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Cattopaganesimo, ecco la messa maya. La chiesa verso il sacrificio umano

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Avanza nel mondo cattolico una nuova versione della Messa: si tratta della Messa con «rito maya». Questa mutazione liturgica avrebbe il pieno appoggio del papa sudamericano Jorge Mario Bergoglio. Un nuovo, allucinante capitolo di quello che su Renovatio 21 abbiamo chiamato «paganesimo papale». Un’espressione che non è più un ossimoro, ma la pura realtà dei fatti.

 

Per la «messa Maya» non si tratta di una improvvisazione locale ma di qualcosa di sistematicamente preparato dalla gerarchia di Roma. Per cui esistono documenti veri e propri che stanno circolando.

 

Una bozza del nuovo «rito maya» della messa è stata vista dal sito pro-life LifeSiteNews, che conferma l’introduzione di elementi nella liturgia cattolica che sembrano essere idolatrici.

 

Il documento, intitolato «Adattamenti all’Ordinario della Messa tra i Popoli Indigeni della Diocesi di San Cristobal de las Casas, Chiapas» e datato aprile 2023, è lungo 31 pagine e spiega in dettaglio ogni cambiamento da apportare al rito ordinario della Messa del messale romano. Propone anche modifiche specifiche alle rubriche della Messa ordinaria. Una commissione di quasi 20 persone – due vescovi, molti sacerdoti e alcune donne a caso – ha preparato il documento, che fa ampio sfoggio di citazioni del defunto cardinale gesuita Carlo Maria Martini, guida della cosiddetta «Mafia di San Gallo», il gruppo di cardinali modernisti che avrebbe pilotato l’elezione al Soglio di Bergoglio.

 

È gesuita, oltre al citato Martini e lo stesso papa Francesco, anche l’autore della bozza, padre Felipe Jaled Ali Modad Aguilar, già tra i preparatori del Sinodo Amazzonico del 2019. Il sacerdote è inoltre membro del gruppo per le relazioni interreligiose della Compagnia di Gesù, e come tale è responsabile delle religioni indigene nelle Americhe.

 

La Congregazione vaticana per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti aveva inviato, dal 27 al 28 febbraio, un alto funzionario in Messico per discutere di questo nuovo rito con la locale diocesi di San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, mostrando così quanto sia già avanzato questo progetto.

 

La diocesi di San Cristóbal de Las Casas era stata disciplinata sotto il pontificato di Benedetto XVI per aver introdotto un nuovo diaconato permanente indigeno in cui le mogli dei diaconi sposati erano incluse nel ministero, facendo così sperare in una sorta di sacerdozio per coniugio.

 

Roma aveva persino ordinato nel 2005 all’allora vescovo Arizmendi di interrompere tali ordinazioni. Molto rapidamente dopo l’elezione di Papa Francesco al soglio pontificio, tuttavia, questa situazione si è completamente ribaltata e il Papa sta incoraggiando attivamente l’«inculturazione» liturgica che si sta perseguendo nel sud del Messico.

 

Secondo quanto riportato, il rito maya sarà presentato per la prima volta alla comunità messicana dalla conferenza episcopale ad aprile e poi in Vaticano a maggio.

 

Secondo quanto riferito, il nuovo rito Maya della Messa rafforza il ruolo dei laici maschi e femmine nella Messa e include molti rituali maya che hanno un significato idolatrico nell’antica e sanguinaria religione mesoamericana.

 

Tra i cambiamenti chiave della bozza ufficiale della nuova Messa indigena si citano i seguenti tre: incenso amministrato durante tutta la Messa da laici maschi o femmine; preghiere guidate da un laico o da una laica con un nuovo ufficio liturgico chiamato «principale» durante tutta la Messa; danze liturgiche maya. Inoltre, viene presentata l’inclusione di un altare maya, senza tuttavia che venga chiamato così.

