Eugenetica
«Eugenetica opt-in»: l’eutanasia in Canada è un treno impazzito

Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
La sensibilità chimica multipla (MCS) è una sindrome attribuita a pazienti che lamentano mal di testa, eruzioni cutanee, depressione e vertigini e li attribuiscono a sostanze chimiche nell’ambiente. Il suo stato controverso dal punto di vista medico come diagnosi non dovrebbe essere un fattore scatenante per l’eutanasia.
In Canada, invece, lo è. A marzo 2023, le persone potranno beneficiare dell’eutanasia semplicemente perché hanno una malattia mentale.
CTV National News riporta che «Denise», che è costretta su una sedia a rotelle dopo un infortunio alla schiena e vive con una pensione di invalidità, è gravemente colpita da sostanze chimiche nell’aria come fumo di sigaretta, prodotti chimici per il bucato e deodoranti per ambienti. Nella sua attuale sistemazione non può sfuggire.
Quindi ha fatto domanda per l’assistenza medica in morte, o MAiD, il nome dell’eutanasia legale in Canada.
Le agenzie governative, dice, non sono state in grado di trovare la sua sistemazione adeguata.
«Nessuno di loro è stato in grado di fare nulla di significativo in termini di trasferirmi, ottenere l’emergenza discrezionale o alloggi temporanei e fondi di emergenza», ha detto a CTV.
Fare domanda per il MAiD è stato molto più semplice, sebbene non sia malata terminale e una morte naturale non sia imminente.
«Porta dopo porta chiusa dopo porta chiusa… il guanto di sfida tende a spingere le persone nella direzione della legislazione che c’è, che è l’assistenza medica e la morte”, ha detto un amico che ha lanciato un appello a GoFundMe per aiutare Denise a trovare una casa dove non soffrirà della sua condizione. “Ho una preoccupazione molto significativa che questa sia la punta dell’iceberg».
Un’altra donna affetta da MCS ha ricevuto l’eutanasia a febbraio «dopo tentativi infruttuosi di togliere un appartamento dal fumo e dai prodotti chimici nel suo edificio», ha detto CTV.
Scrivendo sul National Post, Sabrina Maddeaux ha dichiarato che il Canada sta sperimentando «l’eugenetica opt-in».
«Nel marzo 2023, le persone affette da malattie mentali diventeranno ammissibili al programma canadese di assistenza medica nella morte (MAID), un regime già sotto esame per andare oltre la fine del dolore dei malati terminali, come illustrato da alcuni esempi recenti».
«Tra un anno, MAID potrebbe diventare un’opzione per coloro che non possono permettersi la terapia, i farmaci o le cure necessarie in un Paese che preferirebbe approvare l’eutanasia dei malati di mente piuttosto che fornire opzioni di trattamento accessibili. Una serie di notizie ha fatto luce su un sistema che funziona sempre meno come ultima risorsa e più come una rete di sicurezza sociale orrendamente perversa».
Alcuni canadesi stanno ripensando al costante aumento del numero di persone che muoiono a causa di MAID. Un altro collaboratore del National Post, il professore di diritto Brian Bird, ha scritto:
«Entro il prossimo anno, il Canada potrebbe essere passato – in soli sette anni – da un divieto totale di eutanasia all’eutanasia sul letto di morte di un adulto all’eutanasia per malattie mentali e fisiche in qualsiasi momento della vita di un adulto. La velocità con cui abbiamo viaggiato su una questione di importanza tettonica per la società e il territorio che abbiamo coperto dovrebbero sollevare interrogativi sulla saggezza del nostro approccio. I sostenitori dicono che è progresso. Temo che sia un treno in corsa».
Michael Cook
Bioetica
Verso la società della discriminazione genetica

Lo scorso 8 maggio sono stata invitata da Francesca Quibla, Jean Toschi e altri amici dell’Associazione per un Mondo senza Guerre di Milano, a vedere e commentare insieme il film Gattaca – La porta dell’universo, inserito in un ciclo di cineforum a tema distopie. Li ringrazio di cuore per la loro accoglienza, per la bella serata che mi hanno regalata. Di seguito, alcuni degli spunti che ho proposto al pubblico presente, elaborati insieme al fondatore di Renovatio 21 Roberto Dal Bosco, con cui da anni – da prima che ci fosse Renovatio 21 – scriviamo, praticamente unici, su questi temi.
Elisabetta Frezza
Gattaca è una pellicola di Andrew Niccol, del 1997. Iconograficamente evoca i disegni di Tamara De Lempicka (1898-1980): l’Autoritratto sulla Bugatti verde dell’artista sembra l’Uma Thurman che vediamo nel film.
«Gattaca», parola ottenuta dalla combinazione delle lettere dell’alfabeto genomico che identificano le nucleobasi del DNA, è il nome dell’ente aerospaziale che nell’intreccio organizza missioni interplanetarie. Entrare a Gattaca per fare l’astronauta è da sempre il sogno di Vincent, che fin da piccolo studia e si allena per avverarlo.
In una società rigidamente divisa tra umanoidi prodotti in laboratorio e geneticamente programmati (i cosiddetti «validi», candidati a ricoprire ruoli di prestigio) e umani concepiti naturalmente («invalidi», o «fanciulli di Dio», destinati a svolgere le mansioni più umili), Vincent appartiene alla seconda specie e dunque, sulla carta, il suo sogno è destinato a rimanere tale, tanto più che alla nascita gli è diagnosticata una grave menomazione cardiaca.
I suoi genitori, per il loro secondogenito, scelgono la strada della riproduzione artificiale: Vincent avrà quindi un fratello «valido», Anton, il prediletto, la rivalità con il quale si manifesta in ricorrenti gare di resistenza a nuoto, in mare aperto.
Diventato grande, Vincent se ne va di casa e si fa assumere a Gattaca come addetto alle pulizie. Per opera di uno strano intermediario, gli viene offerta l’occasione di fingersi «valido» tramite un complesso raggiro che mira a sfruttare l’identità genetica di un suo coetaneo nato perfetto (Jerome, che diventerà Eugene) e diventato paraplegico a seguito di un incidente.
Vincent allora, sotto le mentite spoglie di Jerome, sarà finalmente selezionato come ricercatore a Gattaca.
Subito si distingue per la sua bravura, acquisita grazie allo sforzo profuso in tanti anni di studio e di allenamento. Si innamora, ricambiato, di Irene, una compagna di corso, «valida» ma anche lei affetta da un problema cardiaco. Eccetera.
Bisogna dire subito che, come molte altre trame distopiche, compresi i grandi classici come Orwell e Huxley, Gattaca nella realtà è già retroguardia.
