Sport e Marzialistica
Steven Segal dichiara il suo profondo amore per la Russia
L’attore di Hollywood e maestro di Aikido, nonché tulku buddista reincarnato, Steven Seagal ha dichiarato il suo profondo amore per la patria dei suoi nonni, che furono emigranti ebrei russi, in un’intervista al sito di informazione russo RT.
Il Seagal racconta che da bambino, durante la Guerra Fredda, gli era stato insegnato a temere la Russia, tuttavia visitare la patria dei suoi nonni gli aveva fatto capire che era la patria di alcune delle «culture più profonde e belle della Terra».
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Nato nel Michigan all’alba della Guerra Fredda nel 1952, Seagal ha affermato di essere «cresciuto in una famiglia russa» – le cui origini potrebbero essere tracciate in Siberia, tra buriati e iacuti, e forse dalla città di Vladivostok – ma che i suoi genitori hanno presto istruito i suoi nonni a non parlare russo in sua presenza.
«Da bambino ho capito subito che c’era della politica in corso», ha detto la star dei film d’azione anni Novanta a RT. «I miei genitori dicevano ai miei nonni: “non vogliamo che parli russo perché siamo nel mezzo di una guerra fredda”»
La rappresentazione della Russia sovietica come il «cattivo» nei media americani «era spesso piuttosto terribile e piuttosto dura per qualcuno come me, perché amavo la Russia», ha detto. «E a volte sentivi bugie e propaganda assurde… “se vai in Russia tua moglie verrà violentata, tua madre verrà violentata, e se vuoi prendere un taxi c’è un cavallo e un calesse che scenderanno per strada”, roba davvero pazzesca».
Segal ha stretto un’amicizia con il presidente russo Vladimiro Putin più di dieci anni fa, con la coppia che apparentemente si legava al loro comune amore per le arti marziali: è nota la passione di Putin per il Judo, mentre il Seagal è un riconosciuto maestro di Aikido, una disciplina che, secondo quanto raccontato, lo stesso fondatore del Judo, il leggendario Jigoro Kano (1860-1938) avrebbe riconosciuto come una sorta di sua continuazione.
Il Seagal ha ricevuto la cittadinanza russa nel 2016, con passaporto consegnatogli dalle stesse mani di Putin. Diversi media all’epoca scrissero dell’amicizia tra Seagal e il presidente Vladimir Putin (non c’era solo Silvio Berlusconi, quindi…) con lo stesso Seagal dichiarato che «vorrebbe considerare Putin come un fratello». Il presidente russo ha conferito al Seagal la medaglia russa dell’Ordine dell’Amicizia nel 2023. Il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha detto che Putin «ha decisamente visto alcuni dei suoi film».
Attualmente ricopre il ruolo di inviato speciale del Ministero degli Esteri russo per le relazioni umanitarie tra Mosca e Washington.
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«Una delle cose che sono successe di recente è stata la Coppa del Mondo FIFA del 2018, e penso che Putin sia stato un genio perché ha invitato il mondo qui e all’improvviso il mondo è venuto qui e ha visto che la Russia è un posto bellissimo, Mosca è una città meravigliosa… la cultura è una delle culture più profonde e belle della Terra».
«Avete una letteratura straordinaria, una storia straordinaria, poeti… musicisti straordinari, una scienza straordinaria, alcuni di questi sono davvero tra i migliori al mondo», ha continuato. «Non voglio dire che la Russia sia il più grande paese del mondo, ma per me lo è».
L’amore di Seagal la cultura russa e il suo sostegno all’operazione militare russa in Ucraina gli hanno fatto guadagnare notorietà in Occidente. L’anno scorso, un gruppo di legislatori statunitensi, europei e ucraini ha invitato Washington e Bruxelles a sanzionare l’eroe di action movie sbanca-botteghino come Trappola in alto mare (1992).
Il divo marzialista sostiene che al pubblico occidentale viene detto molto poco del conflitto e delle sue origini. Nel 2022 ha visitato la regione del Donbass per girare le riprese di un documentario, che a quanto pare è ancora in produzione.
