Spirito
21 nuovi cardinali creati da Papa Francesco in Vaticano
Bergoglio ha presieduto oggi un concistoro per la creazione di 21 nuovi cardinali per la Chiesa, un gruppo eterogeneo di cardinali provenienti dagli angoli più remoti del mondo e molti dei quali sono noti per la loro favore nei confronti delle questioni LGBT. Lo riporta LifeSite.
Il 7 dicembre, il Francesco ha aggiunto una nuova schiera di membri al Collegio cardinalizio, consolidando saldamente la predominanza delle sue scelte nel Collegio cardinalizio.
Il concistoro, annunciato il 6 ottobre all’inizio della sessione finale del Sinodo sulla sinodalità, è composto da 20 nuovi cardinali elettori – coloro che hanno meno di 80 anni – e da uno già troppo anziano per votare, il cardinale Angelo Acerbi, nunzio apostolico emerito.
VATICAN: A very visibly bruised #PopeFrancis created 21 new cardinals today, meaning that by the end of this year he will have made 111 of the 140 eligible voting cardinals.
Many are notable for their pro-LGBT stances.
Report on @LifeSite – https://t.co/MCc6b8d0Ml pic.twitter.com/sImqKKu5QH— Michael Haynes 🇻🇦 (@MLJHaynes) December 7, 2024
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Secondo le statistiche del Vaticano – dove curiosamente mancano due elettori: i cardinali Oswald Gracias e Christoph Schonborn –, questo concistoro serve a consolidare il predominio dei cardinali nominati da Francesco nel collegio. Ora ci sono 255 cardinali, di cui 142 possono votare.
Entro la fine del 2024, con i nuovi cardinali e altri due che raggiungono l’età avanzata (hanno raggiunto l’80° compleanno e sono troppo anziani per votare in un conclave papale), Francesco avrà creato 111 dei 140 aventi diritto al voto.
Di questi 111, Benedetto XVI ne ha nominati 24 e Giovanni Paolo II ne ha nominati 6.
Tra le nuove scelte di Francesco ci sono prelati con sede in Giappone, Australia, Argentina, Perù, Ecuador, Cile, Brasile, Indonesia, Algeria, Costa d’Avorio e Italia.
Forse uno dei nomi più noti tra i nuovi cardinali è quello del sacerdote domenicano padre Timothy Radcliffe; ex maestro dell’Ordine domenicano dal 1992 al 2001, il suo nome è probabilmente più noto per la sua promozione delle questioni LGBT e per il suo ruolo chiave nel recente Sinodo sulla sinodalità.
Cardinal Timothy Radcliffe OP receiving his biretta from #PopeFrancis earlier this evening at the Vatican.
The new cardinal had a long line of well wishers greeting him afterwards. Full interview with ++Radcliffe published on @LifeSite in coming days. https://t.co/lwKza1mOuK pic.twitter.com/9FxDw4thjA
— Michael Haynes 🇻🇦 (@MLJHaynes) December 7, 2024
L’elenco completo:
Arcivescovo Angelo Acerbi: Nunzio Apostolico emerito e l’unico troppo anziano per votare in conclave.
Arcivescovo Carlos Gustavo Castillo Mattasoglio: arcivescovo di Lima, Perù.
Mons. Vicente Bokalic Iglic CM: Arcivescovo di Santiago del Estero, Primate dell’Argentina.
Arcivescovo Luis Gerardo Cabrera Herrera, OFM: arcivescovo di Guayaquil, Ecuador.
Mons. Fernando Natalio Chomali Garib: arcivescovo di Santiago del Cile (Cile).
Mons. Tarcisio Isao Kikuchi, SVD: arcivescovo di Tokyo.
Vescovo Pablo Virgilio Siongco David: vescovo di Kalookan, Filippine.
Mons. Ladislav Nemet SVD: Arcivescovo di Belgrado – Smederevo, Serbia.
Arcivescovo Jaime Spengler OFM: arcivescovo di Porto Alegre, Brasile.
Arcivescovo Ignace Bessi Dogbo: arcivescovo di Abidjan, Costa d’Avorio.
Mons. Jean-Paul Vesco OP: arcivescovo di Algeri, Algeria.
Vescovo Mons. Paskalis Bruno Syukur OFM: vescovo di Bogor, Indonesia.
Mons. Dominique Joseph Mathieu, OFMConv.: arcivescovo di Teheran Ispahan, Iran.
Arcivescovo Roberto Repole: arcivescovo di Torino.
