Pensiero
I cattolici e la sottomissione islamica

La settimana scorsa ci hanno segnalato un articolo apparso su uno dei siti più seguiti, quello di Maurizio Blondet.
Leggiamo il titolo: «L’unico rimpianto degli abitanti del Paradiso». Poetico, non sappiamo quanto teologicamente allineato, pensiamo. Poi scopriamo che si tratta di una vera e propria omelia di un religioso islamico.
Una predica musulmana allo stato puro, in linguaggio maomettano totale, con tanto di «Profeta» con la maiuscola seguito dalle espressioni obbligatorie («pace e benedizioni su di lui») e Dio chiamato costantemente «Allah». Coloro che muoiono, dice il testo «rimpiangeranno le ore trascorse sulla Terra senza ricordare Allah».
«Ricordare Allah significa ricordarLo e riflettere sulla Sua creazione. Tutto ciò che ricorda Allah è necessario e inestimabile per il credente. Ricordare gli Amici di Dio, i Profeti e i Compagni, in questo risiede il beneficio più grande». Notiamo l’ulteriore raffica di maiuscole.
Il discorso si fa tecnico, settario, para-esoterico: «quando ascoltate gli Amici di Dio, i Compagni e i credenti sinceri, allora vi ricordate. È proprio per questo che onorarli e rispettarli è uno dei principi (adab) della nostra tariqa. A chiunque rispetti l’etichetta della Via, la Via gli rivelerà la sua bellezza».
Sostieni Renovatio 21
L’autore è segnato come tale «Mawlana Shaykh Muhammed Adil ar-Rabbani», da Costantinopoli (Renovatio 21 si è ripromessa di mai scrivere «Istanbul», nome ufficializzato solo negli anni Trenta del Novecento). Si tratta di qualcuno che, nella nostra crassa ignoranza, mai avevamo sentito prima: se abbiamo capito bene, è l’attuale leader di un ordine sufi, lo sceicco Mehmet ‘Adil, nato nel 1957 (cioè, più giovane di una dozzina d’anni di Blondet) a Damasco dal padre sceicco Muhammad Nazim Adil Al-Qubrusi Al-Haqqani (1922-2014), turco-cipriota leader della tariqa (cioè, «ordine») sufi Naqshbandi. Tanta roba.
Quindi: uno dei siti più trafficati d’Italia, specie da cattolici, conservatori e destroidi, si becca così una bella predica islamica, con pedigree annesso.
E pazienza per chi, come noi, ogni giorno cerca di servire ai lettori un’omelia di qualche religioso cattolico: da monsignor Viganò a monsignor Strickland, dal cardinale Burke al cardinale Sarah, dallo svizzero monsignor Eleganti alll’argentino monsignor Aguer, dal superiore generale della FSSPX don Pagliarani a monsignor Williamson (pace all’anima sua) a monsignor Schneider, ripescando magari talvolta pure qualche discorso dell’arcivescovo Lefebvre – senza contare la quantità di semplici sacerdoti cui abbiamo dato spazio, per temi che vanno dai vaccini fatti con i feti abortiti alla crisi patente della gerarchia vaticana. Qualsiasi cosa, pur di far arrivare parole sensate, necessarie all’esistenza nell’ora presente, da labbra consacrate. Un lavoro vero e proprio, a volte anche un po’ ingrato.
E niente, qui sul pulpito è salito un maomettano. Il discorso, ma è solo un’opinione personale, non ci è sembrato particolarmente profondo – sulla teologia di esso, cioè sulla sua compatibilità con il catechismo, non ci esprimiamo. Il lettore medio del sito, cosa deve pensare? Se viene pubblicato sulle pagine curate dal grande giornalista e scrittore, allora deve essere importante… È un segnale, un bip che appare sul radar: forse è il caso di cominciare a sentire anche le prediche islamiche….?
