamme di Nanterre e delle altre città francofone d’Europa sono i colori esatti del suo tramonto. Al contempo, quei bagliori coincidono con la forma futura della società: l’anarco-tirannia.
Il termine fu coniato dallo scrittore e giornalista americano Sam Todd Francis (1947-2005) a inizio degli anni Novanta, per poi riprenderlo a inizio 2000 in un brevissimo saggio intitolato «Synthesizing Tyranny». Francis preconizzava l’imminente ascesa di una dittatura armata che però, a differenza di quanto visto in passato, non imponesse in alcun modo alla popolazione una legge, anzi, lasciasse la società in balia dell’incertezza e della violenza.
Si trattava, scrive Francis, «di una sorta di sintesi hegeliana di due opposti: l’anarchia e la tirannia», cioè una dimensione in cui uno Stato che regola in modo tirannico o oppressivo la vita dei cittadini ma non è in grado o non vuole far rispettare la legge protettiva fondamentale.
«Il concetto elementare di anarco-tirannia è abbastanza semplice. La storia conosce molte società che hanno ceduto all’anarchia quando le autorità governative si sono dimostrate incapaci di controllare criminali, signori della guerra, ribelli e predoni invasori. Oggi, questo non è il problema negli Stati Uniti. Il governo, come può dirvi qualsiasi contribuente (soprattutto quelli morosi), non accenna a crollare o a dimostrarsi incapace di svolgere le sue funzioni. Oggi negli Stati Uniti il governo lavora in modo efficiente. Le tasse vengono riscosse (puoi scommetterci), la popolazione viene contata (più o meno), la posta viene consegnata (a volte) e Paesi che non ci hanno mai infastidito vengono invasi e conquistati».
L’anarco-tirannia, secondo lo scrittore, permette ai violenti di prosperare. L’importante è la sottomissione, innanzitutto fiscale, della maggioranza della popolazione».
«Sotto l’anarco-tirannia, il controllo di elementi veramente pericolosi come (…) è messo in secondo piano. Il vero problema è come spremere denaro dai comuni cittadini che non si lamenteranno, non reagiranno e non inizieranno a colpire le persone in faccia».
Sbaglia chi pensa che si tratti di un segno di debolezza terminale di una società che ha perso radici e orientamento morale. «L’anarco-tirannia, quindi, non è solo una deformazione del sistema di governo tradizionale né un sintomo di “decadenza”» avverte Francis.
No, «l’anarco-tirannia è del tutto deliberata, una trasformazione calcolata della funzione dello stato da quella impegnata a proteggere la cittadinanza rispettosa della legge a uno Stato che tratta il cittadino rispettoso della legge come, nel migliore dei casi, una patologia sociale e, nel peggiore, un nemico».
È la sensazione che hanno molti, quando magari aspettano ore in questura per denunciare che gli hanno svaligiato la casa, e poi trovarsi nessun risultato, e magari gli stessi poliziotti che li fermano per strada in modo randomatico. È l’idea che usciva dalla bocca di una borseggiatrice di autobus, beccata dal famoso programma televisivo delle otto e mezza di sera. La ragazza, rincorsa dal giornalista-giustiziere, diceva con sicumera: ma cosa vi interessa se rubo, non interessa neanche alla polizia…
Tuttavia, il cittadino può ricordare, e con un certo fremito, il comportamento delle forze dell’ordine durante la pandemia, con i jogger inseguiti in spiaggia, i droni, i controlli nei bar, il timore generico che si aveva degli agenti pandemici. Ricordate, per caso, quelle immagini di due anni fa, le ultime proteste a Milano? Noi sì, e ancora ci divora la tristezza.
C’è, sì, una bella inversione. Il criminale, quello che vive infrangendo l’ordine, viene ignorato, tollerato, e se acciuffato per qualcosa, in caso liberato subito. Il cittadino che vive rispettando la legge può vedere invece, come in Francia, la sua macchina bruciata in strada, gli spari di Kalashnikov sotto casa, il proprio negozio distrutto da una razzia furiosa.
