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Geopolitica

Cronistoria del lavaggio del cervello occidentale per la guerra alla Russia

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«La maggior parte degli americani è ignara della realtà che i media occidentali sono di proprietà e gestiti dalle stesse società che realizzano enormi profitti contribuendo ad alimentare piccole guerre e poi vendendo le armi necessarie».

 

In un articolo pubblicato su Antiwar.com intitolato , Ray McGovern racconta il contesto storico e mediatico dell’attuale conflitto militare in Ucraina.

 

Il pezzo, intitolato «Brainwashed for War with Russia» («Sottoposti a lavaggio nel cervello per la guerra alla Russia») dà conto dei numerosi inganni ai danni del pubblico occidentale.

 

McGovern identifica diversi punti principali di quelli che chiama «sei anni (e passa) di lavaggio del cervello:

 

– Quattordici anni fa, William Burns, che allora era l’ambasciatore degli Stati Uniti in Russia, telegrafò a Washington il 1° febbraio 2008 per riferire gli avvertimenti del ministro degli Esteri Sergej Lavrov. Il suo cablogramma, «Niet significa niet: le linee rosse dell’allargamento della NATO della Russia», è stato ignorato quando la NATO ha dichiarato il 3 aprile 2008 che «la NATO accoglie con favore le aspirazioni euro-atlantiche dell’Ucraina e della Georgia per l’adesione alla NATO. Oggi abbiamo convenuto che questi paesi diventeranno membri della NATO».

 

– Otto anni fa, il 22 febbraio 2014, gli Stati Uniti hanno compiuto un clamoroso colpo di stato a Kiev, nominando il governo secondo la prescrizione di Victoria «Fuck the EU» Nuland in una registrazione trapelata.

 

– Sei anni fa, nel giugno 2016, Vladimir Putin avvertì che la Russia considerava i cosiddetti siti di missili antibalistici in Romania e Polonia come minacce, vista la facilità con cui gli ABM potevano essere trasformati in armi offensive.

 

– Nove mesi fa, il 17 dicembre 2021, Putin ha esposto problemi di sicurezza e ha proposto accordi con gli Stati Uniti e la NATO. Sono stati sostanzialmente respinti nella loro interezza.

 

– Il 21 dicembre 2021, il presidente Putin ha detto ai suoi leader militari più anziani: «È estremamente allarmante che elementi del sistema di difesa globale statunitense vengano dispiegati vicino alla Russia. I lanciatori Mk 41, che si trovano in Romania e devono essere schierati in Polonia, sono adattati per lanciare i missili d’attacco Tomahawk. Se questa infrastruttura continua per andare avanti, e se i sistemi missilistici USA e NATO vengono schierati in Ucraina , il loro tempo di volo per Mosca sarà di soli 7-10 minuti, o anche cinque minuti per i sistemi ipersonici. Questa è una grande sfida per noi, per la nostra sicurezza».

 

–Il 30 dicembre 2021, Biden e Putin hanno parlato al telefono su richiesta urgente di Putin. Il comunicato del Cremlino affermava: «Joseph Biden ha sottolineato che la Russia e gli Stati Uniti condividevano una responsabilità speciale nel garantire la stabilità in Europa e nel mondo intero e che Washington non aveva intenzione di dispiegare armi da attacco offensive in Ucraina». Yuri Ushakov, uno dei massimi consiglieri di politica estera di Putin, ha sottolineato che questo fosse anche uno degli obiettivi che Mosca sperava di raggiungere con le sue proposte di garanzie di sicurezza agli Stati Uniti e alla NATO.

 

– Il 12 febbraio 2022, Ushakov ha informato i media sulla conversazione telefonica tra Putin e Biden all’inizio di quel giorno. «L’invito era una sorta di seguito alla conversazione telefonica del (…) 30 dicembre (…) Il presidente russo ha chiarito che le proposte del presidente Biden non affrontavano realmente gli elementi centrali e chiave delle iniziative russe né per quanto riguarda la non espansione della NATO, o il mancato dispiegamento di sistemi di armi d’attacco sul territorio ucraino … A questi articoli, non abbiamo ricevuto alcuna risposta significativa».

 

– Il 24 febbraio 2022 la Russia ha invaso l’Ucraina.