 

«La cosa più preoccupante è, come riportato in precedenza e ora confermato nella bozza del documento ufficiale, l’inclusione di pratiche religiose esplicitamente maya nella liturgia cattolica» scrive Lifesitenews.

 

La religione dei maya, come noto, era permeata di politeismo, animismo, culto degli antenati e – cosa non priva di significato oggidì, come sa il lettore di Renovatio 21 – sacrifici umani.

 

Nel nuovo rito sono previsti il pregare in alta voce, la «danza liturgica», l’uso di candele, la preghiera nelle quattro direzioni.

 

Si tratta di pratiche presenti nel paganesimo di ogni latitudine, così come nella magia occidentale e non solo. La preghiera alle quattro direzioni, presente pure nelle forme moderne di stregoneria come la Wicca, è niente più che un’invocazione agli spiriti che presiedono ai quattro punti cardinali, che i Maya chiamavano «Pawatuun». Ciascuna di queste divinità pagane aveva un suo colore specifico: Cantzicnal, dio del Nord, il bianco; Hosanek, il dio del Sud, il giallo; Hobnil, il dio dell’Est, il rosso; Saccimi, il dio dell’Ovest, il nero.

È decisamente interessante che, oltre alla preghiera verso i quattro punti cardinali, nella bozza del rito maya sia proposto l’uso di questi stessi colori.

 

Si tratta di qualcosa che già in realtà avevamo visto, e pure in mondovisione, nel viaggio apostolico di Bergoglio in Canada. Come noto, Francesco aveva partecipato ad un rituale pagano indiano di «smudging», una sorta di «purificazione rituale» nelle quattro direzioni. Uno sciamano, in teoria autoctono, gli aveva offerto una piuma di tacchino e dell’erba dolce, poi è stato chiesto a tutti di partecipare a un «cerchio in spirito», da cui «possiamo visualizzare un fuoco sacro (…) il fuoco sacro unisce tutto ciò che esiste nella creazione».

 

«Noi onoreremo la terra, il vento, l’acqua e il fuoco», aveva dichiarato l’anziano indigeno con classiche parole esoteriche. «Noi onoreremo l’aspetto minerale, quello vegetale e quello umano». Continuando il rituale magico, l’anziano ha detto che «chiederà all’Est di aprire la sua porta in modo che possiamo avere accesso in quella direzione. Come per il Sud, aprirò anche la sua porta per avere accesso a quella direzione», ha aggiunto mentre sventolava ritualmente l’erba fumante con la piuma di tacchino. «Chiederò all’Ovest e di aprire quella porta», che ha chiamato oscuramente «la porta della nonna», aggiungendo infine che «onorerà la direzione settentrionale», che l’anziano sedicente autoctono ha chiamato «la direzione dei nonni».

 

Per «aprire le quattro direzioni» l’anziano sciamano ha fischiato quattro volte attraverso uno strumento in osso prima di dire: «Chiedo alla nonna occidentale di darci accesso al sacro cerchio degli spiriti in modo che possano essere con noi, così possiamo essere uniti e più forti insieme».

 

Si trattò di un evento di negromanzia – di contatto con gli spiriti, morti o meno che siano – cui il pontefice partecipò in diretta TV mondiale. Elementi negromantici sarebbero già presenti in alcune situazioni in Messico. In un post del 2021 sul Sinodo sulla sinodalità, Aguilar scriveva che« l’elemento che ha attirato maggiormente l’attenzione nel senso del discernimento nelle tradizioni religiose dei popoli indigeni è l’importanza che essi danno per garantire che le decisioni prese siano in armonia con la natura, con il creato».

 

«In molti casi è necessario consultarsi con gli Antenati (gli antenati che sono morti ma che continuano a far parte della comunità) per far sì che le decisioni prese siano anche in sintonia con loro».

 

Sta, a tutti gli effetti, parlando di «consultarsi» con gli spiriti dei morti: cioè, letteralmente, negromanzia. Come quella dello sciamano canadese che accolse Bergoglio.