In esergo, nei primi fotogrammi, compare una citazione di Willard Gaylin: «Osserva l’opera di Dio. Chi può raddrizzare ciò ch’Egli ha fatto storto? (Ecclesiaste 7:13). Non penso solamente che interferiremo con madre natura. Ma anche che lei lo voglia».
Gaylin è uno dei fondatori della bioetica moderna, che altro non è se non un ufficio permessi fatto per apporre il timbro di moralità sopra tutti i nuovi traguardi della tecnica. Questo, non altro, è il ruolo del CNB, Comitato Nazionale di Bioetica.
Il tema centrale intorno al quale ruota tutto il film è l’eugenetica. E l’effetto «naturale» delle pratiche e della cultura eugenetiche: la divaricazione tra i geneticamente superiori (prodotti in vitro, o validi) e i naturali (uterini, nati per fede, o non-validi).
Il film ammette tuttavia l’esistenza di una striscia di terra di mezzo: infatti, per chi è superiore geneticamente il successo è sì più facile, ma non è garantito. Dopotutto, «non esiste il gene del destino» (c’è chi resta invalido, come Jerome) e «non esiste il gene della perfezione» (la patologia di Irene). Vincent, dal canto suo, rientra nella categoria dei «pirati genetici» (come si chiama chi rifiuta di giocare con le carte che ha avuto in sorte), altrimenti detti «de-generati».
I fabbricati in vitro come Anton, Jerome, Irene, non hanno mai provato la discriminazione. Subiscono però il peso di un altro fardello, il fardello della perfezione.
A questo proposito, ricordiamo un episodio salito agli onori delle cronache americane (nelle colonne del New York Times) nel 2016, sui cosiddetti «embrioni mosaico». Sono stati battezzati così quegli embrioni da fecondazione artificiale (circa il 20 per cento, si è scoperto, della totalità di quelli prodotti in laboratorio) formati da un misto di cellule (in apparenza) anormali insieme ad altre (in apparenza) normali in base agli esiti dello screening genetico preimpianto (PGS), che determina la scelta di chi passa o non passa le eliminatorie alla gara della vita: di chi, cioè, ha possibilità di essere impiantato in utero oppure no.
Si è scoperto che questi embrioni imperfetti, normalmente soggetti alla rupe tarpea (sotto forma di congelamento sine die, sentenza di morte edulcorata), sono in grado, se impiantati in utero, di riparare da se medesimi le proprie anomalie iniziali, ed essere bimbi sani alla nascita: realtà che, alla fine, nega i presupposti su cui si fonda la Procreazione Medica Assistita stessa, visto che è stato verificato che l’embrione brutto viene fuori un bambino normale.
Gli scienziati sono rimasti stupiti, perché non avevano mai provato a dar seguito a una gravidanza con un embrione mosaico. In quel caso, la richiedente era ormai attempata al punto da non poter affrontare un ulteriore ciclo di stimolazione ovarica e aveva scelto di rischiare l’impianto di un embrione imperfetto, sapendo di potersi giocare, semmai, la carta dell’aborto. Il bimbo è nato sano.
Ciò ha dimostrato la demenza totale della comunità scientifica, che non ha capito nulla della vita e dunque non ha nessuna fiducia nella vita. Che si butta, bendata, nelle sperimentazioni di massa (e ne sappiamo qualcosa).
La visione meccanicistica della scienza medica pensa all’uomo come a una macchina. E le macchine rotte sono complicate da aggiustare, meglio buttare via un prodotto difettato. Invece la vita aggiusta tutto. La vita è in grado di ripararsi in modi sempre più sorprendenti, fa cose che gli scienziati non sono nemmeno lontanamente in grado di spiegare.
La scienza non ha capito la forza che ha la vita nei primi momenti della sua formazione (le staminali embrionali sono cellule che sanno fare tutto).
Lo scienziato che scarta un embrione mosaico non sa cosa potrebbe saltare fuori. In realtà nessuno di noi sa se era un embrione mosaico, oppure no.
Nell’articolo del NYT si riferiva anche come il dottor Norbert Gleicher, direttore del centro per la riproduzione umana di New York, si chiedesse se non fosse opportuno riflettere su questo: se cioè un campione casuale formato da una decina di cellule prelevate così precocemente per la biopsia preimpianto possa essere rappresentativo dell’intero embrione e parametro unico in base al quale decidere le sorti dello sviluppo fetale successivo.
Colpisce lo stupore diffuso di tutti questi signori, molto esperti, che in realtà nulla sanno di ciò che stanno facendo, e ce lo dimostrano in continuazione.
Tornando al film. I genitori del protagonista sembrano inizialmente dei dissidenti rispetto alla forma mentis eugenetica: per scelta, infatti, concepiscono il primogenito nell’amore. Ma poi diventano anche loro facili vittime della pressione dei pari: il funzionario della clinica della riproduzione li blandisce, mostra loro il lato seducente della riprogenetica, e presto fa a convincerli a non affidare al caso il secondo figlio.
Stupisce come arrivino a interiorizzare talmente il nuovo paradigma da riprodurre essi stessi la dicotomia gerarchica all’interno della famiglia: un figlio superiore e l’altro inferiore. Se la società ti dice di emarginare Calimero, ci si persuade ad emarginare Calimero, lo fanno persino mamma e papà.
«La discriminazione è reato, si chiama genosoìsmo – spiega la voce narrante nel film – ma tutti se ne infischiano della legge. Ora la discriminazione è elevata a sistema».
La discriminazione dunque, benché sia illegale, è eretta a sistema.
Ora, è innegabile che alle prove generali di questa precisa operazione noi abbiamo già assistito, e che la massa le abbia accettate.
Alla base della certificazione verde stava esattamente questa divisione della popolazione, che ricalca la biforcazione tra i geneticamente arricchiti e i naturali: solo quanti accettano un trattamento a base genica possono entrare al bar; senza quel marchio non solo non vai al bar, ma non lavori, e quindi fai la fame, e sei indegno di appartenere al consesso sociale in quanto disobbediente, sovversivo, civicamente ineducato, organoletticamente repellente.
Il Tinder dei non vaccinati è stato censurato ed escluso dall’Apple store, ma per il Tinder genetico in cantiere nessuno fiata. Sono segnali eloquenti di come la società sia già pronta, anche a livello di grande capitale, per creare due classi e far prevalere quella che accetterà il controllo genetico come suo principio ordinatore. La piattaformazione della vita dell’individuo farà sì che sarà lo stato a dirti se potrai fare un figlio con l’uno o con l’altro. La piattaforma con i tuoi dati diventerà un super don Rodrigo: questo matrimonio s’ha o non s’ha da fare.
Ma quello del GP è stato solo l’aspetto più appariscente di una deriva che viene da molto lontano e che ha mille facce più o meno appariscenti.
