Economia
Il nervosismo di Londra e Wall Street per la nuova banca BRICS
Aumenta la pressione sul sistema finanziario occidentale per la creazione dell’istituto di credito internazionale del gruppo dei Paesi BRICS.
L’Arabia Saudita è interessata ad entrare a far parte della Nuova Banca di Sviluppo (NBD) istituita dai BRICS, secondo quanto riportato dal Financial Times.
«In Medio Oriente, attribuiamo grande importanza al Regno dell’Arabia Saudita e siamo attualmente impegnati in un dialogo qualificato con loro», ha dichiarato l’NDB al quotidiano della City di Londra in un comunicato.
Secondo quanto riferito, anche l’Arabia Saudita ha presentato istanza di adesione ai BRICS e, come ricorda il Financial Times, «sta anche perseguendo relazioni più strette con la Cina» – un fenomeno oramai rivelato da un anno che, tra accordi bilaterali e annunci al World Economic Forum di Davos, si pone come pietra miliare della de-dollarizzazione in corso.
La NDB è stata fondata nel 2015 dalle cinque nazioni BRICS: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Altri tre paesi: Bangladesh, Emirati Arabi Uniti e l’Egitto, da allora sono entrati a far parte della banca.
L’adesione dell’Uruguay è stata approvata, ma il suo ingresso attende il deposito del documento richiesto.
I ministri delle finanze dei Paesi membri, che compongono il Consiglio dei governatori dell’NDB, si incontreranno per la loro riunione annuale questo martedì e mercoledì (30-31 maggio) presso la sede della banca a Shanghai.
La questione sul tavolo è come la NDB possa svolgere un ruolo attivo nel plasmare il nuovo sistema finanziario internazionale necessario per sostituire il sistema occidentale.
Fino ad ora, l’NDB dipendeva dal finanziamento in dollari per il suo capitale e si limitava a concedere prestiti in dollari ai paesi membri. Di conseguenza, i finanziamenti della NDB per qualsiasi nuovo progetto in Russia, ad esempio, sono stati congelati da quando sono state imposte sanzioni occidentali a quel Paese, una situazione sollevata dal primo ministro russo Mikhail Mishustin quando ha incontrato il 23 maggio il nuovo presidente della NDB, Dilma Rousseff (una figura che non ha nascosto le sue previsioni sulla de-dollarizzazione dell’economia globale e la sua idea per cui le sanzioni USA saranno la causa della fine della supremazia della valuta statunitense).
C’è poi la questione dell’Argentina, Paese impantanato con il Fondo Monetario Internazionale, che spinge per entrare nei BRICS e sta tessendo rapporti economici sempre più stretti con due Paesi fondatori, Brasile e Cina, sempre lontani dal dollaro.
Alla fine della scorsa settimana, il quotidiano brasiliano O Globo ha riferito con soddisfazione che il ministro delle finanze brasiliano Fernando Haddad, che doveva svolgere un ruolo di primo piano in quelle discussioni, non potrà partecipare di persona, sebbene possa partecipare virtualmente. Il motivo: il governo è in una dura lotta con il Congresso per approvare un’importante legislazione economica interna, e Haddad è l’uomo che gestisce quei negoziati.
Il quotidiano pro-occidentale (cioè pro-Wall Street e pro-City di Londra) O Estado de São Paulo, ha pubblicato il 25 maggio un veemente attacco in cui avvertiva di «un effetto interno devastante» qualora i paesi membri della NDB concedessero garanzie per il commercio estero dell’Argentina con le società brasiliane, come Lula sta proponendo. O Estado scrive, tuttavia senza citare fonti, che la proposta di Lula per l’NDB di emettere prestiti di liquidità incontra «una forte resistenza» da parte di altri all’interno della banca, ed è improbabile che venga accettata.
Se l’Argentina ottiene aiuto, l’India potrebbe richiedere lo stesso per lo Sri Lanka, il Sudafrica per lo Zimbabwe, etc., segnando uno scollamento di vasta parte del mondo dalle istituzioni finanziarie internazionali, che parrebbero puntare – come discusso all’incontro annuale tra FMI e Banca Mondiale – verso la moneta digitale globale.
Come riportato da Renovatio 21, una nuova moneta BRICS potrebbe essere annunciata al Summit di agosto in Sud Africa.
Secondo alcuni calcoli, nel 2022 il PIL dei BRICS sarebbe divenuto maggiore di quello dei Paesi G7.
Come riportato da Renovatio 21, anche l’Algeria, l’Argentina, Egitto, oltre all’Arabia Saudita hanno significato il loro interesse ad entrare nei BRICS, un ente dove non c’è la caccia al russo (anzi, c’è aperta critica alla NATO) e dove si preparano valute alternative al commercio mondiale.
Immagine di Donnie28 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
Economia
Aumento del traffico merci sul Canale di Suez
Il traffico attraverso il Canale di Suez, in Egitto, è cresciuto di oltre il 10% negli ultimi mesi grazie al miglioramento della stabilità regionale, hanno reso noto martedì le autorità locali.
L’ammiraglio Ossama Rabiee, presidente dell’Autorità del Canale di Suez (SCA), ha comunicato che tra luglio e ottobre hanno transitato 4.405 navi, con un carico complessivo di 185 milioni di tonnellate di merci, rispetto alle 4.332 navi e 167,6 milioni di tonnellate dello stesso periodo dell’anno precedente.
Ha sottolineato che solo a ottobre 229 imbarcazioni hanno ripreso il passaggio, registrando il dato mensile più elevato dall’inizio della crisi del Mar Rosso, scoppiata con l’avvio della guerra a Gaza.
«Il vertice di pace di Sharm El-Sheikh ha avuto un impatto positivo nel calmare la situazione nella regione e nel far tornare molte navi a utilizzare il Canale di Suez», ha postato su Facebook la presidenza del governo egiziano.