 

Ora le stesse pratiche vengono inserite ufficialmente in una messa cattolica. In pratica, stanno paganizzando il cattolicesimo, e sul serio. La chiesa di Roma si riduce ad una religione cattopagana dai tratti tremendi: perché, se vi si fa caso, non è un cristianesimo che si stinge nel panteismo new age, o negli intellettualismi riduzionistici luterani, ma è una mutazione del culto secondo i dettami di un’antica religione di immane crudeltà, dove il sacrificio umano è parte fondante del culto.

 

Montagne di teschi di bambini, infatti, sono state trovate nei siti archeologici maya – nel 2005 è stata trovata una grande fossa comune a Comalcalco, dove i teschi erano di bambini di uno o due anni. I maya hanno riprodotto nella loro arte (incisioni, vasi) l’estrazione dei cuori di bambini durante il rito dell’intronazione del nuovo re o durante l’inizio del loro calendario. Nel territorio dello Yucatan i sacrifici di bambini continuarono addirittura negli anni del periodo coloniale, i tre secoli di dominazione spagnola che vanno dal 1521 al 1824.

 

A grande differenza di Cristo, gli dei dei maya non si sacrificavano per gli uomini: chiedevano che gli esseri umani venissero sacrificati per essi. Gli dei maya erano assettati di sangue – sangue innocente, in grande copia.

 

È chiaro che il ritorno del paganesimo serve al vero manovratore per far tornare il sacrificio umano, che è l’opposto del sacrificio di Dio celebrato nella Santa Messa. E a questo punto anche noi non possiamo non far caso come l’avvento di liturgia ispirata ad una religione genocida sia proprio nei giorni in cui la Santa Messa tradizionale, il rito  tridentino detto solitamente «Messa in Latino», sta venendo attaccata da Bergoglio ben oltre i limiti soverchianti già posti nel motu proprio Traditionis Custodes. Tutti vociferano che la Santa Messa vetus ordo verrà praticamente impedita ovunque – e stiamo pure vedendo che in America perfino l’FBI si muove per perseguitarne i fedeli.

 

Quindi: sì alla messa esoterica maya, no alla Messa di San Pio V. Il lettore può capire che oramai ogni maschera è caduta. Era tutto chiaro già prima dei tempi dell’introduzione della Pachamama.

 

La chiesa non sta solo suicidandosi: si sta pervertendo sino a trasformarsi in un’immane macchina di morte. Le aperture verso la contraccezione e soprattutto la produzione di esseri umani in laboratorio – dove per ogni bimbo in braccio ne vengono sacrificati dozzine – stanno a significare proprio questo.  Come non pensare, poi al vaccino propagato e imposto con prepotenza dal pontefice, incontrovertibilmente ottenuto tramite il sacrificio umano di feti innocenti.

 

È la chiesa dello sterminio, la chiesa della fine degli esseri umani – previa la loro sottomissione ai demoni pagani che, come scrive la preghiera a San Michele Arcangelo, «ad perditionem animarum pervagantur in mundo».

 

Ai cristiani è toccato un periodo tosto da vivere.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

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Se la realtà esiste, fino ad un certo punto

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I genitori si accorgono improvvisamente che la biblioteca scolastica mette a disposizione degli alunni strani libri «a fumetti» dove si illustra amabilmente il bello della liaison omoerotica.

 

L’intento degli autori è inequivocabile, quello di presentare un modello antropologico indispensabile per una adeguata formazione dell’individuo in crescita… Meno chiaro appare nell’immediato se la scuola, nel senso dei suoi responsabili vicini o remoti, di questa trovata educativa abbiano coscienza e conoscenza.

 

Di istinto, i genitori dell’incolpevole alunno si chiedono se tutto ciò sia proprio indispensabile per uno sviluppo armonico della psicologia infantile, magari in sintonia con i suggerimenti più elementari della natura e della fisiologia.

