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«L’Europa si è ritirata dai suoi valori fondamentali»: il discorso completo di JD Vance a Monaco

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Renovatio 21 pubblica la trascrizione integrale del discorso tenuto da JD Vance alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco.

 

Una delle cose di cui volevo parlare oggi è, ovviamente, i nostri valori condivisi. E, sapete, è fantastico essere di nuovo in Germania. Come avete sentito prima, ero qui l’anno scorso come senatore degli Stati Uniti. Ho visto il ministro degli Esteri David Lammy e ho scherzato dicendo che entrambi l’anno scorso avevamo lavori diversi da quelli che abbiamo ora. Ma ora è tempo per tutti i nostri paesi, per tutti noi che siamo stati abbastanza fortunati da ricevere potere politico dai nostri rispettivi popoli, di usarlo saggiamente per migliorare le loro vite.

 

E voglio dire che sono stato fortunato nel mio tempo qui a trascorrere un po’ di tempo fuori dalle mura di questa conferenza nelle ultime 24 ore, e sono rimasto molto colpito dall’ospitalità delle persone, anche se, ovviamente, sono ancora sotto shock per l’orrendo attacco di ieri. La prima volta che sono stato a Monaco è stato con mia moglie, in realtà, che è qui con me oggi, per un viaggio personale. E ho sempre amato la città di Monaco, e ho sempre amato la sua gente.

 

Voglio solo dire che siamo molto commossi e i nostri pensieri e le nostre preghiere sono con Monaco e tutti coloro che sono stati colpiti dal male inflitto a questa splendida comunità. Pensiamo a voi, preghiamo per voi e certamente faremo il tifo per voi nei giorni e nelle settimane a venire.

 

Ci riuniamo a questa conferenza, ovviamente, per discutere di sicurezza. E di solito intendiamo minacce alla nostra sicurezza esterna. Vedo molti, molti grandi leader militari riuniti qui oggi.

 

Ma mentre l’amministrazione Trump è molto preoccupata per la sicurezza europea e crede che possiamo arrivare a un ragionevole accordo tra Russia e Ucraina «e crediamo anche che sia importante nei prossimi anni che l’Europa faccia un grande passo avanti per provvedere alla propria difesa – la minaccia che mi preoccupa di più nei confronti dell’Europa non è la Russia, non è la Cina, non è nessun altro attore esterno.

 

Ciò che mi preoccupa è la minaccia dall’interno. Il ritiro dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali: valori condivisi con gli Stati Uniti d’America.

 

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Mi ha colpito il fatto che un ex commissario europeo sia andato in televisione di recente e sia sembrato felice che il governo rumeno avesse appena annullato un’intera elezione. Ha avvertito che se le cose non vanno come previsto, la stessa cosa potrebbe accadere anche in Germania.

 

Ora, queste dichiarazioni sprezzanti sono scioccanti per le orecchie americane. Per anni ci è stato detto che tutto ciò che finanziamo e sosteniamo è in nome dei nostri valori democratici condivisi. Tutto, dalla nostra politica sull’Ucraina alla censura digitale, è pubblicizzato come una difesa della democrazia. Ma quando vediamo tribunali europei annullare elezioni e alti funzionari minacciare di annullarne altre, dovremmo chiederci se ci stiamo attenendo a uno standard adeguatamente elevato. E dico noi stessi, perché fondamentalmente credo che siamo nella stessa squadra.

 

Dobbiamo fare di più che parlare di valori democratici. Dobbiamo viverli. Ora, nella memoria viva di molti di voi in questa sala, la guerra fredda ha posizionato i difensori della democrazia contro forze molto più tiranniche in questo continente. E considerate la parte in quella lotta che ha censurato i dissidenti, che ha chiuso le chiese, che ha annullato le elezioni. Erano i buoni? Certamente no.

 

E grazie a Dio hanno perso la guerra fredda. Hanno perso perché non hanno né apprezzato né rispettato tutte le straordinarie benedizioni della libertà, la libertà di sorprendere, di sbagliare, di inventare, di costruire. A quanto pare, non puoi imporre innovazione o creatività, così come non puoi forzare le persone a pensare, a sentire o a credere. E noi crediamo che queste cose siano certamente collegate. E sfortunatamente, quando guardo l’Europa di oggi, a volte non è così chiaro cosa sia successo ad alcuni dei vincitori della guerra fredda.

 

Guardo a Bruxelles, dove i commissari della Commissione europea hanno avvertito i cittadini che intendono chiudere i social media in periodi di disordini civili: nel momento in cui individuano ciò che hanno giudicato essere «contenuto d’odio». O a questo stesso paese dove la polizia ha effettuato retate contro cittadini sospettati di aver pubblicato commenti anti-femministi online come parte della «lotta alla misoginia» su Internet.

 

Guardo alla Svezia, dove due settimane fa il governo ha condannato un attivista cristiano per aver partecipato ai roghi del Corano che hanno portato all’omicidio del suo amico. E come ha osservato agghiacciantemente il giudice del suo caso, le leggi svedesi che presumibilmente proteggono la libertà di espressione non garantiscono, di fatto, – e cito – un «lasciapassare» per fare o dire qualsiasi cosa senza rischiare di offendere il gruppo che sostiene tale convinzione.

 

E forse la cosa più preoccupante è che guardo ai nostri carissimi amici, il Regno Unito, dove l’arretramento rispetto ai diritti di coscienza ha messo nel mirino in particolare le libertà fondamentali dei britannici religiosi. Poco più di due anni fa, il governo britannico ha accusato Adam Smith Conner, un fisioterapista di 51 anni e veterano dell’esercito, dell’atroce crimine di essersi fermato a 50 metri da una clinica per l’aborto e di aver pregato in silenzio per tre minuti, senza ostacolare nessuno, senza interagire con nessuno, solo pregando in silenzio da solo. Dopo che le forze dell’ordine britanniche lo hanno individuato e hanno chiesto per cosa stesse pregando, Adam ha semplicemente risposto che era per il suo figlio non ancora nato.

