Internet
«Ex-schiavo» denuncia la tratta di esseri umani per le truffe online in criptovalute

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
La testimonianza del giovane reclutato con un annuncio di lavoro su Facebook è stata diffusa oggi durante un’udienza del Senato filippino. Circa mille cittadini del sud-est asiatico sarebbero ammassati in un edificio di Paranaque, poco lontano dall’aeroporto internazionale. Accuse sulla facilità con cui gli uffici immigrazione rilasciano i visti di ingresso.
Centinaia di stranieri vivono ammassati in un palazzo della capitale filippina e sono trattenuti in condizione di schiavitù, costretti a lavorare nel settore delle truffe online. Lo ha rivelato oggi in un’audizione al Senato la senatrice Risa Hontiveros, che da novembre indaga sulle operazioni di traffico di esseri umani in cui sono coinvolti cittadini filippini in altri Paesi del Sud-Est asiatico.
Solo di recente il suo ufficio, secondo quanto scrive il sito di notizie Rappler, ha scoperto la presenza di una di queste operazioni al Bayport West NAIA Garden Residences, un complesso condominiale di sette torri a pochi minuti dal Ninoy Aquino International Aeroporto a Parañaque, città che fa parte del territorio della capitale Manila.
Durante la seduta del Senato è stata diffusa la testimonianza di un lavoratore indonesiano noto con il solo nome di «Ridaw», accalappiato e poi tornato al suo Paese d’origine, secondo cui nell’edificio ci sarebbero circa mille suoi concittadini reclutati con l’inganno per lavorare nelle Filippine e ora costretti a compiere truffe online invitando gli utenti a investire nelle criptovalute.
Ridaw ha dichiarato di aver visto su Facebook un annuncio di lavoro nel settore del marketing digitale a fine febbraio. Contattata la pagina che aveva pubblicato la posizione, è stato invitato a rivolgersi a un account Telegram (un’applicazione di messaggistica simile a Whatsapp) dove ha parlato con un reclutatore che secondo Ridaw pareva essere indonesiano.
Il 7 marzo Ridaw ha conosciuto altri due «colleghi» all’aeroporto di Jakarta prima del volo per le Filippine e ha inviato un selfie al reclutatore su Telegram seguendo le istruzioni che aveva ricevuto.
Ad accoglierli a Manila c’era quello che Ridaw pensava fosse un dipendente dell’azienda che lo aveva appena assunto e che aveva ricevuto il selfie inviato qualche ora prima su Telegram. Dopo aver passato l’ufficio visti dell’aeroporto, che non ha fatto domande, Ridaw e gli altri due indonesiani sono stati portati al Bayport West NAIA Garden Residences e hanno intravisto qualche centinaio di connazionali, ma anche persone di altre nazionalità, soprattutto africani e cinesi in qualità di supervisori.
In base alla testimonianza, il contratto con «l’azienda» è stato firmato sotto pressione e una volta entrati nel complesso residenziale agli indonesiani è stato insegnato come creare finti account di donne con cui truffare altre persone su Tinder, Facebook o Instagram.
«Dopo che il nostro obiettivo si era innamorato di noi – ha raccontato Ridaw – lo facevamo investire in criptovalute. Se non reclutavamo vittime venivamo puniti. La mia impressione è che a molti dipendenti venga trattenuto lo stipendio. I nostri salari dovevano essere di 80mila pesos (1.300 euro) al mese, ma il dipendente che era lì prima di me continuava a chiedermi spaghetti istantanei o sigarette». Le punizioni potevano anche essere corporali, ha continuato Ridaw.
Ci è voluto poco perché l’indonesiano decidesse di andarsene: dopo aver rimborsato il supervisore con 100mila pesos filippini, è riuscito a lasciare le Filippine il 16 marzo e la sua dichiarazione, fatta all’ambasciata filippina a Jakarta, è stata consegnata al National Bureau of Investigation (NBI).
La senatrice Hontiveros ha denunciato la leggerezza degli uffici di immigrazione nell’indagare le ragioni di ingresso nelle Filippine, mentre ai cittadini filippini vengono fatte molte più domande allo scopo di evitare il fenomeno della tratta di esseri umani.
«Chiedo all’NBI e alla polizia nazione di agire immediatamente. Non c’è tempo da perdere. Ogni giorno gli stranieri possono facilmente entrare nel Paese con l’aiuto di funzionari aeroportuali o dell’immigrazione senza scrupoli. Questa è una seria preoccupazione per la sicurezza nazionale che dobbiamo affrontare con urgenza», ha affermato la senatrice, secondo cui nel complesso residenziale di Parañaque si trovano anche cittadini di Vietnam, Cambogia e Myanmar, Paesi in cui è diffuso il traffico di lavoratori costretti a lavorare nelle truffe online, spesso dopo che gli è stato ritirato il passaporto e in condizioni di moderna schiavitù.
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Immagine da AsiaNews
Cina
La Cina presenta il primo chip 6G al mondo

