Cina
I cinesi hanno hackerato il pc segretario del Tesoro USA

Presunti hacker cinesi avrebbero avuto accesso al computer utilizzato dalla Segretaria al Tesoro statunitense Janet Yellen per svolgere un’attività di violazione dei dati avvenuta lo scorso dicembre, citando due fonti a conoscenza della questione. Lo riporta Bloomberg-
Come precedentemente riferito dal Dipartimento del Tesoro al Congresso, gli aggressori si sono infiltrati in oltre 400 computer portatili e desktop, sfruttando una vulnerabilità in un software di terze parti per eludere le difese della rete.
Secondo fonti della testata neoeboracena, che hanno parlato in condizione di anonimato, Yellen, il vicesegretario Wally Adeyemo e il sottosegretario facente funzione Brad Smith sono sulla lista delle persone le cui stazioni sono state compromesse. Meno di 50 file sono stati consultati sulla macchina del capo del dipartimento, hanno detto.
Il governo degli Stati Uniti ha identificato un gruppo di hacker noto come «Silk Typhoon» e «UNC5221», che Washington descrive come sponsorizzato dal governo cinese, come la parte dietro l’hacking. Pechino ha negato qualsiasi coinvolgimento nell’incidente.
La società BeyondTrust, il cui software ha esposto i computer governativi a infiltrazioni, ha rilevato la violazione e ne ha informato le autorità statunitensi. Gli hacker sono riusciti a ottenere una chiave di sicurezza, utilizzata dal fornitore per il supporto tecnico remoto dei clienti del Tesoro, secondo quanto affermato nel suo rapporto.
Circa 3.000 file sarebbero stati compromessi, così come alcuni dati sensibili, come i nomi utente dei dipendenti del Tesoro, ma i materiali classificati e i sistemi di posta elettronica del dipartimento sono rimasti sicuri, hanno affermato gli investigatori. Gli aggressori sarebbero interessati al lavoro del dipartimento per far rispettare le restrizioni economiche unilaterali, che gli Stati Uniti impongono ad altre nazioni.
Il governo cinese ha accusato Washington di sfruttare gli attacchi informatici sul suo territorio per rovinare la reputazione di Pechino e giustificare la sua politica sanzionatoria.
Come riportato da Renovatio 21, ad ottobre era emerso che hacker cinesi avrebbero violato i telefoni di numerosi politici statunitensi e raccolto l’audio delle loro chiamate. Secondo quanto riportato dal Washington Post, tra le persone le cui conversazioni sono state intercettate ci sarebbe anche un consigliere anonimo della campagna del candidato repubblicano alla presidenza, Donald Trump.
Nel 2023 era stato riportato che decine di migliaia di messaggi sono stati rubati dal Dipartimento di Stato americano in un grave attacco informatico, con presi di mira il capo del commercio americano e il principale diplomatico di Washington in Cina, l’ambasciatore Nicholas Burns.
Come riportato da Renovatio 21, a maggio 2023 Microsoft aveva rivelato che un gruppo di hacker statali cinesi ha condotto una sofisticata operazione di sorveglianza sulle principali risorse infrastrutturali statunitensi.
Nel 2022 la Cina si è veementemente opposta al coinvolgimento del Giappone nella Difesa cibernetica NATO, di cui ha voluto far parte anche la Corea del Sud. I due Paesi asiatici hanno voluto cioè far parte del Centro di Eccellenza per la Difesa Informatica Cooperativa (CCDCOE) della NATO, cioè il comando per la guerra cibernetica del Patto Atlantico. La conclusione che qualcuno poteva trarre è che la Microsoft possa coordinare, oltre che con gli USA; anche con la UE, l’Ucraina e la NATO.
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Come riportato da Renovatio 21, allo scoppio del conflitto ucraino, il Threat Intelligence Center di Microsoft (centro per la raccolta dati sulle minacce) aveva dato avvertimento di un malware di tipo «wiper» – cioè che cancella tutto – mai visto prima che è apparso rivolto ai ministeri del governo e alle istituzioni finanziarie di Kiev.
A inizio anno un attacco cibernetico ritenuto provenire dalla Cina aveva colpito istituzioni accademiche sudcoreane.