 

Lui e la sua ex fidanzata avevano abortito anni prima. Ora gli ufficiali non si sono mossi. Adam è stato dichiarato colpevole di aver violato la nuova legge governativa sulle zone cuscinetto, che criminalizza la preghiera silenziosa e altre azioni che potrebbero influenzare la decisione di una persona entro 200 metri da una struttura per l’aborto. È stato condannato a pagare migliaia di sterline di spese legali all’accusa.

 

Ora, vorrei poter dire che si è trattato di un caso fortuito, un esempio isolato e folle di una legge mal scritta promulgata contro una singola persona. Ma no. Lo scorso ottobre, solo pochi mesi fa, il governo scozzese ha iniziato a distribuire lettere ai cittadini le cui case si trovavano nelle cosiddette zone di accesso sicuro, avvertendoli che persino la preghiera privata nelle proprie case poteva equivalere a violare la legge. Naturalmente, il governo ha esortato i lettori a segnalare qualsiasi concittadino sospettato di reati di opinione in Gran Bretagna e in tutta Europa.

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La libertà di parola, temo, è in ritirata e nell’interesse della comicità, amici miei, ma anche nell’interesse della verità, ammetterò che a volte le voci più forti a favore della censura non sono arrivate dall’Europa, ma dal mio stesso Paese, dove la precedente amministrazione ha minacciato e intimidito le aziende di social media affinché censurassero la cosiddetta disinformazione. Disinformazione, come, ad esempio, l’idea che il coronavirus fosse probabilmente trapelato da un laboratorio in Cina. Il nostro stesso governo ha incoraggiato le aziende private a mettere a tacere le persone che osavano pronunciare quella che si è rivelata un’ovvia verità.

 

Quindi oggi non vengo qui solo con un’osservazione, ma con un’offerta. E proprio come l’amministrazione Biden sembrava disperata nel voler mettere a tacere le persone che esprimevano le proprie opinioni, così l’amministrazione Trump farà esattamente l’opposto, e spero che potremo lavorare insieme su questo.

 

A Washington c’è un nuovo sceriffo in città. E sotto la guida di Donald Trump, potremmo non essere d’accordo con le tue opinioni, ma combatteremo per difendere il tuo diritto di esprimerle in pubblico.

 

Ora, siamo al punto, ovviamente, che la situazione è peggiorata così tanto che questo dicembre la Romania ha annullato direttamente i risultati di un’elezione presidenziale sulla base dei deboli sospetti di un’agenzia di intelligence e dell’enorme pressione dei suoi vicini continentali. Ora, a quanto ho capito, l’argomento era che la disinformazione russa aveva infettato le elezioni rumene. Ma chiederei ai miei amici europei di avere un po’ di prospettiva. Puoi credere che sia sbagliato che la Russia acquisti pubblicità sui social media per influenzare le tue elezioni. Noi certamente lo facciamo. Puoi condannarlo sulla scena mondiale, persino. Ma se la tua democrazia può essere distrutta con poche centinaia di migliaia di dollari di pubblicità digitale da un paese straniero, allora non era molto forte per cominciare.

 

La buona notizia è che ritengo che le vostre democrazie siano molto meno fragili di quanto molti apparentemente temono.

 

E credo davvero che permettere ai nostri cittadini di dire la loro li renderà ancora più forti. Il che, naturalmente, ci riporta a Monaco, dove gli organizzatori di questa stessa conferenza hanno vietato ai legislatori che rappresentano i partiti populisti sia di sinistra che di destra di partecipare a queste conversazioni.

 

Ora, di nuovo, non dobbiamo essere d’accordo con tutto o niente di ciò che la gente dice. Ma quando i leader politici rappresentano un elettorato importante, è nostro dovere almeno partecipare al dialogo con loro.

 

Ora, per molti di noi dall’altra parte dell’Atlantico, sembra sempre più che ci siano vecchi interessi radicati nascosti dietro orribili parole dell’era sovietica come disinformazione e disinformazione, a cui semplicemente non piace l’idea che qualcuno con un punto di vista alternativo possa esprimere un’opinione diversa o, Dio non voglia, votare in modo diverso o, peggio ancora, vincere un’elezione.

 

Ora, questa è una conferenza sulla sicurezza e sono sicuro che siete tutti venuti qui preparati a parlare di come intendete esattamente aumentare la spesa per la difesa nei prossimi anni in linea con un nuovo obiettivo. Ed è fantastico, perché come ha detto abbondantemente il Presidente Trump, lui crede che i nostri amici europei debbano svolgere un ruolo più importante nel futuro di questo continente. Non pensiamo che sentiate questo termine «condivisione degli oneri», ma pensiamo che sia una parte importante dell’essere in un’alleanza condivisa insieme che gli europei si facciano avanti mentre l’America si concentra su aree del mondo che sono in grande pericolo.

 

Ma lasciatemi anche chiedervi, come potrete anche solo iniziare a riflettere sui tipi di questioni di bilancio se non sappiamo cosa stiamo difendendo in primo luogo? Ho già sentito molto nelle mie conversazioni, e ho avuto molte, molte conversazioni fantastiche con molte persone riunite qui in questa sala. Ho sentito molto su ciò da cui dovete difendervi, e naturalmente questo è importante. Ma ciò che mi è sembrato un po’ meno chiaro, e certamente penso a molti cittadini europei, è per cosa esattamente vi state difendendo. Qual è la visione positiva che anima questo patto di sicurezza condiviso che tutti noi crediamo sia così importante?

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Credo profondamente che non ci sia sicurezza se hai paura delle voci, delle opinioni e della coscienza che guidano il tuo stesso popolo. L’Europa affronta molte sfide. Ma la crisi che questo continente sta affrontando in questo momento, la crisi che credo affrontiamo tutti insieme, è una nostra creazione.

 

Se ti stai candidando per paura dei tuoi elettori, non c’è nulla che l’America possa fare per te. Né, per quel che conta, c’è nulla che tu possa fare per il popolo americano che mi ha eletto e ha eletto il presidente Trump. Hai bisogno di mandati democratici per realizzare qualcosa di valore nei prossimi anni.