«Quando mi sono reso conto che il 99% delle notizie che venivano raccontate al mondo venivano raccontate da persone che non erano mai state nel Donbass, a Lugansk, in Ucraina, ho pensato che sarebbe stato importante poter andare lì, intervista gli ucraini, intervista i russi e lascia che le persone dicano la loro verità», ha detto a RT l’anno scorso.
Il Seagal è una cintura nero del 7° dan di Aikido. Fu il primo occidentale ad aprire un dojo della disciplina in Giappone. il termine Aikido è spesso tradotto come «la via dell’unificazione l’energia vitale» o come «la via dello spirito armonioso», un insegnamento di tecniche di difesa originariamente sviluppato da Morihei Ueshiba (1883-1969), come sintesi dei suoi studi marziali, filosofia e credenze religiose. L’Aikido è conosciuto per l’eleganza e la potenza della sua tecnica, con cui permette di neutralizzare assalitori anche armati.
Studiando l’arte marziale il Seagal conobbe a metà anni Settanta Miyako Fujitani, la figlia di un maestro di Aikido di Osaka, da cui ebbe in Giappone due figli, Kentaro e Ayako, quest’ultima attrice di successo con il nome di Ayako Fujitani, con alle spalle anche lavori di sceneggiatura per lo Studio Ghibli di Hayao Miyazaki assieme al creatore di Neon Genesis Evangelion Hideaki Anno.
Steven Seagal è diventato noto internazionalmente a fine anni Ottanta come stella dei film di azioni di Hollywood. Già bodyguard delle star, convinse i produttori a scritturarlo per un film scritto da lui stesso, Nico (1988), che racconta la storia di un poliziotto di origine siciliana (un’altra origine famigliare talvolta attribuita al Seagal) che scopre una trama di narcotraffico gestita dalla CIA – un argomento che, come noto, trova riscontro nella realtà.
Negli anni, l’attore ha rivelato di aver «aiutato» la CIA quando era in Giappone. Nico inizia con una scena in cui Seagal dà prova delle sue capacità di maestro di Aikido nonché il suo giapponese assai fluente, mentre la voce fuori campo racconta di come il personaggio era stato reclutato dalla CIA.
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Le grandi capacità cinetiche e cinematografiche di Seagal sono chiaramente visibili nel film di Robert Rodriguez Machete (2010), dove interpreta, a sorpresa, il ruolo del cattivo, un colonnello messicano che combatte usando le lame tra insulti in lingua spagnuola.
Seagal è di fede buddista tibetana e nel febbraio 1997, Lama Penor Rinpoche del monastero di Palyul annunciò che Seagal è un tulku, cioè la reincarnazione di un lama, e in particolare la reincarnazione di Chungdrag Dorje, un terton (cioè un «rivelatore di tesori») del XVII secolo dei Nyingma, la più antica setta del buddismo tibetano. Il Seagal è un grande sostenitore del Dalai Lama, e si mormora come agli eventi pubblici pro-Tibet, grazie al suo status di reincarnato, può sedere diverse file davanti al più blasonato collega Richard Gere.
Di recente lo Steven, la cui ultima moglie è una signora mongola, è visibile in vari canali YouTube dedicati alle arti marziali. Notevole l’intervista, con sessione annessa, che lo youtuber karateka svedese Jesse Enkamp detto «Karate Nerd» ha fatto con il Seagal a Dubai, portando con sé anche il fratello lottatore di arti marziali miste Oliver Enkamp, che gareggia nella divisione pesi welter del Bellator MMA.
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Il rapporto tra Seagal e l’MMA è vasto: il campione marzialista brasiliano Lyoto Machida ha attribuito a Seagal il merito di averlo aiutato a perfezionare il calcio frontale che ha usato per eliminare Randy Couture all’UFC 129 nel maggio 2011; i media russi nel 2019 hanno riportato che avrebbe fatto lezione al peso massimo dell’MMA russo Aleksandr Emmelianenko.