Noi non ci stupiamo più di tanto. Discorsi anfiboli sull’islam avevano cominciato a spuntare anche negli ultimi anni della gloriosa esperienza di Blondet su EFFEDIEFFE, per anni il sito più intenso e importante di tutta la galassia cattolica. All’epoca, quando uscivano negli articoli certi lancetti rispetto al credo musulmano, mi dissero che attorno a lui si erano messe persone convertite all’islam, un’informazione che non ho mai verificato, ma che in fondo non so quanto abbia importanza. Di personaggi che, più o meno sulla scorta di Réné Guénon – il primo grande pensatore della destra europea a convertirsi all’islam – zampettano sempre più lontani dall’ortodossia cattolica il nostro piccolo mondo antico è pienissimo – se poi come i pesci pilota si mettono davanti al pesce grande, mica ci sconvolgiamo.
Certo all’epoca era bizzarro vedere cenni filomusulmani su un sito che aveva la Croce di Gerusalemme come simbolo. Un sito creato da un uomo, Fabio De Fina (pace all’anima sua), che in uno dei suoi ultimi articoli aveva buttato lì una tesi estremista, ma non senza ragioni: «chi controlla l’islam e la sua storia?» aveva chiesto in un suo scritto uscito ai tempi in cui l’allarme per il terrorismo jihadista era ancora sui giornali. La risposta la poteva immaginare il lettore.
Non abbiamo remore a definire Maurizio Blondet il più grande scrittore italiano. Nessuno ha il suo stile, nessuno ha la sua capacità di affabulare, avvincere, gettare il lettore verso conclusioni abissali ed emozionanti. Nel mainstream, il suo talento, il suo genio, sono introvabili: non una «grande penna» dei giornaloni, non un autore da Premio Strega può riuscire ad avvicinarsi.
Sì, Blondet è decisamente di un livello letterario superiore, un campione della scrittura senza pari. O almeno, lo è stato fino a quando qualcuno impaginava con decoro suoi pezzi. Nel sito attuale, è difficile capire chi dice cosa, chi è l’autore degli articoli (a volte, nella zuppa finiscono copincollati anche articoli di Renovatio 21, ci dicono), districandosi tra un diluvio di pubblicità insopportabili. Tra tweet e screenshot, titoli grandi e piccoli messi a caso, è difficile orientarsi, affogati da cascate di banner inguardabili.
Ciò non cancella il passato dello scrittore, che ha meriti straordinari. Il superpotere letterario di Blondet è arrivato con una super-responsabilità, adempiuta per anni stupendamente: grazie a lui masse enormi di persone si sono avvicinate non solo a temi programmaticamente assenti dall’informazione ufficiale, ma alla spiritualità cristiana tradizionale. Non è possibile calcolare quanti abbiano cominciato a seguire la Messa tridentina grazie a ciò che traspirava dai suoi articoli e dai libri pubblicati da EFFEDIEFFE. Ne conosciamo, tuttavia, diversi.
Ora, c’è da comprendere che tale responsabilità metafisica è ancora attiva. E quindi ci chiediamo: lasciare la parola all’islam sui propri spazi, che conseguenze può avere?
Se lo possono domandare in tanti, anche fra quelli che senza essere cattolici praticanti hanno con l’invasione musulmana problemi pratici: il quartiere invaso da spacciatori e devastatori maghrebini, la moschea più o meno che fa crollare il valore immobiliare della casa comprata con il mutuo e due vite di sforzi, i trapper che oggi parlano di auto e orologi di lusso ma domani bombarderanno le città convertiti al jihadismo nelle no-go zone, i maranza pronti a bruciarti la macchina o a picchiarti i figli (che, ancora peggio, possono arrivare ad ammirare la loro spavalderia giovanile e finire per emularli), le figlie che potrebbero venire molestate dalle orde stupratrici nella tahurrush gamea – come sotto il Duomo di Colonia, come sotto il Duomo di Milano – o ancora peggio potrebbero sposarsi un arabo che poi, come accade spesso, si porta via i figli (realtà di cui già nel 1989 parlava monsignor Lefebvre).