Mons. Baldassarre Reina: vescovo ausiliare di Roma, già Vicegerente e, da oggi, Vicario generale per la Diocesi di Roma.
Arcivescovo Francis Leo, arcivescovo di Toronto.
Vescovo Mons. Rolandas Makrickas: Arciprete Coadiutore della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore.
Mons. Mykola Bychok, CSR: bescovo dell’Eparchia dei Santi Pietro e Paolo di Melbourne degli Ucraini.
Padre Timothy Peter Joseph Radcliffe, OP.
Padre Fabio Baggio, CS: sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale
Mons. George Jacob Koovakad: funzionario del Segretario di Stato, responsabile dei Viaggi
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Salito al soglio pontificio nel marzo 2013, Francesco ha tenuto 10 concistori in quel periodo e ha creato 149 cardinali (elettori e non elettori), apportando così un cambiamento significativo al collegio dei cardinali. Benedetto XVI ha creato 90 cardinali nei suoi cinque concistori.
Per ciascuno dei suoi 10 concistori, Francesco ha superato il limite di 120 cardinali votanti, limite stabilito dal documento Universi Dominici Gregis di Papa Giovanni Paolo II, cosa che Benedetto ha fatto in 2 occasioni e Giovanni Paolo II in 4 occasioni.
Rivolgendosi ai cardinali prima della loro investitura, Francesco li ha esortati a «essere costruttori di comunione e unità».
Il Bergoglio, visibilmente molto ferito sul viso dopo aver sbattuto il mento contro un comodino, ha citato Papa Paolo VI per dire che «è nostro desiderio che tutti si sentano a casa nella famiglia ecclesiale, che non ci siano esclusioni o isolamenti, che si dimostrano così dannosi per la nostra unità nella carità, o tentativi di far prevalere alcuni a scapito di altri… Dobbiamo lavorare, pregare, soffrire e lottare per dare testimonianza di Cristo Risorto».
Il famoso abito rosso scarlatto che i cardinali ricevono è un simbolo del loro dovere di versare il loro sangue per la fede cattolica, con la liturgia che nota che i cardinali «dovranno essere intrepidi testimoni di Cristo e del suo Vangelo nella Città di Roma e nelle regioni più lontane». La preghiera pronunciata mentre ricevono la berretta scarlatta «come segno della dignità del Cardinalato, a significare che dovete essere pronti a comportarvi con fortezza, fino all’effusione del sangue, per l’incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del popolo di Dio e per la libertà e la diffusione della Santa Romana Chiesa».
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Inginocchiati uno alla volta davanti al Papa, i nuovi cardinali hanno ricevuto da lui lo zucchetto, seguito dalla berretta, prima di accettare l’anello cardinalizio e l’incarico di una chiesa a Roma, come è consuetudine per ogni cardinale.
I cardinali recitano all’unisono il Credo e giurano per nome di «rimanere, da ora e per sempre finché avrò vita, fedele a Cristo e al suo Vangelo, costantemente obbediente alla Santa Apostolica Chiesa Romana, al Beato Pietro nella persona del Sommo Pontefice e dei suoi successori canonicamente eletti».
Il loro giuramento continua così: «conservare sempre con le parole e con le opere la comunione con la Chiesa cattolica; di non manifestare ad alcuno quanto mi sarà stato affidato da custodire e la cui rivelazione potrebbe arrecare danno o disonore alla Santa Chiesa; di svolgere con grande diligenza e fedeltà i compiti ai quali sono chiamato nel mio servizio alla Chiesa, secondo le norme del diritto. Così mi aiuti Dio onnipotente».
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Spirito
«Rimarrà solo la Chiesa Trionfante su Satana»: omelia di mons. Viganò
Qui legit intelligat
Omelia nella Prima Domenica di Avvento
Terra vestra deserta; civitates vestræ succensæ igni: regionem vestram coram vobis alieni devorant, et desolabitur sicut in vastitate hostili.
Il vostro paese è desolato, le vostre città consumate dal fuoco, i vostri campi li divorano gli stranieri, sotto i vostri occhi; tutto è devastato, come per un sovvertimento di barbari.