 

Non abbiamo imparato nulla sul fatto che mandati sottili producono risultati instabili? Ma c’è così tanto di valore che può essere realizzato con il tipo di mandato democratico che penso deriverà dall’essere più reattivi alle voci dei vostri cittadini. Se volete godere di economie competitive, se volete godere di energia accessibile e catene di fornitura sicure, allora avete bisogno di mandati per governare perché dovete fare scelte difficili per godere di tutte queste cose.

 

E naturalmente, lo sappiamo molto bene. In America, non puoi vincere un mandato democratico censurando i tuoi oppositori o mettendoli in prigione. Che si tratti del leader dell’opposizione, di un umile cristiano che prega nella sua casa o di un giornalista che cerca di riportare le notizie. Né puoi vincerne uno ignorando il tuo elettorato di base su questioni come chi può far parte della nostra società condivisa.

 

E di tutte le sfide urgenti che le nazioni qui rappresentate affrontano, credo che non ci sia nulla di più urgente della migrazione di massa. Oggi, quasi una persona su cinque che vive in questo paese si è trasferita qui dall’estero. Questo è, ovviamente, un record storico. È un numero simile, tra l’altro, negli Stati Uniti, anche questo un record storico. Il numero di immigrati che sono entrati nell’UE da paesi extra-UE è raddoppiato solo tra il 2021 e il 2022. E, naturalmente, è aumentato molto da allora.

 

E conosciamo la situazione. Non si è materializzata nel vuoto. È il risultato di una serie di decisioni consapevoli prese da politici in tutto il continente e da altri in tutto il mondo, nell’arco di un decennio. Abbiamo visto gli orrori provocati da queste decisioni ieri in questa stessa città. E naturalmente, non posso tirarlo fuori di nuovo senza pensare alle terribili vittime che hanno visto una splendida giornata invernale a Monaco rovinata. I nostri pensieri e le nostre preghiere sono con loro e rimarranno con loro. Ma perché è successo tutto questo in primo luogo?

 

È una storia terribile, ma è una di quelle che abbiamo sentito fin troppe volte in Europa, e purtroppo anche troppe volte negli Stati Uniti. Un richiedente asilo, spesso un giovane sui 25 anni, già noto alla polizia, ha speronato una folla con un’auto e distrutto una comunità. Unità. Quante volte dobbiamo subire queste terribili battute d’arresto prima di cambiare rotta e portare la nostra civiltà condivisa in una nuova direzione?

 

Nessun elettore in questo continente è andato alle urne per aprire le porte a milioni di immigrati non controllati. Ma sapete per cosa hanno votato? In Inghilterra, hanno votato per la Brexit. E che siate d’accordo o meno, hanno votato per questo. E sempre più in tutta Europa stanno votando per leader politici che promettono di porre fine all’immigrazione fuori controllo. Ora, mi capita di essere d’accordo con molte di queste preoccupazioni, ma non dovete essere d’accordo con me.

 

Penso solo che le persone tengano alle loro case. Tengano ai loro sogni. Tengano alla loro sicurezza e alla loro capacità di provvedere a sé stesse e ai loro figli.

 

E sono intelligenti. Penso che questa sia una delle cose più importanti che ho imparato nel mio breve periodo in politica. Contrariamente a quanto potreste sentire, un paio di montagne più in là a Davos, i cittadini di tutte le nostre nazioni non si considerano generalmente animali istruiti o ingranaggi intercambiabili di un’economia globale. E non sorprende che non vogliano essere messi da parte o ignorati inesorabilmente dai loro leader. Ed è compito della democrazia giudicare queste grandi questioni alle urne.

 

Credo che liquidare le persone, liquidare le loro preoccupazioni o, peggio ancora, chiudere i media, chiudere le elezioni o escludere le persone dal processo politico non protegga nulla. In effetti, è il modo più sicuro per distruggere la democrazia. Esprimere la propria opinione non è un’interferenza elettorale.

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Anche quando le persone esprimono opinioni al di fuori del proprio Paese, e anche quando queste persone sono molto influenti – e credetemi, lo dico con tutto l’umorismo – se la democrazia americana può sopravvivere a dieci anni di rimproveri di Greta Thunberg, voi ragazzi potete sopravvivere a qualche mese di Elon Musk.

 

Ma ciò a cui nessuna democrazia, americana, tedesca o europea, sopravviverà è dire a milioni di elettori che i loro pensieri e le loro preoccupazioni, le loro aspirazioni, le loro richieste di sollievo, sono invalidi o addirittura indegni di essere presi in considerazione.

 

La democrazia si basa sul sacro principio che la voce del popolo conta. Non c’è spazio per i firewall. O si sostiene il principio o non lo si fa. Europei, il popolo ha una voce. I leader europei hanno una scelta. E sono fermamente convinto che non dobbiamo avere paura del futuro.

 

Accogli ciò che la tua gente ti dice, anche quando è sorprendente, anche quando non sei d’accordo. E se lo fai, puoi affrontare il futuro con certezza e con fiducia, sapendo che la nazione è dietro a ciascuno di voi. E questa, per me, è la grande magia della democrazia. Non è in questi edifici in pietra o in questi bellissimi hotel. Non è nemmeno nelle grandi istituzioni che abbiamo costruito insieme come una società condivisa.

 

Credere nella democrazia significa comprendere che ognuno dei nostri cittadini ha saggezza e voce. E se ci rifiutiamo di ascoltare quella voce, anche le nostre battaglie più vincenti otterranno ben poco.

 

Come disse una volta Papa Giovanni Paolo II, a mio avviso uno dei più straordinari campioni della democrazia in questo o in qualsiasi altro continente, «non abbiate paura». Non dovremmo avere paura del nostro popolo, anche quando esprime opinioni che non sono d’accordo con la sua leadership.

 

Grazie a tutti. Buona fortuna a tutti voi. Dio vi benedica.