 

Oltre all’elenco di McGovern, si può aggiungere che tre settimane prima dell’operazione militare speciale, il 4 febbraio 2022 Putin aveva incontrato Xi Jinping e ha firmato una potente dichiarazione congiunta.

 

Una settimana prima dell’inizio dell’operazione, le forze ucraine avevano già iniziato una grande escalation con rinnovati bombardamenti e attacchi al Donbass, come attestato dall’OSCE.

 

I media dell’establishment ripetono a pappagallo la formuletta dell’«attacco non provocato», ignorando vergognosamente 14 mila morti – in pratica, un genocidio – negli 8 anni dell’operazione militare «antiterrorista» (così la chiamano gli ucraini) di Kiev in Donbass.

 

Un genocidio che il continuo lavaggio del cervello di politica e media occidentali ci impediscono di vedere anche oggi.

 

Sulla vera storia di come è partito il conflitto, le sue radici, le sue motivazioni, consigliamo al lettore di leggere l’articolo del colonnello svizzero Jacques Baud  «La vera storia della guerra in Ucraina: parla un ex colonnello di ONU e NATO».

 

Sul colpo di Stato di Maidan (2014), Renovatio 21 ha condiviso il bel film documentario con Oliver Stone Ukraine on fire (2016), dove è significato chiaramente, e per bocca dello stesso Putin, il perché Mosca non può permettersi un’Ucraina nella NATO.

 


 

 

Immagine di Qypchak via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

 

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Geopolitica

Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco

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Cambogia e Thailandia hanno siglato un accordo di cessate il fuoco ampliato per porre fine a un violento conflitto di confine scoppiato a inizio anno. La cerimonia di firma, tenutasi domenica, è stata presieduta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva mediato la tregua iniziale.

 

Le tensioni storiche tra i due Paesi del Sud-est asiatico, originate da dispute territoriali di epoca coloniale, sono esplose a luglio con cinque giorni di scontri armati, che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalla zona di confine. Un incontro ospitato dalla Malesia aveva portato a una prima tregua, segnando l’inizio della de-escalation.

 

Trump ha dichiarato di aver sfruttato i negoziati commerciali con entrambi i paesi per favorire una riduzione delle tensioni.

 

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Durante il 47° vertice dell’ASEAN in Malesia, il primo ministro cambogiano Hun Manet e il primo ministro thailandese Anutin Charnvirakul hanno firmato l’accordo, che amplia la tregua di luglio.

 

Il documento stabilisce un piano per ridurre le tensioni e assicurare una pace stabile al confine, prevedendo il rilascio di 18 soldati cambogiani prigionieri da parte della Thailandia, il ritiro delle armi pesanti, l’avvio di operazioni di sminamento e il contrasto alle attività illegali transfrontaliere.

 

Dopo la firma, il primo ministro thailandese ha annunciato l’immediato ritiro delle armi dal confine e il rilascio dei prigionieri di guerra cambogiani, insieme a un’intesa commerciale congiunta. Il primo ministro cambogiano ha lodato l’accordo, impegnandosi a rispettarlo e ringraziando Trump per il suo ruolo, proponendolo come candidato al Premio Nobel per la Pace del prossimo anno.

 

Trump ha definito l’accordo «monumentale» e «storico», sottolineando il suo contributo e descrivendo la mediazione di pace come «quasi un hobby». Dopo la cerimonia, ha firmato un accordo commerciale con la Cambogia e un importante patto minerario con la Thailandia.

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Geopolitica

La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco

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Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha dovuto cancellare un viaggio previsto in Cina dopo che Pechino si sarebbe rifiutata di organizzare incontri di alto livello con lui, secondo quanto riportato venerdì da diversi organi di stampa.   Il Wadephul sarebbe dovuto partire per Pechino domenica per discutere delle restrizioni cinesi sull’esportazione di terre rare e semiconduttori, oltre che del conflitto in Ucraina.   «Il viaggio non può essere effettuato al momento e sarà posticipato a data da destinarsi», ha dichiarato un portavoce del Ministero degli Esteri tedesco, citato da Politico. Il Wadephullo avrebbe dovuto incontrare il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, ma l’agenda prevedeva troppo pochi incontri di rilievo.   Secondo il tabloide germanico Bild, i due diplomatici terranno presto una conversazione telefonica.