La società è eugenetica in senso più profondo: pratica l’aborto seriale dei bambini down (l’Islanda può vantarsi di essere down free, l’Emilia-Romagna sta introducendo i test non invasivi prenatali con cui si possono eliminare preventivamente i difettati); pratica la FIVET, che significa cinquant’anni di eugenetica attiva legalizzata e finanziata nei LEA. Eugenetica di Stato.
L’eugenetica non si è esaurita con Hitler, ma precede Hitler ed è continuata dopo di lui sottoforma di eugenetica borghese. Il modello hitleriano era operativo negli USA delle leggi eugenetiche – segregazione razziale; sterilizzazione legalizzata di alcune categorie di persone ritenute, per arbitrio della autorità, inadatte alla riproduzione.
Gli stessi poteri che l’hanno finanziata in America nei primi del Novecento hanno finanziato anche Hitler. Un nome tra tutti, sempre sulla cresta dell’onda eugenetica (tuttora): Rockfeller.
I sostenitori e propalatori della ideologia hitleriana, di fatto, la guerra l’hanno vinta. La Seconda Guerra mondiale è stata una guerra geopolitica e non bioetica. Geopoliticamente ha avuto un certo esito, bioeticamente l’esito opposto.
«Lo stadio finale (della conquista della Natura da parte dell’uomo) giungerà quando l’Uomo, attraverso l’eugenetica, il condizionamento pre-natale, e una istruzione e una propaganda basate su una perfetta psicologia applicata, avrà raggiunto il pieno controllo su se stesso».
«La natura umana sarà l’ultima parte della Natura ad arrendersi all’Uomo. […]. Avremo “preso il filo della vita dalle mani di Cloto” e saremo quindi liberi di fare della nostra specie qualsiasi cosa vogliamo».
«…i plasmatori d’uomini della nuova epoca saranno armati dei poteri di uno stato onnicompetente e di una irresistibile tecnica scientifica: avremo una razza di Condizionatori che potranno davvero modellare la posterità nelle forme che vogliono».
Era il 1943 quando Lewis scriveva queste parole nel suo saggio intitolato L’abolizione dell’uomo.
Lo «stadio finale» del «pieno controllo su se stesso» da parte dell’uomo è quasi arrivato ottant’anni dopo.
Sono menzionate due armi a disposizione dei cosiddetti plasmatori d’uomini: i «poteri di uno Stato onnicompetente» e una «irresistibile tecnica scientifica».
Fiutando il vento totalitario che soffiava forte nella sua epoca, studiando i flussi della turbolenza, Lewis era riuscito a intuirne il prevedibile sbocco: il dominio dell’uomo sull’uomo – dell’uomo più forte nei confronti del suo simile più debole e privo di difese – porta fino all’annientamento dell’uomo, o meglio alla sua sostituzione. Con qualcosa di apparentemente uguale, di antropomorfo, ma ontologicamente altro da sé.
Dopo un paio di anni, nel 1945, Lewis torna sul punto, in un dialogo tra due protagonisti del romanzo Quell’orribile forza, dove si legge:
«…”Certi uomini devono farsi carico di tutti gli altri, il che è un ulteriore motivo per trarne tutto il vantaggio possibile, appena si può“. “Cose semplici e ovvie, tanto per cominciare…la sterilizzazione dei disabili, l’eliminazione delle razze arretrate (non vogliamo pesi morti), la riproduzione selettiva. Poi l’educazione vera, compresa l’educazione prenatale. Per vera educazione intendo un’educazione che non ammetta pressapochismi. La vera educazione infallibilmente trasforma chi la subisce in ciò che essa si prefigge, senza che il soggetto in questione o i suoi genitori possano farci nulla. Naturalmente si tratterà, all’inizio, di un influsso soprattutto psicologico. Ma alla fine arriveremo al condizionamento biochimico e alla diretta manipolazione del cervello“. “Ma è una cosa stupenda, Feverstone!“. “Quello che conta, finalmente. Un tipo nuovo di uomo; e sono le persone come lei e come me che devono cominciare a costruirlo“».
Un tipo nuovo di uomo. Da costruire dal nulla, oppure da de-costruire, manipolare e in qualche modo ricreare. Insomma, da re-settare. Un termine che va molto di moda. Si può dire anzi che il reset sia la cifra di questa fase storica.
Fatto sta che oggi quell’«irresistibile tecnica scientifica» (al riparo dei poteri di quello «Stato onnicompetente») ha avuto accesso a ogni parte della natura umana, compreso il suo linguaggio più interiore. È arrivata fino a manomettere il suo codice fondamentale, la sua struttura più profonda: il genoma. Il salto quantico, letteralmente apocalittico, era già preparato da tempo, ma lo shock dell’emergenza ha contribuito, in modo decisivo, a tramutarlo in fenomeno massivo.
La FIVET – che poi, più prosaicamente, non è altro che il grande affare della provetta – ha potuto attecchire ed evolvere indisturbata perché presentata al pubblico dietro la sempre attraente maschera della vita. Consegnare a chi lo desideri il cosiddetto «bimbo in braccio» è unanimemente visto come una azione positiva in ogni senso possibile, perché da un lato buona e caritatevole verso il desiderante, dall’altro foriera di un evento tenero e gioioso quale è sempre la nascita di un bambino.
Ma questa pratica è servita come un’autostrada per sdoganare e gradualmente normalizzare quelle pratiche biotecnologiche, tributate dalla zootecnia, che sono, per definizione, inscritte in un orizzonte eugenetico: è in questo orizzonte infatti che domanda e offerta si incontrano. Per una questione di logica invincibile.
Se io, aspirante genitore, ordino un bambino e affronto l’oneroso (non solo economicamente, ma anche fisicamente e psicologicamente) iter necessario per procurarmelo, e a un certo punto mi viene prospettata o consegnata una creatura portatrice di qualche difetto o priva degli optional richiesti, è un problema. Tendo a percepirla, come si dice in materia di contratti, un aliud pro alio, qualcosa di diverso da quanto convenuto, e dunque tendo a rifiutarla, magari a volerla rispedire al mittente, fare un reso insomma.
E infatti spesso nella pratica accade che – per paradosso rispetto all’amorevole slancio iniziale – queste procedure sfocino o in un aborto volontario o nell’abbandono del neonato nel caso si manifesti in itinere un qualche tipo di imprevisto.
Commissionando un figlio alla tecnica – perché il progresso me ne dà facoltà e lo Stato me ne riconosce il «diritto» – non contemplo vizi o errori di fabbricazione, maturo persino inconsciamente la pretesa (non solo la speranza) del figlio perfetto. Mi immetto nel mercato e, volente o nolente, entro nell’ordine delle idee mercatista.
La scienza mi illude cioè di poter azzerare l’alea connessa con la roulette russa della natura.
