Geopolitica
Bangladesh, minorenni cattoliche garo stuprate da giovani musulmani
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews.
La violenza sessuale di gruppo si è consumata il 28 dicembre, ma gli autori (noti) sono ancora a piede libero. A dispetto delle denunce, la polizia non è intervenuta anche per le pressioni dei familiari. Promossa manifestazione di protesta dalla Bangladesh Garo Adibashi League e dalla scuola di St. Peter.
La violenza sessuale di gruppo ai danni di due minorenni tribali Garo, di soli 14 e 15 anni, ha provocato profondo shock e indignazione in seno alla comunità cattolica del Bangladesh.
A dispetto delle denunce presentate, il reato risulta essere tuttora impunito perché la polizia non sembra intenzionata a intervenire.
A dispetto delle denunce presentate, il reato risulta essere tuttora impunito perché la polizia non sembra intenzionata a intervenire.
A distanza di giorni gli autori sono ancora a piede libero, sebbene la loro identità sia nota e già in passato si siano macchiati di atti simili.
Il 28 dicembre scorso due giovani tribali garo hanno subito uno stupro di gruppo da parte di una decina di musulmani nell’area di Katabari, a Mymensingh, cittadina della divisione di Dhaka. Le ragazze appartengono alla parrocchia di Biroidakuni e sono studentesse della scuola secondaria.
Le famiglie hanno aspettato qualche giorno a rendere pubblica la vicenda, anche per il trauma psicologico subito dalle vittime. Il 30 dicembre i genitori di una delle due hanno presentato denuncia alla polizia della caserma di Haluaghat, ma gli agenti non sono intervenuti anche per le pressioni subite dai familiari dei violentatori.
La violenza è avvenuta verso le due del mattino nell’area di Katabari, mentre le due ragazzine facevano ritorno da una festa per l’anniversario di matrimonio di una parente. Appena giunte nei pressi del Mahtab Uddin’s Ekasia Garden, gli assalitori hanno iniziato a molestare prima a parole, poi con aggressioni fisiche le due, portandole infine in una zona isolata dove si è consumato lo stupro. Poi le hanno minacciate di morte, nel caso in cui avessero denunciato.
A distanza di giorni gli autori sono ancora a piede libero, sebbene la loro identità sia nota e già in passato si siano macchiati di atti simili
Ieri gli attivisti della Bangladesh Garo Adibashi League e gli iscritti alla St. Peter’s Primary School hanno promosso una protesta per denunciare tali aggressioni. Alla manifestazione hanno partecipato anche un centinaio di cristiani, che hanno invocato pene esemplari per gli autori. Leon Rema, segretario della Bangladesh Garo Adibashi League, conferma ad AsiaNews lo stato di shock di una intera comunità «colpita dallo stupro di gruppo. Abbiamo saputo che i parenti dei violentatori non hanno alcuna paura» di possibili incriminazioni e questo «ci indigna profondamente».
«Chiediamo – aggiunge — pene esemplari per gli autori» perché, in caso contrario, in futuro molti altri si sentiranno autorizzati ad agire nello stesso modo se regna un clima di impunità. «Se non otterremo giustizia – conclude – tutta la comunità Garo promuoverà una imponente protesta».
I 10 accusati avrebbero una età compresa fra i 19 e i 22 anni. Uno di essi alcuni mesi fa era stato arrestato per possesso di alcolici e rilasciato dietro cauzione. Un anno fa egli aveva già provato a stuprare una donna di etnia garo.
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Immagine da AsiaNews
Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
Il presidente statunitense Donald Trump sta esaminando proposte per operazioni militari americane contro presunte «strutture per la produzione di cocaina» e altri bersagli legati al narcotraffico all’interno del Venezuela. Lo riporta la CNN, che cita fonti anonime.
Due funzionari non identificati hanno dichiarato alla rete che Trump non ha scartato l’ipotesi di un negoziato diplomatico con Nicolás Maduro, nonostante recenti indicazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero interrotto del tutto i colloqui con Caracas, mentre valutano una possibile campagna per destituire il leader venezuelano.