Nel 2021, Seagal è stato tesserato dal partito Russia Giusta – Patrioti – Per la Verità, una formazione di ispirazione socialdemocratica risultata dalla fusione di tre partiti (i socialisti populisti di Rodina, i liberalnazionalisti del Partito Russo della Vita e il Partito dei Pensionati Russi) entrata a far parte dell’Internazionale Socialista. Russia Giusta è stata radiata dalla Duma e che fa quindi parte della cosiddetta «opposizione sistemica», anche se in Occidente è percepito come pro-Cremlino.
Il lettori di Renovatio 21 ricordano forse un articolo dell’anno scorso illustrato da una foto dove, in un grande schermo alle spalle di Seagal, era visibile l’arcivescovo Carlo Maria Viganò: si trattava del primo Convegno Mondiale dei Russofili, la cui seconda edizione è stata pochi giorni fa.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
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Sport e Marzialistica
La Federazione mondiale degli scacchi conferma la messa al bando della Russia. Alla faccia del suo motto
L’assemblea generale della Federazione scacchistica mondiale (FIDE) ha votato per mantenere il divieto per i giocatori russi e bielorussi, sostenendo al contempo un’iniziativa volta a valutare la revoca delle sanzioni per i concorrenti disabili e junior dei due Paesi.
La FIDE ha bandito Russia e Bielorussia dai suoi tornei a squadre nel marzo 2022, a seguito dell’escalation del conflitto in Ucraina, ma ha consentito ai giocatori dei due Paesi di competere individualmente in condizioni di neutralità.
Mentre domenica si votava per confermare le sanzioni contro Russia e Bielorussia, l’assemblea generale della FIDE ha approvato una mozione per consultare il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) in merito all’allentamento delle restrizioni per i giocatori con disabilità o i bambini di età inferiore ai 12 anni, per consentire loro potenzialmente di tornare a partecipare a eventi internazionali sotto la bandiera russa.
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I delegati di 66 paesi hanno sostenuto l’iniziativa proposta dal Consiglio della FIDE, un organo di controllo presieduto dal presidente della FIDE ed ex vice primo ministro russo Arkadij Dvorkovich. Quest’ultimo, tuttavia, si è astenuto dal presiedere la riunione dell’assemblea sulla revisione delle sanzioni.
Quarantuno delegati hanno votato a favore del mantenimento delle restrizioni, 21 Paesi hanno preferito revocare completamente il divieto, mentre 27 si sono astenuti o sono stati assenti.
«Riteniamo che questo approccio sostenga l’impegno della FIDE verso l’inclusività, rispettando al contempo il quadro internazionale», ha detto all’assemblea il vicepresidente della FIDE Viswanathan Anand prima del voto, come riportato da Reuters.
Sotto la pressione del governo ucraino, del Dipartimento di Stato americano e di alcuni giocatori occidentali, tra cui il cinque volte campione del mondo Magnus Carlsen, la FIDE ha respinto una mozione del Kirghizistan per il pieno ripristino dei due Paesi.
Numerosi paesi in Asia e Africa, così come alcune ex repubbliche sovietiche, hanno sostenuto la rimozione delle sanzioni. La maggior parte delle nazioni occidentali, tra cui USA, Regno Unito e gran parte dell’UE, ha votato a favore del mantenimento della pressione su Mosca.
La Russia ha sostenuto che gli scacchi dovrebbero rimanere indipendenti dalla politica, esortando la comunità scacchistica internazionale a revocare tutte le sanzioni.
La scorsa settimana, il presidente della Federazione scacchistica russa, Andrey Filatov, ha osservato che i funzionari scacchistici ucraini «a tutti i livelli di autorità non rinunciano ai tentativi di “punire”» la Russia tentando di alienarla nello sport, nella cultura e in altri ambiti.
«Nessun Paese che ha preso parte a un conflitto militare in un modo o nell’altro è stato soggetto a misure discriminatorie da parte della FIDE prima d’ora, in particolare all’esclusione dalla famiglia FIDE», ha detto Filatov all’agenzia russa TASS.
All’inizio di questo mese, la FIDE ha annullato la decisione di espellere la Russia dall’organizzazione per due anni per aver organizzato tornei di scacchi nelle ex regioni ucraine.