 

JD Vance

Vicepresidente degli Stati Uniti d’America

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Voi che uccidete Dio. E noi che lo permettiamo

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Accuso voi che avete ucciso Dio quasi duemila anni fa, e che continuate a farlo ogni mese, ogni giorno, in ogni istante.   Voi uccidete Dio, nella costanza dell’Impero della morte di cui siete schiavi e soldati, e non volete smettere di farlo – perché molti di voi sanno esattamente quello che stanno facendo, e di questo, godono.   Voi che sterminate bambini, nati e non nati, su tutta la superficie della terra – e avete inventato leggi per farlo in tranquillità.   Voi che pervertite i bambini, li drogate, li mutilate.   Voi che i bambini li bombardate senza pietà – quando sono a casa, per strada, in ospedale.   Voi che distruggete le famiglie con tutti i mezzi sociali, politici, legali che avete a disposizione.   Voi che sfruttate i lavoratori, che fate loro pagare una tassazione che li strangola.   Voi che condannate i malati a veleni del corpo e della mente.   Voi che bestemmiate il Suo nome, con indifferenza, o rabbia infame.   Voi che bruciate le Sue chiese, o le demolite, o le trasformate in appartamenti e Bed and Breakfast.   Voi che perseguitate i cristiani praticamente in tutto il pianeta, trucidandoli nel silenzio delle istituzioni.   Voi che inquinate con droghe statali le menti delle persone, rendendole ancora più infelici, se non omicide.   Voi che squartate a cuor battente le persone – sempre per legge! – solo perché hanno fatto un incidente.   Voi che producete bambini con gli alambicchi, disintegrandone quantità immani nel processo.   Voi che agite per popolare la Terra con una generazione di mostri biologici.   Voi che state riprogrammando l’Europa in un luogo di caos e devastazione, paganesimo e massacro.   Voi che avete deviato la carità in una follia suicida e genocida.   Voi che godete dell’iniquità demoniaca inflitta a tutti noi.   Voi uccidete Nostro Signore anche nell’anno 2025, in ogni singolo momento di esso.   E noi. Noi che lo permettiamo. Noi che rifiutiamo di intervenire dinanzi a queste stragi senza fine.   Noi che parliamo, cianciamo, ma che in fondo nulla otteniamo per fermare questa macchina di Morte.   Noi che alziamo le mani dinanzi allo Stato della Necrocultura, anzi continuiamo ad obbedirgli, a versargli le nostre tasse – a breve automaticamente.   Noi che conosciamo l’ingiustizia sterminatrice, ma spesso facciamo finta di nulla.   Noi che piangiamo, ma non sappiamo impedire l’orrore.   Noi che riconosciamo che Cristo è il Sacrificio di Dio per l’uomo, mentre il mondo moderno è – esattamente come nei tempi degli dèi pagani, nei programmi dell’Inferno – il sacrificio dell’uomo per il Dio: l’inversione satanica della vita, della creazione, del cosmo, dell’amore divino.   Noi che sappiamo, noi che abbiamo visto, eppure scappiamo davanti alla Croce.   Dio muore per i nostri peccati. Oggi stesso. Sì.   Roberto Dal Bosco

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Immagine: Carl Bloch (1834-1890), Crocifissione (180), Museo Nazionale di Storia Naturale, Copenhagen. Immagine di sdalry via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0
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Il re della morte parla in Parlamento. La democrazia italiana applaude

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È una tremenda verità rivelata, quasi per isbaglio, da un kolossal non riuscitissimo di una ventina di anni di fa.

 

Ricordate? Il futuro imperatore, adepto del Lato Oscuro, si presentava a camere galattiche unite per proclamare la «riorganizzazione» della Repubblica e, implicitamente, l’avvento di un impero totalitario sotto il suo comando.

 

«Così muore la democrazia, tra scroscianti applausi» commentava la senatrice che aveva capito il piano diabolico.

 

La frase non è esattamente questa – forse il film di Giorgio Lucas diceva «libertà» invece che «democrazia», ma sappiamo come nel fondale di cartapesta dello Stato moderno queste parole sono intercambiabili. La verità contenuta in questa battuta, tuttavia, la riteniamo incontrovertibile.

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Specie dopo aver visto lo spettacolo allucinante del Re britannico che pontifica nel cuore della sedicente democrazia italiana, il Parlamento. Di certo, un’esperienza rivelatoria, su tanti, troppi livelli. Perché il discorso che ha fatto, con tutti i tasti politici, geopolitici, metapolitici toccati con decisione, ha un’importanza storica di conferma sia del rapporto di sudditanza occulta tra Roma e Londra sia del ruolo metafisico che Albione e gli Windsor hanno nella storia del mondo.

 

Notate come i giornali, e gli ebeti che si fanno riempire la testa delle loro menzogne, abbiano sottolineato, nel discorso di re Carlo, il fatto che abbia citato Dante e persino «parlato», per qualche secondo, in Italiano. Cioè: ha letto da un foglio. Applausi.

 

Come se il re parlasse davvero la nostra lingua, con la tranquillità di utilizzare il connettivo «peraltro», che i parlamentari di interi partiti italiani mai pronunciato in vita loro, ammesso che sappiano che esistano gli avverbi.

 

Certo, voleva fare il figurone, come, peraltro, lo aveva fatto a Parigi due anni fa: Renovatio 21 ne parlò, il repubblicano Macron gli organizzò un festone, con quantità di divi veri (da Mick Jagger in giù) a… Versailles, luogo che ovviamente oggi ha un suo significato preciso. Lì, nel più totale disprezzo della plebe che venivano da mesi in erano stati proibite perfino i pranzi di Pasqua in famiglia e da costi energetici insostenibili, tra banchetti e sfarzo assoluto, il Carlo aveva dimostrato di parlare un francese ottimo, come una volta usava nell’Inghilterra che studiava.

 


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Carlo nel lusso di Versailles, ospite dei figli della Rivoluzione francese. Era come dire: i re rimangono re, se sono dalla nostra parte.

 

Ci viene in mente, tuttavia, che la poliglossia dei reali britannici ci aveva fornito, in passato, un’altra visione, secondo alcuni (quelli che non conoscono la storia dell’aristocrazia europea, e degli Windsor) inquietante: il principe Filippo, padre di Carlo, che parla un tedesco ultrafluente. Gli Windsor, dove Filippo ha appeso il cappello, sono in realtà una famiglia della nobiltà germanica, i Sassonia Coburgo-Gotha, e Windsor è un nome preso da un paesino di campagna a caso (un rebranding si direbbe nel marketing) per sembrare più inglesi.

