Geopolitica
La Slovacchia accusa Kiev di ricatto
Il blocco delle forniture di petrolio dalla Russia all’Ungheria e alla Slovacchia da parte dell’Ucraina è inaccettabile e equivale a un ricatto, ha affermato il ministro degli Interni slovacco Matus Sutaj Estok.
La scorsa settimana Kiev ha interrotto le forniture di greggio ai paesi vicini attraverso l’oleodotto Druzhba, citando le sanzioni contro il gigante energetico russo Lukoil.
La Slovacchia e l’Ungheria sono gli unici Paesi dell’UE che si oppongono alla politica dell’Unione di fornire aiuti militari all’Ucraina nel suo conflitto con la Russia.
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«L’Ucraina ha scelto di ricattare Slovacchia e Ungheria», ha detto Sutaj Estok in un videomessaggio sui social media mercoledì. «Considero inaccettabile la decisione dell’Ucraina di interrompere le forniture di petrolio della Lukoil alla Slovacchia e all’Ungheria. Mi rifiuto di lasciare che la Slovacchia e il popolo slovacco servano da strumento di vendetta tra l’Ucraina e la Russia».
Il primo ministro slovacco Robert Fico la scorsa settimana ha avuto una conversazione telefonica con il suo omologo ucraino, Denis Shmigal, per sottolineare che Bratislava non sarà «ostaggio delle relazioni ucraino-russe».
La sospensione del transito del petrolio da parte di Kiev è stata condannata anche dal presidente slovacco Peter Pellegrini, il quale ha sottolineato che il suo Paese ha aiutato l’Ucraina con il flusso inverso delle forniture di gas ed elettricità.
A Ungheria e Slovacchia sono state concesse esenzioni da un divieto UE sulle importazioni di petrolio russo introdotto nel 2022 come parte di una vasta gamma di sanzioni contro Mosca. In precedenza, Lukoil forniva fino al 50% del fabbisogno di petrolio dei due stati membri dell’UE.
Dopo la sospensione delle forniture della scorsa settimana, Budapest e Bratislava hanno chiesto alla Commissione Europea di mediare con Kiev sulla situazione.
La Commissione Europea ha tuttavia bloccato la richiesta, citando la necessità di «raccogliere prove e valutare la situazione legale», ha riferito il Financial Times, citando il commissario europeo per il commercio Valdis Dombrovskis.
Nessuno dei rappresentanti commerciali degli altri stati membri dell’UE ha sostenuto Budapest e Bratislava nell’incontro di mercoledì per discutere la questione, ha aggiunto l’agenzia di stampa citando fonti diplomatiche.
Secondo Politico, la Commissione Europea ha affermato martedì di non vedere alcun rischio «immediato» per l’approvvigionamento di petrolio dell’UE. Martedì il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha minacciato di bloccare i fondi che l’UE ha stanziato per l’Ucraina finché Kiev non riprenderà il transito del greggio russo.
Uguali parole di condanna sono arrivate anche dal presidente della Repubblica slovacca, riporta RT.
La Slovacchia potrebbe adottare misure di ritorsione contro l’Ucraina se Kiev continuerà a impedire il transito del petrolio russo attraverso l’oleodotto Druzhba, ha avvertito il presidente Peter Pellegrini.
La scorsa settimana Kiev ha interrotto il flusso di greggio attraverso l’oleodotto Druzhba verso i suoi vicini dipendenti dall’energia, Ungheria e Slovacchia, citando le sanzioni contro la seconda compagnia petrolifera russa, la Lukoil, privando così i due stati membri dell’UE di petrolio che soddisfa fino al 40% del loro fabbisogno.
Parlando ai giornalisti mercoledì, Pellegrini ha descritto le azioni di Kiev come una «interferenza molto spiacevole nei nostri buoni rapporti».
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«Credo fermamente che l’Ucraina sarà in grado di mettere tutto a posto il prima possibile, perché la Slovacchia, in quanto stato sovrano, alla fine dovrà prendere qualche tipo di contromisura», ha detto senza specificare la natura di una possibile risposta, aggiungendo, tuttavia, che questo «non avrebbe portato alcun beneficio né all’Ucraina né ai suoi cittadini».
Pelligrini ha ricordato che la Slovacchia ha aiutato l’Ucraina con il flusso inverso del gas e ha anche inviato elettricità al Paese. Il ministro della Difesa slovacco Robert Kalinak ha fatto eco alle critiche del presidente e ha avvertito che Kiev stava «rischiando molto» con le sue azioni «irresponsabili».
Sebbene l’UE abbia vietato le importazioni di petrolio via mare dalla Russia nel dicembre 2022, le consegne tramite oleodotti hanno ricevuto esenzioni dall’embargo per consentire ai Paesi dell’UE senza sbocco sul mare, tra cui Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, di garantire forniture stabili di petrolio.