I ricercatori cinesi hanno presentato il primo chip 6G al mondo, in grado di aumentare la velocità di connessione nelle aree remote fino a 5.000 volte rispetto al livello attuale. Lo riporta il giornale di Hong Kong South China Morning Post (SCMP).
La tecnologia 6G si prevede possa ridurre il divario digitale tra aree rurali e urbane. Sviluppato da ricercatori dell’Università di Pechino e della City University di Hong Kong, il chip 6G «all-frequency» potrebbe offrire velocità internet mobile oltre i 100 gigabit al secondo su tutto lo spettro wireless, incluse le frequenze usate nelle zone remote, rendendo l’accesso a internet ad alta velocità più disponibile nelle regioni meno connesse e permettendo, ad esempio, di scaricare un film 8K da 50 GB in pochi secondi.
Tuttavia, le tecnologie 5G e 6G suscitano preoccupazioni. Critiche riguardano i possibili rischi per la salute dovuti alle radiazioni elettromagnetiche, soprattutto con le alte frequenze del 6G, oltre a vulnerabilità agli attacchi informatici a causa dell’aumento dei dispositivi connessi. L’espansione delle infrastrutture potrebbe inoltre avere un impatto ambientale e accentuare le disuguaglianze, lasciando indietro le aree rurali. Si temono anche un incremento della sorveglianza e problemi legati alla privacy dei dati con l’aumento della connettività.
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Le tecnologie wireless come il 5G operano su gamme di frequenza limitate. Il nuovo chip 6G, invece, copre l’intero spettro (da 0,5 GHz a 115 GHz) in un design compatto di 11 mm x 1,7 mm, eliminando la necessità di più sistemi per gestire diverse frequenze. Questo permette al chip di funzionare in modo efficiente su bande sia basse che alte, supportando applicazioni ad alta intensità e migliorando la copertura in aree rurali o remote.
«Le bande ad alta frequenza come le onde millimetriche e i terahertz offrono una larghezza di banda estremamente ampia e una latenza estremamente bassa, rendendole adatte ad applicazioni come la realtà virtuale e le procedure chirurgiche», ha dichiarato al China Science Daily il professor Wang Xingjun dell’Università di Pechino.
I ricercatori stanno sviluppando moduli plug-and-play per diversi dispositivi, come smartphone e droni, che potrebbero facilitare l’integrazione del nuovo chip nelle tecnologie di uso quotidiano.
La Cina pare accelerare per una primazia tecnologica non solo nelle telecomunicazioni – con il caso di Huawei, e relativi incidenti diplomatici internazionali, e sospetti anche in Italia – ma in genere nel settore tecnologico, dove si assiste ai consistenti sforzi per l’IA, visibili nell’ascesa di DeepSeek, un’Intelligenza Artificiale realizzata nel Dragone che non abbisogna di chip particolarmente performanti.
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Internet
Metriche pubblicitarie di e-commerce artificialmente gonfiate, afferma un ex dipendente Meta

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Intelligenza Artificiale
Facebook spenderà milioni per sostenere i candidati pro-IA

Il colosso tecnologico Meta-Facebook lancerà un super-PAC incentrato sulla California per sostenere i candidati a livello statale favorevoli a una regolamentazione tecnologica più flessibile, in particolare per quanto riguarda l’intelligenza artificiale.
Un Super PAC è un comitato politico indipendente che può raccogliere e spendere fondi illimitati da individui, aziende e sindacati per sostenere o contrastare i candidati. Non può coordinarsi direttamente con campagne o partiti ed è stato creato dopo le sentenze dei tribunali statunitensi del 2010 che hanno allentato le regole sul finanziamento delle campagne elettorali.
Secondo quanto riferito dalla stampa americano, il gruppo, denominato Mobilizing Economic Transformation Across California, sosterrà i candidati dei partiti democratico e repubblicano che danno priorità all’innovazione dell’intelligenza artificiale rispetto a regole severe.
Secondo la testata Politico, la società madre di Facebook e Instagram prevede di spendere decine di milioni di dollari tramite il PAC, il che potrebbe renderla uno dei maggiori investitori politici dello Stato in vista delle elezioni a governatore del 2026.
L’iniziativa è in linea con l’impegno più ampio di Meta per salvaguardare lo status della California come polo tecnologico, nonostante le preoccupazioni che una supervisione rigorosa possa soffocare l’innovazione.
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«Il contesto normativo di Sacramento potrebbe soffocare l’innovazione, bloccare il progresso dell’Intelligenza Artificiale e mettere a rischio la leadership tecnologica della California», ha affermato Brian Rice, vicepresidente per le politiche pubbliche di Meta. Rice guiderà il PAC insieme a Greg Maurer, un altro dirigente addetto alle politiche pubbliche, in qualità di dirigenti principali, secondo un portavoce dell’azienda.
La California è uno degli Stati più attivi nel promuovere la regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale e dei social media, con i funzionari pronti a decidere sulle norme in materia di sicurezza, trasparenza e tutela dei consumatori che potrebbero avere ripercussioni sui prodotti delle aziende tecnologiche.
Questa mossa rispecchia gli sforzi di altri colossi della tecnologia. Aziende come Uber e Airbnb hanno utilizzato strategie politiche basate sui grandi donatori per influenzare le politiche in California.
Questa primavera, Meta ha anche speso oltre 518.000 dollari in attività di lobbying a livello statale per contestare la legislazione sulla sicurezza dell’intelligenza artificiale, che imporrebbe standard di sicurezza e trasparenza sui grandi modelli di intelligenza artificiale.
Il nuovo super-PAC di Meta si unisce a una crescente ondata di impegno politico nel settore tecnologico. La rete rivale Leading the Future, sostenuta da Andreessen Horowitz (venture capitalist ora attivo nell’amministrazione Trump) e dal presidente di OpenAI Greg Brockman, ne è un esempio e mira a promuovere politiche pro-IA con oltre 100 milioni di dollari di finanziamenti.
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