 

Tuttavia, poiché anche lo zeitgeist ha una sua potenza suggestiva, a frenare un po’ il comprensibile sconcerto, in essi affiora anche qualche dubbio sulla adeguatezza culturale dei propri scrupoli educativi, tanto che sono indotti a porsi il dubbio circa una loro eventuale inadeguatezza culturale rispetto ai tempi, votati come è noto, a sicure sorti progressive.

 

Ma il caso riassume bene tutto il paradosso di un fenomeno che ha segnato questo quarto di secolo e soltanto incombenti tragedie planetarie, mettono un po’ in sordina, finché dagli inciampi della vita quotidiana esso non riemerge con tutta la sua inaspettata consistenza.

 

Infatti la domanda sensata che si dovrebbero porre questi genitori, è come e perché una anomalia privata abbia potuto meritare prima una tutela speciale nel recinto sacro dei valori repubblicani, per poi ottenere il crisma della normalità e quindi quello di un modello virtuoso di vita; il tutto dopo essersi insinuata tanto in profondità da avere disattivato anche quella reazione di rigetto con cui tutti gli organismi viventi si difendono una volta attaccati nei propri gangli vitali da corpi estranei capaci di distruggerli.

 

Eppure, per quanto giovani possano essere questi genitori allarmati, non possono non avere avvertito l’insistenza con cui questa merce sia stata immessa di prepotenza sul mercato delle idee, quale valore riconosciuto, dopo l’adeguata santificazione dei cultori della materia ottenuta col falso martirio per una supposta discriminazione. Quella che già il dettato costituzionale impediva ex lege.

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Ma tutta l’impalcatura messa in piedi intorno a questo teatro dell’assurdo in cui i maschi prendono marito, le femmine si ammogliano nelle sontuose regge sabaude come nelle case comunali di remote province sicule, non avrebbe retto comunque all’urto della ragione naturale e dell’evidenza senza la gioiosa macchina da guerra attivata nel retrobottega politico con il supporto della comunicazione pubblica e lasciata scorrazzare senza freni in un mortificato panorama culturale e partitico.

 

Nella sconfessione della politica come servizio prestato alla comunità, secondo il criterio antico del bene comune, mentre proprio lo spazio politico è in concreto affollato da grandi burattinai e innumerevoli piccoli burattini, particelle di un caos capace di tenere in scacco «il popolo sovrano». Una parte cospicua del quale si sente tuttavia compensato dalla abolizione dei pronomi indefiniti, per cui tutte e tutti possono toccare con mano tutta la persistenza dei valori democratici.

 

Non per nulla proprio in omaggio a questi valori è installato nella anticamera della presidenza del Consiglio, da anni funziona a pieno regime un governo ombra, quello terzogenderista dell’UNAR. Un ufficio che ha lavorato con impegno instancabile, e indubbia coerenza personale, alla attuazione del «Piano» (sic) elaborato già sotto i fasti renziani e boschiani, per la imposizione capillare nella società in generale e nella scuola in particolare, di tutto l’armamentario omosessista.

 

Il cavallo di battaglia di questa benemerita entità governativa è la difesa dei «diritti delle coppie dello stesso sesso», dove sia il «diritto», che la «coppia» hanno lo stesso senso dei famosi cavoli a merenda.

 

Ecco dunque un esempio significativo ed eccellente di quella desertificazione della politica per cui il governo ombra guidato da interessi particolari in collaborazione e in sintonia con centri di potere radicati in istituzioni sovranazionali, possa resistere ad ogni cambio di governo istituzionale senza che ne vengano disinnescati potere e funzioni.

 

I partiti, dismessi gli apparati ideologici, e omogeneizzati nella sostanza, sono ridotti a «parti», alla moda di quelle fiorentine che pure un qualche ideale di fondo ce l’avevano, anche se tutte si assestavano su un gioco di potere.

 

Qui prevale il gioco dei quattro cantoni, dove tutti sono guidati dall’utile di parte che coincide a seconda dei casi con l’utile politico personale o ritenuto tale. Un utile calcolato tra l’altro senza vera intelligenza politica ovvero senza intelligenza tout court. Anche chi si è abbigliato di principi non negoziabili, alla bisogna può negoziare tutto, perché secondo il noto Principio della Dinamica Politica, «Tutto vale fino ad un certo punto».

