Bioetica
Vaccino COVID-19 con cellule da feto abortito, ecco un’altra azienda che lo sta sviluppando

Renovatio 21 riprende questo comunicato di Children of God for Life (COG), gruppo che da sempre si oppone all’uso di cellule di feto abortito nei vaccini e nella ricerca medica (e pure commerciale). Il direttore esecutivo di COG, Debi Vinnedge, è stata con noi al convegno di Roma «Fede, Scienza, Coscienza» di marzo 2019 sull’uso di cellule di feto abortito. Qui un resoconto con link ai video, tra cui quello della presentazione della signora Vinnedge.
Renovatio 21 ha pubblicato a inizio mese la scoperta che una delle prime aziende a significare la propria corsa al vaccino COVID-19 stesse impiegando linee cellulare da feto abortito.
Renovatio 21 offre la traduzione di questo comunicato per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Per la seconda volta in meno di una settimana, Children of God for Life accusa l’industria farmaceutica dell’uso di linee cellulari da feto abortito in potenziali vaccini COVID-19.
Il 25 marzo, l’organizzazione ha esposto l’uso da parte della società farmaceutica Moderna della linea cellulare di feto abortito HEK 293. Questa volta è Janssen Pharmaceutical, di proprietà di Johnson and Johnson, che utilizza la tecnologia PER C6 Ad5, derivata dal tessuto retinico di un bambino abortito. Il dottor Alex van der Eb ha rivelato le informazioni su questo aborto alle audizioni della FDA nel 2001:
Children of God for Life accusa l’industria farmaceutica dell’uso di linee cellulari da feto abortito in potenziali vaccini COVID-19
«Così ho isolato la retina da un feto, da un feto sano, per quanto si potesse vedere, di 18 settimane. Non c’era nulla di speciale nella storia familiare o la gravidanza era completamente normale fino alle 18 settimane, e si è rivelato essere un abortus socialmente indicato – abortus provocatus, e questo è stato semplicemente perché la donna voleva liberarsi del feto … ciò che era stato scritto era “padre sconosciuto”, e questo era, in effetti, il motivo per cui era stato richiesto l’aborto».
Aggiungendo la beffa al danno, il dott. Van der Eb ha continuato ad ammettere: «PER C6 è stato creato solo per la produzione farmaceutica di vettori di adenovirus … E poi per lo standard dell’industria farmaceutica. Mi rendo conto che questo suona un po commerciale, ma [le cellule] PER C6 sono state realizzate per quel particolare scopo».
Non solo ci sono problemi morali con l’uso di cellule fetali abortite, ma la tecnologia PER C6 Ad5 ha anche problemi di sicurezza che sono stati sollevati anche dalla FDA
Non solo ci sono problemi morali con l’uso di cellule fetali abortite, ma la tecnologia PER C6 Ad5 ha anche problemi di sicurezza che sono stati sollevati anche dalla FDA.
«Il DNA residuo nei vaccini derivati da cellule tumorigeniche, comprese quelle trasformate da Ad5, può comportare potenziali rischi per il ricevente del vaccino sotto due aspetti: oncogenicità e infettività. Ognuna di queste proprietà biologiche deve essere considerata e valutata per ciascun substrato cellulare».
Vinnedge ha osservato che non esiste un vaccino approvato dalla FDA negli Stati Uniti che utilizza questa linea cellulare, anche se molti si sono interessati quando è stato annunciato nel 2001.
Una di quelle aziende era Merck che ha provato la linea cellulare in un nuovo vaccino contro l’HIV ma ha concluso il progetto nel 2007 quando il vaccino si è rivelato inefficace.
«Il DNA residuo nei vaccini derivati da cellule tumorigeniche, comprese quelle trasformate da Ad5, può comportare potenziali rischi per il ricevente del vaccino sotto due aspetti: oncogenicità e infettività. Ognuna di queste proprietà biologiche deve essere considerata e valutata per ciascun substrato cellulare».
«Questo è fino a che punto l’industria possa essere irresponsabile», ha dichiarato Debi Vinnedge, direttore esecutivo di Children of God for Life.