 

 

È proprio lui, il principe di Edimburgo, consorte della regina Elisabetta: quello che aveva giurato di volersi reincarnare in un patogeno in grado per uccidere milioni di persone. Come sa il lettore di Renovatio 21, l’ambientalismo, cioè l’antiumanismo, è una costante degli Windsor, vera famiglia della morte, e viene trasmesso, a quanto sembra, geneticamente.

 

E l’antiumanismo ereditario è tornato anche nel discorso di Roma, con i nostri rappresentanti a spellarsi le mani: quando con il secondo avvento di Trump pare essere cominciato il tramonto dell’ambientalismo di Stato e dei suoi dogmi, ecco che il re proclama l’emergenza del Cambiamento Climatico (argomento da cui, abbiamo visto, pare guadagnarci…), con tutte le solite storielle ripetute a pappagallo: le tempeste che ora sono ogni anno invece che ogni generazione, etc. Piove, governo ladro, avrebbe detto i mazziniani – che del resto erano pagati e programmati proprio dagli inglesi.

 

Anche questo, incredibilmente, è stato detto dal re nel suo discorsone: l’importanza del supporto inglese a Garibaldi, che poi andava ospite dagli inglesi. Chi conosce la vera storia dell’Italia unita non può che sorridere, nell’amarezza più profonda: il re sbatte in faccia agli italiani il fatto che, con il Risorgimento (fiancheggiato e ideato dai britannici), la penisola è divenuta uno Stato vassallo di Londra.

 

Si tratta di un momento di sincerità storica che, infine, va apprezzato, anche se un pat-pat – di quelli che operano sui loro amati cagnolini – in testa a qualche rappresentante democratico italiano avrebbe completato il quadretto in modo consono.

 

Poi, l’Ucraina: il messaggio è lo stesso, sempre. Tre anni fa lo aveva detto agli italiani anche Boris Johnson prima di mollare Downing Street: fate il governo che volete, ma continuate ad armare e sostenere Kiev.

 

Il re britannico ordina all’Italia di immolarsi nella sua guerra, quella che Londra porta avanti da almeno duecento anni: il «Grande Gioco» dello scontro di Albione, potenza talassocratica, con la Russia, potenza tellurica, per il controllo del mondo. La teoria della Heartland del pioniere della geopolitica Alfred Mackinder – l’idea per cui chi controlla il centro dell’Eurasia controlla il mondo – è venuta dopo, quando già Londra combatteva una guerra occulta con i russi nell’India, Pakistan, Afghanistan di Kipling.

 

L’enormità storica e metastorica del discorso di Carlo si fa, per noi, intollerabile. Ma, che volete farci, da queste parti si ha una visione delle cose di un certo tipo. Non possiamo pensare che gli altri la pensino come noi… oppure sì?

 

 

Perché, effettivamente, l’immagine più significativa offerta da Carlo in Parlamento riguarda chi era al suo lato. Da una parte, il presidente della Camera Ignazio La Russa, un uomo cresciuto nel MSI e ora militante in FDI, partiti che definiscono post-fascisti, dove la fiamma contenuta nel loro simbolo, raffigurerebbe la fiaccola che arde sulla tomba di Benito Mussolini a Predappio.

 

Benito Mussolini, quello che la giovane Meloni definiva come «statista», e che aveva diffuso quell’espressione chiarissima: «la perfida Albione».

 

Come non farsi venire in mente l’impressionante manifesto di Gino Boccasile (1901-1952) che celebrava la distruzione di Londra da parte dei V2 tedeschi.

 

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Insomma: chi è cresciuto nella destra italiano aveva della Gran Bretagna una certa idea. Almeno fino a Fini, che, notate, prima di essere mandato a Gerusalemme con la kippah, aveva fatto i suoi giri di sdoganamento a Londra – dove peraltro, altro mistero, ad una certa hanno cominciato a rifugiarsi gli estremisti neri che avevano la Giustizia italiana alle calcagna…

 

La Russa sorride e batte le mani sul fianco destro del re della «perfida Albione». Sul fianco sinistro un’altra figura che, in teoria, proviene da una cultura non esattamente anglofila il tradizionalismo cattolico. Un giro che legge la storia britannica, e le sue ramificazioni mondiali, in modo un po’ diverso da come viene presentata: dal tradimento di Enrico VIII all’assassinio del cattolico Guido Fawkes, eroe fatto squartare dal re per aver cospirato per il ritorno del cattolicesimo in terra anglica, dalla follia della Chiesa anglicana alla decadenza dei costumi recenti proveniente dalla swinging london, dalla massoneria alle persecuzioni dei cattolici nei secoli.

 

E niente, anche da parte cattolica: sorrisi e applausi.

 

E sì che, anche senza essere integristi con il pallino della storia del mondo, da cattolici ci sarebbe tanto da dire al re, anzi, basterebbe fare qualche nome: Alfie Evans, Charlie Gard, Indi Gregory… e tanti altri bambini trucidati da Giudici della Corona e dal sistema sanitario del Regno votato all’utilitarismo più mostruoso e assassino del «best interest».

 

Rammentiamo: all’epoca i partiti pseudocattolici si mossero per dare ad Alfie la cittadinanza italiana, di fatto per togliere il bambino dalla condanna a morte del Regno sul cui trono ora siede il Carlo.