Robert Edwards – che fu il pioniere della fecondazione artificiale, vincitore del Nobel per la medicina nel 2010 in qualità di «padre» di Louise Brown la prima figlia della provetta, nata nel 1978 – sosteneva senza reticenze questa pulsione eugenista, e apertamente la cavalcava nel pubblicizzare le proprie invenzioni faustiane:
«Quando la gente dice che la diagnosi preimpianto è costosa, rispondo sempre: qual è il prezzo di un bambino disabile che nasce? Qual è il costo che ognuno deve sopportare? È un prezzo terribile per tutti, e il costo economico è immenso. Per una diagnosi preimpianto, a confronto, servono davvero pochi soldi».
Ma abbiamo visto cosa si è scoperto, per puro caso, con gli embrioni mosaico. Il fatto è che l’agenda stabilisce di far slittare la procreazione da fatto naturale a fatto sintetico e tra gli embrioni prodotti artificialmente bisogna procedere a una selezione, con criteri per forza di cose del tutto arbitrari.
In altre parole, la procreazione deve de-sessualizzarsi – il sesso viene relegato a funzione meramente ricreativa, ma sterile – e spostarsi verso il paradigma della «fertilizzazione», proprio come nella zootecnia. Con relative selezioni e manipolazioni pre e post impianto.
Ma cosa significa, di fatto, questo cambio di paradigma? Significa una cosa enorme, ma che quasi nessuno è disposto a vedere: significa che il rubinetto della vita – e anche la cassetta degli attrezzi per aggiustarla, ripararla, sistemarla – passa nelle mani del potere farmaceutico. Che vuol dire, poi, dei filantropi che lo governano e che, in questo modo, divengono detentori del potere di vita o di morte, e di sperimentazione infinita, su una fetta sempre più ampia del genere umano.
E la vita, per dirsi degna di essere vissuta, deve rispondere a determinati standard di qualità (senza porsi il quesito di chi stabilisca il metro di misura della sua qualità).
Per questa via l’uomo viene gradualmente sostituito dal prodotto fabbricato in laboratorio e, mano a mano che la riprogenetica evolve, il modello diventa sempre più avanzato.
L’ultimo progresso della bioingegneria si chiama CRISPR (cioè l’editing genetico, il taglia e cuci molecolare con cui vengono sostituiti dei geni, i cosiddetti geni bersaglio, e poi viene ricucita la catena del DNA) e serve a programmare i connotati dell’essere umano nella fase che precede l’impianto dell’embrione, oppure a correggerli poi. Ancora una volta, su modello zootecnico.
Li abbiamo già, i bambini geneticamente modificati, tipo le famose gemelline cinesi, nate nel 2019 AIDS-free (immuni all’HIV) con la tecnica CRISPR, promossa da Bill Gates con investimenti ultramilionari. L’esistenza delle super gemelle cinesi inattaccabili all’HIV prefigura un mondo dove il bambino verrà migliorato sia dal punto di vista immunitario sia dal punto di vista fisico e intellettuale.
Un genetista di Harvard lo ha detto a chiare lettere che «fare il bambino con la bioingegneria sarà come vaccinarlo». Del resto, l’università era solo per i vaccinati. Un giorno diventerà solo per i geneticamente modificati, come in Gattaca?
La provetta – questo cantiere prenatale della vita – diventa come una sorta di vaccino preventivo incorporato nel procedimento di fabbricazione del manufatto umano, in modo che il prodotto sotto forma di bambino possa essere consegnato all’aspirante genitore insieme al relativo certificato di garanzia: immune all’HIV tanto per cominciare, ma un domani immune al morbillo, o anche, per esempio, dotato di ossa indistruttibili, o di orecchio assoluto, o di intelligenza matematica.
Sir Richard Dawkins, altro genetista di grido, nel 2006 diceva che è lecito chiedersi, essendo ormai passati sessant’anni dalla morte di Hitler, quale sia la differenza morale tra il generare esseri con abilità musicali, e il costringere un bambino a prendere lezioni di musica. O tra l’allenare corridori veloci o saltatori in alto, e riprodurli. Insomma, si fa prima a fabbricarli direttamente così, con attitudine incorporata, si evita una faticaccia.
Poiché il CRISPR si candida a diventare la porta attraverso cui, prima o dopo la nascita, più o meno tutti devono passare, chi per riprodursi rifiuterà gli alambicchi del laboratorio e preferirà i soliti vecchi metodi naturali, diventerà non solo un retrogrado da compatire, uno che ripudia la scienza, ma anche un egoista da contrastare, visto che oggi il progresso offre la possibilità di procurarsi designer babies da catalogo, chiavi in mano e in garanzia.
Il solito Edwards lo preconizzava compiaciuto, che «presto sarà colpa dei genitori avere un bambino portatore di disordini genetici». Vale a dire che, nella sua testa, la normalizzazione della provetta doveva portare verso la demonizzazione della generazione naturale.
Ha fatto proseliti costui, perché il nostro ministero della salute qualche anno fa, in occasione del lancio del cosiddetto Fertility Day (una trovata della Lorenzin applaudita dall’episcopato e dalle sue propaggini associative, movimenti vari «per la vita»), diceva che la FIVET, «nata come risposta terapeutica a condizioni di patologia specifiche e molto selezionate, sta forse assumendo il significato di un’alternativa fisiologica». Da eccezione a norma. Poi è un attimo passare dall’alternativa fisiologica alla scelta obbligata, Overton è sempre con noi.
Sta di fatto che stiamo allegramente consegnando ai signori di Big Pharma il controllo di qualità e di quantità sulle nostre vite.
L’obiettivo vero, ben nascosto dietro gli slogan accattivanti e i fiocchi rosa e azzurri, è appunto la desessualizzazione della procreazione e la sua artificializzazione, connessa con la selezione eugenetica della specie.
In sostanza, siamo di fronte all’apoteosi della reificazione e mercificazione dell’uomo, diventato un prodotto come un altro, col suo codice a barre, da comprare negli scaffali del supermercato, da consumare e, nel caso, da buttare via.
Ora, credo sbaglieremmo a pensare che lo sviluppo e la diffusione massiva della fabbrica della vita non abbiano nulla a che fare con lo sviluppo e la diffusione massiva della nuova generazione di farmaci a mRNA. Questi, alla fine, si basano su una formula bioinformatica capace di interferire col materiale genetico della cellula, ricondizionando il suo DNA e intaccando quindi la linea germinale umana.
CRISPR e mRNA sono le due direttrici attraverso le quali si realizza la transizione verso una nuova concezione della medicina, da chimica a genica. Il COVID ha fatto da acceleratore in questa transizione, rendendo eugenismo e transumanesimo fenomeni di massa. Il che implica lo sconvolgimento dell’assetto biologico, dotato di un equilibrio insondabile ed esclusivo, che la natura consegna a ciascun individuo.