A giugno era stata rivelata la possibilità di un possibile attacco cibernetico contro sistemi militari USA di stanza a Guam, l’isola del Pacifico che è territorio e base militare degli Stati Uniti. Secondo alcuni osservatori poteva trattarsi di un’operazione il cui vero obiettivo potrebbe essere Taiwan.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Cina
La Cina isola gli studenti delle scuole mentre aumentano i casi della nuova variante del COVID

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Cina
Panchen Lama, il prigioniero politico rapito bambino da 30 anni in mano a Pechino

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il 17 maggio ricorre l’anniversario del rapimento da parte delle autorità cinesi del bambino designato come reincarnazione della seconda autorità tibetana. Una storia che l’imminente novantesimo compleanno del Dalai Lama ricollega alle preoccupazioni sulle interferenze nella successione. Intanto in esilio è nata Tibet Radio, per riempire il vuoto lasciato dalla chiusura dei programmi in lingua tibetana di Radio Free Asia e Voice of America.
Ricorrono il 17 maggio i 30 anni del rapimento di Gedhun Choekyi Nyima, l’undicesimo Panchen Lama, la seconda maggiore autorità del buddhismo tibetano, fatto sparire dalle autorità cinesi insieme alla sua famiglia quando aveva appena sei anni, appena tre giorni dopo la dichiarazione con cui il Dalai Lama lo aveva riconosciuto ufficialmente come la reincarnazione di Amitabha, il Buddha della conoscenza. Al suo posto pochi mesi dopo, l’8 dicembre 1995, Pechino designò Gyaincain Norbu, il figlio di due funzionari governativi che allora aveva cinque anni, ed è stato educato nella completa adesione alle direttive del Partito comunista cinese.
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Gedhun Choekyi Nyima all’epoca fu considerato il più giovane prigioniero politico del mondo. Oggi dovrebbe avere 36 anni e la sua sorte rimane ignota. Ma l’anniversario del suo rapimento assume un significato del tutto particolare anche in vista di un’altra ricorrenza: il prossimo 6 luglio l’attuale Dalai Lama, Tenzin Gyatso, compirà 90 anni e dunque è sempre più aperta la questione della sua successione come guida spirituale e politica del popolo tibetano.
Come ha ricordato in un appello diffuso ieri Human Rights Watch, «storicamente, i due principali leader spirituali del Tibet hanno svolto ruoli chiave nel riconoscersi reciprocamente nelle loro reincarnazioni. Questo è dunque un momento opportuno affinché i Paesi buddisti, in maniera particolare, alzino la loro voce, chiedendo la liberazione del Panchen Lama».
Anche il Parlamento europeo l’8 maggio ha approvato una risoluzione sul Tibet, in cui viene espressa profonda preoccupazione riguardo alla morte in circostanze sospette dell’attivista tibetano Tulku Hungkar Dorje, avvenuta a marzo 2025 in Vietnam. Viene chiesta un’indagine immediata, indipendente e trasparente, con supervisione internazionale, accesso alle prove e ai testimoni, e il ritorno immediato delle sue spoglie.
La risoluzione, adottata durante la sessione plenaria del Parlamento a Strasburgo, si oppone anche «a qualsiasi tentativo da parte del governo cinese di interferire nella selezione dei leader spirituali buddisti tibetani», incluso il Dalai Lama. E a tale proposito richiede anche il rilascio di Gedhun Choekyi Nyima, da trent’anni insieme alla sua famiglia detenuto dal governo cinese.
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Intanto – dopo che l’amministrazione Trump dal marzo scorso ha congelato i finanziamenti statunitensi ai servizi tibetani di Voice of America e Radio Free Asia – tre ex giornalisti del servizio tibetano di Voice of America hanno co-fondato un’emittente tibetana chiamata Tibet Radio. La testata ha cominciato dall’inizio di questo mese a diffondere materiali informativi attraverso una pagina Facebook e podcast caricati su un canale YouTube.
In un’intervista con Voice of Tibet, Gesang Jinba, uno dei fondatori di Tibet Radio, ha dichiarato che, sebbene avviare un media sia una cosa difficile, il Dalai Lama ha sempre insegnato alle persone a superare le difficoltà. I tibetani continuano comunque a sperare – ha aggiunto – che Radio Free Asia e Voice of America possano riprendere a diffondere informazioni sulla predicazione del leader spirituale e sulla vita della comunità tibetana in esilio.
