Spazio
Straordinarie immagini spaziali di un satellite che esplode
Alla fine di luglio, l’Agenzia spaziale europea ha deorbitato il suo satellite Aeolus, provocando uno spettacolare incendio nell’atmosfera terrestre.
Recentemente l’ESA ha rilasciato nuove immagini dei pirotecnici momenti finali di Aeolus, confermando il successo di una manovra di rientro mai eseguita prima e potenzialmente dandoci un modo efficace per garantire che i satelliti oramai in disuso, non diventino pericolosi pezzi di spazzatura spaziale.
«Normalmente, una volta che una missione entra nel muso del suo razzo e la carenatura si chiude attorno ad esso, è l’ultima volta che ci aspettiamo di vederla», ha detto in una nota Tommaso Parrinello, manager della missione Aeolus dell’ESA.
«Con Aeolus… queste immagini sono il nostro ultimo addio alla missione che tutti sentiamo mancare, ma la cui eredità continua a vivere». Aeolus era in orbita da quasi cinque anni e aveva completato la sua missione di tracciare il profilo dei venti terrestri.
A causa della sua bassa altitudine orbitale intorno ai 300 chilometri, era probabile che il satellite si schiantasse sulla Terra in modo incontrollabile entro i prossimi 25 anni. Invece, per smantellare in sicurezza Aeolus, l’ESA ha tentato e portato a termine quello che definisce un «rientro assistito primo nel suo genere».
The last ever images of @ESA_Aeolus, just two hours before its demise????????
Aeolus was in Earth orbit Earth for 4⃣ years, 1⃣1⃣ months and 6⃣ days. For 3⃣ hours at the end, a very brief period, it was #SpaceDebris????https://t.co/UeeO32cvwR
????©️@Fraunhofer_FHRe#ByeByeAeolus pic.twitter.com/MPghKcaeaW
— ESA Operations (@esaoperations) September 5, 2023
Utilizzando il carburante rimanente del satellite, il controllo missione dell’ESA ha guidato con attenzione Aeolus in modo che bruciasse lungo un percorso pre-pianificato su una parte remota dell’Oceano Atlantico, un’area sicura in caso che alcuni detriti sfuggissero al controllo. Quando il 24 luglio il controllo della missione ha iniziato ad eseguire il piano di rientro, Aeolus era già gradualmente uscito dalla sua orbita operativa da diversi giorni.
Da lì, brevi accensioni, da trenta a quaranta minuti, mantennero Aeolus sulla rotta, e il 28 luglio gli fu dato il comando finale prima di aver completamente esaurito le sue riserve di energia.
Con Aeolus ormai fuori contatto, la squadra a terra aveva bisogno di una conferma visiva della sua rotta finale.
«Gli operatori dei veicoli spaziali sono abituati a dialogare con le loro missioni, ma i detriti non possono parlare», ha affermato nella dichiarazione Benjam Bastida Virgili dello Space Debris Office dell’ESA.
«Queste osservazioni finali hanno confermato che l’accensione finale di Aeolus era andata bene e che il satellite ormai “morto” era entrato nell’orbita ellittica prevista».
Anche se segna la fine di un satellite, il successo del rientro dovrebbe essere solo l’inizio di altre missioni di questo tipo in futuro. E questa è una grande vittoria per ripulire e limitare la spazzatura spaziale, che sappiamo essere un problema che potrebbe precludere l’esplorazione dello spazio nei prossimi secoli.
Due anni fa, un satellite militare cinese sarebbe stato seriamente danneggiato da un razzo russo in disintegrazione: tale «spazzatura spaziale» orbita ad una tale velocità da rappresentare una minaccia per i satelliti essenziali e funzionali.
Come riportato da Renovatio 21, «spazzatura spaziale» di origine cinese ha attraversato l’atmosfera terrestre per atterrare nell’Oceano Indiano a fine luglio 2020. L’Agenzia spaziale cinese ha confermato che parti del gigantesco razzo vettore Long March 5B, lanciato poco tempo prima, sono sopravvissute al passaggio attraverso l’atmosfera, creando un effetto visivo spettacolare, ma questo tipo di fenomeni può seriamente causare dei danni rilevanti qualora dovesse cadere in zone abitate.
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Spazio
L’Europa militarizza la sua agenzia spaziale
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Bizzarria
Astronauta lesbica non violò i conti bancari della «moglie» mentre era in orbita: nessun crimine spaziale
Summer Worden, ex «moglie» di un’astronauta della NASA, si è dichiarata colpevole di aver fornito false informazioni alle autorità federali riguardo a quanto ritenuto il primo reato commesso nello spazio.
Secondo l’ufficio del procuratore statunitense per il distretto meridionale del Texas, la 50enne del Kansas rischia ora fino a cinque anni di carcere federale e una multa fino a 250.000 dollari per le bugie raccontate su Anne McClain.
«Nel luglio 2019, Summer Heather Worden ha accusato il suo ex coniuge di aver indovinato la password e di essere entrato illegalmente nel suo conto bancario mentre era in missione sulla Stazione Spaziale Internazionale», ha spiegato l’ufficio.
Tuttavia, la «Worden aveva aperto il conto nell’aprile 2018, e entrambe le parti vi avevano accesso fino a gennaio 2019, quando Worden ne aveva cambiato le credenziali». L’inchiesta ha appurato che Worden aveva concesso l’accesso al coniuge almeno dal 2015, condividendo regolarmente le credenziali bancarie.
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La denuncia iniziale della Worden – la prima accusa di un crimine spaziale – aveva innescato indagini da parte della Federal Trade Commission e dell’Ispettore generale della NASA, come riportato dal New York Times.
Il quotidiano descrive la Worden come un’ex ufficiale decorata dell’intelligence dell’Aeronautica USA, mentre McClain – diplomata a West Point, veterana della guerra in Iraq ed entrata alla NASA nel 2013 – è rientrata sulla Stazione Spaziale Internazionale a marzo come comandante della missione SpaceX Crew-10, atterrando in agosto.
La Worden e la McClain, lesbiche «sposate» dal 2014, hanno divorziato a gennaio 2020, dopo che McClain l’aveva accusata di aggressione (caso poi archiviato), secondo KSDK.
I procuratori hanno precisato che la sentenza per Worden sarà emessa il 12 febbraio 2026, e che le è concessa la libertà su cauzione in attesa dell’udienza.
La McClain non è la prima lesbica spaziale: Sally Ride è riconosciuta come la prima donna omofila orbitante. Il pubblico venne a conoscenza del suo orientamento sessuale dopo la sua morte nel 2012 attraverso il suo necrologio, che menzionava la sua relazione durata 27 anni con Tam O’Shaughnessy. La Ride fu anche la prima donna americana nello spazio, raggiungendo questo traguardo nel 1983: la prima femmina che gli USA hanno mandato in orbita era omosessuale.
La comunità LGBT, la cui egemonia culturale è oramai al capolinea, ritiene che la vita e la successiva rivelazione della sua sessualità della Ride mettono in luce la comunità queer nascosta nell’esplorazione spaziale, un’operazione che hanno tanto con altri settori, come con l’industria cinematografica hollywoodiana e i suoi omosessuali nascosti.
Ora, tuttavia, il lesbismo può esistere, venendo pure ovviamente promosso, alla luce del sole, anche al di fuori dell’atmosfera.
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Spazio
La Terra potrebbe essere intrappolata in un enorme bizzarro vuoto
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