Anche senza i fuochi di Nanterre, tuttavia, possiamo vedere come la questione riguardi oramai la struttura stessa delle città. I cittadini assistono impotenti allo spaccio di droga, che avviene sempre nei soliti posti, e che avvelena la gioventù.
I proprietari di case possono vedere il valore dell’immobile dimezzarsi o ancora peggio quando lo Stato, senza spiegare perché, piazza nel condominio, o nel condominio a fianco, masnade di sconosciuti africani arrivati con i barconi, mantenuti per anni tra vitto e alloggio gratuito, telefonini, vestiti alla moda, monopattini elettrici – il tutto a spese, ovviamente, della stessa persona che paga le tasse pur vedendo degradato il valore dei suoi beni. Alcuni figliano, perché magari chi li gestisce gli ha sussurrato qualcosa sullo ius soli e i ricongiungimenti.
Nelle cittadine, anche piccole, sorgono moschee abusive, che generano sempre movimento, e finiscono magari nelle cronache perché si scopre che dentro c’è qualcuno che predica l’islamismo salafita, con magari qualche possibile connessione con il terrorismo internazionale.
Tutti questi fenomeni sono pienamente accettati dalla popolazione: è questa la vera chiave di volta per comprendere l’anarco-tirannia.
Perché la violenza anarcoide portata programmaticamente dalle masse importate con i gommoni Kalergi è solo una faccia della medaglia. L’altra, la tirannia, prevede proprio la sottomissione del popolo. È la famosa inversione dello stato di diritto vista con il green pass, che sarà ancora più evidente quando, a breve, la nostra esistenza sarà piattaformata tramite ID digitale (prima preoccupazione di Macron appena rieletto) e danaro programmabile, cioè dall’euro digitale di sorveglianza della BCE Lagarde.
Se il cittadino non è libero, è uno schiavo. Se lo Stato non offre libertà, allora infligge la sottomissione. E la forma politica della sottomissione è la tirannide.
Potete vedere ovunque segni di questo squilibrio. Le tasse rendono impossibile la vita di tantissimi – specie i lavoratori autonomi – tuttavia ecco stanziamenti gargantueschi per mantenere gli immigrati (anche durante il governo Meloni: quanti sono? Tre miliardi? Cinque? Otto? Qualcuno lo vuole dire), più fiumi di danari e armi (al punto da rendersi sprotetti!) all’Ucraina.
Una decisione del vertice, neanche italiano magari, ma verso cui il popolo non pensa di reagire. Allarga le braccia, china la testa. Lavora, arriva a fine mese. Tollera tutto. Non ti muovere, stai lì e subisci, come una pietra, come un santo, come Fantozzi, come la brava persona che sei, che deve pensare prima a portare a casa da mangiare per la famiglia, e che non vuole grane con la polizia o con la magistratura.
È così che l’anarco-tirannide è divenuta strutturale. Colpisce, ad esempio, il recente omicidio di Primavalle, a Roma, quello della ragazza trovata nel cassonetto. Il ragazzo fermato, immigrato di seconda generazione, dicono l’abbia uccisa per un debito di droga da 30 euro. Il giorno prima di venire massacrata aveva presentato il sospetto assassino alla madre. «Signora, stia tranquilla, voglio bene a sua figlia». Poi, coltellate al collo, alla schiena, all’addome, il cadavere sanguinante messo su un carrello verso i bidoni della spazzatura. Su Instagram il ragazzino di origine cingalese ha più di 10 mila follower, ha inciso un pezzo Trap pubblicato su Spotify, si atteggia da duro. Lei invece era attiva in altri ambiti: faceva la volontaria al Centro accoglienza degli immigrati.