Big Pharma, in altre parole, intraprende la scalata per acquisire il controllo del nostro corpo, visto come ultima interfaccia computazionale, col risultato che esso perde la capacità di autogestire le proprie funzioni vitali, e anche di autoripararsi, per dipendere da un azionista alieno. D’altra parte, era il 1996 quando Bill Gates diceva che «il gene è il software più sofisticato che ci sia», dimostrando con ciò di avere ben presente la meta: un «modestissimo» programma di controllo del mondo attraverso l’informatica della vita.
E così come domani sarà demonizzata la procreazione naturale a vantaggio di quella sintetica, lo stesso è già avvenuto con i farmaci a mRNA: chi, in omaggio a un elementarissimo principio di precauzione, non voglia cedere il proprio corpo alla sperimentazione, è istericamente additato come nemico della scienza, attentatore della salute della collettività, nemico dell’umanità (ma, a questo punto, è lecito chiedersi: quale umanità?).
Ma l’uomo non è padrone della vita, la convinzione di esserlo è un’idea satanica. Prima o poi, tutti gli esperimenti eugenetici fanno una brutta fine perché la natura, prima o poi, presenta il conto.
L’eugenetica è un processo perverso destinato a divorare se stesso.
Elisabetta Frezza
Eugenetica
Il congresso sull’editing del genoma umano infestato dallo spettro dell’eugenetica

Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di GM Watch. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il terzo vertice internazionale sull’editing del genoma umano, tenutosi all’inizio di questo mese presso il Francis Crick Institute di Londra, si è concluso con una dichiarazione secondo cui «l’editing ereditario del genoma umano rimane inaccettabile in questo momento», aggiungendo che «le discussioni pubbliche e i dibattiti politici continuano e sono importanti per decidere se questa tecnologia debba essere utilizzata. I quadri di governance e i principi etici per l’uso responsabile dell’editing del genoma umano ereditabile non sono in atto».
Indicando «i rischi e gli effetti indesiderati» dell’editing genetico, la dichiarazione ha avvertito che «gli standard di sicurezza ed efficacia necessari non sono stati soddisfatti».
La dichiarazione potrebbe aver suscitato sospiri di sollievo da coloro che erano preoccupati che i partecipanti al vertice avrebbero sfruttato l’evento per spingere immediatamente a modificare la legge che vieta la modificazione genetica (ereditabile) della linea germinale umana (HGM) nel Regno Unito.
In effetti, è stato un significativo passo indietro rispetto alla conclusione del precedente vertice su HGM nel 2018, che ha concluso che «è tempo di definire un percorso traduttivo rigoroso e responsabile» verso le sperimentazioni cliniche dell’editing della linea germinale.
Tuttavia la dichiarazione non è riuscita a impegnarsi in modo significativo con la più grande questione etica intorno a HGM. Si è concentrato su come rendere accettabile la tecnologia migliorando «la sicurezza e l’efficacia», senza riuscire a mettere a tacere lo spettro dell’eugenetica che incombeva sulla vetta.
Il gruppo anti-eugenetico Stop Designer Babies ha sottolineato che la legalizzazione dell’HGM porterà inevitabilmente a una società eugenetica di «abbienti» e «non abbienti» genetici in cui i genitori facoltosi possono scegliere tratti progettati nei loro bambini, come la pelle, i capelli e il colore degli occhi, il QI e l’abilità atletica.
Nel peggiore dei casi, a coloro i quali non possono permettersi il «potenziamento» genetico potrebbe essere vietato riprodursi. E la dichiarazione non chiarisce se, qualora gli scienziati riuscissero a risolvere i problemi di sicurezza ma arrivassero «discussioni pubbliche e dibattiti politici» per cui la HGM dovrebbe continuare a essere bandita per motivi etici, quella decisione sarà accettata.
Questa domanda va affrontata di petto perché, contrariamente a quanto si crede, l’eugenetica non è morta con i nazisti. È molto viva e vegeta nei circoli scientifici nel Regno Unito e negli Stati Uniti.
Eppure, vistosamente assenti dalla pubblicità intorno al summit, c’erano le sconcertanti connessioni eugenetiche e le opinioni di alcuni degli scienziati ad esso associati e, storicamente, con la sede che lo ha ospitato, il Crick Institute. Tale argomento verrà ripreso più avanti in questo articolo.
Sfruttare le persone con malattie genetiche
La copertura mediatica del summit Crick – con citazioni dei suoi partecipanti e scienziati alleati – è stata molto meno cauta della dichiarazione ufficiale di chiusura del vertice.
I media si sono fortemente concentrati sulla presunta necessità di modificare geneticamente gli esseri umani per curare gravi malattie genetiche che portano alla disabilità. Ad esempio, il redattore scientifico dell’Observer Robin McKie ha scritto: «i ministri devono prendere in considerazione la possibilità di modificare la legge per consentire agli scienziati di eseguire con urgenza l’editing del genoma di embrioni umani per gravi condizioni genetiche».
A sostegno della sua posizione rialzista, McKie non ha citato gli organizzatori del vertice, ma i risultati di «un rapporto appena pubblicato da una giuria di cittadini del Regno Unito composta da individui affetti da condizioni genetiche». Quel rapporto, ha detto McKie, è «il primo studio approfondito delle opinioni di individui che vivono con condizioni genetiche sull’editing di embrioni umani per trattare malattie ereditarie» ed è stato presentato al summit.
Chi potrebbe discutere con quello? Tranne che, come ha sottolineato il dottor David King di Stop Designer Babies, «non vi è alcuna esigenza medica insoddisfatta per la HGM, quindi perché questo vertice ne sta discutendo?»
Le alternative disponibili per le malattie genetiche includono lo screening genetico degli embrioni IVF [fecondazione in vitro], l’adozione, lo screening di ovuli o spermatozoi da donatore o le terapie geniche somatiche. (…) Sebbene la manipolazione genetica delle cellule somatiche potrebbe, in linea di principio, essere utilizzata anche per il «miglioramento» (es. miglioramento delle prestazioni atletiche), questa non sarebbe ereditabile ed è già stata vietata dal Comitato Olimpico Internazionale, in quanto si ritiene che offra un vantaggio ingiusto simile a ormoni steroidei che migliorano le prestazioni. Inoltre, sebbene persistono importanti problemi di sicurezza ed efficacia con la terapia genica delle cellule somatiche, che devono essere affrontati, ciò vale anche per l’HGM ereditario.