 

 

Come abbiamo scritto su Renovatio 21, il mancato intervento della famiglia reale in questi tragici casi – che smuovevano anche laggiù masse di persone, con miriadi di persone in lacrime che circondavano gli ospedali in preghiera, e gli ultras delle curve a cantare allo stadio a favore dei bambini in procinto di essere massacrati – non è un caso, non è una svista: è una feature precisa della famiglia, la cui consonanza con la Necrocultura è un dato storico, dalle proto-vaccinazioni dei reali con i relativi danni, all’uccisione del re per eutanasia di re Giorgio (bisnonno di Carlo), dai sospetti di fecondazione artificiale ante-litteram da cui sarebbe nata Elisabetta, all’ambientalismo stragista di Filippo (che, tenetelo sempre a mente, ha fondato il WWF, organizzazione ora proibita in Russia…), dai discorsi di Guglielmo figlio di Carlo sulla sovrappopolazione, agli attacchi contro gli USA che defederalizzano l’aborto fatti da principe Enrico dallo scranno ONU… la lista è pressoché infinita, e davanti a tutto questo cadono le illazioni su Jack lo Squartore o i milioni consegnati a Carlo in buste della spesa dai famigli di Bin Laden, il rapporto con il controverso miliardario russo-americano Armand Hammer, o i rapporti sporadici con i nazisti, il ritratto inquietante saltato fuori mesi fa

 

La verità è che la materia inquietante non è in superficie, non è chiacchiera da rotocalco, né misfatto dietro le quinte: pare essere nella struttura stessa del casato.

 

Perché, ribadiamo, quella degli Windsor è una dinastia della morte, come ve ne sono, ai vertici mondiali, altre, anche non coronate, ad esempio i Rockefeller. Giornali e politicanti non solo non condividono questa prospettiva, ma la occultano con l’arma di distrazione di massa del gossip. Anni a parlarci delle vicende della Casa Reale, come se ciò avesse qualche importanza per noi. La famiglia media che mangia dinanzi al televisore magari non sa nulla di Alfie Evans e Guy Fawkes, ma sa tutto delle avventure amorose di Guglielmo ed Enrico, che per qualche ragione ora, a differenza di Carlo, vengono chiamati nelle loro lingua (i principi «William» ed «Henry»: sudditi, abituatevi all’inglese, è l’era CLIL).

 

Abbiamo visto l’arma di distrazione di massa sparata anche nel discorso romano del re. Carlo si è riferito alla «regina», e la cosa ha fatto un certo effetto: Camilla, i TG ci hanno insegnato a chiamarla così, ora in effetti è regina. Il re ha amorevolmente detto che era il ventesimo anniversario di matrimonio. Applausi.

 

Ma come? Camilla? Per anni i giornali ce l’avevano definita come la homewrecker reale, la spacca famiglia di Corte, con ogni storia a suo favore amplificata a più non posso: ecco i commenti animali sul suo aspetto fisico, ecco la questione del figlio birichino che potrebbe avere una cattiva influenza sull’erede al trono (e futuro fratellastro).

 

 

Nessuno pare avercela più con Camilla: i giornali del resto servono a questo, ti dicono cosa devi pensare, e poi ti fanno dimenticare, per farti pensare altro. Ecco che la love story di Carlo e Camilla da prurigine grottesca diventa evento da applaudire a Camere riunite.

 

Perché poi, scusate, avete scordato Diana? Avete scordato cosa il quivis de populo, britannico come italiano, dice della morte della principessa sotto il tunnel dell’Alma a Parigi? Tutti quei servizietti ammiccanti che talvolta potevano far capolino brevemente nella stampa mainstream… Tutto è perdonato.

 

Dimenticate tutto. Tanto a ricordarvi le vostre priorità ci pensa il capo di quel Regno che trucida i bambini malati e ti arresta per un tweet o una preghiera fatta nella tua mente. Carlo, con gli italiani, è stato chiaro, e sincero: vivete nello Stato creato dal nostro agente Garibaldi, ora sottomettevi del tutto al dogma climatico, e continuate a sostenere la guerra contro la Russia.

 

Scroscianti applausi.

 

Questa è la realtà della «democrazia» in Italia.

 

Roberto Dal Bosco

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Perché non stupirsi se Mattarella premia Burioni

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Proprio così: il virologo di social e programmi TV Roberto Burioni è stato premiato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.   La cerimonia svoltasi al Quirinale – palazzo dei papi, poi usurpato dal re savoiardo, per finire ereditato dalla presidenza repubblicana – consisteva nella consegna di medaglie al «Merito della Sanità Pubblica» e ai «Benemeriti della Salute Pubblica». Al Burioni il presidente, accompagnato del ministro della Salute Orazio Schillaci (già nel famigerato CTS pandemico, poi passato tranquillamente a fare il ministro per la Meloni) ha consegnato una medaglia di bronzo.   Siamo informati che per l’occasione era presente anche il Capo di Stato Maggiore della Difesa Luciano Portolano: presenza militare non solo simbolica, visto che la vaccinazione genica sperimentale è stata portata sul territorio con grande sforzo dalle Forze Armate della Repubblica Italiana.