 

Tajani, insieme a Rossella O’Hara ci ha offerto il compendio di tutta la filosofia occidentale contemporanea. Quindi dobbiamo stare sereni. Ma i genitori attoniti devono comprendere che quei libretti e questa scuola non sono caduti dal cielo. Sono il frutto di una politica diventata capace di tutto perché incapace a tutto sotto ogni bandiera.

 

Patrizia Fermani

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Putin: il futuro risiede nella «visione sovrana del mondo»

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Le nazioni devono basarsi sulle proprie tradizioni storiche e spirituali, oltre che su una «visione sovrana del mondo», mentre plasmano il loro avvenire, ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin in un messaggio scritto ai partecipanti del II Simposio Internazionale «Inventare il Futuro» a Mosca. L’evento, in programma il 7 e 8 ottobre, accoglierà oltre 7.000 partecipanti provenienti da quasi 80 Paesi.   Discussioni aperte e innovative sul futuro dell’umanità supportano i governi nel rispondere adeguatamente alle nuove sfide, ha osservato il presidente russo. «Le conclusioni e i risultati di un dialogo così profondo e sostanziale sono di grande valore», ha aggiunto Putin. «Sono fiducioso che dobbiamo creare il nostro futuro sulla base di una visione del mondo sovrana».   Promosso su iniziativa del presidente russo, il simposio comprende circa 50 eventi, organizzati in tre aree tematiche: società, tecnologia e cooperazione globale. Il forum ospiterà oltre 200 relatori provenienti da Russia, Cina, Stati Uniti, Italia e da Paesi di Africa, America Latina, Medio Oriente e Sud-est asiatico, che discuteranno di temi che spaziano dalle sfide demografiche all’intelligenza artificiale (IA) e all’esplorazione spaziale.

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Nel primo giorno del simposio si è svolta una tavola rotonda incentrata sul futuro delle tecnologie di intelligenza artificiale e sul loro potenziale di diventare non solo uno strumento professionale di nicchia, ma una base per un’infrastruttura globale e un nuovo «linguaggio della realtà» per governi e imprese private.   Un altro dibattito tenutosi martedì si è concentrato sulle prospettive di collaborazione tra Russia e Africa nei prossimi decenni, fino al 2063. Mosca mira a rafforzare i legami con il continente, promuovendo attivamente la condivisione di tecnologie con le nazioni africane, contribuendo a garantire la sicurezza regionale e sostenendo la sovranità degli attori locali, oltre a favorire un approccio più equo nelle relazioni internazionali.   Al forum del Club Valdai, a Sochi, giorni prima Putin aveva parlato dei «valori tradizionali» anche in merito alla «disgustosa atrocità» dell’assassinio di Charlie Kirk.   «Sapete, questa disgustosa atrocità, e ancora di più, dal vivo», ha detto Putin a un forum organizzato dal Valdai Discussion Club a Sochi, in Russia. «In effetti, l’abbiamo vista tutti, ma non so, è davvero disgustoso. Era orribile». «Prima di tutto, naturalmente, porgo le mie condoglianze alla famiglia del signor Kirk e a tutti i suoi cari», ha continuato il leader russo. «Siamo solidali e solidali, soprattutto perché ha difeso quei valori tradizionali».   Putina aveva aggiunto che la sparatoria mortale è il segno di una «profonda frattura nella società», secondo Reuters. «Negli Stati Uniti, non credo ci sia bisogno di aggravare la situazione all’esterno, perché la leadership politica del Paese sta cercando di ristabilire l’ordine a livello nazionale», ha affermato Putin.