Ci sono anche indicazioni che la giuria dei cittadini sia stata manipolata e ingannata. Pete Shanks del Center for Genetics and Society ha osservato che nelle loro discussioni sull’editing genetico ereditario, ai partecipanti alla giuria dei cittadini è stato chiesto di formulare il discutibile presupposto che la tecnologia sarebbe stata sicura ed efficace.
È falso: molti studi di ricerca hanno scoperto che l’editing genetico causa errori genetici , che potrebbero provocare il cancro o altre gravi malattie. Basta una modifica in una singola cella per andare storto e provocare un cancro lungo la linea.
Il fantasma alla festa
Chiunque legga l’articolo di McKie presumerebbe che la spinta per legalizzare l’HGM sia stata guidata da pazienti con malattie genetiche. Ma non è così.
Il «fantasma alla festa» che non è menzionato nell’articolo è uno degli organizzatori del vertice e il suo uomo di punta più importante, il Prof Robin Lovell-Badge del Crick Institute, che ha tenuto la Galton Lecture della Eugenics Society nel 2017. Sì, c’è ancora una Eugenics Society in Inghilterra, fondata nel 1907 e ancora forte sotto il nome con cui è stata ribattezzata, Adelphi Genetics Forum.
Lovell-Badge ha trovato la sua strada in tutti i comitati coinvolti nell’organizzazione degli sforzi per indebolire le regole intorno alla HGM, in particolare il comitato chiave che consiglia l’Autorità per la fecondazione umana e l’embriologia (HFEA) del Regno Unito sui piani per modificare la legge sulla fecondazione umana e l’embriologia entro la fine dell’anno .
Lovell-Badge recentemente si è entusiasmato per l’idea seriamente distopica dei «super soldati» geneticamente modificati per tollerare l’esposizione alle armi biologiche. Si riferisce anche ai «superumani» geneticamente modificati nell’attuale mostra Cut and Paste al Crick.
I poveri genetici: «sordi, muti e ciechi»?
La professoressa Jennifer Doudna, che ha condiviso il premio Nobel per la chimica 2020 per il suo ruolo nell’inventare l’editing genetico CRISPR, ha goduto di un restyling dell’immagine simile a quello di Lovell-Badge nell’attuale blitz di pubbliche relazioni a sostegno della HGM.
È citata dal Guardian mentre prevedeva con entusiasmo: «vedremo sicuramente terapie genomiche per malattie cardiache, malattie neurodegenerative, condizioni degli occhi e altro, e forse anche alcune terapie preventive».
Va tutto bene, a condizione che si tratti di terapie geniche somatiche, in cui i cambiamenti geneticamente modificati non verranno trasferiti alle generazioni future.
Ma ciò che manca in modo evidente nel pezzo del Guardian sono le opinioni più ampie di Doudna, come quelle espresse nel suo libro, A Crack in Creation: Gene Editing and the Unthinkable Power to Control Evolution.
La seguente citazione, per coloro che sono sensibili alle tendenze eugenetiche, è agghiacciante: «sono finiti i giorni in cui la vita era plasmata esclusivamente dalle faticose forze dell’evoluzione. Siamo all’apice di una nuova era, quella in cui avremo un’autorità primaria sulla composizione genetica della vita e su tutti i suoi risultati vibranti e vari. In effetti, stiamo già soppiantando il sistema sordo, muto e cieco che ha modellato il materiale genetico sul nostro pianeta per eoni e lo stiamo sostituendo con un sistema consapevole e intenzionale di evoluzione diretta dall’uomo».
Forse non è una coincidenza che le scelte di parole di Doudna – «faticoso», «sordo, muto e cieco», che lei applica all’evoluzione naturale, in netto contrasto con il coraggioso nuovo mondo di “evoluzione guidata dall’uomo” – avrebbero potuto essere prese direttamente dal manuale degli eugenetisti quando si descrivono disabili e altre persone geneticamente «indesiderabili».
Replay della direttiva sui brevetti a vita del 1997
Il clamore che circonda il summit del Crick non è la prima volta che persone con malattie genetiche sono state sfruttate da coloro che desiderano promuovere l’ingegneria genetica e la brevettazione della vita.
L’uso da parte del Crick del rapporto della giuria dei cittadini per sostenere la liberalizzazione di HGM è un agghiacciante replay degli eventi del 1997, in cui i disabili con malattie genetiche venivano ingannevolmente sfruttati per fare pressioni per un cambiamento nella legislazione dell’UE che consentisse la brevettazione di organismi viventi e i loro geni.
In effetti, senza questa tattica, gli OGM agricoli probabilmente non sarebbero mai decollati.
Lo sfruttamento è stato guidato da persone legate alla rete LM, un gruppo bizzarro e settario che non favorisce restrizioni su tecnologie estreme o potere aziendale e si è infiltrato negli organismi scientifici del Regno Unito per molti anni. Questo gruppo, noto come la rete LM , ha sfruttato spudoratamente per molti anni persone con disabilità e persone con malattie genetiche per promuovere i suoi obiettivi a favore delle aziende. E le prove qui presentate suggeriscono che lo stia ancora facendo.
Nel 1997, come riportato dal sito web Lobbywatch di GMWatch, i membri del Parlamento europeo si sono presentati all’edificio del parlamento a Strasburgo per votare una legge per consentire i brevetti sulla vita. Questa legge, se approvata, consentirebbe di brevettare geni, cellule, piante, animali, parti del corpo umano ed embrioni umani geneticamente modificati o clonati.
Ma la direttiva sul brevetto a vita era impopolare presso il pubblico e i politici. Solo due anni prima, gli eurodeputati avevano posto il veto alla direttiva e avrebbero dovuto fare lo stesso di nuovo.
Quando gli eurodeputati si sono avvicinati al Parlamento, si sono trovati di fronte a manifestanti in sedia a rotelle in un evento organizzato dal gruppo di pressione, il Genetic Interest Group (GIG). Il direttore del GIG Alistair Kent aveva mobilitato i manifestanti che soffrivano di malattie genetiche affermando che sarebbe stata loro negata la possibilità di una cura se i deputati europei non avessero votato a favore della direttiva sui brevetti a vita.
Questa volta la legge è passata. L’attività di lobbying di GIG è ampiamente accreditata come decisiva per la sua approvazione.
Reclami da gruppi di interesse dei pazienti
L’azione del GIG ha attirato lamentele da parte dei gruppi di interesse molto pazienti che avrebbe dovuto rappresentare. I gruppi hanno sottolineato che la politica di GIG è sempre stata contraria alla brevettazione genetica. Alistair Kent ha pubblicato una lettera in cui ribadiva le opinioni anti-brevetti sulla vita del gruppo, che erano ufficialmente invariate. Allora come è arrivato a comportarsi in modo così contrario?