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Rabiee ha attribuito il rilancio alla maggiore fiducia delle compagnie di navigazione dopo il Summit di pace di metà ottobre a Sharm el-Sheikh, dove è stato siglato l’accordo di cessate il fuoco per Gaza, mediato dagli Stati Uniti. Al vertice hanno preso parte leader quali il presidente statunitense Donald Trump, il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e l’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad Al Thani.
L’ammiraglio ha inoltre lodato la compagnia francese CMA CGM per aver ripreso le operazioni nel canale con due grandi portacontainer, ciascuna con oltre 170.000 tonnellate di carico, e ha invitato altri operatori globali a effettuare traversate di prova.
Il rinnovato ottimismo fa seguito alla dichiarazione del presidente al-Sisi, secondo cui il Canale di Suez ha subito perdite di circa 9 miliardi di dollari negli ultimi due anni a causa dell’instabilità nel Mar Rosso. Le perdite mensili, ha precisato, avevano raggiunto l’apice di circa 800 milioni di dollari all’inizio dell’anno.
Il Canale di Suez, che gestisce circa il 12% del commercio mondiale e collega il Mediterraneo al Mar Rosso, era stato gravemente penalizzato dal dirottamento del traffico e dai rischi per la sicurezza dopo lo scoppio della crisi a fine 2023, quando i ribelli Houthi dello Yemen iniziarono ad attaccare le navi commerciali nello stretto di Bab el-Mandeb e nel Mar Rosso in reazione alla guerra tra Israele e Hamas.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
Trump continua la corsa alle terre rare con gli accordi in Asia centrale
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Economia
Il capo di Ryanair: La Gran Bretagna è «condannata al declino» dal partito laburista, i ricchi si affrettano a «andarsene da Londra»
La Gran Bretagna è destinato al declino sotto il governo laburista, ha avvertito il capo di Ryanair, sostenendo che i ricchi stanno già «fuggendo da Londra» per sfuggire all’imminente stangata fiscale del bilancio.
Michael O’Leary ha espresso assoluta mancanza di fiducia nella capacità del Cancelliere di rilanciare la crescita e ha bollato come «stupide» le sue politiche tributarie.
Le dichiarazioni giungono mentre si diffondono indiscrezioni secondo cui Rachel Reeves starebbe preparando un attacco ai ricchi con una tassa sulle ville nel bilancio di fine mese.
«L’economia del Regno Unito sotto l’attuale leadership è condannata alla rovina» ha detto O’Leary. «Il Regno Unito ha un disperato bisogno di crescita, ma l’unico modo per ottenerla è con tagli fiscali mirati… non si farà crescere l’economia tassando la ricchezza o i viaggi aerei.»
I commenti di O’Leary si aggiungono al coro di critiche al partito laburista da parte dei leader aziendali britannici, dopo gli allarmi fiscali lanciati da figure come il capo di Marks & Spencer, Stuart Machin, e Allan Leighton di Asda.
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«Ho pochissima fiducia in Rachel Reeves o nella attuale strategia economica del governo laburista» ha dichiarato il CEO della celeberrima compagnia aerea a basso costo. «I ricchi stanno scappando… cercano voli low cost per lasciare Londra prima che Rachel Reeves tassi le loro ville, i loro redditi e le loro eredità».
O’Leary ha inoltre contestato la decisione laburista di innalzare la tassa sui passeggeri aerei (APD) e ha minacciato che ulteriori aumenti nel bilancio spingerebbero il vettore a spostare capacità verso nazioni con fiscalità più leggera, come Svezia o Italia.
«Non ha la minima idea di come generare crescita. Aumenta le tasse sul lavoro e aumenta l’APD» ha continuato O’Leary nelle sue dichiarazioni a Bloomberg.
O’Leary ha rivelato che Ryanair ha scritto al Tesoro definendo l’incremento della tassa aerea «l’idea più stupida che vi sia mai venuta in mente», avvertendo che un ulteriore rialzo nel bilancio comporterebbe il trasferimento del 10% della capacità di Ryanair – circa cinque milioni di posti – in Paesi a tassazione più bassa.
«Alla fine, anche un governo laburista stupido capirà che per un’isola ai margini dell’Europa, il modo per crescere – e per aumentare le entrate fiscali – è attirare prima i turisti sull’isola e poi tassarli», ha concluso. «Il modo per crescere non è alzare le tasse d’ingresso, che è esattamente ciò che fa l’APD».
O’Leary ha rilasciato queste dichiarazioni mentre la compagnia annunciava un balzo degli utili semestrali, favorito dall’aumento delle tariffe. L’azienda ha beneficiato anche delle consegne di nuovi aeromobili, che hanno permesso di trasportare più passeggeri.
La low cost ha registrato un utile ante imposte di 2,6 miliardi di sterline (2,96 miliardi di euro) nei sei mesi chiusi a settembre, in crescita del 40% rispetto all’anno precedente, trasportando 119 milioni di passeggeri, il 3% in più rispetto all’anno scorso.
Secondo Ryanair, le tariffe aeree medie sono salite del 13% su base annua, attestandosi a 58 euro (50,90 sterline), dopo un picco registrato nel periodo pasquale.
Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso O’Leary, ha aspramente criticato Bruxelles per non aver difeso gli aeroporti dell’Unione dai droni, chiedendo le dimissioni della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
Come riportato da Renovatio 21, O’Leary nel 2024 aveva attaccato la politica dell’immigrazione UE affermando che il sistema di asilo è «una truffa completa» e che tali individui «non sono rifugiati» perché arrivano da Paesi sicuri e poi gettano i loro passaporti nel water.
Immagine di World Travel & Tourism Council via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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