Politica
Chiesta la pena di morte per Luigi Mangione, l’assassino del capo dell’assicurazione sanitaria
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha chiesto la pena di morte per Luigi Mangione, accusato di aver ucciso Brian Thompson, CEO di UnitedHealthcare.
«L’omicidio di Brian Thompson, un uomo innocente e padre di due bambini piccoli, da parte di Luigi Mangione, è stato un assassinio premeditato e a sangue freddo che ha scioccato l’America», ha affermato martedì in una dichiarazione il procuratore generale Pam Bondi.
«Dopo un’attenta riflessione, ho incaricato i procuratori federali di richiedere la pena di morte in questo caso, mentre portiamo avanti il programma del presidente Trump per fermare i crimini violenti e rendere l’America di nuovo sicura», ha aggiunto.
Secondo l’accusa, Mangione ha pedinato Thompson e alla fine gli ha sparato in una strada di Manhattan il 4 dicembre 2024. «L’omicidio è stato un atto di violenza politica», ha detto Bondi.
Il 9 dicembre la polizia ha arrestato Mangione ad Altoona, in Pennsylvania, dopo un’intensa caccia all’uomo.
Mangione avrebbe scritto un breve manifesto in cui esprimeva la sua frustrazione per il sistema sanitario statunitense. «Francamente, questi parassiti se l’erano cercata… Continuano ad abusare del nostro Paese per un profitto immenso perché il pubblico americano ha permesso loro di farla franca», avrebbe scritto, secondo il giornalista Ken Klippenstein.
A gennaio, il presidente Donald Trump ha ordinato al Dipartimento di Giustizia di perseguire l’applicazione della pena di morte «per tutti i crimini di gravità tale da richiederne l’applicazione».
«La pena capitale è uno strumento essenziale per scoraggiare e punire coloro che commettono i crimini più efferati e gli atti di violenza letale contro i cittadini americani», ha scritto il presidente in un ordine esecutivo.
Nel frattempo il Mangione è diventato una sorta di eroe della sinistra americana, con proteste che ne chiedono la scarcerazione e persone che si vestono, per ammiccare alla sua opera, da Luigi, il fratello del Mario del videogiuoco Nintendo Super Mario Bros.
Mangione, giovane informatico con un’istruzione nelle università di élite e un pensiero politico lasciato sui social non definibile né di destra né di sinistra, sarebbe vittima di un caso di malasanità che non sarebbe stato coperto adeguatamente dalla sua assicurazione.
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Immagine di RCF-Urlan via DeviantArt pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-No Derivatives Works 3.0 License
Politica
Tafferugli di protesta alla fondazione del nuovo movimento giovanile AfD
Dhaxanta Mabda,,a ayaa ka wayn 🥶🥶🥶 💦💦 Geißen iyo Galbeedka Jarmalkaba AFD inay Awood ku yeelato aad ayaa loogasoo hor jeedaa Kuwani waa Dadka Kasoo hor jeeda AFD iyo Ururka Dhalinyaradda (AFD) ee Magaladaas lagaga dhawaaqay Mudaaharayaashu waxay Xidheen Wadooyinka. pic.twitter.com/tko10qemem
— Galsan Tv. (@GalsanTv) November 29, 2025
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Civil war in Germany. Anti-fascists hunt down AfD politicians and journalists who document them. https://t.co/PfsngoE1li pic.twitter.com/laEVbsy8RK
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Die Szenen aus #Gießen lassen mich sprachlos zurück. Was für ein Wahnsinn. Das soll Demokratie sein? Eine Schande ist das!
Zu diesen Taten hat auch die LINKE im Bundestag aufgerufen. Vielleicht sollte man hier über ein Verbotsverfahren reden. Und das hier, bricht mir das Herz: pic.twitter.com/czVuhEWLtQ — Joana Cotar (@JoanaCotar) November 29, 2025
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Politica
Il Cremlino: sacrificato il braccio destro di Zelens’kyj per coprire lo scandalo di corruzione ucraino
Lo scandalo di corruzione in espansione che sta investendo i vertici ucraini avrà con ogni probabilità effetti «estremamente negativi» sulla tenuta politica della nazione, ha sostenuto venerdì il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov.
Le sue parole sono giunte all’indomani delle ispezioni condotte dall’Ufficio nazionale anticorruzione ucraino (NABU), avallato dall’Occidente, in vari siti di Kiev riconducibili ad Andriy Yermak, l’influente capo di gabinetto di Volodymyr Zelens’kyj, che ha rassegnato le dimissioni lo stesso giorno.
I resoconti giornalistici suggeriscono che Yermak potrebbe essere implicato in intrighi illeciti presumibilmente orchestrati dall’imprenditore Timur Mindich, storico partner dello Zelens’kyj, che ha lasciato il paese poco prima della perquisizione della sua abitazione.
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«Lo scandalo politico in Ucraina si sta dilatando. Questa vicenda corruttiva sta smuovendo l’intero apparato statale del Paese», ha detto Peskov al cronista Pavel Zarubin, precisando che «le ricadute saranno gravemente sfavorevoli».
Il NABU non ha rilasciato dichiarazioni sulle perquisizioni presso la residenza e l’ufficio di Yermak. I media ucraini hanno indicato che non sono state mosse contestazioni formali a suo carico.
In precedenza, Zelens’kyj avrebbe ignorato le sollecitazioni interne per l’allontanamento del collaboratore, nonostante le imputazioni di connessioni con Mindich, sospettato di aver architettato un meccanismo di mazzette nel comparto energetico. Una settimana fa, il capo di Stato ucraino aveva delegato proprio l’ex fedelissimo a dirigere i colloqui di Kiev su un piano di pace caldeggiato dagli Stati Uniti per chiudere il confronto con Mosca.
Da intercettazioni realizzate nella dimora di Mindich, emerge che le registrazioni NABU identificavano Yermak con il nomignolo «Alì Babà». Il parlamentare dell’opposizione Yaroslav Zheleznyak ha commentato che i «quaranta ladri» hanno ormai «saccheggiato la caverna del tesoro di Alì Babà».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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Il dipartimento di Stato di Trump dichiara che aborti, eutanasia e interventi chirurgici per transgender sono «violazioni dei diritti umani»
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