Viviamo un mondo che con l’islam – grande strumento dei signori del mondo nel programma calergista di installazione dell’anarco-tirannia in Europa – deve averci a che fare pragmaticamente, e che non ha nemmeno iniziato a pensare a soluzioni, cosa che appunto dovrebbe avvenire grazie allo sforzo degli intellettuali su siti dove si ragiona, senza blocchi politici di sorta, sul presente.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Mi sono ricordato che questa situazione era già stata descritta con dovizia in un libro di oramai una diecina di anni fa, Sottomissione, del romanziere francese Michel Houellebecq. Lessi la versione francese d’un fiato durante un viaggio aereo, e ne rimasi profondamente scosso. Era appena stato pubblicato: il giorno dell’uscita coincise esattamente con l’attentato a Charlie Hebdo. Mi rendo conto di non averne praticamente scritto mai, e oggi quanto immagina lo scrittore mi sembra più giusto che mai.
Storia ucronica, ambientata in un futuro prossimo alternativo al nostro ma con sullo sfondo gli stessi personaggi (Marine Le Pen, François Bayrou Michel Onfray, etc.), nel libro si immagina l’avanzata irresistibile dell’islam in politica, con un partito che riesce a vincere le elezioni grazie all’aiuto della sinistra che di fatto preferisce una teocrazia aliena piuttosto che vedere la destra al potere, e in tutta la società. Il partito islamico è legato ai Fratelli Musulmani, che però ora posano come «moderati», non diversamente da quanto stiamo vedendo ora nella Siria di al-Jolani e dei «jihadisti educati».
Il protagonista, un professore di storia della letteratura alla Sorbona, vede il suo ateneo sempre più invaso dai musulmani, con sgherri che si presentano a lezione solo per vedere se viene detto qualcosa che non va o viene fatto qualcosa alle ragazze velate cui è ancora concesso di studiare. Al contempo, viene spiegato come con miliardate di petrodollari le monarchie del Golfo abbiano ingoiato le università e le istituzioni nazionali francesi più prestigiose (il riferimento qui è forse agli accordi come quello del Louvre ad Abu Dhabi o della Sorbona in Qatar).
La situazione si fa sempre più insostenibile, al punto che vi è persino un accenno di guerra civile, con morti e feriti, il giorno delle elezioni, mai i media non ne fanno alcun cenno. Poi viene allontanato dall’insegnamento all’università, oramai di fatto totalmente islamizzata. Si chiude in casa, esce solo per andare alla cassetta delle lettere del suo palazzo e ritirare i pacchi che ordina su Amazon. Si rifugia nel consumo, di libri e di sesso, per non pensare al suo vuoto interiore (non ama più insegnare, né ha rapporti con la famiglia di origine) e alla sua impotenza rispetto al processo epocale in corso, cioè a quell’islamizzazione che ha reso instabile, almeno in quella fase transitoria, la società francese.
Eppure qualche dubbio lo attanaglia. Houellebecq qui ha una trovata stupenda, che è quella di mettere la parabola del professore a fianco a quella del suo oggetto di studio, lo scrittore decadente francese Joris-Karl Huymans (1948), che, partito con una vita da dandy tra prostitute e frequentazioni artistiche (leggibili nel libro del 1884 À rebours, in italiano Controcorrente), passa per rapporti con le cerchie sataniste parigine (dove troneggiava il satanista ex prete Joseph-Antoine Boullan, i cui misteri e orrori sono descritti nel romanzo del 1891 Là-bas, tradotto in italiano come L’abisso) per poi finire oblato benedettino: una storia di vera conversione, che non può non parlare al cuore del protagonista.
Di fatto, Huymans attraversa le fasi di confusione, disincanto e terrore che toccano il nostro professore nell’ora del caos, e se ne esce con questa soluzione pulita, grandiosa, altissima: la conversione. Sono eccezionali le pagine in cui Houellebecq descrive uno degli ultimi viaggi fuori casa del suo personaggio, alla ricerca dei luoghi di Huymans, finendo in un monastero benedettino nella pace della campagna. I frati, che avevano accolto lo scrittore decadente un secolo e mezzo prima, sono ancora lì. Dall’intreccio, apprendiamo che anche i movimenti catto-tradizionisti francesi vi sono ancora, e pur capendo perfettamente la gravità della situazione, non riescono a crescere davvero in una società oramai completamente intossicata.