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I giornali riportano la motivazione del prestigioso premio al medico conosciuto sui social: «Per essersi distinto per il suo impegno costante a difesa della scienza e nella promozione delle vaccinazioni come indispensabili e fondamentali strumenti di prevenzione della Salute Pubblica».     «È stata una grandissima emozione» ha commentato il Burioni secondo Il Resto del Carlino. «Il presidente mi ha fatto i complimenti. Ed è stato anche un bel momento per incontrare il generale Francesco Paolo Figliuolo, un amico dai tempi della pandemia, così come il professor Franco Locatelli (presidente del Consiglio superiore di sanità)».   Già: Figliuolo, pensavamo di averlo dimenticato. Locatelli, pure. Anzi forse lui e l’Ospedale Bambin Gesù no.  
  È stato notato che siamo dinanzi ad un bel paradosso – specie per il ministro Schillaci, espressione del governo della destra che tenta di mettere in piedi una Commissione parlamentare sull’era COVID, ma poi premia uno dei suoi attori più discussi.   Perché Burioni non è stato spettatore dello spettacolo pandemico, così come non lo è stato durante tutto il teatro vaccinale iniziato anni prima del coronavirus. La polvere sollevata dal professore del San Raffaele è stata tantissima, provocando reazioni che non venivano unicamente da antivaccinisti e compari.   Rammenterete: nel febbraio 2020 va da Fazio a dire che non c’è nessun pericolo («in Italia il rischio di contrarre questo virus è 0, perché il virus non circola»), la mascherina non proteggono dal virus, poi cambia tutto con il mutare degli ordini internazionali. Assicura che chi sostiene che il virus sia fuggito dal laboratorio non ha capito nulla e va deriso («L’ultima scemenza è la derivazione del coronavirus da un esperimento di laboratorio. Tranquilli, è naturale al 100%, purtroppo»), poi, sempre con il cambiamento estero, fa retromarcia anche lì. Si fa plurime dosi di siero genico sperimenale, poi prende lo stesso il COVID («Mi sono vaccinato poco prima della ripresa delle lezioni universitarie ma non è servito»). Capita.   Nel mezzo, la quantità di uscite spietate, come quella sui no-vax «agli arresti domiciliari chiusi in casa come dei sorci», frecce a tutti, persino a coloro che gli avevano giustamente fatto notare che valigie si scriva con la i (aveva scritto in un post «valige», rivendicandone erroneamente la correttezza ortografica). Addosso a tutti, alla ragazza disabile leghista, all’endocrinologa della Statale, all’influencer, a Susanna Tamaro, a Heather Parisi, a Novak Djokovic, a chiunque osi contraddirlo.   Anthony Fauci, quello che ha ottenuto la grazia preventiva nelle ultime ore di Biden (anche lì: virologi protetti da presidenti…), ad un certo punto della sbornia di potere pandemico arrivò a suggerire di essere lui stesso la scienza. Burioni non ha mai avuto bisogno di arrivare a tanto.   C’è da chiedersi come il presidente Mattarella, il nutrito team che lo assiste, non si renda conto che premiare chi attaccava e canzonava mezza Italia manda un messaggio preciso, e tremendo, a tutta quella parte della popolazione italiana, che non è poca, ed è pure – grazie ai danni da vaccino – in netto aumento.   Del resto, abbiamo visto ancora ai tempi della legge Lorenzin – la grande prova prodromica della biopolitica pandemica e del totalismo vaccinale – il ruolo che le istituzioni avevano ritagliato per questo dottore diventato famoso improvvisamente.   Aveva iniziato con post su Facebook che terrorizzavano assai: ecco la foto di quello che, avendo avuto il morbillo perché non vaccinato, è cresciuto rovinato. Ecco i commenti contro chiunque osasse contraddirlo. Ecco la gioia per i primi medici che venivano radiati causa vaccini (è il caso del dottor Roberto Gava, la cui radiazione fu salutata dal nostro come «un atto di civiltà») – sì, avevano iniziato prima dell’mRNA.   Ci stupiva la velocità con cui la figura di questo ricercatore mai sentito prima veniva ingigantita. Colpiva il dato bibliografica: prima della legge che obbliga i nostri figli ad essere sierati per andare a scuola, Burioni aveva pubblicato con altri un libro scientifico per un editore minore di Urbino.   Come entra in gioco la Lorenzin le maggiori case editrici nazionali lo pubblicano a ripetizione, con frequenza mai vista. Libri con titoli non troppo sibillini: Il vaccino non è un’opinione. Le vaccinazioni spiegate a chi proprio non le vuole capire (Mondadori, 2016); La congiura dei somari. Perché la scienza non può essere democratica (Rizzoli, 2017); Balle mortali. Meglio vivere con la scienza che morire coi ciarlatani (Rizzoli, 2018). Tutto chiarissimo. L’insuperato sito satirico italiano Lercio ci fece un titolo: «Uscito nuovo libro di Burioni, si intitola ‘”Cazzo lo compri a fare ché sei un analfabeta di merda”».

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Il dottore marchigiano, la cui carriera fino ad allora, non era stata quella di star della scienza, pareva ben appoggiato. Venne presentato a Milano nel 2019 il «patto trasversale per la scienza» in cui Burioni si univa con Enrico Mentana (la cui testata Open fu poi assunta da Facebook nella lotta alle fake news anche su virus e vaccini: Renovatio 21 lo sa bene) e pure Beppe Grillo, oltre che Matteo Renzi e radicali eutanatici vari.   Gli va riconosciuto che anche se le istituzioni gli sono andate incontro – apice l’ospitata fissa in RAI da Fabio Fazio, lui mica si è istituzionalizzato. È rimasto quello di sempre: sparate sui social come non mai.   Insomma: il potere vaccinista – su cosa intendiamo speriamo di dare qualche ragguaglio nelle prossime righe – se lo teneva stretto, forse perché non aveva altro (pensate a Lopalco: ronzava da quelle parti, per poi essere ficcato dal PD alla Regione Puglia), forse perché, come usiamo dire su Renovatio 21, le sceneggiature di cui dispongono sono poche, sono sempre le stesse, e lo stiamo vedendo in questi giorni con Kennedy: voilà, epidemie di morbillo, e poi Gardaland, pardon, Disneyland…   Il tema tuttavia non nemmeno è Burioni: è la decisione della presidenza della Repubblica di premiarlo, nonostante sia in polemica, oltre che con una larga fetta della popolazione, anche con vari politici (il ministro Salvini, per esempio) e pure qualche giornale dell’establishment (Travaglio non lo ama certo). Perché?   Bene, riveliamo che il rapporto tra il Quirinale e i vaccini è più serio di quanto si pensi. E non solo per il capolavoro visto in tribunale a Milano, quando in una sentenza sulla vaccinazione di una minore (il papà separato voleva sierare la figlia, la mamma proprio no) Mattarella venne citato a mo’ di fonte giuridica: si tratta di un discorso dato nell’estate 2021 alla tradizionale cerimonia del Ventaglio organizzata dall’associazione stampa parlamentare al Quirinale: si «trascura tra l’altro il monito del Presidente della Repubblica che il 28 luglio ha detto che la vaccinazione è un dovere morale e civico» avevano scritto i giudici.     C’è qualche segno più interessante che è stato dato in passato.   Ottobre 2016, a Roma arriva il dottor Andrew Wakefield per presentare il film sui danni da vaccino Vaxxed. Wakefield è gastroenterologo di successo che, avendo pubblicato nel 1998 uno studio (con altri dieci ricercatori!) in cui chiedeva più ricerche riguardo alla possibile correlazione tra vaccino trivalente e autismo. Una figura primaria per gli antivaccinisti e per il sistema (fatto di tutto il consenso di medici e politici che i soldi di Big Pharma possono comprare) che li combatte.   Ebbene, nelle stesse ore in cui Wakefield mostrava il suo film in Italia, incredibilmente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella attacca pubblicamente chi osa dubitare dei vaccini: «Le affermazioni di chi li critica sono sconsiderate e prive di fondamento».