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Questo intoppo diplomatico si inserisce in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra Cina e Unione Europea. Nell’ultimo anno, Bruxelles e Pechino si sono scontrate sulla presunta sovrapproduzione industriale cinese, mentre la Cina accusa l’UE di protezionismo.   All’inizio di questo mese, Pechino ha rafforzato le restrizioni sull’esportazione di minerali strategici con applicazioni militari, una mossa che potrebbe aggravare le difficoltà del settore automobilistico europeo.   La Germania è stata particolarmente colpita dal deterioramento del clima commerciale.   Come riportato da Renovatio 21, la Volkswagen sospenderà la produzione in alcuni stabilimenti chiave la prossima settimana a causa della carenza di semiconduttori, dovuta al sequestro da parte dei Paesi Bassi del produttore cinese di chip Nexperia, motivato da rischi per la sicurezza tecnologica dell’UE. In risposta, Pechino ha bloccato le esportazioni di chip Nexperia dalla Cina, causando una riduzione delle scorte che potrebbe portare a ulteriori chiusure temporanee di stabilimenti Volkswagen e colpire altre case automobilistiche, secondo il quotidiano.   Venerdì, il ministro dell’economia Katherina Reiche ha annunciato che Berlino presenterà una protesta diplomatica contro Pechino per il blocco delle spedizioni di semiconduttori, sottolineando la forte dipendenza della Germania dai componenti cinesi.  

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Immagine di UK Government via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset

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La proposta di applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania occupata, considerata da molti come un’equivalente all’annessione totale del territorio palestinese, ha suscitato una forte condanna internazionale, incluso un netto dissenso da parte degli Stati Uniti.

 

Il disegno di legge ha superato di stretta misura la sua lettura preliminare martedì, con 25 voti a favore e 24 contrari nella Knesset, composta da 120 membri. La proposta passerà ora alla Commissione Affari Esteri e Difesa per ulteriori discussioni.

 

Una dichiarazione parlamentare afferma che l’obiettivo del provvedimento è «estendere la sovranità dello Stato di Israele ai territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania)».

 

Il momento del voto è stato significativo e provocatorio, poiché è coinciso con la visita in Israele del vicepresidente J.D. Vance, impegnato in discussioni sul cessate il fuoco a Gaza e sul centro di coordinamento gestito dalle truppe statunitensi e dai loro alleati, incaricato di supervisionare la transizione di Gaza dal controllo di Hamas. Vance ha percepito la tempistica del voto come un gesto intenzionale, accogliendolo con disappunto.

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Anche il Segretario di Stato Marco Rubio, in visita in Israele questa settimana, ha espresso critiche prima di lasciare il Paese mercoledì, dichiarando che il disegno di legge sull’annessione «non è qualcosa che appoggeremmo».

 

«Riteniamo che possa rappresentare una minaccia per l’accordo di pace», ha detto Rubio, in linea con la promozione della pace in Medio Oriente sostenuta ripetutamente da Trump. «Potrebbe rivelarsi controproducente». Vance ha ribadito che «la Cisgiordania non sarà annessa da Israele» e che l’amministrazione Trump «non ne è stata affatto soddisfatta», sottolineando la posizione ufficiale.

 

Vance, considerato il favorito per la prossima candidatura presidenziale repubblicana dopo Trump, probabilmente ricorderà questo episodio come un momento frustrante e forse irrispettoso, specialmente in un contesto in cui la destra americana appare sempre più divisa sulla politica verso Israele.

 

Si dice che il primo ministro Netanyahu non sia favorevole a spingere per un programma di sovranità, guidato principalmente da politici oltranzisti legati ai coloni. In una recente dichiarazione, il Likud ha definito il voto «un’ulteriore provocazione dell’opposizione volta a compromettere i nostri rapporti con gli Stati Uniti».

 

«La vera sovranità non si ottiene con una legge appariscente, ma con un lavoro concreto sul campo», ha sostenuto il partito.

 

Tuttavia, è stata la reazione di Vance a risultare la più veemente, definendo il voto una «stupida trovata politica» e un «insulto», aggiungendo che, pur essendo una mossa «solo simbolica», è stata «strana», specialmente perché avvenuta durante la sua presenza in Israele.

 

Come riportato da Renovatio 21, Trump ha minacciato di togliere tutti i fondi ad Israele in caso di annessione da parte dello Stato Giudaico della West Bank, che gli israeliani chiamano «Giudea e Samaria».

 

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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