Geopolitica
Netanyahu dice agli iraniani di ribellarsi
Il primo ministro israeliano Beniamino Netanyahu ha esortato gli iraniani a rovesciare il loro governo. Venerdì sono scoppiate ostilità senza precedenti tra i due Paesi.
Netanyahu ha lanciato il suo appello poche ore dopo che gli aerei israeliani avevano bombardato siti nucleari e militari in tutto l’Iran, prendendo di mira un impianto di arricchimento dell’uranio a Natanz e uccidendo diversi comandanti di alto rango e scienziati nucleari. Teheran ha risposto con una raffica di droni kamikaze e missili balistici, molti dei quali hanno colpito Tel Aviv.
«È giunto il momento per voi di unirvi attorno alla vostra bandiera e alla vostra eredità storica, battendovi per la vostra libertà da un regime malvagio e oppressivo. Non è mai stato così debole», ha detto Netanyahu in un videomessaggio.
«Questa è la vostra opportunità per far sentire la vostra voce», ha aggiunto il premier dello Stato Giudaico.
Prime Minister Benjamin Netanyahu:
To the proud people of Iran,
We are in the midst of one of the greatest military operations in history, Operation Rising Lion.
The Islamic regime, which has oppressed you for almost 50 years threatens to destroy our country, the State of Israel. pic.twitter.com/F67bxcDitL— Prime Minister of Israel (@IsraeliPM) June 13, 2025
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Netanyahu ha ribadito che l’obiettivo degli attacchi, denominati Operazione Leone Nascente, era quello di eliminare «sia la minaccia nucleare che quella dei missili balistici contro Israele».
Il premier israeliano già mesi fa aveva registrato un messaggio in lingua inglese con leggero accento pennsilvano (è cresciuto a Filadelfia) per i giovani iraniani lodandone le capacità creative e scientifiche e dicendo che il problema di Israele non era il popolo del Paese ma i vertici della Repubblica Islamica. «Non lasciate che i vostri sogni muoiano» aveva detto un sorridente Netanyahu nel filmato.
Prime Minister Netanyahu with a message to the Iranian people:
There is one thing that scares the Khamenei regime more than Israel. It is you – the Iranian people. Don’t let your dreams die pic.twitter.com/8Yr3jDXoFh
— Mossad Commentary (@MOSSADil) November 12, 2024
Come riportato da Renovatio 21, sebbene gli Stati Uniti abbiano insistito sul loro estraneo coinvolgimento nell’operazione israeliana, il presidente Donald Trump ha approvato gli attacchi. L’Iran ha sospeso i colloqui sul nucleare con gli Stati Uniti, annullando il sesto round previsto per domenica.
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Geopolitica
Truppe israeliane subiscono perdite in un’incursione in Siria
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🚨 IDF releases footage of counterterror raid in southern Syria that ended in arrests and a fierce firefight
The IDF has published video showing the arrest of two members of the al-Jama’a al-Islamiyya terror organization in the village of Beit Jinn overnight, along with a clash… pic.twitter.com/eoh20Xsn41 — Israel War Room (@IsraelWarRoom) November 28, 2025
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Geopolitica
Trump «molto soddisfatto» della nuova leadership siriana
Il presidente statunitense Donald Trump ha espresso «grande compiacimento» per l’operato del nuovo esecutivo siriano insediatosi al potere.
Una coalizione capitanata dal fronte jihadista Hayat Tahrir al-Sham (HTS), affiliato regionale di Al-Qaeda, ha espugnato Damasco e spodestato il trentennale capo di Stato Bashar al-Assad alla fine dello scorso anno.
«Gli Stati Uniti sono estremamente soddisfatti dei progressi conseguiti» dopo l’ascesa al governo, ha proclamato Trump lunedì su Truth Social.
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Il neopresidente siriano Ahmed al-Sharaa, ex comandante dell’HTS conosciuto come al-Jolani, «si prodiga con impegno affinché si verifichino sviluppi positivi e che Siria e Israele instaurino un legame duraturo e fruttuoso», ha precisato.
È essenziale che Gerusalemme «non ostacoli la metamorfosi della Siria in una nazione fiorente», ha aggiunto Trump.
Qualche giorno prima, testate israeliane avevano reso noto che le Forze di difesa (IDF) avevano subito perdite in uno scontro con miliziani armati nel meridione siriano, dove l’anno scorso Israele ha annesso una fascia territoriale adiacente alle alture del Golan sotto occupazione.
Di recente, l’area ha ospitato pure azioni coordinate tra Stati Uniti e Siria. Le truppe americane e il dicastero dell’Interno siriano hanno smantellato oltre 15 magazzini di armamenti e narcotici riconducibili all’ISIS nel sud della nazione la settimana scorsa, come comunicato domenica dal Centcom.
Al-Sharaa ha ribadito il proprio impegno contro lo Stato Islamico nel corso della sua visita a Washington all’inizio del mese.
Dall’insediamento dei jihadisti nella stanza dei bottoni damascena ondate di violenza interconfessionale si sono ripetute, con migliaia di persone delle minoranze druse, alawite e cristiane uccise senza pietà.
Jolani, ex comandante jihadista legato ad Al-Qaeda e in passato nella lista nera del governo statunitense che aveva posto su di lui una taglia da 10 milioni di dollari, ha destituito il leader storico siriano Bashar Assad nel dicembre 2024. Da allora si è impegnato a ricostruire il Paese devastato dalla guerra e a tutelare le minoranze etniche e religiose.
Nonostante le promesse di al-Jolani di costruire una società «inclusiva», il suo governo «luminoso e sostenibile» è stato segnato da ondate di violenza settaria contro le comunità druse e cristiane, suscitando la condanna degli Stati Uniti.
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Pochi giorni prima della visita di Jolani alla Casa Bianca, Stati Uniti, Gran Bretagna e Nazioni Unite hanno rimosso al-Sharaa/ Jolani dalle rispettive liste di terroristi. Lunedì, Washington ha prorogato per altri 180 giorni la sospensione delle sanzioni, mentre la Siria cerca di normalizzare i rapporti bilaterali e ampliare la cooperazione in materia di sicurezza. Trump aveva ordinato una revisione della de-designazione come «terrorista» del Jolani ancora quattro mesi fa, all’altezza del loro primo incontro a Riadh.
Come riportato da Renovatio 21, tre mesi fa, proprio a ridosso dell’anniversario della megastrage delle Due Torri, al-Jolani visitò Nuova York per la plenaria ONU, venendo ricevuto in pompa magna dal segretario di Stato USA Marco Rubio e dall’ex generale americano, già direttore CIA, David Petraeus.
Come riportato da Renovatio 21, al-Jolani sta incontrando alti funzionari israeliani in un «silenzioso» sforzo di normalizzazione dei rapporti tra Damasco e lo Stato degli ebrei in stile accordi di Abramo.
Intanto, i massacri sono vittime dei massacri takfiri della «nuova Siria».
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Geopolitica
Papa Leone dice che l’unica soluzione è uno Stato palestinese
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