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Commentando il voto, il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha affermato che anche la FIDE non è esente dalla politicizzazione dello sport, sostenendo che l’Ucraina e l’Occidente esercitano una «pressione palese» sugli altri Paesi che lavorano nell’ambito dell’organizzazione.
La FIDE ha un motto latino significativo: «Gens una sumus», ossia «siamo una sola gente». Un’ideale fatto proprio dallo sport che oggi sembra tradito in ogni forma possibile.
Se nemmeno nello sport è consentito ai popoli di incontrarsi, da dove sorgerà la pace?
Come non vedere che il mondo occidentale e le sue istituzioni dirigono nettamente verso la segregazione, la schiavitù?
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Immagine di Federació d’Escacs Valls d’Andorra via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Sport e Marzialistica
Judoka serbo punito per aver fatto il segno della croce alle Olimpiadi
Serbian judoka Nemanja Majdov has been banned for five months for making the sign of the cross before his match in the first round of the Olympic tournament against Greece’s Theodoros Tselidis.
He didn’t bend the knee… stayed true to his faith. Majdov revealed that he received… pic.twitter.com/Wy8yHgdyoR — Russian Market (@runews) September 17, 2024
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La sigla IC XC NI KA è un’abbreviazione del greco᾽Ιησου̑ς Ξριστὸς νίκα, cioèè «Gesù Cristo Conquista» L’IJF non ha ancora rilasciato una dichiarazione ufficiale sulla sospensione dell’atleta. Nonostante la medaglia d’oro ad Alice Bellandi nella categoria -78kg, anche FIJLKAM (la Federazione Italiana Judo Lotta Karate e Arti Marziali) durante i Giochi è entrata pesantemente in polemica con l’arbitraggio internazionale, attaccando le decisioni arbitrali che abrebbero penalizzato gli incontri di Odette Giufrida e Manuel Lombardo, che erano in corsa per la medaglia Parigina. In quel caso l’IJF aveva risposto duramente alla Federazione Italiana, scrivendo che «piena trasparenza e arbitraggio giusto e imparziale, completamente in linea con le regole di arbitraggio IJF così come un sorteggio di arbitri del tutto casuale per ogni gara sono tutte priorità assolute per la IJF e sono presenti in ogni competizione, e naturalmente è così anche ai Giochi Olimpici. Gli arbitri IJF ai Giochi di Parigi 2024 sono i migliori al mondo e hanno anche svolto il loro lavoro delicato lavoro nel World Judo Tour negli ultimi quattro anni. Sono riconosciuti per leloro professionalità, esperienza, imparzialità e onestà». «In questo contesto le accuse riportate dai media italiani e sottolineate dalla Federazione Italiana, che mette in dubbio la regolarità dei risultati di alcune gare, suggerendo che esiste fosse un desiderio di ingiustizia o di manipolazione, sono del tutto infondate. Tutte le decisioni, qualunque esse siano eventualmente, sono assunti sulla base di un’analisi chiara e precisa degli elementi di fatto di ciascun concorso, rigorosamente secondo le norme applicate, accessibili al pubblico e ben note a tutte le delegazioni» continuava il comunicato IJF, apparentemente piccato per le polemiche sollevate dal Judo azzurro. «Le dichiarazioni rilasciate alla stampa da esponenti della Federazione Italiana Judo non hanno alcun fondamento nella realtà. Le regole vanno seguite, verificate e applicate. Tutto ciò che viene contestato durante la competizione riguarda le sanzioni» concludeva la Federazione Internazionale Judo che ora sospende un atleta per un segno della croce. «Non dobbiamo dimenticare che l’obiettivo di ogni competizione di judo resta vincere con un punteggio ippon o waza-ari. Non abbiamo ricevuto alcuna richiesta ufficiale di revisione e siamo sorpresi di vedere argomentazioni infondate o commenti. Nel Judo non c’è spazio per la manipolazione». Non c’è spazio nemmeno per la religiosità degli atleti, a quanto sembra.Visualizza questo post su Instagram
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