È un’immagine che dice tutto. Tuttavia, non possiamo non sentire gli echi di situazioni passate: Pamela Mastropietro, venti anni, squartata da spacciatori dell’Africa nera con precisione mai vista – forse rituale. Oppure Desiré Mariottini, drogata, stuprata e uccisa da un branco che ha poi lasciato il cadavere in uno stabile abbandonato. Aveva sedici anni. E poi, chissà quanti altri casi, e non solo in Italia. In Francia si è avuto il caso, agghiacciante di Lola Daviet, violentata e torturata e uccisa, messa in una valigia da una strana immigrata maghrebina – forse anche qui con una cifra rituale non ancora ben compresa.
Non sono storie dell’orrore metropolitano, e nemmeno è solo cronaca nera dell’immigrazione: si tratta di tasselli che compongono il quadro dell’anarco-tirannia che va caricandosi nel sistema operativo dello Stato Europeo.
Pensate agli stupri collettivi subiti dalle donne tedesche sotto il Duomo di Colonia. O, sempre a capodanno, allo stesso fenomeno inflitto alle ragazze milanesi sotto il Duomo di Milano.
Pensate all’invasione di Peschiera del 2 giugno 2022, dove divenne visibile, e pure filmata e messa sui social, l’impotenza delle forze antisommossa, che caricavano sul lungo lago tra sghignazzi, urla e cachinni, completamente circondati da orde di ragazzini di origine africana che rivendicavano di aver de-italianizzato la cittadina lacustre, resa, per un giorno «Africa».
Come noto, nel treno stracarico, al ritorno verso Milano, vennero molestate delle minorenni italiane (a cui, al contempo, è stato usato razzismo: il vagone era solo per africani, dissero) che tornavano da Gardaland. È notizia di pochi giorni fa che l’inchiesta sarà archiviata, le vittime non riescono a riconoscere i volti della bolgia, e le telecamere sul regionale, sorpresa, non funzionavano…
E ancora: i «festeggiamenti» per le vittorie ai mondiali del Qatar del Marocco li rammentate? E dell’ultimo capodanno di Berlino qualcuno, a parte Renovatio 21, vi ha parlato?
Oppure, uscendo dalla questione migratoria, pensate alla storia dei grandi rave estivi: migliaia di persone che occupano un terreno privato, spacciano in modo massivo, producono continue emergenze sanitarie (l’MDMA, alle volte, non fa benissimo), inquinano come niente. La polizia è fuori a guardare, non interviene.
Ognuno di questi episodi serve a farvi comprendere che, malgrado paghiate le tasse e rispettate la legge, siete in balìa di una ferocia che può scoppiare da un momento all’altro, e togliervi tutto: l’attività, la macchina, la casa, la dignità, la sicurezza… i figli.
Ogni luogo che credevate dominato dallo Stato democratico è in realtà passibile di divenire una TAZ, una «zona temporaneamente autonoma», come teorizzava negli anni Novanta l’ideologo dell’antagonismo da Centro Sociale Hakim Bey (il quale, en passant, era un grande apologeta della pedofilia).
Di più: ogni tessera di questo mosaico umiliante serve in realtà a sottomettervi in modo ancora più profondo, intimo. È quella che, quasi sessanta anni fa, l’esperimento dello psicologo Martin Seligman chiamò Learned Helplessness, ossia «impotenza appresa».
Seligman metteva dei cani in una grande scatola, divisa in due da una piccola barriera, che la cavia poteva superare con un piccolo salto, cosa che il cane faceva subito quando si mandava una pesante scossa elettrica sotto le zampe della sezione in cui si trovava. Tuttavia, notò lo psicologo, se si elettrificavano entrambi i pavimenti della scatola – non lasciando quindi uno spazio privo di scosse – il cane rinunciava a muoversi. Diveniva, tecnicamente, depresso, accettava il fatto di essere percosso da una violenza continua e invisibile. Tale tecnica, è emerso in questi anni, è stata utilizzata dalla CIA negli interrogatori nei suoi black sites sparsi in giro per il mondo. E la forma di tortura che piega definitivamente l’animo umano, facendolo sentire, una volta per tutte, impotente…
Ecco cosa vi sta succedendo. Ecco perché vi sentite così. Ecco perché stanno lasciando che le vostre vite siano distrutte. Per insegnarvi a sentirvi impotenti, esasperati, senza via d’uscita.