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La questione di Heidegger

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Negli scorsi mesi è scoppiata sul quotidiano La Verità una bizzarra diatriba riguardo ad un pensatore finito purtroppo per essere centrale nel nostro panorama filosofico accademico, Martin Heidegger (1889-1976), già noto per la collaborazione con il nazismo e per l’adulterio consumato con la celebre ebrea Hannah Arendt, all’epoca sua studentessa, e da alcuni, per qualche ragione, considerato come un filosofo «cattolico».

 

Un articolista con fotina antica a nome Boni Castellane (supponiamo si chiami Bonifazio, ma lo si trova scritto così, con il diminutivo, immaginiamo) ha cominciato, con un pezzo importante, a magnificare le qualità dell’Heidegger lo scorso 17 agosto:«Omologati e schiavi della Tecnologia – Heidegger ci aveva visti in anticipo».

 

Giorni dopo, aveva risposto un duo di autori, tra cui Massimo Gandolfini, noto, oltre che la fotina con il sigaro, per aver guidato (per ragioni a noi sconosciute) eventi cattolici di odore vescovile, che come da programma non sono andati da nessuna parte, se non verso la narcosi della dissidenza rimasta e il compromesso cattolico. Sono seguite altri botta e risposta sul ruolo del «sacro» secondo l’Heideggerro e la sua incompatibilità con il cristianesimo.

 

Il Gandolfini e il suo sodale scrivono, non senza ragione, che «il dio a cui si riferisce Heidegger non è il nostro». Una verità non nota agli intellettuali cattolici che, in costante complesso di inferiorità nei confronti del mondo, hanno iniziato ad importare il pensatore tedesco dalle Università italiane – dove ha tracimato, dopo un progetto di inoculo sintetico non differente da quello avutosi con Nietzsche – per finire addirittura nei seminari.

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Il progetto, spiegava anni fa Gianni Collu al direttore di Renovatio 21, era del tutto identico a quello visto con Nietzsche, recuperato dall’ambito della cultura nazista, purgato nell’edizione Adelphi di Giorgio Colli e Mazzino Montinari – la cura dell’opera omnia nicciana arriva prima in italiano che in tedesco! – e servito alla massa del ceto medio riflessivo italiota, e mondiale, per distoglierlo dal marxismo e introdurre elementi di irrazionalismo e individualismo nichilista nella vita del popolo – di lì all’esoterismo di massa, il passo diventa brevissimo.

 

Con Heidegger si è tentato un lavoro simile, ma Collu aveva profetizzato allo scrivente che stavolta non avrebbe avuto successo, perché era troppo il peso del suo legame con l’hitlerismo, e troppa pure la cifra improponibile del suo pensiero. Di lì a poco, vi fu lo scandalo dei cosiddetti «Quaderni neri», scritti ritenuti inaccettabili che improvvisamente sarebbero riemersi – in verità, molti sapevano, ma il programma di heidegerizzare la cultura (compresa quella cattolica) imponeva di chiudere un occhio, si vede. Fu ad ogni modo divertente vedere lo stupore di autori e autrici che avevano dedicato una buona porzione della carriera allo Heidegger – specie se di origini ebraiche.

 

L’incompatibilità di Heidegger – portatore di una filosofia oscura e disperata – con il cattolicesimo è, comunque, totale. Di Heidegger non vanno solo segnalati i pericoli, va combattuto interamente il suo pensiero, che altro non è se non un ulteriore sforzo per eliminare la metafisica, e quindi ogni prospettiva non materiale – cioè spirituale – per l’uomo.

 

Molto vi sarebbe da dire sul personaggio, anche a partire dal suo dramma biografico. Lasciamo qui la parola al professor Matteo D’Amico, che ha trattato il tema dell’influenza di Heidegger nel mondo cattolico, e la difformità di questo personaggio e del suo pensiero, in un intervento al Convegno di studi di Rimini della Fraternità San Pio X nel 2017.

 

 

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Immagine di Landesarchiv Baden-Württemberg, Staatsarchiv Freiburg W 134 Nr. 060680b / Fotograf: Willy Pragher via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International

 

 

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