I commentatori hanno notato che l’attività di lobbying di GIG era stata in parte finanziata da SmithKline Beecham, una società che esercitava pressioni aggressive per la Direttiva. Ma potrebbe esserci stato un altro fattore oltre al denaro: l’ufficiale del GIG, John Gillott. Durante la controversia sui brevetti sulla vita, Gillott stava conducendo una campagna di guerriglia contro le stesse persone che avrebbero dovuto essere i più stretti alleati del GIG: gli ambientalisti.
«La direttiva è stata vigorosamente contrastata», ha scritto Gillott, «da attivisti ambientalisti che affermano che è un aspetto della “corsa alla mercificazione della vita” che equivale a “biopirateria”». Gillott ha respinto tali opinioni come «spazzatura spacciata dagli ambientalisti».
La bacheca di Gillott era una rivista chiamata LM, di cui è stato redattore scientifico. LM nasce nel 1987 come Living Marxism, la rivista mensile del Partito Comunista Rivoluzionario (RCP). Il RCP iniziò come un gruppo scissionista trotskista di estrema sinistra. Nei primi anni ’90, però, ha subito una drastica trasformazione ideologica. I suoi leader hanno voltato le spalle alla ricerca di un’azione di massa della classe operaia.
La vera contraddizione nella società risiedeva, sembravano sostenere, tra coloro che credevano in un maggiore dominio umano sulla natura e coloro che non lo credevano. Dichiararono una guerra di idee contro coloro che vedevano come i nemici del progresso umano. La nuova visione del RCP sosteneva il «progresso» opponendosi a tutte le restrizioni su scienza, tecnologia (specialmente biotecnologia) e affari.
Gillott è stato un collaboratore chiave di Against Nature, una serie TV di Channel 4 che promuoveva le colture geneticamente modificate e rappresentava gli ambientalisti come nazisti responsabili di morte e privazioni nel Terzo Mondo. Nel programma era presente anche un’altra collaboratrice di LM, Juliet Tizzard, allora direttrice del gruppo di lobby scientifica, il Progress Educational Trust, che sostiene la clonazione di embrioni e si oppone alle restrizioni sulle tecnologie genetiche e ha forti legami con l’industria farmaceutica. La Tizzard era in precedenza a capo della politica e delle comunicazioni presso l’HFEA, l’organizzazione che attualmente guida la spinta per legalizzare l’ingegneria genetica umana.
L’attuale presidente del Progress Educational Trust è Robin Lovell-Badge .
Entrismo
Mentre LM ha cessato la pubblicazione nel 2000, il suo spirito è sopravvissuto nelle sue propaggini. Il PCR ha adottato la tattica dell’«entrismo» – infiltrandosi in un’organizzazione per influenzarne la direzione. Improvvisamente i suoi membri erano in abiti eleganti e organizzavano seminari. Verso la metà degli anni ’90, Living Marxism era diventato l’innocuo LM, mentre il RCP era stato liquidato.
I membri di LM sono stati sempre più ascoltati nei dibattiti dei media su questioni controverse come le colture OGM e il cambiamento climatico. I gruppi di pressione colonizzati da LM includono Sense About Science, Genetic Interest Group , Progress Educational Trust e Science Media Center. Sense About Science e Science Media Center hanno costantemente promosso le colture OGM.
Lovell-Badge è nel consiglio di amministrazione di Sense About Science ed è un portavoce regolare presso il Science Media Center in difesa degli interessi di queste organizzazioni, che si allineano con quelli dei loro finanziatori aziendali.
HFEA: regolatore o lobbista per HGM?
Attualmente nel Regno Unito è consentita la ricerca sugli embrioni umani scartati dal trattamento della fertilità, ma l’embrione deve essere distrutto dopo 14 giorni e non può essere impiantato per una gravidanza. Ma la Human Fertilization and Embryo Authority (HFEA), il regolatore della fertilità del Regno Unito, pensa che la legge dovrebbe essere modificata per renderla «adatta allo scopo» e «pertinente», ora che la scienza e la società sono presumibilmente «andate avanti». Ancora una volta, l’HFEA mantiene l’attenzione su nuove «opzioni terapeutiche» per le persone con gravi malattie genetiche.
In che modo è accettabile per un regolatore spingere per modifiche alla legge per soddisfare una lobby di minoranza che sta ingannando e sfruttando le persone con malattie genetiche è una domanda che non sembra porsi ai media mainstream, o addirittura allo stesso HFEA.
Un nuovo tipo di tecno-eugenetica
Stop Designer Babies avverte che l’attuale ondata di clamore intorno alla HGM per il trattamento della malattia promossa dal vertice Crick è davvero una mossa per normalizzare l’eugenetica. Il gruppo afferma che la legalizzazione di queste tecniche genererà inevitabilmente e rapidamente un mercato commerciale per i tratti di «miglioramento».
Tale pericolo è riconosciuto in un articolo del Guardian intitolato «Le prossime terapie genetiche solleveranno serie questioni etiche, avvertono gli esperti», che richiama giustamente l’attenzione sui timori degli esperti che la legalizzazione dell’ingegneria genetica umana alimenterà «un nuovo tipo di tecno-eugenetica».
Gli esperti considerano questo sviluppo inarrestabile. La professoressa Mayana Zatz dell’Università di San Paolo, in Brasile e fondatrice dell’Associazione brasiliana per la distrofia muscolare, ha dichiarato di essere «assolutamente contraria alla modifica dei geni per il potenziamento», ma ha aggiunto: «ci saranno sempre persone pronte a pagare per questo nelle cliniche private e sarà difficile smettere». La professoressa Françoise Baylis, filosofa della Dalhousie University in Canada, ritiene che il potenziamento genetico sia «inevitabile» perché molti di noi sono «grossolani capitalisti, desiderosi di abbracciare il biocapitalismo».
Tuttavia, se gli attuali diffusi divieti sull’ingegneria genetica della linea germinale umana rimarranno in vigore, un futuro eugenetico non è inevitabile. Stop Designer Babies sottolinea che 70 paesi vietano la HGM a causa della sua inevitabile traiettoria verso l’eugenetica. Quindi, se il Regno Unito legalizza la HGM, sarà un’anomalia.
La cosa preoccupante è che la recente ondata di articoli dei media, inclusi quelli dell’Observer e del Guardian, non accarezza nemmeno l’idea di mantenere l’attuale divieto, che dopo tutto è semplice come mantenere lo status quo. Invece si concentrano su come la HGM può essere governato una volta che è (presumibilmente inevitabilmente) legalizzata.
Questa è una scelta perversa, dato che esistono soluzioni alternative praticabili per le malattie genetiche (…)
Costo da far venire l’acquolina in bocca
Mentre l’articolo del Guardian rileva che ci sono «serie questioni etiche» intorno all’HGM, la principale questione etica evidenziata nell’articolo è il costo allucinante delle terapie geniche, che «le metterà fuori dalla portata di molti pazienti».