Sarete così esausti che obbedirete a tutto. Al massimo, ve la prenderete con il criminale lasciato – appositamente – a delinquere rovinandovi la vita. Ma non vi rivolterete mai. Perché voi siete stati resi docili dal miraggio del pascolo, vi hanno distolto dalla prospettiva del macello che vi aspetta facendovi ruminare uno stipendio e tanta roba d’intrattenimento (Netflix, gli hobby, lo sport, la musica classica e moderna, la libertà sessuale e religiosa, i diritti degli animali e degli LGBT) siete stati bovinizzati – perché voi siete la massa vaccina.
Ma chi può volere una cosa del genere?
Se ve lo chiedete, non conoscete l’élite al potere, o quantomeno ignorate quale cultura la informi – una cultura che odia l’uomo, odia la donna, odia il bambino, predica la loro riduzione ed escogita trappole di ogni tipo per ferirli, mutilarli, distruggerne il corpo, l’esistenza, la dignità, una cultura che inverte tutto, il bello con il brutto, la fertilità con la sodomia, l’innocenza con la perversione, la vittima con il carnefice – in una parola la Necrocultura, la Cultura della Morte.
Tutti i libri che leggono quelli che vi comandano – Attali, Harari, Platone – parlano solo di questo, rassicurano i membri dell’Olimpo che è giusto così, alla popolazione umana va inferta la tecnocrazia più crudele, e loro saranno premiati, vivranno in stupende magioni protette dai lapilli della violenza in strada, magari estenderanno pure la loro vita indefinitamente grazie alla tecnologia transumanista.
Si tratta degli alti funzionari di quello che hanno chiamato la Managerial Class, cioè il personale del Managerial State, lo «Stato gestionale» – ossia l’élite che gestisce il Moloch burocratico statale e sovrastatale – in pratica, i guardiani del totalitarismo dell’ora presente, reale quanto non dichiarato.
A loro è stato promesso che avranno un destino diverso rispetto a quello dei popolani. Pensate al Macron di queste ore: la Francia brucia, ma lui è a ballare al concerto dell’omosessuale affittatore di uteri Elton John (quello celebrato nei film biografici finanziati dal Vaticano…).
Il senso di impudenza, di tracotanza, di vera hybris che questi trasudano è incredibile: tuttavia in nessun modo essi perderanno il potere che hanno accumulato, spiegava Francis decenni fa.
Perché «dopo aver conquistato l’apparato statale, gli anarco-tiranni sono la vera classe egemonica nella società contemporanea, e la loro funzione è quella di formulare e costruire la nuova “cultura” del nuovo ordine che immaginano, una cultura che rifiuta come repressiva e patologica la cultura tradizionale e civiltà».
Siamo a bordo di una civiltà dirottata per distruggere se stessa, da cui ricomporranno un ordine nuovo, un mondo nuovo dove subirete violenza perenne, gratuita, pur continuando ad obbedire – vaccinandovi, accettando ogni parafilia insegnata ai vostri figli, facendovi portare amabilmente verso la guerra contro una potenza termonucleare – e non smettendo mai di pagare le tasse.
Sottomessi, assistete all’inversione di tutte le cose: il bene con il male, la virtù con il peccato, la salute con la malattia, l’onestà con l’assassinio, la pace con la guerra, la vita con la morte.
Questo mondo in caricamento, sì, somiglia un po’ all’inferno.
Ci arrivate, ora, a capire cosa sta succedendo?
Roberto Dal Bosco
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