«Abbiamo una pandemia in tutto il mondo in cui milioni di persone hanno bisogno di cure e prevenzione delle malattie. Eppure Johnson e Johnson stanno scegliendo di produrre un vaccino che un gran numero di persone di buona coscienza rifiuterà a causa delle cellule fetali abortite!».
Nel proprio Codice di condotta aziendale, Johnson & Johnson afferma che «crediamo che agire in modo etico e responsabile non sia solo la cosa giusta da fare, ma anche la cosa giusta da fare per la nostra attività. Il nostro Codice di condotta aziendale di Johnson & Johnson garantisce che manteniamo noi stessi e il modo in cui facciamo affari ad un alto livello, permettendoci di adempiere ai nostri obblighi nei confronti delle molte parti interessate che serviamo».
Ma il loro uso di materiale fetale abortito nei medicinali di consumo è lontano dagli alti standard etici o dalle preoccupazioni per i loro clienti e le parti interessate che sostengono di servire.
L’ironia di ciò che stanno facendo usando linee cellulari fetali abortite non è persa all’occhio dell’osservatore: «Quanto è spregevole che un’azienda il cui successo sia stato in gran parte acquisito dai suoi prodotti per bambini viventi stia cercando di capitalizzare i resti di un omicidio deliberato», ha aggiunto.
Alla luce del fatto che gli Stati Uniti hanno appena firmato un contratto da 450 milioni di dollari con Johnson & Johnson per sviluppare un vaccino COVID-19, stiamo chiedendo al pubblico di contattare il presidente Trump che ha negato il finanziamento federale per la ricerca da feti abortiti.
Riferimenti:
https://www.janssen.com/infectious-diseases-and-vaccines/patented-technologies
Linea cellulare PER C6 – audizioni della FDA :
https://wayback.archive-it.org/7993/20170404095417/https:/www.fda.gov/ohrms/dockets/ac/01/transcripts/3750t1_01.pdf
Preoccupazioni sulla sicurezza di Ad5:
https://wayback.archive-it.org/7993/20170405164637/https://www.fda.gov/ohrms/dockets/ac/01/briefing/3750b1_01.htm
Errore Merck HiV:
http ://www.aidsoforte/news/sep-2007/merck-hiv-vaccine-fails-trials-halted
https://youtu.be/gFcioMcP4Ko?t=680
Renovatio 21 offre la traduzione di questo pezzo di CHD per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Bioetica
Medici britannici lasciano morire il bambino prematuro perché pensano che la madre abbia mentito sulla sua età

Un bambino prematuro nato a 22 settimane è morto dopo che i medici in Gran Bretagna si sono rifiutati di somministrargli un trattamento salvavita. Lo riporta LifeSite.
Mojeri Adeleye è nato prematuro alla 22ª settimana, dopo che la madre aveva subito la rottura prematura delle membrane. Durante l’emergenza, la mamma e il bambino sono stati trasferiti in un altro ospedale, dove la data di gestazione è stata scritta in modo errato, etichettando Mojeri come se avesse meno di 22 settimane di gestazione.
Le linee guida raccomandano l’assistenza medica solo per i neonati prematuri nati dopo la 22a settimana di gestazione. Sebbene la madre di Mojeri avesse informato il personale medico dell’errore, questi non le hanno creduto e hanno lasciato che il bambino morisse.
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Secondo il rapporto del medico legale, la madre di Mojeri era stata visitata per gran parte della gravidanza presso l’ospedale locale ma a seguito di complicazioni, la donna è stata trasferita in un altro ospedale.
Tuttavia, è stato commesso un errore nelle note di riferimento e la madre di Mojeri è stata registrata come a meno di 22 settimane di gestazione. Le linee guida nazionali raccomandano che il trattamento salvavita venga fornito solo ai prematuri nati a 22 settimane di gestazione o dopo, e sebbene la madre di Mojeri abbia ripetutamente cercato di comunicare al personale la corretta età gestazionale, non le hanno creduto.
Quando la madre è entrata in travaglio, il personale si è rifiutato di fornire a Mojeri qualsiasi assistenza salvavita. Era, infatti, da poco più di 22 settimane di gestazione, come aveva insistito la madre. Poiché i medici non hanno fatto nulla, Mojeri è morto.