Il protagonista si distacca dall’idea che una conversione al cattolicesimo come quella di Huymans può risolvere qualcosa – tanto più che per essere ri-accettato negli ambienti universitari sarebbe meglio, gli fanno capire, convertirsi all’islam… Qui il romanziere dà pennellate da capolavoro, descrivendo il personaggio del rettore della Sorbona, un uomo in vista per tutta la società francese, celebre e ricco (grazie ai finanziamenti dal Golfo), con più mogli, alcune anche giovani, cosa che genera stupore e forse desiderio nel protagonista, che viene vellicato dal magnifico rettore con riferimenti all’erotismo letterario.
Iscriviti al canale Telegram
Il rettore, quest’uomo di successo che sembra aver indovinato la combinazione per prosperare nel disordine cosmico del presente, invita a cena il protagonista, con il chiaro intento di reintegrarlo nell’insegnamento. Gli racconta semplicemente di quando capì che resistere all’ondata dell’islam era futile. Il momento della verità non fu, dice, un momento di estasi filosofica, ma una sensazione che ebbe a Bruxelles, quando vide che tutto un quartiere che amava era divenuto musulmano. Va notato che il rettore aveva, come tanti islamizzanti nostrani, studiato Guénon, facendoci pure una tesi. Apprendiamo inoltre che in gioventù era stato cattolico tradizionalista…
Spoiler: il protagonista, infine, capisce cosa deve fare: deve sottomettersi. Islam significa sottomissione. Eccolo quindi che, vestito come di rito, si prepara dinanzi ai testimoni alla shahada, la professione di fede musulmana, primo dei cinque pilastri dell’Islam: «non c’è divinità all’infuori di Allah e Maometto è il suo Profeta» , Ecco, ora è pronto a tornare all’insegnamento universitario e iniziare a progettare matrimoni combinati con plurime studentesse islamiche.
Il monito è enorme. Se non resisteremo, se non ritroveremo le vere radici per poi farci crescere, con fatica e sacrificio, un albero, un bosco, la foresta dell’Europa tutta, verrà il deserto arabo dell’islam. Senza Gesù Cristo, diverremo noi stessi agenti della desertificazione, saremo noi stessi ad accettare il deserto, o perfino ad invocarlo.
La peer pressure, con tanto di meccanismo non diversi da quelli vissuti nel lockdown, sarà tremenda. Le tentazioni tante. Sì, tanta parte della destra italiana, come della sinistra e soprattutto del centro, può divenire islamica. Senza un fondamento spirituale cristiano puro, il nostro destino è segnato.
È spaventoso, ma è la realtà: o cattolici, o sottomessi.
Tertium non datur.
Roberto Dal Bosco
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine generata artificialmente
Pensiero
La società del ricatto, della censura e della schedatura di massa. Renovatio 21 intervista Marcello Foa

Sostieni Renovatio 21
Sostieni Renovatio 21
Aiuta Renovatio 21
Iscriviti al canale Telegram
Aiuta Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Pensiero
Mons. Viganò: l’élite sovversiva ha infiltrato gli Stati

L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha partecipato all’appello per la liberazione di Reiner Fuellmich, avvocato tedesco molto attivo durante la catastrofe pandemica.
Sua Eccellenza ha riportato le parole del suo appello, visibile anche in video, in un post su X.
«Una pericolosa élite sovversiva è riuscita a infiltrarsi ai più alti livelli delle istituzioni e dei governi occidentali per attuare il piano criminale dell’Agenda 2030» scrive monsignore.
«In molti Stati autoproclamatisi “democratici”, le voci che denunciano questo colpo di Stato globale vengono messe a tacere attraverso la censura, l’intimidazione, la psichiatrizzazione e persino l’arresto».
«Tra le vittime del regime totalitario che si sta affermando silenziosamente in Europa, Canada, Australia e altre nazioni vassalle delle Nazioni Unite, della NATO, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e del Forum Economico Mondiale (tutte entità private finanziate dagli stessi poteri) c’è l’avvocato Reiner Fuellmich, ingiustamente imprigionato e ancora in attesa di un giusto processo. Il suo crimine è aver osato dire la verità in un mondo di menzogne criminali» dichiara prelato.