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Immagine di Christian Fortier via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
Cina
Preti cinesi: la nuova croce della «registrazione»

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1. La lacerazione e il conflitto interiore della coscienza religiosa
• Il conflitto di coscienza La Chiesa cattolica sottolinea la «libertà della coscienza» e la «fedeltà alla fede». Entrare nell’Associazione Patriottica significa accettare la leadership di un’organizzazione messa in dubbio dalla Chiesa universale. Per alcuni sacerdoti, la registrazione appare come una compromissione con il potere politico, generando un senso di colpa per «tradimento della fede», che si accumula nel tempo. • Ambiguità nella comunione con il papa Sebbene papa Francesco, per motivi pastorali, abbia accettato la legittimità di alcuni «vescovi registrati», l’accordo sino-vaticano non impone ai sacerdoti l’obbligo di registrazione. Una volta registrati, alcuni sacerdoti possono essere fraintesi come «non più fedeli alla Santa Sede», generando una zona grigia nella loro identità ecclesiale.2. Spazi pastorali ampliati, ma con molte limitazioni
• Celebrazioni pubbliche sotto controllo Possono celebrare messe, predicare e amministrare sacramenti nelle chiese approvate dal governo. Tuttavia, i contenuti delle omelie devono evitare temi sensibili come l’autorità papale, la Chiesa universale, le persecuzioni religiose e la situazione della Chiesa sotterranea. Le chiese sono spesso dotate di telecamere, e personale governativo può assistere o addirittura intervenire durante le omelie. • Libertà amministrativa limitata Organizzare eventi, corsi di formazione, catechismo per giovani richiede un’approvazione; Non è possibile dare vita liberamente a seminari o gruppi di formazione vocazionale; I fedeli devono ottenere l’approvazione ufficiale per svolgere ruoli di predicazione o conferenze, limitando la collaborazione pastorale con i laici. • La necessità di rinnovare continuamente le certificazioni crea stanchezza mentale nel clero.3. Crisi di fiducia da parte della comunità dei fedeli
• Allontanamento dei fedeli sotterranei I fedeli che da tempo seguono la fede «sotterranea» possono considerare i sacerdoti registrati come «compromessi, sconfitti»; Le reti di fedeli familiari possono interrompersi, compromettendo la continuità pastorale. • Reazioni complesse tra i fedeli ufficiali Alcuni fedeli ufficiali accettano i sacerdoti registrati, ma a causa della complessa storia ecclesiale possono restare cauti nei confronti della loro identità; Trovarsi non pienamente accettati da entrambi i lati può far sentire i sacerdoti registrati come «isolati».4. Pressioni per una «nuova trasformazione» o un «auto-azzeramento»
• Continui «ripulimenti» nelle politiche attuate La registrazione iniziale può apparire solo come un “registro”, ma successivamente il governo richiede: partecipazione a corsi politici; organizzazione di conferenze sui «valori fondamentali del socialismo»; enfasi sullo slogan della «sinicizzazione della religione»; collaborazione nella rimozione delle croci, nell’esposizione della bandiera nazionale; «De-sacralizzazione» delle decorazioni e del linguaggio liturgico della Chiesa. Ogni adesione a questi obblighi rappresenta una nuova «trasformazione» che può ulteriormente diluire la fede. • Essere «intermediari» nella lotta tra governo e religione Costretti a mediare tra «stabilità sociale» e «cura pastorale»; Soggetti a domande da parte dei fedeli e ordini da parte del governo, portando a esaurimento psicofisico e ansia di fede.5. Ambiguità a lungo termine nella spiritualità e nell’identità
• Crisi di identificazione interiore Pur essendo «legalmente riconosciuti», possono sentirsi con un’«identità di fede confusa»; Facile perdita del senso del ministero, auto-negazione, ritiro e persino insofferenza. • Arresto della crescita spirituale Per «sicurezza» devono praticare l’«auto-censura»; Non osano più parlare di vocazione, di incoraggiare i giovani al sacerdozio, né di predicare la verità; Diventano gradualmente «formali e burocratici», perdendo il ruolo di profeti.Conclusione: la registrazione non è la fine, ma una nuova croce
I sacerdoti registrati si trovano in una situazione molto delicata: apparentemente acquisiscono legittimità, ma interiormente affrontano sfide spirituali più profonde rispetto ai loro colleghi sotterranei. Riusciranno a: • Mantenere intatta la fede? • Guidare pastoralmente i fedeli senza perdere autenticità? • Conservare la coscienza e la testimonianza all’interno del sistema? È un cammino che richiede grande saggezza, coraggio e preghiera per poterlo percorrere fino in fondo. Un prete «sotterraneo» cinese Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
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