Il medico legale ha scritto nel rapporto: «Nel corso dell’inchiesta, le prove hanno rivelato elementi che destano preoccupazione. A mio parere, sussiste il rischio che si verifichino decessi in futuro, se non si interviene».
«Date le circostanze, è mio dovere legale riferirvi. Le questioni di interesse sono le seguenti: La mancanza di considerazione nei confronti della conoscenza da parte della madre di Mojeri della propria gravidanza e della data prevista del parto per Mojeri; La mancanza di discussione con i genitori di Mojeri sulle possibili misure da adottare in caso di parto prematuro prima della 22ª settimana».
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Le linee guida della British Association of Perinatal Medicine (BAPM) del 2019 raccomandavano che, se i bambini nascevano vivi a 22 settimane, venissero fornite cure «focalizzate sulla sopravvivenza»; in precedenza, le linee guida affermavano che i bambini nati prima delle 23 settimane non dovevano essere rianimati.
Dopo l’attuazione di queste linee guida, il numero di bambini prematuri sopravvissuti alla 22ª settimana è triplicato. Prima di allora, i bambini prematuri considerati «troppo piccoli» venivano semplicemente lasciati morire.
Si stima che il 60-70% dei neonati possa sopravvivere alla nascita prematura a 24 settimane di gestazione. Tuttavia, fino al 71% dei neonati prematuri, anche quelli nati prima delle 24 settimane, può sopravvivere se riceve cure attive anziché solo cure palliative. E sempre più spesso, i bambini sopravvivono anche a 21 settimane, scrive Lifesite, che ricorda: «non tutti i bambini sopravvivranno alla prematurità estrema, ma meritano almeno di avere una possibilità».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia; immagine modificata
Bioetica
L’amministrazione Trump condanna la «persecuzione della preghiera silenziosa» fuori dagli abortifici britannici

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Bioetica
L’aborto ha spazzato via il 28% della generazione Z. E molto, molto di più

Statistiche ampiamente condivise in rete questa settimana riportano che circa il 28% della Generazione Z (i nati tra il 1997 e il 2012) negli USA è stata abortita nel grembo materno. Lo scrive LifeSite.
Secondo le stime del Guttmacher Institute (il braccio di ricerca e sviluppo del grande abortificio multinazionale Planned Parenthood) sul numero di aborti eseguiti ogni anno negli Stati Uniti dal 1997 al 2011, gli anni di nascita della Generazione Z, circa 19,5 milioni di esseri umani concepiti in quella generazione, sono stati soppressi attraverso l’aborto. Attualmente si stima che negli Stati Uniti ci siano 69,3 milioni di membri della Generazione Z.
I dati più recenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) indicano che il tasso di aborti tra i bambini della Generazione Z negli Stati Uniti corrisponde quasi alla percentuale stimata di bambini non ancora nati uccisi dall’aborto in tutto il mondo: il 29%, ovvero tre gravidanze su 10.
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Le statistiche di Inghilterra e Galles mostrano tassi di aborto molto simili. «la percentuale di concepimenti che hanno portato all’aborto è stata del 29,7%; si tratta di un aumento rispetto al 26,5% del 2021 e della percentuale più alta mai registrata», ha rilevato un rapporto dell’Office of National Statistics (ONS) basato sui dati del 2022.
Ricordiamo anche che queste statistiche risultano calcolabili pure per realtà apparentemente distanti come il Giappone, con dati nel periodo post-bellico che indicavano l’aborto di circa un terzo dei concepiti, con casi allucinanti di infanticidi – che oggi la Finestra di Overton vuole che chiamiamo «aborti post-natali» – come quello di Miyuki Ishikawa, detta «Oni-sanba», ostetrica che avrebbe ucciso almeno 86 bambini (qualcuno parla di una cifra doppia) affidatile negli anni dell’immediato dopoguerra.
Non si tratta di numeri sconosciuti anche all’Italia, dove per anni le nascite sono state attorno alla cifra di 500 mila, con le interruzioni di gravidanza sopra i 100.000, con un calo sensibile nell’ultimo decennio, in linea tuttavia con il calo delle nascite, specie dopo la pandemia.
