Nucleare
Trump ordina test sulle armi nucleari
Il presidente statunitense Donald Trump ha ordinato al Pentagono di riprendere i test sulle armi nucleari, motivando la decisione con la competizione strategica contro Russia e Cina.
Trump ha reso noto l’annuncio prima del suo incontro con il presidente cinese Xi Jinping a Busan, in Corea del Sud, giovedì.
«Gli Stati Uniti hanno più armi nucleari di qualsiasi altro Paese. Questo è stato realizzato, inclusa una completa modernizzazione e rinnovamento delle armi esistenti, durante il mio primo mandato. A causa dell’enorme potere distruttivo, HO ODIATO farlo, ma non avevo scelta!», ha scritto Trump sulla sua piattaforma Truth Social.
«La Russia è seconda, e la Cina è terza, ma sarà in parità entro 5 anni. Grazie ai programmi di test di altri Paesi, ho incaricato il Dipartimento della Guerra di iniziare a testare le nostre armi nucleari su base paritaria. Questo processo inizierà immediatamente», ha aggiunto.
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Gli Stati Uniti hanno sospeso i test nucleari nel 1992 in seguito a una moratoria imposta dal Congresso. Membri dell’amministrazione Trump avevano discusso di revocarla durante il suo primo mandato, dopo che Washington aveva accusato Cina e Russia di aver condotto segretamente test nucleari sotterranei a basso rendimento, accusa respinta da Pechino e Mosca.
Secondo una recente stima dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), gli Stati Uniti dispongono di 5.177 testate nucleari, la Russia di 5.459 e si prevede che la Cina raggiunga quota 1.500 entro il 2035.
A febbraio gli Stati Uniti hanno testato un missile balistico intercontinentale Minuteman III disarmato e con capacità nucleare, mentre a settembre hanno lanciato quattro missili Trident II da un sottomarino.
All’inizio del mese, la Russia ha testato il suo nuovo missile da crociera Burevestnik a capacità nucleare, che, come indicato pubblicamente dallo stesso Putin, alimentato da un piccolo reattore nucleare che gli conferisce una gittata praticamente illimitata. Trump aveva reagito alla notizia parlando dei sottomarini nucleari USA sulle coste russe: «non stiamo scherzando».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Nucleare
Mosca dice ancora una volta che l’Ucraina sta lavorando a un piano per una «bomba sporca»
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Nucleare
Tokyo, via libera al riavvio della più grande centrale nucleare al mondo
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il governatore della prefettura di Niigata ha approvato la riaccensione parziale dell’impianto di Kashiwazaki-Kariwa, segnando una svolta nella strategia energetica del Giappone, voluta dal governo di Sanae Takaichi. La premier sta valutando anche una revisione dei tre storici principi non nucleari, indignando i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki.
Il governatore della prefettura di Niigata, Hideyo Hanazumi, ha approvato oggi la riattivazione parziale della centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, la più grande del mondo per capacità installata. Il Giappone da tempo cerca di rilanciare il settore dell’energia atomica per ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, aumentate in modo significativo dopo il disastro di Fukushima del 2011.
L’approvazione rimuove l’ultimo ostacolo politico al piano della Tokyo Electric Power Company (TEPCO), che potrà ora procedere con la riaccensione dei due più potenti reattori dell’impianto che insieme generano 2.710 megawatt, circa un terzo della capacità complessiva. Solo il reattore n. 6, ha spiegato il ministro dell’Industria, Ryosei Akazawa, permetterebbe di migliorare del 2% l’equilibrio tra domanda e offerta di energia nell’area metropolitana di Tokyo.
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Hanazumi ha dichiarato che la decisione dovrà comunque essere sottoposta al voto di fiducia dell’assemblea prefetturale nella sessione che si aprirà il 2 dicembre. «Non sarebbe razionale bloccare qualcosa che ha superato gli standard di sicurezza nazionali», ha affermato, sottolineando però che le preoccupazioni dei residenti, le misure di emergenza e il monitoraggio continuo della sicurezza restano priorità da affrontare.
Se confermato, il riavvio segnerebbe una svolta per TEPCO: dal marzo 2011, quando lo tsunami devastò la centrale di Fukushima Daiichi causando il peggiore incidente nucleare dopo Chernobyl, l’azienda non ha più potuto riattivare alcun reattore. In ottobre TEPCO aveva concluso le verifiche tecniche sul reattore n. 6, confermando il corretto funzionamento dei sistemi.
Dopo Fukushima, il Giappone aveva spento tutti i 54 reattori attivi all’epoca. Ad oggi ne sono stati riavviati 14 sui 33 ancora idonei all’uso. Il governo della premier Sanae Takaichi, sostiene la riapertura dei reattori per rafforzare la sicurezza energetica e ridurre i costi delle importazioni: nel 2024 il Giappone ha speso 10,7 trilioni di yen (circa 68 miliardi di dollari) solo per importare gas naturale liquefatto e carbone, un decimo del totale delle importazioni nazionali. Il governo insiste inoltre sul fatto che il ritorno al nucleare è essenziale per contenere i prezzi dell’elettricità e aumentare la quota di energia riducendo allo stesso tempo le emissioni.
La riattivazione dell’impianto avviene in un clima politico teso perché la premier Sanae Takaichi è a favore anche della possibilità di rivedere i principi del Giappone anche in fatto di armi atomiche. Una prospettiva che ha suscitato una dura reazione da parte degli hibakusha, i sopravvissuti ai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki.
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La Nihon Hidankyo, principale organizzazione nazionale dei sopravvissuti e vincitrice del Premio Nobel per la pace lo scorso anno, ieri 20 novembre ha diffuso una nota di forte condanna, affermando che «non è possibile tollerare l’introduzione di armi nucleari in Giappone né permettere che il Paese diventi una base per la guerra nucleare o un bersaglio di attacchi atomici».
L’organizzazione ha chiesto al governo di rispettare e rafforzare i tre principi (che vietano di possedere, produrre o ospitare armi atomiche), inserendoli addirittura nella legislazione nazionale, denunciando come un pericoloso arretramento l’idea stessa di metterli in discussione.
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Immagine di Triglav via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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