Tuttavia, una fonte della CNN ha precisato che «ci sono piani sul tavolo che il presidente sta esaminando» per azioni mirate all’interno del Venezuela. Un terzo funzionario ha indicato che l’amministrazione Trump sta considerando varie opzioni, ma al momento si concentra sulla «lotta alla droga in Venezuela».
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A giudizio di alcuni esponenti dell’amministrazione statunitense, una campagna antidroga nel Paese sudamericano potrebbe accrescere la pressione per un cambio di regime a Caracas. Trump ha pubblicamente smentito l’intenzione di rimuovere Maduro dal potere.
Nelle scorse settimane, le forze armate americane hanno condotto vari raid contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico e, secondo Washington, collegate al Venezuela, causando decine di vittime.
Giovedì, Trump – che aveva già confermato l’autorizzazione di operazioni della CIA in Venezuela – ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero estendere la loro campagna antidroga dal mare alla terraferma, senza entrare in dettagli. Inoltre, la portaerei USS Gerald R. Ford è stata inviata nei Caraibi per sostenere l’operazione antidroga.
Maduro ha respinto ogni legame del suo governo con il traffico di stupefacenti, insinuando che gli Stati Uniti stiano usando le accuse come copertura per un cambio di regime. Dopo le notizie sul dispiegamento della portaerei, il presidente venezuelano ha accusato Washington di perseguire «una nuova guerra eterna».
Secondo un reportaggio del New York Times, Maduro stesso avrebbe proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.
Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.
Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, gli Stati Uniti hanno inviato almeno otto navi della Marina, un sottomarino d’attacco e circa 4.000 soldati vicino alla costa venezuelana, dichiarando che la missione mirava a contrastare i cartelli della droga. Washington ha sostenuto che l’armata ha affondato tre imbarcazioni venezuelane, senza però fornire prove che le persone a bordo fossero criminali.
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.
Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA. President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha dovuto cancellare un viaggio previsto in Cina dopo che Pechino si sarebbe rifiutata di organizzare incontri di alto livello con lui, secondo quanto riportato venerdì da diversi organi di stampa.
Il Wadephul sarebbe dovuto partire per Pechino domenica per discutere delle restrizioni cinesi sull’esportazione di terre rare e semiconduttori, oltre che del conflitto in Ucraina.
«Il viaggio non può essere effettuato al momento e sarà posticipato a data da destinarsi», ha dichiarato un portavoce del Ministero degli Esteri tedesco, citato da Politico. Il Wadephullo avrebbe dovuto incontrare il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, ma l’agenda prevedeva troppo pochi incontri di rilievo.
Secondo il tabloide germanico Bild, i due diplomatici terranno presto una conversazione telefonica.
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Questo intoppo diplomatico si inserisce in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra Cina e Unione Europea. Nell’ultimo anno, Bruxelles e Pechino si sono scontrate sulla presunta sovrapproduzione industriale cinese, mentre la Cina accusa l’UE di protezionismo.
All’inizio di questo mese, Pechino ha rafforzato le restrizioni sull’esportazione di minerali strategici con applicazioni militari, una mossa che potrebbe aggravare le difficoltà del settore automobilistico europeo.
La Germania è stata particolarmente colpita dal deterioramento del clima commerciale.
Come riportato da Renovatio 21, la Volkswagen sospenderà la produzione in alcuni stabilimenti chiave la prossima settimana a causa della carenza di semiconduttori, dovuta al sequestro da parte dei Paesi Bassi del produttore cinese di chip Nexperia, motivato da rischi per la sicurezza tecnologica dell’UE. In risposta, Pechino ha bloccato le esportazioni di chip Nexperia dalla Cina, causando una riduzione delle scorte che potrebbe portare a ulteriori chiusure temporanee di stabilimenti Volkswagen e colpire altre case automobilistiche, secondo il quotidiano.
Venerdì, il ministro dell’economia Katherina Reiche ha annunciato che Berlino presenterà una protesta diplomatica contro Pechino per il blocco delle spedizioni di semiconduttori, sottolineando la forte dipendenza della Germania dai componenti cinesi.
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Immagine di UK Government via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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