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Mattarella non fece alcun nome, ma in tanti pensarono che il riferimento al dottore no-vax par excellence fosse incontrovertibile.   Di qui la domanda: perché il capo dello Stato di un Paese G7 da 60 milioni di abitanti deve muoversi per un’inezia simile? Wakefield è un medico radiato (se leggete il suo nome in un articolo di Repubblica o del Corriere difficile che non sia preceduto dalle parole «screditato» o «ciarlatano»), vive con discrezione in Texas dopo una persecuzione professionale assoluta nel suo Paese, la Gran Bretagna.   La proiezione di Vaxxed era una cosetta che riguardava pochi scappati di casa antivaccinisti adirati per la legge Lorenzin, con le sale cinematografiche affittate alle bisogna, col problema che talvolta i gestori si potevano pure tirare indietro all’ultima.   Un presidente che si muove contro un (ex) dottorino della frangia più impresentabile e vituperata…? Perché?   La risposta che ci siamo dati, allora come oggi, è semplice-semplice: con ogni evidenza, i vaccini sono per il sistema mondialista un argomento misteriosamente fondamentale, ed ogni critica – costi pure far muovere un presidente – deve essere ridotta a tabù.   Vogliamo far risuonare nella testa del lettore qualche altra eco. Renovatio 21 è tra le poche voci al mondo che ricorda i legami arcaici tra vaccinismo e massoneria. Abbiamo scritto dello strano caso dei medici massoni italiani che si palesarono da Jenner prima ancora che questi finisse i suoi esperimenti omicidi. Abbiamo scritto dei programmi di «vaccinazione universale», portati avanti con fake news e coercizione, realizzati dalle élite massoniche che avevano fatto l’Italia unita – provocando, in casi indicibili, rivolte tra la popolazione che vedeva i danni.   È quell’Italia unita che celebriamo a forza anche oggidì quando ci parlano di «Risorgimento». L’Italia progettata e realizzata da forze massoniche, che hanno continuato a lavorare salvo (forse) una pausa sanguinaria del ventennio e della Seconda Guerra.   Ora, facciamo uno sforzo per capire che certe cose, anche a distanza di secoli, non si possono dimenticare. Lo abbiamo visto, in tutto il suo orrore, alle Olimpiadi di Parigi, quando è divenuto chiaro che a distanza di due secoli e mezzo al potere in Francia c’è ancora chi è ossessionato dal sangue della regina decapitata, dallo scherno ad ogni costo del cristianesimo, dall’umiliazione dell’essere umano da sottomettere alla meccanica della Rivoluzione.   I vaccini, riteniamo, non sono un tema dissimile da questi. Un’eredità di un passato che solo apparentemente è rimosso, ma i cui attori ancora tramano, e strepitano, nell’ombra. Sempre meno, nell’ombra…   Da qui alle premiazioni ritualizzate dello Stato moderno, figlio delle devastazioni degli ultimi tre secoli, il passo è breve.  
  Abbiamo voglia di notare come il figlio di Bernardo Mattarella altre volte ha lanciato strali – sempre senza fare nomi… – contro figure che non sembrano congeniali all’ordine internazionale così come lo conosciamo: rammentiamo i ripetuti attacchi a Elon Musk.   Elone aveva da poco comperato Twitter. Il presidente dichiarò che «il modello culturale dell’Occidente è sotto sfida (…) bisogna evitare che pochi gruppi possano condizionare la democrazia».   Parole che non sentimmo nel maggio 2022 quando Marco Zuckerberg calò in Italia venendo ricevuto a Palazzo Chigi dal premier Mario Draghi (che era presente all’ultimo discorso di Mattarella) e dal ministro della Transizione Digitale Vittorio Colao.   È lo stesso Mattarella che nel 2016, abbiamo preso nota anche di questo, parlava alla plenaria Commissione Trilaterale riunitasi a Roma ringraziando David Rockfeller, il quale «ebbe l’intuizione di dar vita alla Commissione, si mosse nell’intento di capitalizzare le risorse e le energie degli ambienti imprenditoriali, culturali e sociali in America, Europa e Giappone, per superare le rigidità che sovente accompagnano le relazioni ufficiali tra Governi, così da fornire interpretazioni non formali ma originali di fenomeni complessi e dalle ampie ramificazioni».   Insomma: attenti agli oligarchi, a parte certi. E se parliamo della pianta dei Rockefeller, come per massoneria e vaccinismo, e ancora più in là sulla loro idea per la popolazione terrestre, il discorso si fa davvero abissale…  

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Il gioco, quindi, è un po’ più grande e profondo di quello di Burioni.   Il quale Burioni epperò, a differenza di noi sudditi che durante il COVID abbiamo perso il lavoro e abbiamo preso sputi dai volenterosi carnefici dell’apartheid biotica, ha ricevuto dalla massima carica dello Stato italiano una medaglia di bronzo.   Di bronzo. A questo punto scatta inaspettatamente una memoria musicale: è la voce di Rocco Tanica, al secolo Sergio Conforti (1964-), che, con potente poesia, canta: «Fra le maschere che un uomo può indossare ricordiamo l’argilla / Fra le maschere che un uomo può indossare come non citare il bronzo».   Si tratta della canzone di Elio e le Storie Tese intitolata «Shpalman» (2005), che narra di un improbabile supereroe del Naviglio piccolo che vendica coloro che sono stati derubati da «tamarri dietro l’angolo» spalmando materia in faccia agli aggressori.   E così, eccoci qui, anche noi, ridotti nella nostra mente ad invocare un vendicatore, che viaggi nei secoli e riporti quella Giustizia di cui andiamo fantasticando nel nostro cuor.   Le maschere, anche quelle di bronzo, siamo sicuri, ad una certa cadranno tutte. Quel che si farà dopo, non lo sappiamo bene.   Roberto Dal Bosco

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