Questo è corretto: le terapie geniche spesso costano milioni di dollari per dose, il che significa che non saranno ampiamente utilizzate anche se si sono dimostrate efficaci nel trattamento delle condizioni mirate.
Ciò potrebbe portare a una società divisa tra coloro che possono permettersi di ingegnerizzare geneticamente i propri figli e coloro che non possono, portando a discriminazioni in molte sfere della vita e persino al divieto di riproduzione dei «non abbienti genetici».
Regno Unito e Stati Uniti: leader mondiali nell’eugenetica
Stop Designer Babies colloca il vertice del Crick nel contesto di una lunga e continua storia di pensiero e pratica eugenetica, in cui scienziati britannici e statunitensi hanno svolto un ruolo di primo piano per decenni.
Notevoli tra questi scienziati furono lo scienziato inglese Francis Crick, sotto il cui nome fu fondato l’Istituto, e l’americano James Watson. Oltre ad essere gli scopritori della struttura del DNA nel 1953, Crick e Watson erano appassionati eugenetisti.
Ad esempio, Crick ha detto che «dobbiamo chiederci, le persone hanno il diritto di avere figli, o almeno di averne quanti ne vogliono?… E se il bambino è handicappato, non sarebbe meglio lasciare che quel bambino muoia e ne abbia un altro? E che dire di un bambino che nasce incurabilmente cieco? C’è qualche motivo al giorno d’oggi per mantenere in vita un bambino del genere? In altre parole, non dovremmo avere un test di accettazione per i bambini?»
HGM: Eticamente inaccettabile
Sebbene la nuova spinta alla legalizzazione dell’HGM sia presentata come un’offerta di cure per condizioni genetiche altrimenti incurabili, ciò è ingannevole. Sono ora disponibili soluzioni praticabili ed etiche alle malattie genetiche e si stanno studiando terapie geniche somatiche non ereditabili.
Anche se attualmente i problemi di sicurezza vengono superati, l’HGM ereditabile sarà sempre eticamente inaccettabile. Gli organizzatori del vertice al Crick non hanno rifiutato fermamente la HGM ereditabile per motivi etici, quindi non siamo rassicurati sulle loro intenzioni.
La legalizzazione della HGM ereditabile rappresenterebbe un passo sulla china scivolosa verso una società basata sull’eugenetica.
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Designer Baby
Genitori querelano clinica della fertilità per l’impianto di un embrione con il gene del cancro

Una clinica per la fertilità della California è stata citata in giudizio per presunto trasferimento di un embrione portatore di un gene che causa il cancro mortale allo stomaco e poi per aver tentato di coprire il suo errore. Lo riporta BioNews.
Jason e Melissa Diaz portano entrambi mutazioni che aumentano la probabilità di sviluppare il cancro: Melissa ha una mutazione BRCA1 associata a tumori al seno e alle ovaie e Jason ha una mutazione CDH1, associata a cancro allo stomaco.
La coppia ha optato per la fecondazione in vitro per sottoporsi a test genetici preimpianto per evitare di trasmettere questi rischi al figlio. Tuttavia, dopo la nascita del figlio, hanno scoperto che aveva la mutazione CDH1.
«Siamo andati [alla clinica della fertilità] per spezzare la maledizione familiare del cancro e della morte premature», ha detto Jason durante una conferenza stampa. «Fidarsi (…) si è rivelato il più grande errore della nostra vita».
Jason aveva precedentemente sviluppato un raro tipo di cancro allo stomaco a causa della mutazione e ha dovuto rimuovere chirurgicamente lo stomaco. Secondo quanto asserisce la querela, il loro figlio, che ora ha un anno, potrebbe sottoporsi a un intervento chirurgico di rimozione dello stomaco già a 15 anni poiché ha più dell’80% di possibilità di sviluppare un cancro allo stomaco secondo la causa.
La coppia si è rivolta alla clinica di bambini in provetta e ha creato cinque embrioni. Di questi, solo uno non portava nessuna mutazione, ma il trasferimento di quell’embrione si è concluso con un aborto spontaneo. La coppia ha quindi chiesto di trasferire un embrione maschio che portasse la mutazione BRCA1 ma non la mutazione CDH1, poiché le mutazioni BRCA comportano meno rischi per gli uomini.
Tuttavia, a quanto pare, non c’erano embrioni senza la mutazione CDH1, ma il personale della clinica avrebbe travisato i risultati e avrebbe trasferito un embrione affetto. Questo non è stato scoperto fino a quando la coppia non ha chiesto i dettagli dei loro embrioni rimanenti quando ha considerato di provare per un secondo figlio. Una nota scritta a mano sul fascicolo diceva che l’embrione che era stato utilizzato era risultato positivo per la mutazione CDH1.
Dopo aver chiesto chiarimenti, la coppia afferma di aver ricevuto un rapporto modificato con le note scritte a mano rimosse.
«Abbiamo attraversato il difficile e costoso processo della fecondazione in vitro in modo da poter risparmiare ai nostri figli ciò che Jason ha dovuto sopportare», ha detto Melissa. «Ancora non riusciamo a credere che, dopo tutto quello che abbiamo fatto… il nostro bambino abbia la stessa mutazione genetica a cui pensavamo di essere sfuggiti».
I Diaz e il loro avvocato hanno chiesto un processo con giuria e chiedono i danni per la loro «inimmaginabile angoscia mentale» e per la futura perdita di salari e spese mediche.
Si tratta di uno dei primi casi in cui il nuovo diritto al «designer baby», cioè al bambino fatto su misura, viene portato in tribunale.
Si tratta del decollo definitivo dell’eugenetica borghese, dove la famiglia non è più il luogo che accoglie la vita – comunque essa si presenti, in salute e in malattia – ma il soggetto economico che «ordina» la prole come fosse un arredamento della casa, e protesta per «danni» peraltro non ancora visibili, e che forse mai, secondo la stessa percentuale fornita nelle carte bollate, potrebbero verificarsi.
La produzione degli esseri umani in laboratorio distrugge la famiglia umana nel profondo, pur continuando a dare in superficie l’immagine della felice unione famigliare, con bambino comperato, prodotto artificialmente e poi magari pure, come successo in altri casi, ripudiato perché difettoso.
Un pensiero deve andare a tutti gli altri embrioni prodotti anche in questo caso e scartati con l’eugenetica più infame, perché, in quanto portatori di un gene (di cui, bisognerà ad un certo punto ammettere, non si conosce tutto…) che li rende, per usare l’espressione dei maestri delle famiglie neo-mengeliane e dei loro dottori, lebensunwerten lebens, «vita indegna di essere vissuta».
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