Economia
JP Morgan ammette: la guerra economica in Russia non ha funzionato
Il grande nome della finanza globale JP Morgan ha ammesso che la guerra finanziaria della City di Londra e di Wall Street contro ila Russia non ha funzionato.
Il sito economico Business Insider ha scritto che analisti di JP Morgan affermano come i sondaggi sul clima aziendale dalla Russia «segnalano una recessione non molto profonda in Russia e quindi implicano rischi al rialzo per le nostre previsioni di crescita».
Business Insider prosegue affermando che il rapporto degli analisti mostra che «i dati a portata di mano non indicano quindi un brusco calo dell’attività, almeno per ora», riguardo all’economia russa.
L’articolo rileva anche un aumento del consumo di elettricità e dei flussi finanziari che indicano la forza dell’economia reale russa.
JP Morgan aveva precedentemente previsto un crollo del 35% del PIL russo per il secondo trimestre e del 7% per l’intero 2022, ma ora afferma che quelle cifre non saranno così disastrose.
In termini monetaristi accettati, affermano che «l’impatto delle sanzioni continuerà a crescere nei prossimi trimestri, prevediamo. Il profilo del PIL, quindi, sembra sempre più coerente con una recessione prolungata, ma non molto acuta».
Commenta EIR che «tuttavia, dato il cambio di paradigma in atto nelle nazioni eurasiatiche, guidate da Cina e Russia, verso lo sviluppo dell’economia reale e lontano dai termini di finanziarizzazione dettati dalla City di Londra e Wall Street, le attuali metriche del PIL non significheranno molto».
«La Russia sta affrontando il riorientamento delle proprie catene di approvvigionamento e lo sviluppo di nuove industrie per sostituire ciò a cui non hanno più accesso, quindi la loro economia reale subirà un colpo momentaneo».
«Tuttavia, a lungo termine, lo sviluppo della Russia in questi termini renderà la loro economia più forte».
Secondo EIR, è possibile vedere un rilievo storico nella situazione: «poco più di un secolo fa, Thomas Lamont di JP Morgan aveva contribuito a organizzare un consorzio di banche, tra cui Hong Kong e Shanghai Bank (l’odierna HSBC con sede a Londra), per finanziare il Giappone per le sue avventure militari per schiacciare le reti ferroviarie emergenti dell’est parte dell’Eurasia, che includeva le ferrovie cinesi di Sun Yat Sen, che stavano disperatamente cercando di impedire il collegamento con la Transiberiana in Russia»
Come riportato da Renovatio 21, il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha spesse volte ricordato pubblicamente che il vero fine dell’assalto dell’Occidente contro la Russia è in realtà la volontà di distruggerne l’economia.
Secondo Putin, questa «frenesia delle sanzioni» è altresì la radice della crisi economica mondiale attuale che si sta per trasformare in crisi alimentare e migratoria globale.
Secondo il Financial Times, testata che ha fatto lo scoop, il primo colpo della prima vera guerra economica della storia umana è stato sparato contro la Russia con l’iniziativa determinante del premier italiano Mario Draghi: è il sequestro di 300 miliardi di dollari di riserve russe depositate presso Banche centrali straniere.
Cina
La ristorazione smentisce il PIL cinese in crescita: 459 mila chiusure nel primo trimestre 2024
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Piccoli ristoranti ma anche nuovi ambiziosi brand costretti a gettare la spugna dal calo dei consumi: le cessazioni delle attività sono aumentate del 232% rispetto a dodici mesi fa. Le riaperture dopo la politica Zero Covid si sono scontrate con l’aumento dei prezzi e la minore disponibilità economica delle famiglie.
Secondo gli ultimi dati dell’Ufficio nazionale di statistica, in Cina nel primo trimestre di quest’anno sono state cancellate o soppresse 459mila imprese di ristorazione, con un aumento di circa il 232% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Di questi ristoranti 180mila hanno chiuso nel solo mese di marzo, quando l’anno scorso furono 140mila nell’intero primo trimestre.
Si tratta di un indicatore «dal basso» che mostra un panorama decisamente diverso rispetto all’ottimismo «ufficiale» sull’economia cinese, che appena pochi giorni fa sbandierava per lo stesso arco di tempo una crescita del Prodotto interno lordo del 5,3%, addirittura superiore agli obiettivi fissati per il 2024.
Al dato sulla chiusura delle imprese della ristorazione ha dedicato un approfondimento Radio Free Asia, che ha raccolto alcune voci di operatori locali secondo cui il mercato dei consumi in Cina non si è affatto ripreso dopo la fine della politica Zero COVID. «Alti costi di affitto, alti costi di manodopera, aumento dei prezzi e diminuzione dei consumi dei clienti», ha riassunto il quadro della situazione un ristoratore di Wuhan. «Ci sono ancora alcune attività di catering che vanno molto bene, ma gli affari dei ristoranti più grandi no». All’inizio di quest’anno anche brand considerati in ascesa nella pasticceria cinese come ad esempio Hutou sono stati costretti a gettare la spugna.
La signora Yao, residente a Jingdezhen, nella provincia di Jiangxi, ha raccontato all’emittente che molti dei suoi amici che gestivano ristoranti hanno chiuso e faticano ad arrivare alla fine del mese: «I residenti non hanno più soldi, è difficile portare avanti qualsiasi attività».
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Economia
Amazon abbandona il sistema senza casse nei negozi: si è scoperto che la sua IA era alimentata da 1.000 lavoratori umani
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Economia
FMI e Banca Mondiale si incontrano a Washington «all’ombra della guerra»
I capi delle due più grandi istituzioni finanziarie mondialiste, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale si starebbero incontrando a Washington in queste ore per discutere il rischio sistemico che comporta la guerra in corso. Lo riporta il giornalista britannico Martin Wolf, che serve come principale commentatore economico del Financial Times.
L’articolo si intitola oscuramente «L’ombra della guerra si allunga sull’economia globale».
L’editorialista britannico afferma che «i politici stanno camminando sulle uova» per una serie di ragioni, incluso il fatto che «un quinto della fornitura mondiale di petrolio è passata attraverso lo Stretto di Hormuz, in fondo al Golfo, nel 2018. Questo è il punto di strozzatura della fornitura di energia globale».
«Una guerra tra Iran e Israele, che includa forse gli Stati Uniti, potrebbe essere devastante» avverte l’Economist. «I politici responsabili dell’economia mondiale riuniti a Washington questa settimana per le riunioni primaverili del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale sono spettatori: possono solo sperare che i saggi consigli prevalgano in Medio Oriente».
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«Se il disastro fosse davvero evitato, come potrebbe essere l’economia mondiale?» si chiede la pubblicazione britannica.
Come riportato da Renovatio 21, lo scorso dicembre il FMI pubblicò un rapporto i cui dati suggerivano come il dollaro stesse perdendo il suo dominio sull’economia mondiale.
Durante le usuali incontri primaverili tra FMI e Banca Mondiale dell’anno passato si era discusso, invece, delle valute digitali di Stato – le famigerate CBDC.
Il progetto di una CBDC globale, una valuta digitale sintetica globale controllata dalle banche centrali, ha lunga storia. Nel 2019, prima di pandemia, dedollarizzazione, superinflazione e crash bancari che stiamo vedendo, l’allora governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney ne aveva parlato all’annuale incontro dei banchieri centrali di Jackson Hole, nel Wyoming nel 2019.
Come riportato da Renovatio 21, l’euro digitale sembra in piattaforma di lancio, e la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde sembra aver ammesso che sarà usato per la sorveglianza dei cittadini.
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Immagine di World Bank Photo Collection via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
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