Anche in Italia, dunque, abbiamo avuto una percentuale di generazioni spazzate via sopra il 20%, in pratica una piccola guerra condotta contro il Paese stesso, ma legalizzata e pagata dal contribuente – o una serie di bombe atomiche, i cui effetti si misurano in megadeath («megamorte», un milione di individui sterminati).
Come scritto anni fa da Renovatio 21, negli anni l’Italia dell’aborto ha subito una devastazione umana molto superiore a quella di Hiroshima e Nagasaki, con almeno 6-7 megadeath di danno alla popolazione. E parliamo solo delle cifre ufficiali, che non includono gli embrioni distrutti dalle provette, che sono già in numero maggiore di quelli trucidati dall’interruzione volontaria di gravidanza.
Se non volete pensarlo in percentuale, pensatelo così: 6 milioni di persone uccise, sono perfettamente pensabili come un attacco atomico che cancella tutto il Triveneto, o la Sicilia e la Calabria assieme, o l’Emilia-Romagna con l’Umbria e le Marche, o tutto il Lazio e zone limitrofe, o due terzi della Lombardia.
Come avevamo scritto oramai più di 10 anni fa: «Per quanto possa sembrare allucinante, dobbiamo guardare in faccia la realtà: l’Italia è una rovina post-atomica. E neppure lo sa».
Le cifre divenute virali questa settimana non includono mai – perché è un calcolo che i pro-life, specie italiani, non hanno l’intelligenza di fare – quello che qualcuno chiama il ghost number. Proviamo a pensare le cifre americane: e 6.392.900 femmine abortite tra il 1973 e il 1982 avrebbero oggi 25-40 anni, e quindi con alta probabilità almeno un figlio di media (chi due, chi cinque, chi zero). Otteniamo così la cifra di 54.853.850 persone spazzate via dall’anagrafe, sottratte alla società.
Un danno di quasi 55 megadeath: come se il temuto showdown nucleare con la Russia, fosse avvenuto – e senza che i sovietici sparassero un solo colpo. Basandosi sulle attuali statistiche demografiche americane, è possibile calcolare che tra questi 55 milioni vi potrebbero essere stati 7 giudici della Corte Suprema, 31 premi Nobel, 6000 atleti professionisti, 11.010 suore, 1.102.403 insegnanti, 553.821 camionisti, 224.518 camerieri, 336.939 spazzini, 134.028 contadini, 109.984 poliziotti, 39.447 pompieri, 17.221 barbieri.
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Soprattutto, e questo deve essere meditato profondamente dalle femministe, in questo immane turbine di morte sono state disintegrate 27.426.925 donne. Le quali sono, senza dubbio alcuno, il bene più prezioso che esista sulla Terra: ogni cellula uovo che la donna ovulerà in tutta la sua vita, è già formata dal feto a poche settimane dal concepimento. La prima cellula del nostro corpo – l’ovocita – già esisteva dentro nostra madre quando era un feto, venti, trenta, quaranta anni prima che venissimo alla luce. Un’autentica, insondabile meraviglia: la vita contenuta dentro la vita.
L’aborto interrompe questa catena superiore. Come diceva un detto ebraico: chi uccide un uomo uccide l’umanità; ammazzi qualcuno e rovini per sempre le generazioni che seguiranno. Peggio di un fallout radioattivo, l’aborto reca un danno aberrante, che si accumula distruggendo il futuro – i figli, i figli dei nostri figli – su una scala che non possiamo immaginare.
Chi non crede a queste romanticherie scientifiche e umanistiche, pensi ai soldi: i 55 megadeath causati dall’aborto in USA rappresentano 55 milioni di lavoratori e consumatori americani che non pagano le tasse e non partecipano al mercato nazionale. Dal PIL, è possibile calcolare che l’aborto abbia causato all’economia americana un danno di 37 trilioni e 600 miliardi di dollari.
L’abisso di cui stiamo parlando non vi è stata ancora nessuna rappresentazione adeguata alla sua immensità apocalittica. Né la polemologia (la disciplina che nel Novecento si è dedicata allo studio della guerra), né la psicologia, né la sociologia, né la filosofia paiono comprendere questo Inferno per intero.
No, non è solo un terzo della Generazione Z ad essere stato cancellato dall’aborto. È molto, molto di più.
Roberto Dal Bosco
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