Lukoil fornisce circa il 50% del petrolio spedito tramite il ramo meridionale di Druzhba, che è una delle reti di oleodotti più lunghe al mondo. Altri fornitori includono la statale russa Tatneft, Gazprom Neft, la società privata Russneft e diversi piccoli produttori.
Martedì, anche l’Ungheria si è impegnata a punire Kiev per il blocco delle forniture di petrolio dalla Russia, con il ministro degli Esteri Peter Szijjarto che ha affermato che Budapest bloccherà 6,5 miliardi di euro (7 miliardi di dollari) di fondi che l’UE ha stanziato per l’Ucraina finché Kiev non riprenderà il transito.
Il ministro degli Esteri ungherese ha dichiarato che a giugno il suo Paese ha fornito il 42% dell’elettricità all’Ucraina.
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Immagine di European Parliament via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Geopolitica
Trump annuncia attacchi terrestri in Venezuela «presto»
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Geopolitica
La Slovacchia «non sosterrà nulla» che contribuisca a prolungare il conflitto in Ucraina
Il primo ministro slovacco Robert Fico ha annunciato che la Slovacchia si opporrà a qualsiasi misura che permetta di impiegare i beni russi congelati per fornire armi all’Ucraina, mettendo in guardia sul fatto che ulteriori sostegni militari non farebbero che protrarre l’«insensata uccisione quotidiana di centinaia di migliaia di russi e ucraini».
In seguito all’escalation del conflitto nel 2022, gli alleati occidentali di Kiev hanno bloccato circa 300 miliardi di dollari di asset della banca centrale russa, in gran parte depositati nell’UE. Da quel momento è divampata una disputa tra i Paesi intenzionati a usare tali fondi come collaterale per un «prestito di riparazione» a favore di Kiev e quelli che si oppongono fermamente. La decisione finale spetterà ai membri dell’UE nel voto previsto per la prossima settimana.
Fico, da sempre critico del piano, ha illustrato la propria posizione in dettaglio in una lettera inviata all’inizio della settimana al Presidente del Consiglio europeo António Costa. In un post su X pubblicato venerdì, ha riferito di aver poi avuto un colloquio telefonico con Costa, durante il quale ha ribadito il suo rifiuto all’invio di armi a Kiev. Fico ha dichiarato di aver avvertito che proseguire con i finanziamenti prolungherebbe le ostilità e accrescerebbe le vittime, mentre Costa «ha parlato solo di soldi per la guerra».
«Se per l’Europa occidentale la vita di un russo o di un ucraino non vale un cazzo, non voglio far parte di un’Europa occidentale del genere», ha affermato Fico. «Non appoggerò nulla, anche se dovessimo restare a Bruxelles fino al nuovo anno, che comporti il sostegno alle spese militari dell’Ucraina».
Today I held an almost hour-long phone conversation with the President of the European Council, A. Costa. I fully respect him, but while he spoke about money for the war in Ukraine, I kept repeating the senseless daily killing of hundreds to thousands of Russians and Ukrainians.… pic.twitter.com/0f9JiitWjG
— Robert Fico 🇸🇰 (@RobertFicoSVK) December 12, 2025
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Vari Stati membri dell’UE hanno manifestato riserve sul programma di prestiti, evidenziando rischi di natura legale e finanziaria. Secondo Politico, venerdì Italia, Belgio, Bulgaria e Malta hanno sollecitato la Commissione europea a considerare opzioni alternative al sequestro degli asset, quali un meccanismo di prestito comunitario o soluzioni temporanee. Obiezioni sono arrivate anche da Ungheria, Germania e Francia.
Venerdì la Commissione Europea ha dato il via libera a una norma controversa che potrebbe prorogare indefinitamente il congelamento dei beni russi, qualificando la materia come emergenza economica e non come misura sanzionatoria. Questo passaggio è interpretato come propedeutico all’attuazione del «prestito di riparazione», in quanto permette decisioni a maggioranza qualificata invece che all’unanimità, eludendo così i veti dei Paesi dissidenti.
Mosca ha stigmatizzato come illegittimo ogni tentativo di appropriarsi dei suoi asset. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha affermato questa settimana che, con il programma di «prestiti di riparazione», l’Europa sta adottando un comportamento «suicida». Riferendosi al voto di venerdì, ha etichettato l’UE come «truffatori».
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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
Geopolitica
Orban come John Snow
Hungary PM Orbán as Jon Snow from Game of Thrones in defending the EU’s legal&financial system from crazy EU bureaucratic warmongers—fighting them to reduce migration, increase competitiveness, and restore sanity, values and peace. 🕊️
Help is coming as Russian CB sues Euroclear pic.twitter.com/jHyav6mk0f — Kirill Dmitriev (@kadmitriev) December 12, 2025
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Unmasked NATO’s Mark Rutte.
He does not have family or children. He wants war. But peace will prevail. 🕊️ https://t.co/lDPBucIAkA pic.twitter.com/JjqVogOSWM — Kirill Dmitriev (@kadmitriev) December 12, 2025
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