Sostieni Renovatio 21
«Invito i Cattolici e tutte le persone di buona volontà ad alzare la voce in difesa dei perseguitati dal regime globalista. Non è l’avvocato Fuellmich che dovrebbe essere in prigione, ma coloro che hanno commesso il più grande crimine contro l’umanità: Anthony Fauci, Bill Gates, Klaus Schwab, George Soros, Ursula von der Leyen, Albert Bourla, e tutti i loro complici ed emissari, soprattutto quelli che ricoprono cariche istituzionali».
«Liberate Reiner Fuellmich!»
Reiner Fuellmich è un avvocato tedesco, nato nel 1958 a Brema, noto per la sua carriera come specialista in diritto dei consumatori e processuale, con esperienza sia in Germania che in California. Ha studiato legge all’Università di Gottinga e all’Università della California a Los Angeles, ottenendo un dottorato in diritto medico e farmaceutico.
Dal 1985 al 2001 ha lavorato come assistente di ricerca presso il centro di studi sul diritto medico e farmaceutico dell’Università di Gottinga, e ha insegnato in università tedesche ed estoni su temi come il diritto bancario e internazionale privato.
Nel luglio 2020, Fuellmich è diventato uno dei fondatori e portavoce del Comitato Investigativo Corona (Stiftung Corona Ausschuss), un’organizzazione non governativa con sede in Germania, insieme ad altri avvocati. Il comitato ha condotto audizioni con esperti per indagare su «crimini contro l’umanità» legati alla gestione della pandemia, sostenendo che si trattasse di uno «scandalo» orchestrato da governi, OMS e case farmaceutiche.
L’avvocato Fuellmich ha promosso l’idea di un processo stile Norimberga contro figure come Anthony Fauci, Bill Gates e Ursula von der Leyen, raccogliendo fondi e costruendo una rete di oltre 1.000 avvocati a livello internazionale. Fuellmich ha anche guidato un partito politico in Germania, stimato all’8% di consenso in alcuni sondaggi.
Nel settembre 2022, è stato accusato di aver sottratto fondi del comitato attraverso fatturazioni gonfiate per i suoi servizi legali.
Fuellmich ha respinto le accuse come «politicamente motivate» per sabotare il comitato. Un mandato di arresto è stato emesso nel marzo 2023 mentre era in Messico con la moglie; è stato estradato e arrestato all’arrivo a Francoforte il 15 maggio 2023.
Come riportato da Renovatio 21, quattro anni fa Fuellmich aveva intervistato il cardiologo texano Peter McCullough, che aveva accennato a «infertilità e cancro come possibili conseguenze del vaccino». Nel 2021 l’avvocato ricevette dal gruppo Doctors for COVID Ethics una lettera di confutazione all’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) che metteva in guardia rispetto ai vaccini genici sperimentali.
Attualmente Fuellmich, 66 anni, è detenuto in custodia cautelare nel carcere di Rosdorf (Bassa Sassonia), in un penitenziario di massima sicurezza. Il processo per frode e appropriazione indebita è in corso, ma i suoi sostenitori lo descrivono come «prigionia politica» e «persecuzione» per le sue critiche alla gestione pandemica.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Pensiero
Charlie Kirk, strategia della tensione e inferno sulla Terra

Aiuta Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-
Pensiero2 settimane fa
Charlie Kirk, strategia della tensione e inferno sulla Terra
-
Cancro6 giorni fa
Impronta genetica del vaccino COVID nel DNA di un paziente oncologico: l’mRNA può integrarsi con il genoma umano
-
Misteri1 settimana fa
Storie, misteri ed orrori dal Mostro di Firenze ad Amanda Knox. Renovatio 21 intervista il giudice Mignini
-
Vaccini1 settimana fa
Documentario rivela lo studio bomba sul collegamento tra vaccino ed epidemia di malattie croniche
-
Vaccini2 settimane fa
I bambini non vaccinati sono più sani di quelli vaccinati: ricerca mai pubblicata
-
Epidemie2 settimane fa
I lockdown COVID collegati a cambiamenti duraturi nel cervello degli adolescenti
-
Pensiero2 settimane fa
Mons. Viganò: l’élite sovversiva ha infiltrato gli Stati
-
Spazio2 settimane fa
Secondo gli scienziati l’oggetto misterioso che viene verso il sistema stellare è antichissimo