Is 1, 7
Intervenendo all’Assemblea Generale della CEI ad Assisi (1), il card. Matteo Zuppi ha detto che «la Cristianità è finita», e che questo fatto dev’essere considerato positivamente, come un’occasione, un καιρός. Non vi sfuggirà l’uso del lessico globalista, secondo il quale ogni crisi indotta dal Sistema è anche un’opportunità: la cosiddetta pandemia COVID, la guerra in Ucraina, la transizione ecologica, l’islamizzazione delle nazioni occidentali. Zuppi – uno dei principali esponenti della chiesa sinodale – si guarda bene però dal riconoscere che la distruzione dell’edificio cattolico e la cancellazione della presenza cattolica nella società siano l’effetto logico e necessario dell’azione eversiva del Concilio Vaticano II e dei suoi sviluppi remoti e recenti, ostinatamente imposta dalla Gerarchia stessa. D’altra parte, nel momento in cui viene spodestato Cristo Re e Pontefice sostituendolo con la volontà della base – prima la collegialità, oggi la sinodalità – non poteva che accadere nella Chiesa Cattolica ciò che duecento anni prima era accaduto nella cosa pubblica.Sostieni Renovatio 21
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Spirito
Il cardinale Zen mette in guardia dalla sinodalità: «Non è forse questo il suicidio della Chiesa cattolica?»
In un contributo apparso questa settimana sul suo blog personale, il cardinale Joseph Zen, 93enne porporato cinese in quiescenza, ha formulato un’ulteriore aspra reprimenda al Sinodo sulla sinodalità e al compianto pontefice Francesco.
Francesco ha lasciato in eredità «caos e disgregazione», ha asserito Sua Eminenza. «La nostra aspirazione più profonda è che papa Leone XIV ricompatti la Chiesa sulle basi della verità, radunando tutti noi nella missione evangelizzatrice. Offriamo le nostre invocazioni e le nostre rinunce per papa Leone».
Zen non ha mai celato le sue apprensioni sul cammino sinodale. In seguito alla scomparsa di Francesco, il cardinale aveva ammonito i porporati convocati al conclave che la Chiesa si trova di fronte a un «dilemma esistenziale» nel confronto con esso. In un’analisi divulgata a febbraio 2024, Sua Eminenza aveva espresso l’auspicio che «questo Sinodo sulla ‘sinodalità’ possa giungere a una conclusione dignitosa».
Nel testo odierno, Zen ha manifestato timore che la Chiesa cattolica si stia «trasformando nella Chiesa anglicana» e che stia «commettendo un suicidio assimilandosi» al mondo secolare.
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«Senza dubbio… i fedeli debbono contribuire agli indirizzi ecclesiali, ma il primato dei vescovi non può essere eluso», ha precisato in merito al sinodo. Tuttavia, «l’assemblea del 2024 sulla sinodalità non ha più costituito un Sinodo nella accezione classica… ha inaugurato un’ibrida “assemblea consultiva dei battezzati”».
Il porporato cinese ha quindi censurato il documento conclusivo del sinodo, bollandolo come «vago e innovativo», attribuendo alla Fiducia supplicans – che autorizza la benedizione delle «coppie» omosessuali – il merito di aver generato «turbamenti marcati e fratture profonde» nell’ambito della Chiesa.
Sua Eminenza ha pure confidato che, qualora Dio lo convocasse al martirio, lo accoglierebbe come una «grazia immensa», e ha deplorato la difficoltà, in quest’epoca, di discernere e diffondere la verità e la sapienza per le anime. La verità, ha soggiunto, non risiede nelle opinioni individuali, bensì nella consapevolezza di «essere figli di Dio» e nel sacrificio redentore di Cristo per i nostri falli.
Per lustri, Zen ha redarguito la Santa Sede per la sua linea conciliante verso il Partito Comunista Cinese sulla designazione dei vescovi. Nondimeno, ha chiuso il suo intervento ribadendo la propria fedeltà alla Cattedra di Pietro.
«La mia contestazione a taluni atti pontifici scaturisce proprio dalla mia devozione profonda al papa», ha chiarito, evocando passi evangelici quali Matteo 14 e Luca 22: il primo, in cui san Pietro – non ancora Pontefice – vacilla sulla superficie dell’acqua dubitando del Signore; il secondo, in cui Cristo preannuncia il triplice rinnegamento di Pietro.
A ottobre, il cardinale aveva condannato il pellegrinaggio LGBT ospitato nella Basilica di San Pietro. «Il Vaticano era al corrente dell’iniziativa con anticipo, ma non ha elevato alcuna protesta successiva. Lo riteniamo del tutto inspiegabile!», aveva esclamato, invitando a pratiche di penitenza quali preghiera e astinenza.
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Spirito
Un papa mette, un altro toglie
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